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Adamo Bencivenga
Lettera di addio
all'uomo che ho lasciato stasera
Addio mio amante meraviglioso
Sì certo penserai davvero che sia pazza, perché ti
sto dicendo addio proprio il giorno che tua moglie è
partita per un lavoro all’estero e, come abbiamo
fantasticato tante volte, questa sarebbe stata una
stupenda settimana da vivere insieme. Sì certo l’abbiamo
sognata insieme, ma la vita insieme è un’altra cosa e tu
lo sai. La vita insieme non ha scadenza, non dura una
settimana, è un qualcosa che si gusta lentamente e in
egual misura si soffre e si piange e non è fatta solo di
cene in bellissimi ristoranti, in locali o viaggi o
spiagge o alberghi di lusso e soprattutto non si vive
solo a letto.
Vedi, la vita come l’amore non è
tutto questo, non ti completa, e fare l'amante è davvero
complicato, siamo come gli agenti segreti, i ricercati o
i disertori. Siamo ombre che si nutrono del buio,
animali notturni che vivono di notte. Passiamo il tempo
a nasconderci in parcheggi senza luce e in motel di
periferia, messaggi clandestini, telefonate interrotte
di colpo, notti da soli a pensare cosa avesse voluto
dire, no no l’amore è altro, l’amore è luce e sole,
prendermi cura di te quando stai male, è uscire di notte
per andarmi a comprare un analgesico, è alzarti dal
letto e portarmi un bicchiere d’acqua. No no, l’amore è
davvero altro, l’amore è cura come dice la canzone.
Mi dirai che sono pazza ed io so che sto perdendo
molto, forse tutto, il respiro, l’ossigeno, l’essenza
delle cose vissute con te, ma ti prego ascoltami, tu sei
un uomo speciale, il solo che una donna possa incontrare
in tutta una vita intera. Certo sì sono stata davvero
fortunata, se così si può dire, e ti giuro mai avevo
incontrato una persona che mi ascoltasse per due ore di
fila, come facevi tu, e non importava cosa dicessi, non
importava se avessi ragione o torto, tu mi ascoltavi e
basta! E come una ragazzina mi sono innamorata di te,
certo, lo sapevo che eri sposato, come sapevo benissimo
che dietro i vestiti da capo c’era l’uomo che avevo
sempre sognato. Sono cosciente di essere stata io a
farmi avanti e non certamente tu, per questo non ti
rimprovero nulla! Sì vero, facevo la civetta quando
entravo nella tua stanza, cercavo di farti notare il mio
vestito nuovo, il nuovo taglio di capelli, il trucco
diverso o il paio di scarpe col tacco alto che sapevo
che ti piacevano.
Tu rimanevi imperterrito,
sempre galante, mi osservavi senza parlare, ma sapevo
che ti piaceva quel gioco fatto di sguardi e seduzione e
sapevo che giorno dopo giorno quel gioco sarebbe
diventato una cosa estremamente seria, almeno per me.
Insomma sono stata io a voler diventare la tua amante, a
sedurti, e non certamente il contrario. Mi sentivo
importante e soprattutto il tuo pensiero riempiva le mie
serate passate in casa da sola. Ecco sì aspettavo la tua
telefonata, anche solo per ricevere banali e fredde
istruzioni di lavoro, anche solo per dirmi che il giorno
dopo avresti avuto una riunione importante ed io avrei
dovuto andare prima in ufficio per prepararti la
documentazione di cui avevi bisogno. Ecco mi bastava
sentire la tua voce calda ed io ero felice.
Sono
stupida vero? Ma ti confesso che mi piaceva sentire la voce in sottofondo di tua moglie,
le urla dei tuoi figli, non so spiegarti, era come se
fossi una di voi, una di famiglia. Insomma mi sembrava
di avere un ruolo, anche se in disparte, anche
clandestino, anche se ancora tra noi non era successo
nulla. La sera poi a letto fantasticavo di te, di me,
insieme. Mi bastava poco certo, ma io ero affascinata da
te, da quel bel cinquantenne che si distingueva da tutti
gli altri suoi coetanei.
