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Adamo Bencivenga
Era una notte di fine dicembre…
Photo Anna Koudella
Era una notte di fine dicembre insolitamente calda per Roma, soffiava una
leggera brezza dal fiume ed allora decisi di lasciare la macchina
parcheggiata davanti al ristorante e farmi una piacevole passeggiata a
piedi fino a casa. Certo non era un tragitto breve, ma avevo davvero
voglia di respirare quell’aria e smaltire quei troppi bicchieri di buon
vino rosso.
Avevo festeggiato il mio tanto agognato pensionamento
con i colleghi più fedeli ed ora fantasticavo come sarebbe stata la mia
nuova vita. Ero ancora indeciso a quale delle tante passioni dedicarmi,
ma di sicuro, pensavo, la mattina seguente non avrei sentito il rumore
fastidioso della sveglia e sarei rimasto comodamente a voltarmi nel mio
letto. Ero sereno, allegro, mi accesi una sigaretta e m’incamminai.
Saranno state più o meno le undici di sera quando, nel silenzio di
quella notte stellata, attraversando Ponte Margherita e dirigendomi verso
il mio quartiere, improvvisamente, sentii dietro di me un passo leggero di
donna e subito dopo un forte profumo dolciastro, dal sapore antico ed
estremamente femminile. Istintivamente voltai la testa ed ai miei occhi si
materializzò una meravigliosa signora con un cappello a cloche nero
impreziosito da un nastro rosa. Sotto una voluminosa pelliccia di volpe
indossava un vestito di seta scollato che metteva in mostra le sue forme
generose. Sembrava una diva americana uscita da chissà quale film tra le
due guerre. Notai l’altezza vertiginosa dei suoi tacchi e mi venne in
mente Joan Crawford nelle Peccatrici Folli.
Rimasi letteralmente a
bocca aperta e automaticamente mi fermai per ammirare quello splendore,
guardai oltre per scorgere la figura di un uomo, ma su quel ponte eravamo
gli unici due esseri viventi. Ovviamente non avrei mai voluto
importunarla, ma fu lei che mi sorrise e poi avvicinandosi mi chiese
l’indicazione di una strada.
“Signora, sono desolato… non conosco la
strada… ma aspetti vediamo di farci aiutare da Google Map…” Mentre ero
alla ricerca della tasca giusta per prendere il mio telefono, lei mi
disse: “La ringrazio, ma credo sia inutile, sono scesa ora dal taxi ed
anche il tassista non conosceva la strada.”
“Ma è sicura che sia da
queste parti?” “Devo andare all’Hotel Sans Souci, lei conosce? Dovrebbe
essere in una di queste stradine laterali vicino al Tevere.”
Trasalii. L’Hotel Sans Souci, da quanto ricordavo, aveva chiuso i battenti
circa trent’anni prima. Tra le altre cose non era un vero e proprio
albergo, ma nonostante il nome era una specie di residence di ambigua
fama. Se non ricordavo male, tra l’altro, prima della seconda guerra
mondiale era stato un bordello di lusso frequentato da gerarchi e simili.
Imbarazzato risposi: “Guardi signora non mi sembra che in questa zona ci
sia un hotel che si chiami in questo modo…”
Lei fece un’espressione
sorpresa: “Ne è sicuro?”
“Oh sì, se parliamo dello stesso hotel posso
assicurarle che è chiuso da anni e da tempo immemorabile stanno facendo
dei lavori di ristrutturazione. ”
“Allora devo essermi confusa.”
“Se
non sono indiscreto… posso sapere per quale motivo cerca quell’hotel?”
“Devo incontrare una persona…”
Vista l’ora e l’appuntamento
improbabile iniziai ad immaginare che lavoro facesse la mia bella
interlocutrice. La guardai meglio. Con quel viso carico di trucco, la
scollatura profonda e quel profumo dolciastro non poteva che fare il
mestiere più antico del mondo.
“Mi spiace, ma credo che debba
rimandare il suo appuntamento, oppure chiamare la persona che deve
incontrare e farsi dare il nome esatto dell’hotel.”
“Oh giusto che
sbadata che sono.” Sorrise, il suo volto era davvero accattivante. A quel
punto prese il telefono e chiamò, tentò tre volte, ma nessuno rispose.
