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STORIE DI AMANTI
Una donna alle prese
col suo primo tradimento
Stasera mi faccio un regalo!
Stasera mi faccio un regalo, stasera esco da
sola, è la prima volta che lo faccio. Sono
chiusa nel bagno a darmi gli ultimi tocchi.
Mio marito è di là che si sta preparando la
cena. Sento rumori di famiglia, un rubinetto
che scroscia, un frigo che s'apre, mio
marito che si agita, ha messo sul fuoco una
padella e un po’ di verdura, già sento l’odore
d’aglio bruciato che si diffonde per casa
Photo Dmitry
Trishin
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Stasera mi faccio un regalo,
stasera esco da sola, è la
prima volta che lo faccio, mai finora mi era successo. Sono chiusa nel
bagno a darmi gli ultimi tocchi per risaltare i contorni. Mio marito è di
là che smania, si sta preparando la cena. Sento rumori di famiglia, un
rubinetto che scroscia, un frigo che s'apre, mio marito che si agita, ha
messo sul fuoco una padella e un po’ di verdura, già sento l’odore d’aglio
bruciato che si diffonde per casa. Non è capace, non l’ha mai fatto! Ma
questa sera devo farmi un regalo! Ho pensato a tutto, la scusa più adatta
per non avere problemi, una festa in una villa sull'Appia, il compleanno
di un'amica che da tanto tempo non vedo, a cui lui non può risalire, che
lui non conosce ovviamente. Sono tre giorni che lo sto preparando, mi ha
chiesto più volte se fossi andata da sola. “Vado con Cecilia.” “E chi è
Cecilia?” “Una vecchia compagna di classe.” Ma se solo sapesse… Lo sento
spiattellare, chissà cosa si preparerà per secondo? In frigo c’è carne
surgelata, ma non sa usare il microonde.
Ma io non ho
tempo, sono in ritardo, stasera mi devo fare un regalo! Ho perso
minuti preziosi per una calza smagliata, le mutande sottili che non
coprono niente sono ancora sul bordo della vasca. Devo fare in fretta, ma
non ci riesco, non riesco ad essere disinvolta. Infilo la gonna, si lo so,
è corta, forse troppo, spero che quando mi siedo non si veda il bordo
della calza. Mi guardo allo specchio e vedo riflessa una donna diversa, di
quelle che passano l’attesa a rimarcarsi il rossetto. Sono bella sì, bella
come un’amante, bella come solo una femmina può essere avvolta nel mistero
della complicità, oltre l'ombretto bianco, rosa e dorato che sfuma
luccicante e vola prezioso come due ali di farfalla regina, oltre il
rimmel carico d’impaccio e paura che cola bluastro lungo i solchi
dell'antica depressione.
Ora ho deciso apro la porta del
bagno e corro verso l’uscita, lo saluto correndo, dalla cucina
scorgerà solo una figura senza contorni, senza questo spacco nel vestito
che arriva oltre ogni verità di qualsiasi scusa. Come posso pensare che
possa credere al compleanno di un’amica che per altro non vedo da tempo?
Vestita in questo modo non posso che andare incontro ad un uomo. Chissà se
mi bacerà appena arrivata o allungherà una semplice mano? In fin dei conti
ci siamo visti soltanto una volta in ufficio, una stretta di mano che non
finiva più! Un uomo affascinante, sposato anche lui… Dio che brividi lungo
la schiena quando mi ha fissato con i suoi occhi intensi, neri e profondi!
Poi qualche messaggio, quale telefonata in ufficio. Stasera è la prima
volta che ci vediamo fuori dall’ufficio, che vado da sola, la prima volta
in assoluto che incontro un uomo da quando sono sposata.
Stasera voglio farmi un regalo, la notte mi chiama ed io devo obbedire,
devo sentire il rimbombo dei miei tacchi sull'asfalto crepato
dopo che è caduto un tramonto. Oddio se mio marito entrasse per davvero!
Mi sgualcirebbe con gli occhi il rossetto, con la gelosia una calza. Sono
bella lo sento, incastonata nelle luci dello specchio del bagno, come un
diamante in vetrina senza vetro ed allarme che stasera qualcuno può
soltanto rubare.
Ecco sono pronta. Mi faccio un regalo!
Che cosa dico ora a mio marito? Che semi vestita vado ad
infangare il suo nome? Che esco per farmi coprire di complimenti e di baci
e che lo tradisco per allontanare la noia? Ma forse non è questo e non
riesco a spiegarlo neanche a me stessa. E' qualcosa che è scattato dentro
me stessa, dopo quella stretta di mano e che ora mi fa sfidare mio marito
che non ha mai creduto che io potessi tradirlo. S'abituerà, ne sono certa,
perché questa è soltanto la prima volta, e ora sono davvero convinta che
serve soltanto rompere il ghiaccio!
