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Adamo Bencivenga
Thea è scomparsa!
Photo Adrian Vaju
Signor Commissario, voi la dovete trovare la mia Thea,
ma perché mi fa queste domande? Io non l’ho più vista! È
quasi un anno che è andata via ed io non mi rassegno.
Ogni notte la sogno e la mattina mi sveglio col pensiero
di averla accanto! È una tortura questa, non ce la
faccio più!
Va bene ok, mi calmo, ricominciamo
dall’inizio, le dirò tutto, ma lei mi prometta che non
smetterà di cercarla! Era bellissima la mia Thea, Signor
Commissario era una di quelle che quando la vedi per la
prima volta, ti rimane impressa nella mente e nell’anima
e non te la scordi più! Era una mamma modello ed era
affezionata a me. Vivevamo insieme da cinque anni, era
così dolce, tenera, affettuosa… Mai potrò dimenticarla!
L’avevo conosciuta nell’estate del 2014. Ricordo
ancora quella sera, ero in un locale a Nettuno, al
tempo, come ora, mi guadagnavo da vivere suonando nelle
balere. Ero al pianoforte, mi esibivo sotto una veranda
in riva al mare per un gruppo di Moldavi. Sono belle le
moldave sa, bionde, alte, occhi azzurri e piene di vita.
Ok ok non tergiverso, mi attengo ai fatti e cerco di
raccontarle l’essenziale. Era una serata come un’altra
per me, ma tra quelle bellissime ragazze che ballavano,
ridevano e flirtavano con i loro compagni di viaggio
c’era una signora bionda che non mi staccava gli occhi
di dosso. Io l’avevo notata, ho l’occhio lungo per
queste cose… Ad un tratto col suo calice di vino in mano
mi è venuta vicino, io stavo suonando la canzone di
Francesco Renga “Il mio giorno più bello nel mondo” se
la ricorda? Era la più ascoltata di quell’estate.
Lei ha appoggiato i suoi gomiti sul piano, mi ha
sorriso e poi ha chiamato il cameriere e mi ha offerto
da bere. Dio com’era sensuale con quel colore di pelle
rosa come si abbronzano le donne dell’est, ha presente?
L’occhio mi è caduto immediatamente sulla sua scollatura
abbondante e sinceramente mi accorsi che non portava il
reggiseno. Lei ha atteso che finissi di suonare quella
canzone e poi, in un italiano stentatissimo, mi ha
pregato di suonare per lei “Il cielo in una stanza”.
L’ultimo mio pensiero in quel momento era deluderla per
cui obbedii all’istante.
Mentre suonavo lei mi
guardava in un modo particolare, insomma Signor
Commissario un uomo sente quando… insomma ha capito
vero? Ero sconvolto, ma stavo lavorando e la mia
posizione mi impediva di flirtare con le ragazze per cui
dopo aver terminato il pezzo mi sono preso una pausa. Mi
sono alzato, le ho sorriso e sono andato da solo verso
la spiaggia per prendere una boccata d’aria, ma con mia
sorpresa, dopo qualche minuto, ho sentito i suoi passi
dietro di me. Beh si ci speravo… Mi sono voltato e l’ho
guardata, praticamente un angelo biondo avvolto in uno
scialle azzurro come i suoi occhi. Aveva i capelli
sciolti, Dio come era bella Signor Commissario! Portava
una camicetta gialla e un paio di jeans corti. Abbiamo
camminato per un po’ in silenzio fianco a fianco, la
lingua ci impediva di comunicare, ma poi quando eravamo
ben distanti dal locale, si è fermata, è venuta davanti
a me, mi ha messo le braccia al collo e mi ha baciato. È
stato un bacio intenso, lungo. Poi, guardandomi negli
occhi, mi ha detto: “Voglio fare l’amore con te.” Per
via della lingua, ma soprattutto per lo stupore, ci misi
un po’ a capire, ma poi dietro un barcone ci siamo
spogliati completamente e siamo stati insieme. È
stato fantastico, mai mi era successa una cosa così.
Subito dopo l’amore però lei ha cambiato
atteggiamento, si vedeva che era nervosa ed ha iniziato
ad agitarsi. Solo dopo intuii che era sposata e in quel
locale, in mezzo al gruppo di Moldavi, c’era anche suo
marito. Le ho detto che era pazza, lei ha sorriso, ma
non so se avesse capito bene, comunque ci siamo
rivestiti in fretta e mentre tornavamo verso il locale
le ho dato il mio numero di telefono. Quando siamo
tornati nessuno si era accorto della sua assenza, tanto
meno suo marito, per cui come se nulla fosse accaduto si
è rimessa in mezzo al gruppo a ridere e cantare mentre
io al piano ho ripreso a suonare il mio solito
repertorio.
