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Adamo Bencivenga
È dritta la calza?
Photo Natalia Ciobanu
Micol e Luke sono nella
loro camera da letto della bella villa del padre di lui.
Vivono da molti anni in quella casa insieme al fratello
di Luke e sua moglie. Micol si sta preparando per
uscire, Luke invece è disteso sul letto e si scola
l’ennesimo bicchiere di whisky.
Micol:
Tesoro, è dritta la calza? Luke: La riga è
perfettamente dritta e tu sei bellissima. Micol: Oh
grazie, sei gentile. Luke: Lo sai che ti ho sposato
solo per quelle belle gambe! Micol: Devo considerarlo
un complimento? Luke: Fai tu…
Lei si siede
davanti allo specchio e si trucca. Luke: Stai
uscendo? Micol: Ho appuntamento tra un’ora con la mia
amica Fanny, posso prendere la macchina? Luke: A me
non serve…
Micol si guarda allo specchio,
finisce di truccarsi, si alza, rovista nella borsa, si
risiede, si pettina, poi torna dal marito. È nervosa, fa
per parlare, si vede che ha qualcosa da dire.
Micol: Mi sembra chiaro a cosa miri tuo fratello!
Luke: Non lo so Micol, dimmelo tu a cosa mira… Micol:
Dio quanto sei indolente! Luke: Tu intuisci prima
perché sei molto più intelligente di me. Micol: Chi
gioca a fare lo stupido alla fine ci diventa! Luke:
Come sei noiosa!
Micol non riesce a
trattenersi. Micol: Te lo dico io qual è il suo
obiettivo. Lui e la sua cara mogliettina non si
accontentano della loro parte, ma vogliono soffiarti
tutta l’eredità di tuo padre. Luke: E perché mai?
Micol: Perché la ricchezza di tuo padre è indivisibile!
Luke: Ma c’è ancora tempo no? Mica è moribondo mio
padre! Micol: Lo sanno tutti che tuo padre non vivrà
a lungo. Luke: Sai anche questo? Vedo che sei bene
informata!
Lui ride. Micol: Luke tu
neanche davanti ad una disgrazia riesci a fare il serio!
Luke: Credi davvero che papà stia per morire? Micol:
Non ne sei convinto? Luke: I risultati delle analisi
non sono peggiorate ed i medici hanno detto che vivrà a
lungo. Micol: Ti fai illusioni. Certe cose vanno
guardate in faccia. Lo hanno tenuto in clinica per due
mesi, significherà qualcosa no? Luke: Lo sapremo.
Luke si alza e si riempie il bicchiere di
whisky. Micol: Mentre tu passi le tue giornate
perennemente ubriaco, tuo fratello si dà da fare, lui le
conosce bene le condizioni del padre e vuole tutta
l’eredità per sé. Luke ascoltami, ne vale del nostro
futuro, cerca di disintossicarti, almeno rimani sobrio
per qualche mese, cavolo! Luke: Ma io non sono
drogato. Micol: Drogato no, ma alcolizzato sì.
Guardati sei una larva d’uomo, non ti reggi in piedi.
Micol gli va vicino, lui la respinge.
Micol: Dammi quel bicchiere! Luke: Ma tu sei
completamente pazza! Micol: Se non lo vuoi fare per
te, fallo per me. Lo sai benissimo che il tuo amato
fratellino vuole toglierti di mezzo e se mette le mani
sull’eredità ci toglierà i viveri. So già che ha
consultato un avvocato, vuole dimostrare che sei
inaffidabile e che non puoi gestire il patrimonio.
Luke: E tu come lo sai? Micol: Lo so mio caro, io non
dormo come te. Del resto ha già cominciato. Hai visto
come si comporta da padrone? Luke: Confermo… tu sei
tutta matta e stai farneticando. Micol: Luke guarda
in faccia la realtà, tu non hai niente, non lavori, hai
solo tanto whisky in corpo e non credo che con quello
riusciamo a vivere. Quindi per il tuo amato fratellino
sarà un gioco da ragazzi accaparrarsi l’intero capitale.
