|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
RACCONTI
Adamo Bencivenga
Intrigo d’amore
Photo Hvd Photography
Federico:
Re
Walter August Ravensberg:
Marchese
Lady Carinzia: Favorita del Re
Bianca: Moglie del marchese Walter August Ravensberg
Delfina: Domestica e amante del marchese Walter August
Ravensberg e figlia illegittima del Vescovo di Württemberg
Ferdinand: Figlio del marchese Walter August Ravensberg
Louise: Figlia del Contabile del Regno e fidanzata di
Ferdinand
Pavel Truskin: Vice capo della Guardia
Reale
Maresciallo Curtois: Capo della Guardia Reale
Caterina di Württemberg: Figlia del Re Federico
Girolamo Bonaparte: Fratello di Napoleone e marito di
Caterina di Württemberg
La nostra favola inizia all’alba del 1800
nelle terre tedesche ai margini della Foresta Nera chiamate Regno del
Württemberg. In realtà quelle terre, prima del nuovo secolo, erano solo un
piccolo e anonimo Ducato senza storia, ma a seguito dello sfarzoso
matrimonio tra la graziosa Caterina, figlia del duca Federico, e Girolamo
Bonaparte, fratello di Napoleone, vennero elevate a rango di Regno e la
sua capitale Stoccarda divenne Residenza Reale. Il matrimonio si celebrò a
Fontainebleau, ma per la bella Caterina non fu un rapporto felice visto
che dovette accettare e sopportare le numerose scappatelle del marito, che
i suoi stessi sudditi soprannominarono "König Lustig" (Re Felice) in
quanto già padre di diversi figli tra i quali solo due riconosciuti.
Al tempo a Stoccarda nella Corte del Regno si aggirava un nobile molto
ambizioso e avido di potere di nome Walter August Ravensberg, appartenente
al casato dei Würzburg. Pur essendo un osservante luterano la sua vera
religione adorava un solo Dio ovvero quello per il quale ogni cosa o
persona poteva e doveva essere sacrificata per raggiungere il potere e
soddisfare le proprie ambizioni. Si narra che il marchese, brutto e goffo
con un naso improponibile, un’altezza sotto la soglia della decenza e
un’andatura claudicante a causa di una congenita zoppia, per ingraziarsi
il sovrano e quindi potersi garantire un vantaggioso avanzamento di
carriera nella neonata Corte Reale, avesse addirittura favorito con uno
stratagemma l’ascesa della propria moglie Bianca a rango di Favorita del
Re Federico, ambìto posto al tempo occupato in pianta stabile dalla bella,
mora e affascinante Lady Carinzia.
Tutto accadde il 24 di Luglio
del primo anno del nuovo secolo durante i festeggiamenti della Notte delle
stelle quando dopo uno sfarzoso ricevimento ed un fantastico spettacolo
pirotecnico, il Re Federico, piuttosto alticcio, si congedò dagli astanti
e, deciso a saziare i suoi bollenti spiriti di carne prelibata, guadagnò,
aiutato dai suoi servitori, i suoi appartamenti. A riceverlo nel suo letto
però quella notte non c’era la bella Lady Carinzia, allontanata con un
espediente da Walter Ravensberg, ma la marchesa Bianca, desiderosa di
assecondare i voleri di suo marito e sotto sotto soddisfare i propri da
tempo non appagati.
Purtroppo però la natura non era stata molto
benevola con la Signora Marchesa e, nonostante andasse orgogliosa delle
sue morbidezze, dei suoi fianchi, del suo seno abbondante e del suo sedere
molle, prima dell’arrivo del Re, diede ordine ai servitori degli
appartamenti reali, di spegnere tutte le candele della stanza adibita ad
alcova d’amore. Il re ancora sotto l’effetto potente del buon vino
dell’Alsazia non fece caso allo scambio e senza colpo ferire si lanciò al
buio sulla sua abbondante preda.