Ne ho avuto di
corteggiatori della tua età e tu solo ne sai quanti, ma
di fronte a te erano nulla, miseri, squallidi, tu eri
tu. Mai una volta che hai provato a circuirmi, anche
quando, ed è successo varie volte, siamo rimasti soli di
sera in ufficio, oppure quando per lavoro andavamo in
missione e pernottavamo in alberghi meravigliosi, su
quei corridori mi auguravi la buonanotte e poi
chiudevamo alle nostre spalle le rispettive porte. Tu
sei sempre stato diverso dagli altri. Da uomo di potere
e adulto avevi intuito quanto mi piacessi e usavi quel
potere con estrema gentilezza e quella sottile
seduzione, mai sfacciata, che mi faceva letteralmente
impazzire. Certo ho sempre avuto venti anni meno di te,
ma giuro che mai ho pensato che non mi avresti potuto
riempire le giornate, anzi ero io in difficoltà,
impacciata a volte, io che facevo della mia giovinezza
una colpa, vestendomi da signora, da grande, per
interessarti.
Ricordi vero la prima volta quando
mi invitasti a cena? Dio che bello! Non stavo nella mia
pelle. Da ragazzina qual ero ti chiesi consiglio su come
vestirmi per non farti fare brutta figura, volevo essere
perfetta per te, insomma l’amante che avevi sempre
desiderato e allo stesso tempo sostituirmi, anche se per
una sera, alla tua bellissima moglie che avevi accanto.
La sera stessa mi hai portato in quell’albergo, ricordi
vero? A bordo di quella piscina abbiamo preso qualcosa
da bere, di forte, di alcolico. Io ero astemia e l’alcol
non mi è mai piaciuto, ma quella sera volevo cancellare
ogni dubbio, ogni imbarazzo, ogni mia timidezza dalla
mia testa e così è successo. Spogliarmi davanti a te non
era come spogliarsi davanti ad un mio coetaneo ed io lo
sapevo. Sarò perfetta? Avrò le gambe troppo magre? Gli
piacerà il mio seno? Eh sì, temevo il tuo giudizio, tu
abituato a donne d’alta classe, mi sono messa nei tuoi
panni e non nascondo che mi sono vista come una
ragazzina arrivista che, infatuata del proprio capo,
voleva solo gratificarlo andandoci a letto.
Sì è
vero ero stata con altri, diversi, ma tutti
indistintamente erano stati un fallimento. Proprio
quella sera te ne parlai, dei miei ripensamenti, dei
tanti fallimenti, dicendoti che forse ero io quella
sbagliata, ma tu lì come al solito sei stato grande e mi
dicesti che lo stare insieme si chiama rapporto perché è
composto da due persone ed entrambi devono fare la loro
parte. Ed in effetti avevi ragione, come del resto l’hai
sempre avuta! Fu bellissimo stare con te, ricordo come
se fossero oggi quei momenti intensi, istante per
istante, senza paura di dimenticarne anche il più
banale.
Ricordi vero che sono andata in bagno a
spogliarmi? Avevo pudore di me stessa, del mio corpo
imperfetto, paura di non piacerti! Eh sì davanti a
quello specchio, guardavo il mio seno e pensavo a quello
di tua moglie. Ma poi quando sono uscita dal bagno e ti
ho visto, beh ero davvero fuori di me e tutta la paura è
svanita di colpo. Dio come eri bello disteso sopra quel
letto! Un fisico asciutto e abbronzato senza un filo di
pancia! Ricordo le tue mani sul mio seno, il tuo primo
bacio, il tuo altruismo! Mi hai distesa sul letto, mi
hai, come dire, preparata per l’amore… Beh davvero per
me è stata una sorpresa dopo l’altra con le tue mani
delicate sui miei fianchi, con la tua faccia tra le mie
gambe. Non ci ero abituata, finora avevo avuto solo
egoisti che pensavano prima a se stessi ricordandosi
solo dopo che vicino a loro c’era una donna che avrebbe
desiderato le stesse attenzioni che io mettevo per loro.