Dispiaciuta ripose il telefono nella sua bella borsa di ricoperta di
strass e perline e disse: “Io non sono di Roma.”
“Lo avevo immaginato,
dall’accento credo sia piemontese…”
“Esatto, come ha fatto a capire?
Sono di Alessandria…”
“Beh non ci vuole un mago per indovinare la sua
piacevole inflessione.”
“Le piace il dialetto delle mie parti?”
“Oh
signora non conosco molto la zona, ma se il vostro dialetto è così dolce
m’innamorerei di ognuna di voi.”
Beh sì ci stavo provando, anche se,
lungo quel ponte, mi venne il dubbio se il nome di quell’hotel, scelto
evidentemente a caso, fosse stato solo un pretesto per avvicinarmi.
Nell’incertezza, se salutarla o andare a fondo ai miei dubbi, ripresi a
camminare lentamente.
Al semaforo ci fermammo. La luce gialla del
lampione le dava un aspetto da film noir: “Lei è molto bella, ma credo che
per lei non sia una novità sentirselo dire…”
“Lei è davvero una persona
galante.” Mi disse con tono seducente guardandomi negli occhi.
“E lei è
un angelo caduto dal cielo…” Insistetti. Oltre al piacere di corteggiare
quella donna ero spinto dalla curiosità di svelare cosa ci facesse a
quell’ora quella signora uscita da un’altra epoca.
“Beh visto che è
stato così gentile, sa indicarmi un hotel qui vicino?”
Mi stava
fornendo un incredibile assist, pensai che quella fosse davvero la mia
notte fortunata e cercai di cogliere l’occasione al volo.
“Essendo di
Roma, come intuirà, non sono pratico di alberghi, ma se vuole può passare
la notte da me, io vivo da solo, in una casa di duecento cinquanta metri
quadrati. Le assicuro che in quello spazio così grande pur volendo sarà
difficilissimo incontrarsi.”
“Lei è davvero gentile, sono contenta di
aver trovato una persona così buona, ma non credo sia il caso.” Disse.
Ci incamminammo lentamente verso il centro, poi all’altezza di Via
Ripetta vidi un piccolo bar ancora aperto.
“Posso offrirle qualcosa, le
va?” Lei accettò e ci mettemmo seduti nella saletta interna.
Si
tolse la pelliccia. Era davvero una meravigliosa donna.
“Mi chiamo
Wanda e lei?” “Vittorio piacere.”
“Vittorio lei mi è simpatico… ma
del resto tutti voi romani siete simpatici.”
“Non so se consideralo un
complimento allora…” Dissi sorridendo.
“Suvvia non faccia il permaloso.
Del resto non le è dispiaciuto incontrarmi, vero?”
“Direi che lei è un
dono inaspettato…”
A quel punto si rilassò, ordinammo due caffè e
l’atmosfera tra noi si fece di colpo più confidenziale. Mi chiese il
permesso di fumare poi disse: “Mi parli di lei…”
“Beh sono reduce da
una festa con i colleghi, domani sarà il mio primo giorno di pensione.”
“Oh che bello, cambierà vita, immagino che avrà molti progetti.”
“Al
momento mi guardo intorno, voglio godermi ogni minimo dettaglio, fare le
cose con calma, senza la frenesia del tempo…”
La vidi distratta,
era già oltre col pensiero.
“Ha belle mani sa?
“Oh la ringrazio è la
prima volta che mi fanno questo complimento, ma devo dire che anche le sue
sono splendide, adoro le unghie lunghe smaltate di rosso.”
“Le piace
questo tono di rosso?”
“Lo trovo molto sensuale.”
Il cameriere portò
i caffè, un vassoio di pasticcini e due bicchieri d’acqua.
Lei riprese:
“Ascolti, perdoni la mia curiosità… se mi stava invitando da lei, immagino
che non sia sposato e comunque viva da solo.”
“Sono divorziato e con
quella casa grande non immagina quanto si possa sentire la solitudine.”
“Anch’io vivo da sola, ma non mi sono mai sposata.”
“Ha molti amici a
Roma?” “Oh no, solo la persona che dovevo incontrare.”
“È un suo
amico immagino…”
“Non esattamente, Rodolfo è il mio amante, ci siamo
messi insieme, se così si può dire, un anno fa ad Alessandria, era lì per
una questione di eredità. Il destino ha voluto che passassimo una
settimana insieme e ci siamo innamorati...”