Questo è stato il nostro primo
incontro Signor Commissario. Quando sono tornato la sera
dopo, con la speranza di rivedere Thea, il mio angelo
biondo, sono rimasto deluso, di lei e del gruppo neanche
l’ombra. Dal padrone del locale ho saputo che avevano
lasciato l’albergo la notte stessa per fare rientro in
Moldavia. Quella sera ho suonato per un gruppo di
giapponesi, ma per tutta la sera non ho smesso di
pensare a lei, alla mia Thea, ricordo che ho suonato più
volte il “Cielo in una stanza” dedicandole parola per
parola.
Poi sono passate alcune settimane, forse
tre mesi, era già autunno e ormai non pensavo più a lei
quando una mattina verso le otto ho sentito il mio
telefono squillare. Era lei! Ero ancora insonnolito, sa
col mio lavoro faccio spesso tardi la sera e la mattina
dormo fino a mezzogiorno. Mi ha detto: “Vincenzo, come
stai?” ed io mi sono accorto che stranamente riusciva a
cucire insieme qualche parola di italiano, poi tempo
dopo ho saputo che in quei tre mesi aveva fatto un corso
accelerato di italiano. Certo lo parlava a stento e
durante quella telefonata ho capito soltanto che era
intenzionata a venire in Italia: “Vincenzo se no
problema io domani vengo Roma!” Ero sorpreso, ma felice.
Al tempo avevo 32 anni. Ero tornato da poco single,
con la mia ex compagna avevamo deciso di prenderci una
pausa di riflessione. Vivevo da solo nella mia casa di
Trastevere ereditata dalla mia nonna materna e
frequentavo segretamente e senza alcun legame
sentimentale una signora sposata di 56 anni che avevo
conosciuto in un ristorante al Circeo durante una mia
serata. Durante quella telefonato molto disturbata ho
solo capito che il giorno dopo avrebbe preso l’aereo
dall’aeroporto di Chișinău e che sarebbe arrivata nel
pomeriggio in Italia all’aeroporto di Roma Ciampino.
Dapprima ho pensato ad una fuga d’amore o ad una
vacanza di qualche giorno, non sapevo nulla di lei
tranne il fatto che aveva sei anni più di me, che era
laureata in Economia e sposata, ma quando l’ho
incontrata all’aeroporto mi sono subito reso conto che
aveva lasciato definitivamente il suo paese, il lavoro
di insegnante a Chișinău e suo marito sposato da sette
anni. Insomma ad una esistenza di stenti aveva preferito
un viaggio al buio nella speranza che io fossi ancora
disponibile.
Signor Commissario, quando l’ho
vista seduta nella sala d’attesa dell’aeroporto di
Ciampino, mi sembrava di vivere un sogno. Portava un
cappello di paglia rosso, un vestito a fiori bianco e
arancio, sembrava una farfalla. L’ho chiamata da
lontano, lei si è alzata e sorridendo mi è corsa
incontro e mi ha abbracciato. Siamo rimasti così per
alcuni minuti e senza preoccuparci degli altri ci siamo
persi in un bacio di qualche minuto. Per la prima volta
in vita mia mi sono accorto di essere innamorato! Ed è
stato subito amore. Lei, abbandonando genitori,
fratelli, marito e la sicurezza di un posto fisso, aveva
scelto me ed io mi ero volentieri fatto scegliere.
Siamo andati a casa mia e invece di fare l’amore con
mia sorpresa mi ha chiesto di suonare per lei ovviamente
il “Cielo in una stanza” e poi è voluta uscire, voleva
respirare l’aria e i colori di Trastevere, mangiare un
panino sui gradini della fontana in piazza, perderci tra
i vicoli umidi e guardare le cianfrusaglie degli
ambulanti. Era felice e curiosa di tutto, rideva, ad
ogni passo mi baciava, mi stringeva forte, mi diceva
parole incomprensibili, ma io percepivo solo la parola
amore. Era decisamente la mia donna, quella che
aspettavo da sempre, la Musa delle mie canzoni e i
diesis che non riuscivo mai trovare.