Ecco vedi ancora ora ti lodo, ti dico che sei il
migliore, che gli altri neanche lontanamente potrebbero
paragonarsi a te. Ricordo di aver desiderato da
impazzire il tuo corpo dentro di me e quando è successo
ero totalmente in estasi, era la prima volta che il mio
cervello non aveva altri pensieri se non quello di
galleggiare in quel paradiso di eccitazione ed
abbandono. Beh sì non abbiamo fatto solo quello, mi hai
chiesto anche altre parti del mio corpo e giuro che non
ho avuto alcun dubbio ad offrirti ogni minimo centimetro
di pelle, ogni parte di me, anche la più privata, anche
quella che negli anni avevo sempre rifiutato di dare. Tu
sei stato il primo e il solo, lo sai vero? Tu eri il mio
padrone, nulla mai ti avrei negato, anche se a volte
giocavo a fare la femmina, alle volte a negarmi, ma era
solo e soltanto il piacere dell’attesa o quanto meno il
sentirmi sgridare da te. Certo sì ti adoravo al punto
che non potevo fare a meno della tua autorevolezza, del
tuo carisma, del tuo essere maschio e adulto che guida
la sua donna nei meravigliosi mondi sconosciuti.
Spero di non annoiarti e se sei arrivato a leggere fin
qui so che sei interessato a quello che ti sto per dire.
Visto il tono delle mie parole forse non ce ne sarebbe
neanche bisogno, perché quello che voglio dirti stasera
è che la realtà mi pesa. Mi pesa al punto che sto
rinunciato all’unica cosa importante della mia vita. Ti
rendi conto? Tu hai un’altra donna ed io coscientemente
non posso far finta che non esista anche se per un lungo
periodo ho scientemente ignorato la tua condizione. Tu,
anche se ti considero un Dio, sei un umano ed hai il
limite di tutti gli uomini. Forse sì, avresti fatto
anche un figlio con me, lo ricordo sai quando facendo
l’amore hai insistito nel godere dentro di me. Io ti ho
detto di sì, ma giuro speravo che non lo facessi. Quella
volta andò bene, non rimasi incinta, ma non volevo
sfidare di nuovo il destino. Il tuo limite è andare
oltre, spiritualmente, dicendomi che mi ami da
impazzire, che non esiste altro amore più grande di
quello che provi per me, che non puoi stare senza di me,
ma allo stesso tempo la situazione non è mai cambiata,
mi vuoi con te, ma non accanto, mi vuoi tua pur avendo
un’altra donna!
Ecco è proprio questo che oggi,
dopo tanti anni, non è più possibile. Non so se davvero
provi quello che dici o forse è solo una passione
sfrenata per una donna molto più giovane di te, ma ora
sono cresciuta, sono una donna e il desiderio di questa
donna è stare con te nella misura in cui non sarà mai
possibile perché mai potremo stare insieme, perché io
non ho alcun diritto su di te, alcun diritto di dirti di
prendere una decisione. Ora solo ora ho la
consapevolezza che quel figlio non sarebbe mai nato e
quello che nascerà dalla mia anima non avrà i tuoi occhi
e non somiglierà per nulla a te. Ho paura sai, paura del
futuro, paura di sentirmi incompleta e senza fili, paura
di domani perché so che in amore, specialmente tra due
amanti, non ci si lascia mai, e soprattutto che chiunque
incontrerò non sarà mai alla tua altezza.
Tranquillo, da oggi in poi, non ti devi preoccupare più
di me, dei miei stati d’animo, dei miei cambiamenti
d’umore, dei miei mal di testa improvvisi, ti giuro che
non sto piangendo, sono lucida sì e convinta di quello
che sto facendo. Ti chiedo solo un favore, non cercarmi
più, lasciami vivere in pace la mia pena. Domani
chiederò il trasferimento in un altro ufficio, ti prego,
se mi vuoi veramente bene, non ostacolarmi. Forse
non sarai mai stato il mio amore perfetto, ma non ho
dubbi a dirti che sei stato un amante meraviglioso. E
allora perdonami se puoi. Ti amo e ti amerò per
sempre. Sempre tua Francesca... |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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