“Un grande amore quindi…”
“Almeno per me sì, ho perso la testa per lui.”
“E lui?”
“Beh a
parole ha sempre detto di amarmi.”
“Perdoni la mia indiscrezione, ma
perché non l’ha invitata a casa sua?”
“Lui è sposato. In realtà
l’eredità riguardava sua moglie, ma venne lui ad Alessandria perché lei, a
causa di un incidente stradale, è da 5 anni su una sedia a rotelle.”
“Capisco. Ho sempre pensato che il ruolo d’amante sia estremamente arduo…”
“Arduo è un eufemismo… Dopo quella volta ci siamo sentiti spesso al
telefono, ma per una ragione o l’altra ha sempre rimandato il nostro
incontro pur dicendomi che mi adorava alla follia.”
“Quindi dopo quella
volta non vi siete più visti?”
“No, alla fine mi sono stancata ed ho
deciso spontaneamente di venire a Roma e incontrarlo.”
“Mi scusi perché
proprio all’hotel Sans Souci?”
“Dopo tante insistenze da parte mia, tra
l’altro l’ho anche minacciato di dire tutto a sua moglie, alla fine ha
accettato e mi ha dato lui quell’indicazione.”
“Non capisco perché le
abbia dato un’indicazione falsa e un indirizzo sbagliato.”
“A questo
punto penso che non avesse il coraggio di dirmelo chiaramente…”
“Già,
più esplicito di così…”
“Come vede non mi risponde, non mi stupirei se
avesse cambiato addirittura il numero di telefono.”
“Ma lei conosce la
moglie?” “È una mia sorella.”
“Conosce l’indirizzo di dove abita,
quindi…” “Penso che domattina riceveranno una visita inaspettata.”
“Pensa sia il caso? Non è meglio metterci una pietra sopra? In fin dei
conti venendo a Roma ha ottenuto comunque una risposta.”
“Forse ha
ragione lei, lui non mi vuole e sono stata io ad illudermi.”
Era molto
amareggiata in effetti, poi però fece una pausa e sussurrando mi disse: “E
poi ho incontrato lei, no?”
Sentendo quelle parole mi prese una
strana euforia che non riuscivo a nascondere. Parlammo ancora per qualche
decina di minuti. Ordinammo due bicchieri di buona grappa, poi io feci il
bis ed anche il tris finché ipocritamente azzardai la teoria del chiodo
schiaccia chiodo.
Sorrise: “Ovviamente lei lo sta dicendo
esclusivamente per il mio bene vero?”
“Oh no… mi rendo conto di essere
in palese conflitto d’interesse…”
Risposi stando al gioco, ma alla fine
dissi: “Davvero non vuole venire da me?”
Ora era più serena e
disponibile. “Se mi promette che non allungherà quelle belle mani, le
prometto che ci penso, ma mi deve giurare solennemente che non ci proverà
con me.” “Con immenso dolore le giuro che passerà una nottata
tranquilla. Le assicuro che non vado in giro di notte a rimorchiare le
belle donne per poi violentarle a casa mia.”
“Le credo, tranquillo, del
resto sono stata io ad importunarla.”
“Voglio essere sincero con lei,
quando ci siamo incontrati su quel ponte ho pensato che lei facesse il
mestiere più antico del mondo e l’indicazione fosse solo un pretesto.”
Lei sorrise di nuovo.
“Davvero? Ho l’aspetto di essere una di quelle?”
“Lei è molto bella Wanda e con la sua bellezza potrebbe permettersi di
tutto, tranne quella di correre dietro ad un uomo che non la vuole.”
“Ha ragione.”
Pagai la consumazione e ci alzammo. La grappa iniziava a
fare il suo effetto. Fuori dal bar sbandai più volte, la donna
improvvisamente ebbe un attimo di esitazione.
“Davvero lei non conosce
l’hotel Sans Souci?”