Signor
Commissario sono stati cinque anni bellissimi e
nonostante i problemi economici eravamo sereni e felici.
Io lavoravo solo d’estate, d’inverno mi adattavo a fare
alcuni lavoretti e di certo non navigavo nell’oro, poi
quando è nata Nadia, era il 2018, abbiamo iniziato ad
avere grosse difficoltà per cui lei, nonostante fosse
laureata con il massimo dei voti, ha cercato un lavoro
aiutandomi così a mantenere la famiglia. Lei ha una
bella presenza, è una donna solare, dinamica, una gran
lavoratrice ed è sempre sorridente per cui non le è
stato difficile trovare un posto come cameriera in un
ristorante qui a Trastevere. Sapeva farsi volere bene e
si è distinta subito per l’impegno e la serietà
diventando presto preziosa per il titolare e i suoi
colleghi. Pensi che il titolare dopo solo un mese di
lavoro le aveva affidato addirittura le chiavi e le
password di sicurezza del locale!
Come mamma era
affettuosissima e come moglie era attaccatissima a me.
Dopo aver ottenuto il divorzio dal marito avevamo deciso
di sposarci, ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo. Lo
so, lo so, Signor Commissario, detta così sembra una
storia di Beautiful, ovvio che ogni tanto ci fossero
degli screzi, dei litigi per futili motivi, del resto
lei era una persona molto indipendente, nessuno mai le
avrebbe potuto mettere il cappello in testa. Tra me e
lei si notavano le differenze: io mediterraneo e geloso,
lei spirito indipendente e voglia di vivere a pieno la
sua vita. Io mi accontentavo di vivere con poco, vivevo
della mia arte, ma lei no, lei voleva diventare ricca!
Ma non la biasimavo, col suo passato di miseria alle
spalle, ritenevo giusto che la pensasse in quel modo.
A volte sembrava assente, assorta nei suoi pensieri,
e a mia domanda rispondeva che anche se mi fossi
sforzato non avrei mai potuto capirla. Certo mi faceva
male quella risposta, ma la capivo, lei aveva fatto
delle scelte coraggiose, era venuta in Italia, scappata
per amore, ma ovvio che quando la vedevo triste e
pensierosa mi chiedevo se la ragione di quella fuga
fosse stata davvero per venire da me o più semplicemente
fuggire da suo marito e sognare una vita agiata che io
non potevo offrirle. Sicuramente ero stato la sua ancora
di salvezza, del resto in Italia non conosceva nessuno e
dopo tre anni di convivenza, ma soprattutto quando ha
iniziato a lavorare mi sono accorto rapidamente che le
cose stavano cambiando. La vedevo più sicura di se
stessa e percepivo la strana sensazione che mi stesse
sopportando. A letto poi non si concedeva più, raramente
facevamo l’amore. Credevo fosse per la maternità, ma poi
la cosa era continuata tanto che quando la sera nel
letto mi avvicinavo dicendole che avevo desiderio di
lei, mi rispondeva sprezzante di trovarmi un’amante o
farlo a pagamento. “Tu sei pazza!” Le dicevo. “Che c’è
di male fare l’amore con una puttana?” Mi rispondeva
pentendosi subito dopo. Poi mi veniva vicino e allora si
concedeva limitatamente, insomma non voleva essere in
alcun modo penetrata. Tra l’altro al tempo aveva
conosciuto un gruppo di moldave molto più giovani di lei
ed aveva ripreso a parlare la sua lingua e con
difficoltà parlava in italiano con me per cui una sera
ho deciso di seguirla, il sospetto che avesse un altro,
ossia che avesse conosciuto un suo connazionale, non mi
faceva dormire la notte.
Ero tanto innamorato di
lei che forse davvero non riuscivo a rendermi conto di
quanto fosse cambiata e solo dopo la sparizione ho messo
insieme una serie di elementi e iniziai a pensarci senza
però arrivare ad una conclusione. Aveva iniziato a
comprarsi una serie infinita di vestiti e scarpe, andava
spesso dal parrucchiere e dall’estetista, insomma tutte
cose che una cameriera non si sarebbe potuto permettere.
Il mio lavoro mi portava spesso fuori e le poche volte
che ero in casa, lei riceveva diverse telefonate ogni
giorno. Diceva che erano chiamate delle sue amiche, ma
in realtà erano telefonate brevissime. Ma, Signor
Commissario, cosa avrei dovuto pensare?