La storia narra di una notte di fuoco
piena di passione e partecipazione tanto che la marchesa, assecondando le
continue richieste, riuscì a soddisfare più volte le voglie del suo Re. Fu
dopo circa due ore che al Re venne qualche dubbio, soprattutto per quei
baci bollenti che la donna avidamente concedeva senza alcuna remora alle
parti più sensibili del suo sovrano. Federico si compiacque per quella
novità pensando che la giovane Carinzia, ormai donna fatta, avesse
affinato le sue tecniche amatoriali per il solo esclusivo piacere del suo
Re. Però, quando la luce del giorno invase la camera da letto e di
fatto svelò impietosamente il corpo appesantito della sua amante, seppure
aggraziato da sopraffini lingerie parigine, il re si accorse dello
scambio, ma, viste le doti amatorie della signora marchesa, non andò su
tutte le furie e seppur a malincuore, rispedì la donna al mittente
accompagnata da un biglietto di scuse nei confronti del marito, in cui il
re, pur lodando le suddette capacità della donna, di fatto rinunciava alle
sue generose grazie.
Walter Ravensberg rispose immediatamente
ringraziando sua Maestà, ma ovviamente in cuor suo ci rimase molto male e
visto che non poteva incolpare il re, esente per diritto da ogni critica,
se la prese con la sua povera moglie accusandola di negligenza e
inettitudine. La povera Marchesa, ancora stordita per la notte d’amore,
scoppiò in un pianto disperato e si difese dichiarandosi incredula e
giurando solennemente di aver soddisfatto il proprio re oltre ogni limite.
Poi passò ad elogiare le capacità del sovrano descrivendo dettagliatamente
ogni pratica d’amore protrattasi fino alle prime luci dell’alba.
Il
marchese dapprima ascoltò in religioso silenzio sua moglie, poi chiese
alcuni particolari e soprattutto quante volte la donna fosse riuscita a
portare il suo Re all’estremo piacere. La donna per il timore di essere
nuovamente rimproverata ingrandì a dismisura il numero nell’ordine di
sette volte. Walter Ravensberg rimase un attimo a pensare, ma, visto che a
suo modo amava sua moglie, credette alle sue parole e ne dedusse che la
causa di quel tragico rifiuto non fosse dovuta alle imperfezioni del corpo
di Bianca o alle sue qualità, ma alla presenza costante della bellissima
Lady Carinzia alla quale il re, pur avendo scaricato ampiamente le sue
pulsioni, non avrebbe mai e poi mai rinunciato.
Comunque sia il
Marchese Walter Ravensberg, nell’evidenza del fallimento del suo piano,
passò dei giorni a dir poco infernali. Lasciò i suoi appartamenti abituali
e si rinchiuse nella sua tenuta di campagna in compagnia dei suoi cani e
della sola Delfina, la sua giovanissima domestica preferita, figlia
illegittima del vescovo di Württemberg. La giovane, sin dalla nascita,
aveva trascorso i suoi primi anni nel convento delle suore Immacolate di
Ossing, ma all’età di tredici anni venne accolta dal Marchese come
risarcimento di un prestito mai restituito dal Vescovo. Walter Ravensberg,
non avendo mai avuto una figlia femmina, avrebbe voluto fare di quella
graziosa ragazzina la sua figlioccia ed insegnarle le buone maniere, ma
poi al cospetto di quell’eterea bellezza, non resistette che qualche mese
e durante una giornata piovigginosa di aprile la ospitò nel suo letto e
dai piccoli baci su quel seno acerbo passò alle vie di fatto deflorandola
a più riprese.