“Vedo che ancora ci sta pensando… Se vuole
l’accompagno…” “Ossia? Mi vuole accompagnare dal mio amante? Davvero
credo che non sia il caso. Lasci stare, sono sempre stata abituata a
cavarmela da sola…”
Comunque sarebbe finita, pensai, avevo passato
una bella serata e quella donna era stata davvero la ciliegina sulla
torta. La grappa sopra il vino rosso mi aveva dato il colpo di grazia. La
vidi andare, scomparire dietro l’angolo , non ricordo bene
cosa successe, ma quel diniego non spezzò le ali alla mia fantasia…
Roma girava tutta intorno a me, ma era ancora più bella a passeggio con
quella splendida donna. Credo addirittura di averle offerto il mio braccio
e lei non ebbe problemi. Ancora ero convinto che la serata mi potesse
offrire qualcosa di meraviglioso.
E credo che così fu, perché durante
il tragitto parlammo ancora e vedendola più disponibile mi diressi senza
indugio verso la mia abitazione.
“Rodolfo è davvero uno stronzo!” Mi
sembra che lei disse strada facendo, ma era ovvio che quella donna così
raffinata non avrebbe mai potuto pronunciare quella frase.
Entrati
in casa, ci accomodammo sul divano in sala da pranzo, lei accavallò le sue
magnifiche gambe fasciate da un leggerissimo velo nero. Quando tentai di
baciarla non fece alcuna resistenza. Mi chiesi come fosse possibile che
una donna così innamorata si lasciasse andare tra le braccia di un altro
uomo. E dopo quel bacio ce ne furono altri finché fu lei ad offrirmi il
suo seno chiedendomi di abbassarle la lampo del vestito. La guardai, era
nuda e meravigliosamente disponibile, mi chiesi davvero se fosse un sogno.
Fu una notte indimenticabile, facemmo l’amore diverse volte, prima in
sala da pranzo e poi nel mio letto matrimoniale.
Alle prime luci
dell’alba guardai l’orologio, erano le cinque e venti. Mi alzai, fumai una
sigaretta in finestra poi tornai a letto e stravolto dalla grappa e da
quella improbabile notte mi addormentai.
La mattina quando mi svegliai di lei
neanche l’ombra. Perlustrai stanza per stanza e alla fine dovetti
arrendermi, del resto non conoscevo nulla di lei e non avrei mai potuto
rintracciarla. Già non avrei mai potuto! Quando entrai in sala da
pranzo vidi sul tavolo un suo biglietto con scritto: “Grazie per la
bellissima serata. La porterò sempre nel mio cuore. Wanda”.
Amareggiato mi vestii e uscii di casa. Era il mio primo giorno di
pensione! Feci colazione nel mio solito bar, poi passai in edicola e
tornai a casa. Ancora stordito dalla notte precedente pensai che neanche i
miei amici più stretti avrebbero potuto credere a questa storia.
Beh
in effetti anch’io avvertii una strana sensazione quando tornando con mia
sorpresa notai che il biglietto sul tavolo in sala era sparito. La
finestra era aperta e pensai che molto probabilmente quel pezzo di carta
tanto caro era volato via, anche se, pensandoci bene, non tirava un alito
di vento.
Mi misi in poltrona e cominciai a leggere il giornale.
Alla pagina 23 del Messaggero mi colpì un trafiletto di cronaca.
MISTERIOSO OMICIDIO A ROMA.
La scorsa notte una donna di 47 è stata
trovata morta nei locali di un vecchio albergo nella zona Prati. Verso le
dodici e trenta di sera il custode del palazzo adiacente all’ex Hotel Sans
Souci è stato risvegliato dalle grida di una donna. Immediatamente accorso
il custode ha trovato il cadavere della signora riverso a terra
sanguinante con numerose ferite da taglio. Molto probabilmente l’assassino
le ha dato appuntamento in quei locali in disuso per portare a compimento
il suo disegno criminoso senza essere visto. La donna, Wanda Calligaris,
nubile, era originaria della provincia di Alessandria e non si è a
conoscenza per quale motivo fosse nella nostra città. A quanto ci risulta,
la sorella Valeria Calligaris e il cognato Rodolfo Bianchi, che risultano
residenti a Roma, interrogati dalla Polizia, non hanno fornito elementi
utili alle indagini.
Ripensai alla sera
precedente e al momento esatto quando, all’uscita del
bar, la donna si era allontanata, girando l’angolo e
scomparendo alla mia vista. Ora mi era tutto chiaro, se
lei, quella notte per caso, avesse seguito la mia
fantasia, accettando il mio invito, ora sarebbe ancora
viva.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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