Comunque
quella sera, nonostante la bimba avesse qualche linea di
febbre, l’ho presa dal letto, l’ho vestita ed ho pensato
bene di farla uscire e portarla da mia madre. Poi col
fiato in gola ho fatto un giro, mi sono seduto ad un bar
per perdere tempo e poi sono andato al locale dove
lavorava su per giù all’ora di chiusura. Erano circa le
due di notte. Quando arrivai il locale era con le
serrande abbassate e l’insegna spenta, sono entrato lo
stesso, ma non l’ho vista e allora ho chiesto al
titolare dove fosse Thea. Lui mi ha guardato da capo a
piedi, poi con un sorriso ironico mi ha risposto: “Beh è
un po’ tardi per trovarla qui! Non ti pare?” Non ho
capito bene e quando gli ho detto che ero il marito lui
con modi sbrigativi ha aggiunto semplicemente che era
andata via, ma non ricordava esattamente l’ora.
Allora l’ho chiamata al telefono. Ricordo che ci ha
messo parecchio per rispondermi. Le ho chiesto a brutto
muso dove fosse e lei candidamente credendo fossi a casa
mi ha risposto: “Sono al lavoro, tra mezz’ora sono a
casa.” Agitato non poco le ho detto che ero fuori da
locale e di lei neanche l’ombra. A quel punto ha
interrotto bruscamente la telefonata. Ho provato a
richiamarla ma senza esito. Come impazzito giravo per le
strade intorno al ristorante con la speranza di
incontrarla, ma davvero non sapevo cosa pensare e
soprattutto cosa stesse facendo e dove fosse andata. Mi
ha richiamato dieci minuti dopo indicandomi di vederci
in Piazza San Cosimato.
Signor Commissario non so
se lei conosce Roma, ma quella piazza è fuori mano
rispetto al tragitto che solitamente lei faceva per
tornare a casa. Insomma mi sono recato lì e l’ho
aspettata. Lei, nonostante i suoi tacchi alti, è
arrivata di corsa e trafelata. Era sfuggente, agitata,
nervosa, mi ha detto che era uscita prima per prendere
una boccata d’aria e che lo faceva praticamente tutte le
sere. Mentre parlava l’ho guardata bene, aveva la gonna
e la camicetta sgualcite e il trucco stropicciato. Non
l’avevo mai vista così, la mia Thea sempre perfetta e a
modo, mi pareva davvero un’altra persona. Lei cercava di
sviare le mie domande e mi accusava di aver fatto uscire
Nadia da casa nonostante fosse febbricitante.
Prima di tornare a casa siamo andati a prendere la
bambina, ma quella notte abbiamo litigato per tutto il
tempo, lei non riusciva a darmi una spiegazione ed io
non riuscivo a bere quella menzogna, sentivo che la
verità era un’altra e forse come succede in questi casi
solo io non me ne rendevo conto. Pensavo davvero che
avesse un altro uomo e verso l’alba gliel’ho chiesto di
nuovo. Lei ha negato, ha pianto, urlato dicendomi che le
stavo togliendo l’aria e che non avrei mai potuto
capirla, ma io ero pazzo, non mi volevo arrendere,
addirittura le ho annusato le mutandine e poi non
contento le sue intimità per capire se avesse fatto
l’amore.
Il giorno dopo ci ha svegliati la bimba
piangente, aveva 38 e mezzo di febbre e abbiamo chiamato
il medico che si è presentato solo a sera tardi. Beh sì,
ero agitato e intrattabile, mi sentivo in colpa, ricordo
che addirittura le ho chiesto scusa per aver fatto
uscire Nadia. Comunque il medico ci ha prescritto delle
medicine, dicendoci di non preoccuparci.
La
mattina successiva, Thea si è alzata molto presto, Nadia
era nel suo lettino e aveva ancora la febbre, ma aveva
smesso di piangere. Thea prima di uscire per andare in
farmacia l’aveva abbracciata forte. La cosa mi era parsa
strana anche perché mi ero accorto che inspiegabilmente
stava piangendo. Ho pensato che forse ero stato troppo
brusco con lei e che dovevo mettere un freno alla mia
gelosia. Thea intanto era uscita, senza salutarmi,
lasciando a casa il telefono, i documenti, l’ultimo
stipendio che aveva preso la sera prima e portando con
sé solo lo stretto necessario per acquistare le
medicine.
Sarebbe dovuta tornare qualche decina
di minuti dopo, giusto il tempo di prendere le medicine.
