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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
L'assenso



PHOTO MANFRED DIGRUBER





Ore 10.00 27 ottobre 2024.
Anna Lewis, annunciata dalla segretaria, entra nello studio dell’avvocato Carl Peterson.

ANNA: Salve avvocato, sono Anna Lewis, avevamo un appuntamento.
CARL: Lei è la giornalista della VTB vero?
ANNA: Sono qui per farle alcune domande sul caso Paradise.
CARL: Come mi ha anticipato un suo collega al telefono domani dovrei partecipare ad una trasmissione presso i vostri Studi.
ANNA: Sì esatto nel nostro preserale delle 18,30.
CARL: Venga, la prego, si accomodi.

La donna si siede sulla poltrona davanti alla scrivania dell’avvocato, poggia borsa e soprabito sulla sedia vuota.
ANNA: Mi consente una disgressione prima di cominciare?
CARL: La prego.
ANNA: Lei è il padre di Martin vero?
CARL: Conosce mio figlio?
ANNA: Oh sì ed ho pensato che dovevo presentarmi.
CARL: Lo conosce da tempo?
ANNA: Non da molto, siamo amici solo da qualche mese, ma per ora senza impegni.
CARL: Mi scusi se sono inopportuno, ma state insieme?
ANNA: Ci frequentiamo. Comunque sì, diciamo che abbiamo sorpassato la soglia dell’amicizia.
CARL: Spero con reciproco piacere… E come vi siete conosciuti se non sono inopportuno?
ANNA: Tramite amici in comune. Pensi che circa un mese fa sono anche venuta a casa sua, ma lei non mi ha degnato di uno sguardo.
CARL: Mi dispiace, ma non sapevo che mio figlio frequentasse una giornalista e poi così attraente.
ANNA: Oh no la prego, per ora sono solo una free lance squattrinata, ogni tanto mi fanno annunciare le notizie del tg della notte, quello che non vede nessuno.
CARL: Lei è molto bella, immagino che annunci solo notizie buone.
ANNA: Oh grazie, lei è molto cortese.
CARL: Le posso offrire qualcosa?
ANNA: Ci vorrebbe qualcosa di forte, le confesso che sono molto emozionata.
CARL: E perché mai, tranquilla non la mordo.
ANNA: Lei è molto di più di un avvocato ed è una persona famosa, immagino quante richieste di interviste abbia. È un vero onore parlare con lei.
CARL: Oh la prego non mi lusinghi, ho avuto solo la fortuna di occuparmi di casi che sono finiti sotto la luce dei riflettori. Ora ad esempio assisto legalmente il presunto esecutore materiale del delitto Paradise. Un caso davvero complicato.
ANNA: Ah sì certo, lo so. Ho collaborato alla stesura delle domande, ma non sarò io ad intervistarla direttamente anche se nel corso della trasmissione le farò alcune domande.
CARL: Peccato, con quel viso così dolce di sicuro non mi avrebbe messo in imbarazzo.
ANNA: Lei è gentile, ma l’avverto sono molto cattiva sul lavoro, ma con lei avrò un occhio di riguardo e non la metterò a disagio.

La donna si guarda intorno, ora sembra più a proprio agio, l’uomo la fissa negli occhi.
CARL: Perché ha sentito il dovere di presentarsi se con mio figlio non è ancora una cosa seria.
ANNA: Forse lo sarà. Per ora intreccio le dita…
CARL: Cosa prende?
ANNA: Tutto tranne il caffè. Complimenti per lo studio e soprattutto per i quadri… Quello sulla parete di fronte ricorda un Caravaggio.
CARL: È la Madonna dei Pellegrini, ma ahimè non è del Merisi, ma una copia di un suo allievo belga.
ANNA: Comunque complimenti lei ha molto gusto.
CARL: Non è tutto merito mio, questo studio prima che lo occupassi indegnamente era di mio nonno e poi di mio padre…
ANNA: Quindi dopo di lei toccherà a Martin…
CARL: Spero più tardi possibile, non ho assolutamente voglia di ritirarmi.
ANNA: Lei è ancora molto giovane e in gran forma.
CARL: Lei signorina sta facendo bello il mio giorno e non posso che ringraziarla.