Luke si rimette disteso sul letto.
Micol: Ma guardati intorno, non abbiamo una casa, non
abbiamo niente. Viviamo relegati in questa stanza come
fosse un albergo, alle spalle di tuo padre finché lui
ovviamente rimarrà in vita. Poi mi chiedo cosa faremo…
Luke: Beh non sei contenta? Vivi come una diva di
Hollywood senza esserlo. Micol: Tesoro io non mi
faccio mettere i piedi in testa da tuo fratello! Capito?
E non sarò mai la serva di tua cognata! Luke: Tu sei
bella e altezzosa chi mai ti prenderebbe come domestica!
Micol: Ti detesto!
Luke ride, Micol va di
nuovo davanti allo specchio. Si alza la gonna e si
sistema i gancetti del reggicalze. Micol: Sono
dritte le calze? Luke: Ma sì che sono dritte, sei uno
schianto! Micol: Tesoro abbiamo solo una carta da
giocarci. Tuo padre è una persona intelligente e molto
sensibile, stravede per noi e detesta l’ambizione e
l’arrivismo di tuo fratello e sua moglie. Io invece gli
piaccio molto. E dobbiamo sfruttare questa carta.
Luke: E da cosa lo hai capito? Micol: Da come mi
guarda, apprezza ancora le donne. Luke: Ne sei
sicura? Micol: Ne sono sicurissima! Luke: Questi
discorsi mi disgustano. Micol: Io invece trovo molto
interessante che un vecchio signore, gentile, cortese ed
affabile mostri una sincera ammirazione per sua nuora.
Luke: Micol smettila per favore, mio padre ha quasi
settantasette anni! Micol: E che vuoi che siano,
oggigiorno si è sempre giovani. Se non fosse per quel
male sarebbe in ottime condizioni.
Lui annusa
l’aria disgustato. Luke: Sento uno strano odore,
ma che profumo ti sei messa? Micol: Non ti piace?
Eppure ti dovrebbe ricordare qualcosa. È la marca che
usava tua madre. Luke: Infatti sa di antico! Come
quelle calze del resto…
Luke si scola
l’ennesimo bicchiere. Micol: Ti ho detto di non
bere, cavolo! Luke: Credi che io abbia altri
interessi oltre a questo? E se smettessi con cosa lo
sostituirei? Micol: Con me ad esempio. Un tempo ti
piacevo. Luke: Micol per favore, lascia perdere.
Micol: Sì non sarò fresca come un tempo, ma al contrario
di te sono ancora sveglia e vigile. Luke: Non
capisco cosa c’entri tutto questo con mio fratello!
Micol: Tuo fratello credeva di aver fatto colpo perché
aveva sposato quella megera aristocratica e aveva dato a
tuo padre quelle tre bestioline, o scusami tre nipotini.
Luke: Micol ti devi arrendere all’evidenza perché in
effetti gli ha regalato tre nipoti maschi. Micol: Beh
io non gli ho dato nipoti, ma sono la nuora più bella.
Luke: Se è per questo non sei neanche aristocratica.
Micol: Beh tu sai dove mi hai conosciuta. Luke:
Appunto. Micol: Ma ero bella, ti svenavi per venire
con me. Luke: Acqua passata.
Micol si
guarda di nuovo allo specchio. Micol: Sono
dritte le calze, tesoro? Luke: Oddio Micol, per
favore! Sì sì sono drittissime e tu hai delle gambe
favolose! Micol: Non ti alterare! Perché mi guardi
così? Luke: Ma io non ti sto guardando. Micol: E
allora perché dici che sono dritte? Luke: Perché le
conosco a memoria! Micol: Già sono anni che non mi
guardi, per te sono semplicemente una minestra
riscaldata, ma se non mi guardi tu potrebbe farlo
qualcun altro. Luke: Smettila, non mi fai ingelosire.