Ed invece niente. L’ho aspettata per tutta la mattina
poi sono uscito, giravo per Trastevere, annusavo la
strada per sentire il suo profumo, domandavo ad ogni
persona che incontravo se avesse per caso visto una
bella donna, alta, bionda, appariscente. Nel pomeriggio
poi, su consiglio dei miei, sono venuto qui al
commissariato. Lei non c’era Signor Commissario. Volevo
denunciare la scomparsa, ma una sua collega tanto carina
mi ha detto che era ancora troppo presto. Mi ha
consigliato di tornare a casa e stare tranquillo: “Vedrà
che sua moglie tornerà prima di cena!” E invece Signor
Commissario ancora l’aspetto!
Il giorno dopo sono
tornato in farmacia, dalla videocamera di sorveglianza
posta fuori dal negozio ho visto Thea entrare, comprare
le medicine, poi però invece di far rientro a casa si è
allontanata in senso opposto, è entrata in una
tabaccheria per acquistare un biglietto dell’autobus,
poi è uscita, ha fatto venti metri, ha alzato la testa e
quando ha visto il tram arrivare si è girata ed è andata
verso la fermata di corsa e ha preso il mezzo, l’8
quello che va verso la stazione. Qui si perdono le sue
tracce. Da quella mattina non so più nulla di lei. Ecco
Signor Commissario quella è l’ultima volta che ho visto
Thea, ma io ancora mi chiedo: “Ma se davvero voleva
fuggire perché ha preso le medicine?” Prego Dio che non
le sia successo nulla!
No, Signor Commissario,
forse lei lo sta pensando e non me lo dice, allora
glielo dico io, Thea è una donna piena di risorse, piena
di vita, no no non si è tolta la vita, lo escludo a
priori, lei è solo una vittima, ma non so di cosa. Forse
sì, anzi sicuramente d’amore, ma è colpa mia, sono io
che l’ho indotta, io che l’ho delusa, lei voleva solo
stare bene e scacciare i fantasmi del suo passato.
Purtroppo negli ultimi tempi litigavamo spesso ed io
l’accusavo di essere fredda ed avida di denaro, le
dicevo che avrebbe dovuto trovarsi un uomo ricco che
l’avrebbe capita e mantenuta, non so, un suo
connazionale, un uomo più maturo di me oppure, visto il
suo legame col suo paese d’origine, tornare indietro e
ricominciare.
Voi avete analizzato il suo
telefono e sapete che sono stati trovati vari messaggi,
provenienti da diversi numeri, un numero anche moldavo.
No no non credo fosse il suo ex marito, sicuramente un
uomo incontrato qui. Dapprima erano messaggi solo da e
verso questo numero. Diceva di non stare bene, che non
le piaceva il lavoro anche perché la paga era troppo
misera. Messaggi a tutte le ore, lui la chiamava tesoro,
ma non credo ne fosse innamorato, era solo un amico,
niente di più. Le scriveva: “Sei bella, meriti molto di
più che fare la cameriera! Se vuoi io posso aiutarti.”
Lei rispondeva: “Ci sto pensando, dammi tempo, non sono
ancora pronta!” Ecco, non so bene perché ci dovesse
pensare e perché non fosse pronta, ma mi chiedo perché
non ne abbia parlato con me, anche io del resto avrei
potuto aiutarla. Ho un amico che fa il direttore alla
Conad, e lei avrebbe potuto fare la cassiera o non so
l’addetta alle vendite.
Poi però i messaggi si
sono interrotti e quel numero è sparito dalla rubrica.
Da quel momento solo messaggi provenienti da altri
numeri, ma molto più brevi e freddi del tipo: “Ci
vediamo alle ore…” Oppure: “Oggi non posso, facciamo
domani…” Oppure: “Mi ha parlato di te un amico,
vediamoci.” Sembrava come fossero dei banali
appuntamenti. Insomma aveva smesso di frequentare il
tizio e secondo me aveva iniziato a frequentare un
gruppo di connazionali, ma di una cosa sono sicuro: Thea
non mi tradiva, Thea non l’avrebbe mai fatto, era solo
una piccola depressione che cercava di combattere
respirando le sue origini. Sono convinto che non mi
abbia mai messo le corna, anche quella sera, quando sono
andato a prenderla al locale, aveva la gonna
stropicciata, il rossetto sbafato, ma no no, sicuramente
avevano solo parlato con qualche sua amica. Quella sera
quando avevo annusato le sue mutandine, mi ero accorto
che erano bagnate e odoravano di sesso, ma Signor
Commissario, sono sicuro che era solo sudore, si era
agitata tanto quando l’avevo chiamata al telefono e
avevo scoperto l’ora di chiusura del locale e le sue
bugie.