L’uomo si alza e prepara due whisky con ghiaccio.
ANNA: Per la trasmissione di domani pensavo che potrei anticiparle qualche domanda…
CARL: Oh, ma quanta gentilezza, certo che mi farebbe piacere… Il caso è molto spinoso e non vorrei fare figuracce.
ANNA: Mi raccomando acqua in bocca, non vorrei che l’avvocato dell’accusa mi incolpasse di qualche favoreggiamento.
CARL: Beh in effetti lo è…
ANNA: Diciamo che c’è un palese conflitto di interessi.
CARL: Allude a mio figlio?
ANNA: Forse sì… Le dispiacerebbe chiudere la porta?
CARL: La mia segretaria è una persona molto fidata.
ANNA: … ed anche molto bella…
CARL: Pensi che sua madre è stata per quarant’anni la segretaria di mio padre.
ANNA: Sì immagino che sia fidata, ma le precauzioni non sono mai troppe. La prego la chiuda a meno che non sia gelosa…
CARL: Questo lo dovrebbe chiedere a lei…

L’uomo sorride si alza e si chiude la porta alle spalle.
CARL: Ecco ora non ci ascolta nessuno.
ANNA: Già in completa intimità.
CARL: Non dica così potrei fraintendere.
ANNA: Fraintenda pure, ma so che preferisce le bionde, almeno così dicono le cronache rosa.
CARL: Lei sa molte cose di me, quasi mi spaventa, ma quella a cui si riferisce è una storia completamente inventata dai giornali.

L’uomo sorride e si risiede alla sua scrivania, la donna prende dalla borsa l’elenco delle domande e le porge all’uomo.
ANNA: Suo figlio mi parla molto bene di lei.
CARL: Strano, a me dice senza mezzi termini che sono un padre rompipalle.
ANNA: Martin teme molto il suo giudizio.
CARL: Deve farsi le ossa, sta ancora studiando giurisprudenza e non ha ancora preso la laurea. Alla sua età io già esercitavo da due anni.
ANNA: Beh sì, ma lui ha un padre che gli copre le spalle e sono sicura che sarà un ottimo avvocato, mentre io sono ancora alle prime armi.
CARL: Per ora è solo mio figlio, in futuro dovrà dimostrare di essere anche altro.
ANNA: Sa cosa le dico? Non so se lei sia un buon padre, ma di sicuro è un uomo molto affascinante.
CARL: Prima aveva detto che non mi avrebbe messo in imbarazzo.
ANNA: Ma si riferiva alla trasmissione o sbaglio?
CARL: Lei è una ragazza molto giovane, avrà poco più di un terzo dei miei anni, ma la trovo molto spigliata e sicura di sé, esattamente il contrario di mio figlio.
ANNA: Noi giornalisti siamo una razza strana, diciamo che alle volte non ci facciamo scrupoli.
CARL: Mi domando se le potrei essere utile in qualche modo.
ANNA: Avere contatti con persone famose è sempre utile nel mio mestiere e lei è il top, visto che mi occupo solo di casi giudiziari.

La donna accavalla le sue gambe lunghe, l’uomo non può non guardare.
CARL: Allora peccato che sia una quasi di famiglia.
ANNA: Ci sta provando Avvocato Peterson?
CARL: Era solo una constatazione.
ANNA: Ora le posso confessare che prima di bussare alla sua porta mi tremavano le gambe.
CARL: E perché mai? Sono così belle!