Micol: No che non la smetto, se non ti imponi tu, lo
farò io. Voglio che le cose tra noi vadano meglio, non
possiamo continuare a commiserarci. Tuo padre se ne
accorgerebbe e sarebbe una tragedia, sarebbe lui stesso
a disereditarci. A quel punto è meglio stare soli.
Luke: Vorresti vivere sola?
Micol si siede
sul bordo del letto. Micol: No che non voglio,
il mio posto è qui, in questa casa insieme a te.
Ovviamente senza tuo fratello tra i piedi. Luke: Ma
questa non è casa nostra, viviamo con mio padre forse te
lo sei dimenticato. Micol: Non me lo sono
dimenticato, per questo te ne sto parlando. Anzi, voglio
che in qualche modo diventi mia, nostra. Luke: Non ci
pensare affatto. Vedrai cercherò un lavoro ed andremo
via di qui. Micol: Tu un lavoro? Non ci credo neanche
se ti vedessi. Luke: Non vedo alternative.
Micol si alza di nuovo. Micol: Tesoro
guardami, dimmi se è dritta la calza, guardami le gambe,
ho 47 anni ed anche se non mi desideri non puoi pensare
che nessuno sia interessato a me. Luke: Non ti ho
mai impedito nulla, sei libera di fare quello che vuoi,
uscire, tornare all’ora che desideri. Se fossi stato
geloso non ti avrei sposata, non credi? Micol: Ma
quello fa parte del passato. Luke: Prima o dopo che
conta? Micol: Ma a me non interessa quella libertà.
Luke: Tu sei ossessionata dal denaro. Micol: E tu
dalla bottiglia. E poi che c’è di male? Non sono una
ladra, sono solo una moglie insoddisfatta che credeva di
aver sposato un uomo ricco. Luke: Mi spiace di aver
infranto i tuoi sogni. Del resto tu non hai sposato me,
ma questa villa con giardino, domestici e piscina.
Micol: Ora sei ingiusto con me. Luke: Non sono
ingiusto, dico quello che penso e visto che ho
conosciuto la ricchezza non mi dispiacerebbe affatto
farne a meno. Come vedi non fa la felicità… Micol: Tu
sei pazzo. Sarò io a prendermi cura di te. Vedrai, in
modo o nell’altro convincerò tuo padre e lui metterà le
cose a posto in questa casa. Luke: E tu che ne sai,
come fai ad esserne così sicura? Micol: Del resto lui
è vedovo e se non fossi sua nuora… Luke: Smettila ti
ho detto!
I due rimangono in silenzio per
alcuni minuti. Micol è pensierosa. Micol: Non
ti arrabbi se ti dico una cosa? Luke: Ne stai dicendo
tante e non tutte intelligenti purtroppo. Micol:
Visto che mi detesti allora te lo dico senza remore. Mi
ha baciata! Luke: Chi ti ha baciata? Micol: Tuo
padre. Luke: Non ci credo, sei sempre mia moglie.
Anche se non abbiamo rapporti da secoli, e lui
ovviamente non può saperlo… Micol: Ti dico che è
vero! Io non perdo tempo come te. Luke: E quando ti
avrebbe baciata? Micol: Tesoro mi hai detto tu che
posso uscire quando voglio e con chi voglio… Luke:
Che c’entra questo con mio padre? Micol: Se alle
volte ti degnassi di fare uno più uno ti accorgeresti
che ogni tanto fa due. Luke: Non ti seguo… Micol:
Non ti sei accorto che una settimana fa quando ti ho
detto che uscivo con Fanny casualmente anche tuo padre
non era in casa? Luke: Cosa vuoi dirmi che sei uscita
con lui?
Micol non risponde. Luke si alza e
beve direttamente dalla bottiglia. Ora è curioso e
infastidito. Luke: Da quanto dura questa storia?
Micol: È iniziata una decina di giorni fa. Luke: E
cosa avete fatto? Micol: Ci siamo incontrati al
Beverly Hotel, dove per la precisazione sto andando ora.
