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Una donna alle prese col suo primo tradimento
L'AMORE DALLE 8 ALLE 9
MENO UN QUARTO
"L’ho fatto. L’ho tradito e il bello è
che lo rifarei ancora!"
Sono diventata un’amante sì, all’improvviso una sera, e non serve
spiegare come e perché o qualsiasi altro pretesto. Lui è un mio
collega, lavora in un’altra filiale, per anni, quando ci
incontravamo alle riunioni lo giudicavo uno squallido bancario, poi
di colpo è successo tutto
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Sono diventata un’amante sì,
all’improvviso una sera, e non serve spiegare come e
perché o qualsiasi altro pretesto. Lui è un mio collega,
lavora in un’altra filiale, per anni, quando ci
incontravamo alle riunioni lo giudicavo uno squallido
bancario, poi di colpo è successo tutto. Un invito, un
pranzo di lavoro, qualche messaggio, una cena in un
ristorante romantico e poi a casa sua con sua moglie in
vacanza e noi nel suo letto dove sono nati i suoi due
bambini.
Da quella sera lui mi chiama ogni
giorno e mi dice che mi pensa, che ha voglia, che mi ama
davvero, insomma voleva una serata diversa ed ha trovato
un amante! Mio marito è contento, oddio non sa
nulla, ma dice che sono cambiata, più socievole, più
disponibile, ecco appunto, in effetti non ha torto! E’
passata una settimana ed io mi sento leggera, anche se
da quel giorno non ci siamo più visti, non abbiamo tempo
da dedicarci di giorno, mi chiede ogni volta d’uscire la
sera, ma io non ho voglia di inventare altre balle anche
se mi fa piacere la sua insistenza, il suo entusiasmo.
Dove ho vissuto tutti questi anni? Aveva ragione
la mia amica: “Vedrai come il mondo si tinge di mille
colori!” Ed in effetti mi sento più viva, interessata e
curiosa di ogni cosa che passa, sono stata a due mostre
e non ci andavo da tempo, ho seguito un seminario di
noia e lavoro, ho visitato una chiesa dove per anni ci
passavo davanti, sono andata a prendere un caffè con una
collega con la quale non ci parlavo da anni, ho comprato
un paio di scarpe ed un cappello di panno rosso. Tutto
questo in pochi giorni! E’ possibile che fare l’amore
faccia poi tutto questo? Che un rapporto di carne
rinvigorisca la mente, ritempri l’anima che è tanto
distante dal sesso?
Guardo vetrine e ci ripasso
più volte, provo vestiti nei camerini più stretti, mi
giro e mi volto per vedermi riflessa, se il bianco mi
dona e il nero mi smuore, o il rosso che amo mi fa
troppo mignotta! M’interrogo se posso piacere, se una
bancaria possa farsi queste domande! Ma poi chiamo la
commessa e provo una taglia inferiore perché il seno
faccia la parte e non si perda penoso dentro maglie più
larghe. Intanto mi ammiro e mi scruto, come se dentro lo
specchio ci fosse qualcuno, ma non è lui e non è un uomo
con un viso, un naso, una bocca, vedo solo due occhi che
non riconosco. Ha ragione mio marito che mi vede
diversa! Mai ho provato piacere a farmi guardare! Gli
sguardi dei passanti m’hanno sempre procurato malessere,
perché io ero donna e non un oggetto, ma la magia è che
ora non mi sento un oggetto, e l’uomo che guarda mi dà
la misura di quanto sia bella, la dimensione che sotto
il vestito c’è un’anima piena che ha voglia di vita e
non vuole ammuffire nel ruolo di moglie che non mi viene
poi bene per niente.
Mi parlo e mi do ragione,
poi smetto e rifletto, forse è vero tutto il contrario.
Chi mi guarda da fuori vede solo una donna con due gambe
più calde che hanno scoperto quanto è bello fare l’amore
dopo sette anni con un uomo diverso. Ma poi mi ripeto
che non è una questione di sesso, che il piacere che
sento nasce da tutta altra parte.
C’è la voglia
di sapere che esisto, che potrei camminare senza un
ombrello quando fuori piove a dirotto, c’è una stella
che brilla di notte di una luce che nasce nell’anima in
mezzo. Cosa mai potrei fare per sentirmi più libera? A
volte mi chiedo quanto questo desiderio abbia una base
concreta, se davvero potrei vivere da sola senza mio
marito che non riesce a dormire se col piede nel letto
non mi tocca la gamba. Questo ruolo di moglie mi si
appiccica addosso, come un cane che ti lecca per
dimostrarti l’affetto. Invidio la mia amica Ambra perché
è zitella nel cuore e single tra le gambe, invidio mia
suocera perché è una vedova allegra. Per questo ho
accettato la corte di quell’uomo, perché aveva serie
intenzioni di portarmi a letto. Beh no, non me lo ha
detto direttamente, ma lo intuivo dal suo sguardo e per
lui forse era solo un divertimento fine a se stesso, ma
per me invece l’inizio di un lungo percorso che mi
porti, almeno nelle intenzioni, a slegarmi da tutto,
dalla paura di rimanere da sola, dall’innata certezza di
aver bisogno di un ruolo, e che una donna da sola non ha
né capo e né coda.