La donna non risponde.
CARL: Se è così in difficoltà potevamo sentirci per telefono. Perché ha voluto incontrarmi?
ANNA: Semplice. Suo figlio non si decide.
CARL: Mi faccia capire, è lui che non vuole? Davanti a quelle gambe io non avrei perso tempo. Mi sa che Martin non ha preso da suo padre.
ANNA: No, no, non fraintenda, da quel lato è molto attivo e soddisfacente.
CARL: Ah ecco, tutto suo padre allora!
ANNA: Però al momento non desidera impegnarsi… dice che deve terminare gli studi.
CARL: Lei sarebbe una buona pausa e un’ottima distrazione tra un libro e l’altro.
ANNA: Credo che voglia il suo assenso prima di decidere.
CARL: In casa la mia opinione conta molto.
ANNA: Questo lo avevo capito.
CARL: Quindi?
ANNA: Quindi sta a lei mettere una buona parola.
CARL: Questo sarebbe lo scambio?
ANNA: Lei comprenderà che sposare suo figlio è una tappa molto importante per la mia vita.
CARL: E perché mai, finora Martin non ha né arte e né parte.
ANNA: Ma ha un padre.
CARL: Lei è una persona molto schietta.
ANNA: Alle volte mi sorprendo a sognare ad occhi aperti, pensando ad una cerimonia sfarzosa nel giardino della vostra bella villa con musica, danza e migliaia di invitati.
CARL: Lei lo ama?
ANNA: Non sarei qui se non lo amassi, ma a quest’età mi rendo conto che ci si potrebbe anche sbagliare. Del resto l’amore è una cosa seria e alle volte non va d’accordo col matrimonio.
CARL: Lei è una ragazza più matura della sua età e comunque le do pienamente ragione, anche io avevo dei dubbi prima di sposarmi.
ANNA: Martin è un ragazzo stupendo, tollerante e pieno di vita, sento che potrebbe essere il compagno di vita ideale.
CARL: Adoro la sua sincerità, ma soprattutto la sua ambizione. Ma è davvero sicura di volersi impegnare? Da quanto ho capito l’amore non è al centro dei suoi interessi.
ANNA: Il destino mi ha fatto incontrare Martin.
CARL: Ma lo stesso destino ora le ha fatto conoscere me.
ANNA: In questo caso lo abbiamo aiutato molto, non crede?
CARL: Ci teneva a conoscermi allora…
ANNA: Beh più che altro desideravo che lei conoscesse me.
CARL: Ascolti, non la conosco a sufficienza, ma le posso anticipare che in linea generale non sono assolutamente contrario che Martin s’impegni con una bella donna come lei. Comunque vada di sicuro contribuirà ad abbellire la razza.
ANNA: Lei è gentilissimo.
CARL: Ma per perorare la sua causa dovrei conoscerla meglio... Non crede?
ANNA: Sono qui per questo. Mi faccia tutte le domande che vuole.
CARL: Non siamo a scuola.
ANNA: Ma io mi sento ugualmente sotto esame.
CARL: Si rilassi, non mordo. Lei è molto bella ed alle volte la bellezza basta e avanza se si è capaci di usarla.
ANNA: In che senso usarla?
CARL: Aveva detto che non mi avrebbe messo in imbarazzo.
ANNA: Forse la sto agevolando e poi non credo che lei sia in imbarazzo.
CARL: Crede che stia fingendo?
ANNA: Fingendo no, diciamo che ogni uomo adotta la sua tattica preferita.
CARL: Anna io invece credo che lei sappia quello che vuole, indipendentemente dal mio atteggiamento.

L’uomo si alza e chiude la porta a chiave.
CARL: Ora davvero non ci disturberà nessuno.
ANNA: E la sua segretaria?
CARL: Non sarebbe la prima volta che chiudo la porta a chiave.
ANNA: Anch’io adoro la sua sincerità.
CARL: Le va se ci accomodiamo sul divano?
ANNA: Sono sorpresa mi creda. Mi sembra tutto così curioso. Sarà colpa del whisky?
CARL: Diciamo che l’alcol è sempre un ottimo pretesto, giustifica ogni intenzione anche quelle inconfessabili.
ANNA: Ma il mio intento è quello di accreditarmi come brava nuora.
CARL: Non ci vedo nulla di contraddittorio. Anzi sono fermamente convinto che lei sarà una bravissima nuora, come moglie non so, ma questo è un problema di Martin.
ANNA: Lei è un uomo di vita, molto diverso da Martin.
CARL: È la legge della natura. Un padre di solito è più anziano e soprattutto più esperto rispetto al proprio figlio.
ANNA: Dovrei leggere tra le righe?
CARL: Le è sufficiente leggere quello che ho detto. Mia cara, mi scusi se mi permetto, ma lei sa come sedurre un uomo e in questo caso le assicuro ci è riuscita benissimo.
ANNA: Devo considerarlo un complimento allora…
CARL: Dipende da cosa aveva immaginato prima di entrare in questo studio…

