Senti, sarà pure che stasera ho messo dei cerchi da zingara, che ho
sciolto i capelli e li vedo più lunghi. Sarà che i miei seni non sono mai
sazi e rimangono stasera caldi e insolenti ad aspettare saliva che sfami
ed appaghi l’ardore, che mi faccia almeno sentire d’essere donna normale
perché altro stasera sarebbe di troppo.
Sarà che c’è il mare, che sono
distante dai Bagni Giuditta e mia madre da mesi non m’aspetta per cena.
Sarà che ti ho cercato per anni dentro l’interstizi dei miei sogni al
mattino, tra le cupole nere d’un viaggio mai fatto, tra le cupole bianche
di tante mutande gonfie d’ogni misura.
Sarà che da oggi siamo insieme
ed io questa sera non avrei potuto chiedere di meglio, a me stessa, alla
luna che ci fa il filo e ci guarda e sembra godere al primo bacio
sfiorato.
Sarà tutto questo, che sono tra le tue braccia e tu accarezzi
il colore dei miei capelli che sono tornati d’incanto rossi, e tu dai
contegno alle mie forme appassite, come questa gonna per scusa che il
vento bizzarro ne divarica i lembi.
Ma mi dici come sarà l’alba domani?
Di che colore la luce che mi troverà al tuo fianco? Come accavallerò le
mie gambe, se ora, adesso, in questo momento, cedessi ai tuoi baci che
scendono e mi divaricano il cuore e le gambe?
Ma mi dici che ci faccio
a quest’ora dell’alba se da brava bambina dovrei già essere al letto e tu
non ti domandi perché m’hai trovata truccata di rosa, di nero, come questi
stivali che condensano voglie ed ridanno la vista a chi l’ha persa da
tempo.
Ti prego non ridere! Se ora ti confesso che mai questa cosa
che stringo l’ho sentita più preziosa. Che nessun uomo ha mai sentito il
calore di questo respiro che ora s’ingrossa e mi dà ansia al cospetto
della tua voglia che giuro e stragiuro è la prima volta che vedo. Ti prego
non ridere! Anche se non t’immagini fino dove i miei dubbi possano avere
un senso, fin dove sia vergine l’anima o inizi questo sesso bucato.
Che
scema! Perché dovresti poi farlo, se mi credi inesperta, magari pensando
che sia la prima volta, che tra le braccia di un uomo m’abbandono e mi
scaldo al punto che ora basterebbe che niente, che meno, per risponderti
ai tuoi baci. Come vorrei dirti che invece l’amore che sento mi vorrebbe
già tua davanti a questo mare che ora m’accorgo è la prima volta che non
lo guardo da sola.
Sarebbe facile dirti che non mi ci vorrebbe poi
nulla a farmi montare su questo bagnasciuga e fingere amore per il solo
bisogno di non farti scappare, per farti scoppiare tra queste ossa
capienti, perché altro davvero non saprei cosa darti per sentirmi più tua.
Mi vuoi vero Luca? Desideri la mia bocca ora? Tu non lo sai, ma io
saprei davvero come saziarti ed appagare le tue voglie, ma ho paura che tu
ti accorga che sono troppo esperta.
Che strano destino che sento,
che l’amore più intenso è dentro queste mani che mi cercano e rimangono
incompiute e distanti dal mio sesso. E se ti confessassi d’un fiato che
faccio la puttana? O che l’amore finora l’ho cercato dentro mutande dello
stesso mio sesso? Che Marta mi completa e Fanny è un triste ricordo?
Sapessi Luca a quanti uccelli ho fatto da tana, a quante voglie ho fatto
da secchio mentre baciavo labbra che sapevano della stessa mia marca.