Saranno solo i pensieri di una
donna che sente, che pesa i suoi anni e vuole dare un
motivo ad una serata di sesso. Sarà tutto questo come
ora l’aspetto e non mi sento pentita alle sette e tre
quarti lungo il marciapiede sconnesso dai rami dei pini
e dai miei tacchi più alti. Ogni mattina lo vedo e ne
sento davvero il bisogno di essere bella, di sentire il
fragore del sangue che scorre e fa mulinello nelle vene
dei sensi e più giù fino al ventre che è nudo e ne sento
il vento fischiare, mi vergogno a pensarlo ma non l’ho
coperto di niente perché è troppa la fretta e poco il
tempo che ci rimane.
Sono le otto e alle nove in
punto devo essere in banca. Solo mezz’ora per
dimostrargli il bisogno, che non voglio un amante, ma un
uomo che sappia condurmi in un viaggio a ritroso nel
tempo, dove sorge e dipende il mio male di vivere, e
dare un senso al mio desiderio scomposto, di fermare gli
anni che corrono in fretta, l’ansia che mi prende quando
mi sento protetta come un bimbo che vuole nascere prima
del tempo, ma a volte davvero sento la terra che brucia
come se a breve dovesse accadere qualcosa, o mio marito
leggesse i miei sogni di notte. Ogni volta ho il timore
d’aver parlato nel sonno, che s’accorga che sono
tutt’altro da come mi vede, come potrei mai dirgli che
gli addosso ogni colpa, di questo vuoto che cresce da
dentro e che m’illudo che un uomo diverso possa
riempirmi l’anima che offro, possa ridarmi il sorriso e
la leggerezza che chiedo.
Sono le otto e due
minuti ed aspetto. E’ maledettamente tardi, ma cosa
spero che succeda in più di mezz’ora? Neanche il tempo
di scaldarmi le ossa, come mi sono ridotta a fare
l’amante dalle otto alle nove meno un quarto, vestirmi
da sera per una mano che sale e tocca la calza, il
reggiseno e la gonna, senza che i miei sensi almeno
s’accorgano. Eccolo arriva, ma è rimasta poco più di
mezz’ora, m’illudo che basti per abbandonarmi del tutto,
che il paradiso è questo vicolo fuori mano, sotto panni
stesi e signore che spazzano i terrazzi. Salgo e non c’è
tempo. Mi scopre la gonna e si sazia gli occhi a vedermi
in questo modo, mi tocca la stoffa di seta, come se il
desiderio che di solito trova, gli desse l’orgoglio di
sentirsi più maschio, senza per altro accorgersi che
quel piccolo gesto crea la smania che m’accompagna fino
a quando la sera m’addormento nel mio letto.
Un
uomo esce a portare le immondizie, ci guarda di sbieco e
mi copro in fretta, ma a cosa serve, tanto sa che siamo
amanti, tanto sa che appena si volta, una mano riprende
il suo cammino interrotto. E’ tardi, mi bacia, le sue
labbra sanno di uomo sposato, di rossetto di moglie. Un
brivido corre lungo la schiena. Sarò diventata gelosa?
Ma lui ora pretende, mi slaccia la maglia e m’accarezza
i capelli, ma non c’è poesia nella sua mano, come non ci
sono rime sulle mie labbra, solo la fretta di sentirne
il velluto, saliva calda di una donna che bacia il suo
desiderio e gli calma l’istinto, in trenta secondi o
poco meno che serve. Tutto qui! Ora mi bacia e mi
parla d’amore, mi riporta alla fermata con la tristezza
di fianco, ora potrei cambiarmi del tutto e mettermi in
tuta, per quanto mi riguarda la giornata è finita. Mi
domanda se ci vediamo stasera, sorrido e gli mando un
bacio unendo le labbra, anche se potessi cosa ci sarebbe
in fondo alla notte, la voglia infinita di tornarmene a
casa, perché mio marito non sospetti di nulla, altro non
vedo ed un’amante che vale? Se mi rimane incollata
l’etichetta di moglie, e quello che offro è soltanto in
affitto?
La mia amica Ambra mi dice che non devo
desistere, che lui è la persona che mi ci vuole, e
l’amore che cerco non si compra in un discount: “Stai
facendo passi da gigante, ora fai l’amore di mattina e
non sei contenta!” Ride. “Il tuo problema è che non
riesci ad abbandonarti.” Valle a dire quanto è
complicato fare l’amore dalle otto alle nove meno un
quarto, sotto lenzuola stese che si stanno asciugando,
sotto signore in vestaglia che spazzano i loro balconi,
o quando qualcuno passa per buttare immondizie e tu sei
vestita di nero con un top di strass e la voglia che
rimane distante dall’anima, dal cuore o semplicemente
dal sesso.
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Pur basato
sull'osservazione di temi sociali questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale.
© All rights
reserved Adamo Bencivenga
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Photo Piotr Stach
© Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
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