Dopo quasi due anni l’obbedienza e la devozione
smisurata di quella fanciulla non erano affatto mutate al punto tale che
il Marchese nei momenti intimi trovava tra le sue braccia giovamento e
benessere. Anche quella volta il Marchese per ritemprare il suo spirito
distribuì le ore delle sue giornate dilettandosi tra battute di caccia e
l’amore con Delfina, finché un pomeriggio mentre si dilettava a gustare il
sesso ancora immaturo e quindicenne al sapore di fieno fermentato di
Delfina, gli venne in mente un piano geniale. Urlò a Delfina di ricoprire
le sue nudità e uscire immediatamente dalla stanza. Poi si alzò dal letto
e guardandosi allo specchio nudo si congratulò con se stesso decidendo di
porre fine al suo letargo e riprendere la vita di società.
Walter
Ravensberg aveva un figlio di nome Ferdinand il quale, suo malgrado, era
innamorato follemente della figlia del Contabile del Regno, la bionda e
dolce Louise, dai grandi occhi azzurri ed una pelle liscia di pesca
bianca. Suo padre però non aveva mai visto di buon occhio quella relazione
visto che la dolce Louise, a suo dire, era semplicemente una piccola
“sciacquetta borghese” e di certo non avrebbe potuto in alcun modo
arricchire le fortune del Casato e soprattutto saziare la sua sete di
potere. Più volte a cena il marchese toccò l’argomento cercando di far
desistere suo figlio, ma poi, anche con l’intervento benevolo di sua
moglie Bianca, rinunciava nel suo intento, sperando in cuor suo che
Ferdinand crescendo comprendesse il valore intrinseco di un matrimonio in
pompa magna con una donna di pari ceto.
Del resto anche i due
giovani innamorati erano consapevoli delle difficoltà del loro amore e pur
amandosi teneramente e intensamente non passava giorno che entrambi
dubitassero dei loro reciproci sentimenti. Più volte avevano pensato di
fuggire sapendo benissimo che in quelle terre neanche il prelato più
corrotto si sarebbe preso la briga di celebrare un matrimonio tra una
ragazza borghese e il figlio di un nobile. Più volte Ferdinand le aveva
chiesto di architettare un finto rapimento e consumare il loro idillio, ma
la virtuosa e dolce Louise, in nome della sua onorabilità, aveva sempre
rifiutato la proposta, sognando uno sfarzoso matrimonio nella cattedrale
di Württemberg con il vestito bianco, oltre trecento invitati e una
carrozza con 16 cavalli bianchi, inoculando di fatto il tarlo della
gelosia al suo giovane amante il quale più volte aveva sospettato che la
sua giovane donna, vista la differenza di rango e l’impossibilità di
realizzare quel sogno, potesse nutrire dei sentimenti per un uomo del suo
ceto.
Intanto Walter Ravensberg, addolorato per il fallimento di
sua moglie e non rinunciando per alcuna ragione ai suoi propositi di
carriera, mise in atto il suo piano B, ovvero quello di far sposare suo
figlio Ferdinand con l’attuale favorita del re, Lady Carinzia. In questo
modo, cancellando a corte la presenza ingombrante di Lady Carinzia, almeno
ufficialmente, avrebbe colto due piccioni con una sola fava, ovvero
favorire l’ascesa di sua moglie a Favorita ed avere come nuora l’attuale
Favorita del Re. Del resto Lady Carinzia, austriaca di nascita, non era
ben vista da Girolamo Bonaparte, il genero del Re, paladino delle idee
politiche di suo fratello Napoleone e quindi nemico dichiarato della corte
austriaca. La stessa Lady Carinzia, pensava il Marchese, avrebbe accettato
con entusiasmo il matrimonio con un nobile del casato di Würzburg in
quanto di fatto avrebbe cancellato il suo passato alla Corte di Vienna.