Ancora oggi, ogni tanto, ricevo telefonate
e messaggi muti sul telefono. Sicuramente è lei che mi
sta chiedendo aiuto. Forse vorrebbe chiedermi come sta
la bimba. Lei sta bene, ora vive con mia madre, cresce
ed assomiglia sempre di più a Thea! Vuole vedere le foto
Signor Commissario? Comunque quelle chiamate provengono
dall’Italia per cui non è tornata in Moldavia. Mi spiace
tanto, l’ho delusa! Lei forse credeva di trovare il
Paradiso qui in Italia e invece si è dovuta accontentare
di uno squattrinato pseudo artista e a quel punto si è
dovuta adattare a fare la cameriera, ma, come diceva il
suo amico, era troppo bella per quel lavoro. Si è vero
all’inizio non avevamo soldi, ma io la trattavo come una
regina, ero geloso sì e a lei questa cosa dava molto
fastidio, ma non avevo altro modo per dimostrarle quanto
l’amassi. Poi le cose sono cambiate, non bisticciavamo
più per soldi, ma come le ho detto, a letto si negava,
diceva spesso che era stanca e che se davvero ne avessi
avuto voglia mi sarei dovuto cercare un’amante. Non
l’avrei mai fatto Signor Commissario, io amavo Thea, la
mia meravigliosa Thea, il mio angelo biondo, il mio
cielo in una stanza. Anche ora che è passato tanto
tempo, non ne sento il bisogno di andare con un’altra
donna.
Signor Commissario perché è tanto paziente
con me? Sicuramente la sto annoiando, ma Thea mi manca
da morire. Perché mi chiede se ho avuto sentore che
avesse cambiato lavoro? Lei sa qualcosa e non me lo
vuole dire! Avete fatto ulteriori indagini? Ha parlato
con i suoi colleghi del ristorante? A me non hanno
voluto dire niente. Sono tornato più volte in quel
locale, ma ho avuto una strana sensazione come se
avessero le bocche cucite. Tra l’altro quella notte che
sono andato al locale mi è parso strano l’atteggiamento
del titolare e soprattutto essere trattato in quel modo
così sbrigativo. In fin dei conti ero solo un marito
disperato che stava cercando la propria moglie! Credo
che lui sapesse e poteva anche dirmelo no? Thea del
resto non stava facendo nulla di male. Dopo il lavoro
aveva solo bisogno di respirare una boccata d’aria pura,
farsi una passeggiata, certo sì molto lunga, addirittura
di due, tre ore e soprattutto a quell’ora tarda. A me
sarebbe andato bene anche così, avrei represso la mia
stupida e insensata gelosia perché l’importante era
sentirla tornare a casa!
Signor Commissario
perché mi chiede se mi sono mai chiesto cosa facesse in
tutto quel tempo? Cosa c’è di male? Mi chiedo se davvero
avesse cambiato lavoro perché mai non me lo avrebbe
dovuto dire? Beh sì ultimamente avevo notato delle
stranezze, quegli strani appuntamenti, si truccava
pesantemente e i soldi non le mancavano. Aveva sempre
tanti contanti in borsa, lei si giustificava dicendo che
erano delle sue amiche e lei si faceva carico di fare da
tramite e spedirli alle loro famiglie in Moldavia.
Signor Commissario lo sa vero che potrebbe essere
morta ed io non ho saputo niente? Si rende conto? Ma
perché scuote la testa? Perché mi dice che non devo
preoccuparmi e non devo pensare al peggio. Non capisco,
allora lei sa qualcosa vero? Perché mi dice di
concentrarmi sul fatto che è entrata in farmacia prima
di scomparire? Gliel’ho detto, doveva comprare le
medicine per nostra figlia, del resto in farmacia si
comprano medicine, o sbaglio? E soprattutto perché mi
sta dicendo che una sera di queste, verso le due di
notte, devo farmi un giro lungo i viali dell’Eur? Io sto
cercando Thea o almeno sapere dove sia finita. E poi lì
all’Eur la sera tardi ci sono solo puttane, perché mai
dovrei? Ah sì capisco, ha ragione Signor Commissario,
devo distrarmi vero?
FINE |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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