Eccolo che mi chiama,
mi chiede dov’è il sale, dove può trovare una bottiglia d’olio di
quello che ci ha regalato sua madre. Forse ho messo troppo profumo, di
quello dolce che fa credere che sia disponibile già al primo incontro e di
certo non adatto ad una cena di compleanno. Mi sento vigliacca e bugiarda,
mi sembra d’averlo già tradito. Mi disgusta il pensiero che tra poco, tra
meno di un’ora qualcun altro mi riempia di cortesie, mi riempia l’anima e
il cervello facendo di me quello che mio marito non s’immagina nemmeno,
quello che io non gli ho mai fatto dubitare. Per anni insieme senza
neppure un sospetto, moglie ideale che consiglierebbe a tutti di sposare,
perché onesta e integerrima, perché mai nella sua mente un tarlo ha
trovato consenso. Non può certo pensare che tra poco sua moglie sarà una
donna diversa, che correrà il rischio voluto di passare una sera a farsi
stipare nell’anima la voglia che altrimenti non avrebbe conosciuto, a
farsi colmare di sesso legata alla spalliera del letto o appoggiata al
davanzale che guarda di fuori la notte rimanendo bella e vestita perché
nuda non sarebbe altrettanto. Oddio ma che vado a pensare?
Cavolo sono in ritardo! Mi starà già aspettando, mi darà
il benvenuto, mi bacerà, mi sgualcirà in un secondo queste labbra
perfette, le spalancherò senza nessuna esitazione, come in questo momento
meticolosamente ripasso. S’accorgerà soltanto di questi tacchi, lunghi
quanto un coltello che s’infila nel cuore, ma non provocheranno dolore
perché tra noi non c’è sentimento, perché il cuore ci serve solo per
respirare e provocare piacere. L’appuntamento è in un parcheggio vicino
alla metro, e poi in un ristorante, non credo che in questi casi ci possa
essere altro. Oppure ha già previsto tutto, dopo cena in albergo, o un
motel lungo l’Aurelia, “solo per stare tranquilli, se non vuoi beviamo
solo qualcosa” e poi eccolo che s’avvicina e mi prende, del resto sa che
non dirò di no! Sì sarà così lo so!
“Dove trovo la
tovaglia?” Ecco, ha bisogno di me, ed io mi guardo e riguardo i
miei seni, mi chiedo se saranno di suo gusto, abbondanti e simili a
gommoni dove galleggiare sicuri, simili a barche che ti fanno la culla. Ma
il mare è in tempesta, ora mi sta dentro nel cuore e sbatte impetuoso
sugli scogli dei miei non posso, sulle pareti dei miei scrupoli che mi
lasciano uno squarcio indelebile nell’occhio della ragione. Non voglio
sentire questi rumori di sicurezza e famiglia, di calore e tepore come
solo una padella che sfrigola sa fare. Ora mi spoglio e mi lavo la faccia,
mi tolgo questi vestiti che farebbero impazzire solo amanti e non certo
mariti! Appesa ad un gancio sul muro c’è la mia vestaglia di casa, mi fa
tenerezza, mi fan voglia di divano e televisione, di programmi scemi che
ti cadenzano i giorni e le ore. Vado di là e mi metto a cucinare, non
brucio l’aglio, so dov’è il sale e dove trovare la tovaglia pulita.
M’invento una scusa. Ho mal di testa.
Rinuncio alla cena,
sto male. Ma se non vado sto male veramente. L’ansia risale la
corrente lungo il torpore delle mie membra, delle mie cosce che ragionano
senza ragione e dettano regole e legge al cervello che in panne ha
rinunciato a pensare. Allora vado. Vado e mi faccio un regalo! Scivolo le
dita sul vestito che mi fascia leggero e vedo scorrere i miei dubbi ormai
repressi adagiandosi a terra come biancheria ammonticchiata ancora da
stirare. Mi riguardo allo specchio, accenno ad un sorriso, i miei seni
stipati e bugiardi si gonfiano d’attesa e di voglia, tra meno di un’ora
saranno più duri, dritti al piacere, sfacciati nel chiedere, insolenti nel
ricevere.
“Guarda che farai tardi!” Eccolo, ha
premura. Ha paura che deluda quell’uomo, che lo faccia arrabbiare e poi
magari non fa l’amore! Non m’inginocchia come in preghiera davanti ad un
altare. Odio questi pensieri! Ma perché immagino tutto prima del tempo? In
fin dei conti è solo uno stupido appuntamento, una cena dentro un locale,
dove si mangia, si beve e si parla e poi si torna a casa senza che nulla
sia successo! “Ancora sei in bagno? La tua amica ti starà aspettando!”
Odio la sua ingenuità! Vorrei gridargli che non c’è nessuna Cecilia
stasera, nessun compleanno, vado soltanto a sondare il terreno se è
possibile farsi un amante.