Il marchese Ravensberg però, pur lodando la sua genialità, sapeva
benissimo che tra il dire e il fare c’era sempre di mezzo il mare e che in
questo caso il mare era l’amore ricambiato di suo figlio per la
sciacquetta borghese. Sta di fatto che convocò suo figlio e alla presenza
di due ufficiali del Regno gli comunicò solennemente che il suo futuro
civile era strettamente legato a quello dello Stato, per cui si vedeva
costretto ad avocare a sé ogni decisione riguardante il suo matrimonio e
la scelta della futura sposa. Ferdinand guardò il padre con un’espressione
sconcertata. Mai e poi mai si sarebbe aspettato che suo padre entrasse in
modo così perentorio nella sua vita privata. Dapprima cercò con un
atteggiamento servile di far recedere il suo amato padre da quelle
intenzioni, ma poi, viste le diffidenze del Marchese sul conto dell’onestà
di Louise, senza pensare e con un insolito impeto rabbioso gli rispose che
lui amava la dolce Louise e mai e poi mai avrebbe rinunciato all’amore
della sua vita.
Doppiamente addolorato per quel rifiuto il marchese
tornò nella sua tenuta di caccia e tra le braccia di Delfina mise a punto
il piano C, ovvero il piano B rivisto e corretto, che consisteva nel
fiaccare le convinzioni di suo figlio sull’onestà della fanciulla sua
amata. Addirittura ne parlò con Delfina, ma ricevette per pronta risposta
soltanto le sue labbra al sapore di fragola. Quindi non potendo contare su
un suo parere decise di non agire in prima persona, per non urtare ancor
più la suscettibilità di suo figlio Ferdinand, e di chiedere aiuto al vice
capo della Guardia Reale Pavel Truskin, un giovane scaltro, biondo, alto e
prestante, figlio di un nobile russo decaduto. Walter Ravensberg convocò
il giovane nella sua tenuta, ma caso strano non si fece trovare
all’appuntamento. Ad accogliere il vice capo della Guardia Reale e quindi
a fare gli onori di casa vi era soltanto la giovane Delfina, la quale,
istruita ad arte, intrattenne l’ospite sui divani morbidi della grande
sala degli Arazzi. Con fare malizioso, mentre serviva il thè, magicamente
fece scivolare il suo vestito lasciando così agli occhi di Pavel l’eterea
visione di un piccolo seno acerbo. Il giovane russo imbarazzato voltò
immediatamente il capo facendo finta di non aver visto, ma quando si
accorse che quell’inconveniente non era stato un banale contrattempo non
perse tempo ed si fece avanti tra le risatine maliziose della bella
giovane Delfina.
Quando il marchese raggiunse la sala degli Arazzi
i due amanti erano nel pieno delle loro effusioni. Pavel a quel punto
scattò immediatamente in piedi cercando di ricoprirsi alla buona e
salutando militarmente il marchese, il quale complimentandosi per la
scelta elogiò la bellezza di Delfina, ma facendo pesare il fatto che
quella dolce fanciulla fosse a tutti gli effetti la sua figlioccia. Pavel
cercò di farfugliare qualche improbabile scusa e il marchese, prendendolo
sottobraccio con un gesto confidenziale, decise che quello fosse l’attimo
giusto per renderlo partecipe del suo piano. Prospettandogli un
avanzamento di carriera in caso di successo del suo disegno, gli spiegò
dettagliatamente il suo piano. Pavel, che in realtà era segretamente
innamorato della bella e dolce Louise e desiderava farne la sua sposa,
accettò volentieri l’incarico.
Il giorno dopo, con un improbabile
pretesto di sospetta frode per degli ammanchi nelle casse del Regno,
Pavel, a capo di un manipolo di sottoposti fece irruzione negli uffici del
Contabile del Regno e leggendo ad alta voce i presunti illeciti fece
rinchiudere il padre della dolce Louise in prigione. Così fatto si recò in
pompa magna con l’alta uniforme da ufficiale a casa della dolce Louise per
comunicarle la triste notizia dell’arresto di suo padre. La ragazza,
appresa la notizia, affranta e piangente al limite dello svenimento, si
inginocchiò ai piedi di Pavel supplicandolo di intervenire a favore del
suo amato genitore. A detta dei presenti, la scena risultò alquanto penosa
con la ragazza che, incredula e disperata, rotolandosi sul pavimento
dell’ampio soggiorno, tra le lacrime gridò più volte l’onestà e quindi
l’innocenza di suo padre.