Sapessi Luca quanto timore c’è dentro questo vuoto, quanta tristezza tra
questa bocca che cerchi, dove tu, se ora rimanessi in silenzio,
distingueresti il rumore della risacca dal rimbombo assordante di mille
risucchi. Dai Luca avvicinati, avvicina l’orecchio sulla mia figa, lo
senti il mare vero? Ma mi spieghi davvero dove ho nascosto negli anni la
mia timidezza? Concentrandola tutta dentro questo sfondo di stelle, perché
sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, m’avresti stretto il braccio
sinistro sfiorandomi il seno.
Ma io stasera vorrei confessarti chi
sono, davvero vorrei dirti quello che faccio mentre tu ascolti il mio
cuore che batte, che trema e mi baci le labbra perché altro non potresti
pretendere la prima sera che si esce.
Chissà se stai leggendo le mie
parole, se hai avvertito da qualche parte delle mia voglia sincera il
desiderio di ricominciare daccapo. Sei l’unico che non mi chiama Giuditta,
l’unico uomo su questa terra che mi cerca leggero e crede che un incedere
intenso possa offendere l’amore che offro a piccole dosi.
E’ vero
Luca, non farlo! Se vai oltre ti fermo la mano, se tenti di sfiorarmi mi
sposto di scatto perché non sia mai che tu possa accorgerti che non porto
le mutande, che questa sera prima d’incontrarti mii hanno scavato la pelle
addosso ad un muro della caserma di via Limone. L’ho baciato Luca, in
ginocchio ed in fretta. Sapeva di muffa e di umido, ma l’ho infornato come
pane caldo che fa poesia, come la faccia di bimba dentro un seno materno,
perché il gusto di sentirlo che freme è più disarmante d’ogni tipo
d’ingiuria che viene. Perché Luca, poi viene, è automatico Luca che quei
fiati diventino volgari, e mi strozzano la gola e mi chiamano puttana,
anzi mi ci fanno sentire se per caso distratta pensavo a tutt’altro.
Ed
io sono brava sai, brava a finirli nel tempo che la ritirata impone, brava
a farli rientrare leggeri prima che scada una qualunque licenza. Da quando
i Bagni Giuditta hanno chiuso, passo le sere in cerca di loro, militari di
truppa che ti chiamano con nomi diversi e sanno di meridionale e gelosia,
di ragazze dai seni abbondanti che hanno lasciato a casa e non desiderano
altro di prenderle in moglie. Poi m’apposto e cammino, struscio i miei
tacchi e ricompongo le labbra dentro un minuscolo specchietto da trucco,
dentro un budello di strada senza luci ed asfalto.
Che ti dico
Luca? Tu mi chiedi di parlare, d’aprirti il mio cuore. Che ti dico Luca?
Prendimi ora, senza presente e passato, immagina che sia nata stasera, da
quella spuma, partorita da quello scoglio come una Venere perché p più
forte la colpa di ferirti che quella di illuderti. Baciami Luca finché
siamo in tempo! Chissà se davvero continueresti a sfiorarmi questi seni, a
pretendere la mia bocca e sentirne il sapore se solo per un attimo
incontrassi tra queste pieghe dell’alba i miei pensieri.
Cazzo, che ti
dico Luca? Ti prego non guardare nei miei occhi, perché in fondo in fondo
mi vedresti in ginocchio vicino a quella caserma che esperta do piacere
mettendoci bocca, anima e fiati bollenti per fargli sentire
indistintamente il sapore di casa e di meridione.
Baciami Luca dai,
affondami la lingua e l’amore dentro questa bocca che spalanco, per tutto
il tempo che viene e finché ne senti il candore, ma fai in fretta ti prego
perché la cruda realtà è in fondo al mio palato dove di colpo un acre
disgusto, troppo simile al tuo sapore di maschio, non ti faccia
intravedere una caserma ed un muro e una sagoma in ginocchio non ti dia il
sapore degli altri baci che offro.
Fai in fretta Luca, perché
l’amore non dura tanto e non è infinito ed io ho paura di non fare in
tempo a dirti che ti amo. Davvero.
CONTINUA...
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