Luke: Avete fatto l’amore? Micol: Lui vorrebbe, ma
viste le sue condizioni ho paura. Luke: E come è
cominciata? Micol: Qui in casa, tu non ti accorgi di
niente. Una sera sei salito qui in camera, noi siamo
rimasti a tavola e poi ci siamo seduti sul divano. Il
fuoco era acceso, la televisione muta, fuori pioveva,
abbiamo bevuto qualcosa, poi senza pensarci ho
accavallato le gambe e lui non ha resistito. Ha iniziato
a farmi apprezzamenti. Mi ha detto che anche tua madre
da giovane aveva belle gambe e un seno generoso come il
mio. Luke: Tutto qui? Micol: Non la smetteva più
di farmi complimenti. A me faceva piacere e devo dire
che al contrario di te adora questo tipo di calze velate
e soprattutto la carne che le riempie. Insomma alle fine
ha allungato le mani e ci ha provato. Luke: E tu ti
sei fatta subito toccare immagino… Micol: Ovviamente
gli ho fermato la mano e a quel punto mi ha dato un
bacio sulla guancia, ma il più era fatto. Mi diceva che
ero una donna affascinante e che se non fossi stata sua
nuora... Luke: Poi? Micol: Poi niente, gli ho
detto che avevo sonno e sono salita in stanza, tu
dormivi, ma io sono rimasta a pensare tutta la notte. Ho
cercato anche di svegliarti e ti ho chiesto anche di
fare l’amore, ricordi? Ma tu mi hai guardata come fossi
un’aliena e ti sei girato dall’altra parte. Luke: Eri
eccitata? Evidentemente le attenzioni di mio padre
avevano smosso qualcosa… Micol: Non era per quello,
in fin dei conti era un’opportunità. Il giorno dopo gli
ho scritto due parole di ringraziamento per la sua
attenzione dietro il biglietto da visita del Beverly
Hotel… Luke: Conosci bene quell’hotel vero? Micol:
Con te non ci sono mai stata. Luke: Lo so. Micol:
Ovviamente non ho dimenticato di appuntare su quel
bigliettino giorno e ora. Luke: E lui è venuto
all’appuntamento? Micol: Ho aspettato circa mezz’ora
e quando credevo di aver perso le speranze si è
presentato con ventiquattro rose gialle, il mio colore
preferito! Luke: Tu com’eri vestita? Micol: Come
adesso. Luke: Piuttosto provocante direi… Micol:
Siamo rimasti a parlare nella hall, poi siamo saliti in
camera. A giudicare dalla sua intraprendenza si era già
dimenticato che ero sua nuora. Ti ripeto è ancora
giovane e non credevo mai avesse tutto quel vigore.
Luke: Insomma ci sei stata o no? Micol: Che
importanza ha? Comunque si è seduto sulla poltrona ed ha
iniziato a guardarmi. Mi ripeteva che avevo delle belle
gambe dritte. Poi ha voluto che mi spogliassi e quando
sono rimasta con la sola lingerie indosso mi ha baciata.
Luke: E tu? Micol: Ci siamo distesi sul letto, ma
quando siamo arrivati al dunque ho detto di no, ma ti
assicuro che era in una condizione smagliante… Luke:
Tu fai resuscitare anche i morti! Micol: Che battuta
macabra, smettila! Comunque è stato dolcissimo ed io mi
sono resa utile, ma senza fare l’amore. Luke:
Immagino come… Micol: Il rossetto rosso fa sempre un
certo effetto. Luke: Non voglio sapere i dettagli,
risparmiameli… Micol: Non mi dire che sei geloso!
Luke: Non è un fatto di gelosia, ma solo di decoro e tu
non conosci il limite della decenza.
Micol
appoggia un piede sul letto e si aggiusta di nuovo la
calza. Luke: E quindi ora che intenzioni hai?
Micol: Quindi niente, tesoro. Ora sto andando da lui e
volevo che tu sapessi. Luke: Nel senso che questa
volta non ti tirerai indietro? Micol: Non posso.