Pavel ebbe un leggero attimo di
smarrimento, ordinò ai suoi sottoposti di guadagnare l’uscita e una volta
rimasto solo, sul punto di cedere, pensò più volte di confessare l’inganno
e dire tutta la verità alla giovane Louise. Ma poi, tornando ai suoi
doveri di ufficiale, invitò la donna a rialzarsi dicendole con voce
fintamente complice che l’unica persona che avrebbe potuto intercedere a
favore della scarcerazione di suo padre era il capo delle guardie reali
nella persona di sua Eccellenza Maresciallo Curtois e in via molto
confidenziale dopo averla consolata con un forte abbraccio, pregandola di
rialzarsi, le rivelò quanto il Maresciallo, vedovo da quale mese, fosse
interessato alle sue grazie.
Ovviamente la pregò di tenere la
bocca chiusa, pena la condanna a morte di suo padre, anzi, visto che non
c’era tempo da perdere, si prese la libertà di consigliarle di scrivere
immediatamente, sotto sua dettatura, una lettera nella quale la dolce
Louise e figlia affranta, chiedendo umilmente la grazia per suo padre,
avrebbe altresì dichiarato apertamente e velatamente il proprio amore per
il maresciallo. Poi, una volta terminata lettera, le avrebbe fatto il
favore di consegnarla di persona al Maresciallo Curtois.
La dolce
Louise, ripresasi dalla disperazione, si chiese più volte cosa intendesse
per apertamente e velatamente, ma rendendosi conto di essere con le spalle
al muro e non trovando altra soluzione accettò di scrivere quelle righe.
Nonostante le sue titubanze e il suo smisurato amore per Ferdinand, a
malincuore Louise paventò un futuro incontro col Maresciallo spingendosi
fino al punto di definirlo gradito e segreto. Poi, in un pianto a dirotto
e con difficoltà, portò a termine quella lettera sapendo benissimo che
quelle poche righe avrebbero definitivamente cancellato il suo sogno
d’amore. Ovvio che quella lettera nell’immediato non portava alcun
beneficio al giovane Pavel, ma al momento sarebbe servita per distogliere
la ragazza dal suo amore per Ferdinand Ravensberg o meglio avrebbe
definitivamente sancito la fine del loro amore.
In effetti
l’inganno architettato dal Marchese consisteva proprio nel far ritrovare,
per puro caso, quella lettera al giovane Ferdinand che, convinto così
dell’infedeltà della ragazza ed accecato dalla gelosia, avrebbe
sicuramente ubbidito alla volontà del padre e quindi per cancellare
immediatamente il suo grande dispiacere d’amore, avrebbe accettato di fare
la corte e successivamente sposare Lady Carinzia, nonostante la sua fama
di donna frivola e favorita del Re.
Il piano del marchese
Ravensberg poggiava su una granitica convinzione ovvero che Lady Carinzia
non avrebbe mai rifiutato la corte di Ferdinand in quanto, oltre a
cancellare il suo passato austriaco, da Lady sarebbe diventata Marchesina
e sotto la benevolenza del Marchese avrebbe potuto continuare a
frequentare il re, anche se in grande segreto e sporadicamente. Il
Marchese convocò Lady Carinzia nella sua tenuta di caccia e dopo una lunga
passeggiata parlando del più e del meno le offrì un pranzo sontuoso “alla
francese” con antipasti di fagiano e uova sode, zuppa di montone ai chiodi
di garofano e cacciagione a volontà annaffiata dal buon vino rosé
dell’Alsazia.
Il pranzo fu servito nella sala dei lampadari da
Delfina e due camerieri in livrea e fu molto conviviale. Entrambi si
lasciarono andare a battutine piccanti e maliziose su alcune signore molto
chiacchierate che popolavano la corte di Re Federico. Poi, quando Lady
Carinzia venne a conoscenza del piano e quindi del vero motivo di quella
convocazione, ebbe un attimo di smarrimento avendo immaginato in cuor suo
un diverso epilogo della giornata. Non perché il marchese fosse il suo
tipo, anzi da quel lato si sentì sollevata, ma dal fatto che era da tutti
risaputo quanto il marchese fosse piuttosto generoso con le sue compagne
di letto dopo le sue prestazioni intime.