Come cavolo è possibile che non
riesca a capire che stasera voglio farmi un regalo? Sua moglie si
sta preparando, chiusa nel bagno per chissà qualche desiderio, chissà
quale stanza d’albergo dove solo signore sposate senza documenti,
gremiscono le stanze, riscaldano i letti e sudano e bagnano di piacere
quelle lenzuola. Perché non capisce? Non ci vorrebbe che un niente. Sono
anni che lo tradisco col pensiero. Anni, che mentre mi guarda, passano
nella mia testa pensieri e preoccupazioni, emozioni e desideri, che non
avverte nemmeno. E’ possibile, santo Cielo, che dentro di me battano in
ogni istante due cuori e questo uomo mi ami perché sono unica e fedele?
Non sopporto questa voce che continua a chiamare, ad avere bisogno di me.
Sapesse davvero come mi sono ridotta contando le ore di giorno prima che
venga la notte, e mi vengono i brividi soltanto a pensare di quanto oramai
questo surrogato d’amore mi sia entrato nel sangue come droga sintetica,
come banana che t’inebria le ossa e poi mangi di gusto. Sapesse quanti
sogni mentre lui russa ed io che prendo un taxi per farmi condurre nel
buio di Roma.
Tanto non se ne accorgerebbe, non
arriverebbe mai a pensare che sono uscita per sesso, per sconfiggere negli
interstizi dell’anima, la solitudine che lievita e vince. Ci vorrebbe un
niente camminare nei vicoli, dove si sentono evidenti passi e paure, e
prendere in mano il cuore che finalmente batte, ribatte ed è vivo. Ed in
fondo a quella strada, tentare e tentarsi fino a sentire l’odore del
piacere che lievita. Se sapesse come mi sono ridotta mentre ora che mi
sono fatta coraggio, mi disarma con questo candore infantile, e mi fa
sentire ancora più bugiarda per correre incontro ad un uomo che almeno mi
distolga da questi pensieri, che mi dia emozioni nel solo pensare che
possa accadere davvero.
“Ancora non sei pronta?” Ora esco
e mi vado a fare un regalo, mi dirà sicuramente di fare
attenzione che di notte girano brutti figuri malintenzionati, ma io sono
la sola malintenzionata che giro di notte per farmi violentare l’anima
dentro, da questa situazione che mi sono cercata, perché altrimenti non
dormo, sarei fuori di me nel pensare che ho buttato un’occasione dopo anni
che ci andavo pensando. Solo io sono la malintenzionata che a quarant’anni
sogna ancora di fare la bambina e s’immagina di ciucciare il suo ciuccio
come gioca al dottore. Squilla il telefono. Oddio mia suocera, ora vorrà
che vado a salutarla. Anche lei mi ama, anche lei mi adora come nuora
perfetta, l’unica donna che poteva sposare suo figlio.
Esco dal bagno, mi precipito senza badare che quest’ansia
potrebbe dare sospetti. Il rumore dei tacchi invade la casa, come il
profumo mi fa sentire fuori luogo e fuori di testa. Al telefono non c’era
nessuno. Ma ora sono davanti a mio marito che intento davanti ai fornelli
non pensa nemmeno che potrei dargli piacere. Che nel giro di qualche
secondo potrebbe prendermi intatta e non ancora sciupata. Ma questo non è
previsto! Mi guarda, mi fissa. “Dai che farai tardi, la tua amica
t’aspetta!” Non rispondo, indosso il soprabito, prendo la borsa. Mi
sorride. Non mi ero mai accorta che in fondo ai suoi occhi castani c’è un
riflesso d’azzurro. Mi dà fastidio notarlo, perché entra nella mia dignità
e mi trova indifesa, entra tra le mie gambe e mi sento più sporca. Mi
sorride ancora. Mi sento sollevata e distrutta. Faccio per parlare, ma non
c’è niente da dire. Vestita in questo modo non ho nulla da dire. Mi ripete
di non affaticarmi, di non fare tardi perché domani lavoro.
E’ tardi, più tardi del minimo dubbio, della normale
incertezza che ogni giorno mi fa compagnia. Abbasso lo sguardo, lui mi
guarda, mi fissa, forse ha capito qualcosa. Oddio sono sicura! Eccolo
s'avvicina. Adesso mi toglierà il soprabito, basterebbe davvero un niente,
infilare una mano sotto la gonna per far crollare montagne di scuse, di
compleanni e la Villa sull’Appia. Eccolo che si avvicina, ora è a meno di
un metro, meno di un braccio. Mi sale l’ansia. "Cara, hai dimenticato
questo." Fa dondolare tra le sue dita un pendente. Sorrido. "Oddio che
sbadata." Mi sgonfio come se l'ansia uscisse tutta di colpo. Gli vado
vicino e gli do un bacio. "Torno presto."
Eh sì sto uscendo,
stasera davvero mi faccio un regalo!
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