L’altra volta ho solo rimandato dicendo che avevo le mie
cose. Luke: Quindi oggi ti fai scopare? Micol: In
caso ci faccio l’amore.
Luke prende un’altra
bottiglia. Luke: Perché mi stai raccontando
questa storia? Che devo fare io? Micol: Io il mio
dovere lo sto facendo. Ora però tocca a te. Sinceramente
con lui posso farci l’amore, ma non posso parlare di
eredità. Non voglio che pensi che lo sto facendo per
interesse. Luke: Beh io ti conosco e so che non hai
mai fatto nulla per nulla. Micol: Io ti amo e non
voglio che tu finisca sotto qualche ponte. Luke: Noto
un sottile conflitto di interesse. Micol: Tuo padre è
ancora un uomo vigoroso e sono sicura che non rimarrò
insoddisfatta, ma il problema sei e resti tu! Luke: E
cosa dovrei fare? Micol: Ora non puoi più far finta
di non saperlo e stasera quando torneremo separati per
non dare nell’occhio, non avrai più scuse. Dopo cena
dirò che sono stanca e salirò qui in stanza, tu invece
devi intervenire, convincerlo che deve fare testamento e
sono sicura che non ti sarà difficile strappare le
migliori condizioni. Luke: Fammi capire tu ora stai
andando a scopare con mio padre ed io questa sera dovrei
sfruttare l’onda della vostra passione? Micol: Perché
no? Del resto non sei mai stato geloso di me. Luke:
Ma stai giocando con i sentimenti di un povero vecchio e
per giunta malato. Micol: Sto pensando al suo bene
presente e al nostro bene futuro. Luke: Se non ti
conoscessi, con quest’aria da crocerossina, penserei
davvero che lo stai facendo per il bene di tutti. E
invece sei semplicemente un’opportunista. Micol: Io
ti sto solo preparando la strada, che colpe avrei
sentiamo… Luke: Oh nessuna, tranne il fatto che da
fredda calcolatrice passi sopra ogni cosa. Micol: Se
ti avessi detto che lo amavo sarebbe stato peggio no?
Luke: Cosa intendi? Micol: Credi che non abbia
pensato a sbatterti fuori definitivamente dalla mia
vita? Luke: E come? Micol: Divorziando dal figlio
e sposando il padre, allora a quel punto davvero saresti
dovuto andare a cercarti una casa e un lavoro. Come vedi
invece, nonostante tu mi consideri una fredda
calcolatrice, ho pensato anche a te. Luke: Quindi ti
dovrei ringraziare? Mi tradisci con mio padre con
l’intenzione di mettere le mani sul malloppo di
famiglia. Micol: Dipende dai punti di vista. Luke:
Ma davvero ti scopa? Non ci posso credere… Micol:
Perché? Cos’ho che non va? Luke: Sei troppo scollata,
sembri una mignotta! Micol: A lui piaccio così. Non
ti sei accorto che ultimamente ho cambiato look?
Luke: Infatti mi chiedevo quale sbarbatello fosse caduto
nella tua ragnatela… Micol: E invece, come vedi, ho
fatto di meglio, mi dovresti ringraziare. Luke: Già,
la tua avidità non ha limiti e non parlo di sesso.
Micol: Senti scusa, ma ora sono in maledetto ritardo,
devo andare e non voglio farlo aspettare. Nel frattempo
alzati, fatti una doccia, smetti di bere perché stasera
ti voglio sveglio. Non ti chiederò mai più nulla.
Luke non risponde, guarda fuori dalla finestra.
Micol prende borsa, chiavi, soprabito ed occhiali da
sole. Si guarda di nuovo allo specchio prima di uscire.
Micol: Luke, per favore guardami! Luke: Cosa c’è
ancora? Micol: È dritta la calza?
FINE
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Il presente racconto è liberamente
ispirato a "La gatta sul tetto che scotta" (Cat on a
Hot Tin Roof) di Tennessee Williams, composta nel 1954.
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è
puramente casuale..
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