Superato l’impasse Lady
Carinzia, abbottonò il suo profondo ed abbondante decolté e pur
dichiarandosi onorata per quella proposta di matrimonio, chiese
immediatamente al Marchese in cosa consistesse il termine sporadicamente.
Dopo qualche titubanza da parte di entrambi, il Marchese, ammiccando,
quantificò il termine nella misura di una volta a settimana. In questo
modo, pensò il marchese, considerato l’appetito del Re, sua moglie Bianca
avrebbe avuto ampio spazio e tempo per sfamare la bramosia reale. Alla
fine del pranzo si salutarono calorosamente raccomandandosi reciprocamente
circa la segretezza di quell’incontro.
Così successe. Il piano C
del Marchese Ravensberg funzionò alla grande soprattutto quando suo figlio
Ferdinand, tornando a casa dopo una battuta di caccia con i suoi amici più
cari, trovò in bella vista, sulla mensola dell’atrio la lettera
incriminata. Ovviamente, riconoscendo la scrittura della sua bella e dolce
Louise la lesse avidamente. Anzi non credendo ai suoi occhi la lesse per
ben tre volte e alla fine, ritenendola genuina e sincera, si appoggiò alla
stessa mensola per non cadere. In pratica gli crollò il mondo addosso e
pensò immediatamente alle parole di suo padre circa l’onestà delle ragazze
borghesi.
Da quel momento il giovane Ferdinand non perse tempo,
rivolse sin da subito le sue attenzioni verso Lady Carinzia, ritenendola
seppur non innocente almeno sincera e per esclusivo spirito di vendetta
nei giorni seguenti passò al contrattacco facendosi sedurre dal fascino
frivolo e malizioso della Lady Austriaca e cedendo sin dal primo incontro
alle sue grazie. Successe un pomeriggio nella piccola casa di lei mentre
gradivano una tazza di thè inglese alla genziana. Fu un attimo, i due
amanti si persero in un bacio profondo e così sensuale che entrambi si
chiesero chi avesse fatto il primo passo. Sta di fatto che Ferdinand
apprezzò molto la morbidezza del seno e dei fianchi di lei e Lady Carinzia
ammirò oltre ogni limite il vigore del ragazzo, a suo dire molto ma molto
più consistente del suo amato Re. La storia poi racconta che nei giorni
successivi, il rampollo della famiglia Ravensberg si recò regolarmente a
casa della Lady ricevendo in cambio del suo interessamento le prelibate e
peccaminose grazie femminili elargite ad arte.
Intanto il re,
affranto per i continui dinieghi della sua favorita, afflitta da
misteriosi mal di testa, naufragò le sue pene nell’alcol al punto di
scrivere versi appassionati al suo perduto amore. Ma le pulsioni d’amore
erano sempre vigili e presenti per cui dopo alcuni giorni di assoluta
astinenza non resistette a consolarsi con la prosperosa e morbida Bianca,
ovvero la moglie del marchese, riconoscendole di fatto, se non per la
bellezza, quantomeno le sue doti amatoriali. Addirittura la convocò nel
suo talamo per tre notti e tre giorni di seguito saltando così anche un
importante impegno di Stato e facendosi sostituire dal raggiante Marchese
Ravensberg.
Il Marchese quindi si vide riconosciuti i suoi sforzi e
la sua obbedienza al Re. Dopo alcune settimane con una solenne cerimonia
venne nominato consigliere personale del Re godendo così di tutti i favori
per tale carica. Felice per il suo arguto ingegno divenne in poco tempo
l’uomo più temuto e corteggiato del Regno. Il suo nuovo incarico prevedeva
una carrozza da sedici cavalli per gli spostamenti anche brevi e due
appartamenti sontuosi, di cui uno adibito a svolgere la sua carica, al
primo livello del castello reale. Soddisfatto di se stesso lasciò al suo
destino la sua amante quindicenne e sostituì sua moglie e la stessa
Delfina con tre bellissime e giovani puledre, figlie di aristocratici di
rango inferiore, ma desiderosi di fare carriera. Avendo coronato il suo
sogno ormai si sentiva al sicuro, ma il destino infausto bussò alla sua
porta in una notte di Maggio.
Toccò al maresciallo Truskin dargli
l’infausta notizia. Trafelato e ansimante quella notte il giovane Pavel
fece irruzione nei suoi appartamenti privati nel bel mezzo di un consesso
intimo con due delle sue tre prescelte. Il Marchese, intuendo la gravità
della situazione, allontanò con modi bruschi le due fanciulle. A quel
punto Pavel iniziò a raccontare.
In pratica, poche ore prima, suo
figlio Ferdinand, in uno stato di grave agitazione dovuto a grandi
quantità di alcol ingerito e forse preso da qualche ripensamento, dall’ira
e dallo sconforto, dopo tre ore d’amore passate con Lady Carinzia, invece
di fare ritorno a casa, decise di recarsi dalla sua amata Louise. La trovò
in casa piangente e in preda alla disperazione gravata dal peso di forti
sensi di colpa. Incurante di quello stato d’animo piuttosto evidente e
credendo ancora che Louise stesse fingendo e recitando, la incolpò
ripetutamente con epiteti al limite della decenza e frasi tipiche di un
bordello di infimo ordine. Poi non contento e in preda all’ira, per
vendicarsi del tradimento subito, deflorò con forza e rabbia la dolce
Louise costringendola nel bel mezzo del rapporto, consumato sul pavimento
freddo di quella modesta casa, a bere un calice di limonata carico di
arsenico. Certo entrambi, per mesi, avevano immaginato quell’atto in
ben altre circostanze, favorito dal desiderio e la poesia di concepire il
loro primo figlio, ma l’ira di lui e soprattutto la devozione di lei non
avevano dato loro altra scelta.
Alla dolce Louise fu sufficiente
bere circa la metà di quel bicchiere letale e dopo il suo primo e ultimo
intenso orgasmo iniziò a contorcersi per i forti dolori. Morente e
consapevole di non avere altro tempo, tra le braccia del suo amato svelò
l’intrigo giurando sulla sua fedeltà assoluta e sul suo immenso ed unico
amore. In preda a quei dolori lancinanti riuscì a malapena a sussurrare
quanto lo avesse sempre amato e come quella lettera le fosse stata estorta
sotto dettatura dal maresciallo Pavel Truskin, ma ovviamente, resasi conto
dell’inganno, non aveva avuto alcun seguito e non aveva mai incontrato il
maresciallo Curtois.
Per quel rifiuto suo padre era stato giustiziato
all’alba del giorno dopo, ma, nonostante le sue pene, disse più volte a
Ferdinand quanto fosse stata fiera per quel diniego e per aver mantenuto
la sua integrità per l’unico uomo della sua vita.
Il giovane
Ravensberg, ancora nudo e distrutto dai sensi di colpa, cercò di rianimare
in tutti i modi Louise, le fece ingurgitare a forza acqua e sale, poi la
baciò profondamente per estirparle il male, ma resosi conto che ormai non
c’era più nulla da fare, si distese accanto alla sua amata e stringendola
a sé rivide ogni passaggio di quella storia e capì chi fosse realmente
l’artefice di quell’intrigo. Baciò ancora la bocca della sua fanciulla
ormai esanime ed a lui non restò che bere il resto dell’amaro calice per
ricongiungersi per sempre alla sua amata Louise e vanificando così e per
sempre le mire e le ambizioni di suo padre.
FINE |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|