Si siedono sul divano. L’uomo le stringe la mano
ANNA: È sicuro che non devo oppormi?
CARL: Al massimo può fare finta e dare di nuovo la colpa al whisky, ma l’avverto la commedia finisce qui, perché ora inizia il film…
ANNA: Per me sarebbe una prima visione…
CARL: Se fosse una replica non ci vedrei nulla di male.
ANNA: Mi considera un’arrivista?
CARL: Nel senso che sa dove vuole arrivare e credo che lei sapesse già tutto sin da quando è entrata in questo studio.
ANNA: Sono così prevedibile?
CARL: Lei può permettersi tutto, anche venire qui con un inutile elenco di domande.
ANNA: Beh sì in effetti avrei potuto inventarmi qualcosa di più credibile. Del resto lei è un bravissimo avvocato.
CARL: Non si tratta di essere bravi, ma intuitivi.
ANNA: E se le dicessi di no e togliessi la sua mano?
CARL: Lei è libera di sedurre un uomo e poi ripensarci. Sta nel gioco.
ANNA: Quindi potrei ora alzarmi e sbattere quella porta o mettermi a gridare chiedendo aiuto alla sua segretaria…
CARL: Certo, lo faccia se vuole, ma è una carta che mi devo giocare.
ANNA: Quale carta?
CARL: Quella che, se in caso restasse, lo farebbe per sua esclusiva volontà.

La donna non si muove.
ANNA: Non mi sono mossa da qui, soddisfatto?
CARL: Se lo avesse fatto non l’avrei capita.
ANNA: Ora invece mi capisce vero?
CARL: Capisco che sarebbe stato un delitto non aver tentato.
ANNA: Anche considerando che potrei essere la sua futura nuora?
CARL: Sono una persona molto discreta e preferisco che le cose rimangono in famiglia.
ANNA: A meno che la sua segretaria in un raptus di gelosia non senta il dovere di avvertire sua moglie.
CARL: Non si preoccupi le segretarie sono per definizione mute e lo fanno per il loro esclusivo torna conto.
ANNA: Immagino quale sia.
CARL: Le sue labbra Anna sono decisamente più intriganti…
ANNA: Muore dal desiderio di baciarle vero?

L’uomo la bacia e la sua mano scompare sotto la gonna della donna.
CARL: Iniziamo a darci del tu?
ANNA: Prima o poi dovremmo farlo! Non credi?
CARL: Cosa si prova a baciare il futuro suocero?
ANNA: Credo lo stesso intrigo che baciare la futura nuora…
CARL: Ora posso confessartelo, quando ti ho vista su quella porta ho avuto immediatamente un forte desiderio di scoparti.
ANNA: Non perdi tempo tu!
CARL: Sei fantastica Anna.
ANNA: Vuoi farlo ora?
CARL: Sei qui per questo no?

La donna si alza e fa scivolare lentamente la gonna sulla moquette.
CARL: Sei davvero un paradiso!

Lui la osserva con un misto di stupore e desiderio mentre la gonna cade silenziosamente a terra, rivelando una lingerie nera da sogno.
CARL: Noto che sei venuta qui già preparata. Avevi previsto tutto vero?

Lei sorride, un sorriso lento e consapevole, mentre si avvicina di nuovo al divano, i suoi movimenti sicuri, quasi teatrali. L’aria nella stanza si fa più densa…
CARL: Non pensavo che fossi così... sicura di te...
ANNA: E io non pensavo che un avvocato di fama come te potesse perdere così facilmente la sua compostezza.
CARL: Colpa tua. Hai un talento naturale per mettere alla prova il controllo di un uomo.

Anna si siede a cavalcioni su di lui, poi si china, sfiorandogli le labbra con un bacio appena accennato.
ANNA: Allora, Carl, quanto sei disposto a rischiare per questo... gioco?
CARL: Tutto, se significa averti ora.

Le mani di lui risalgono lungo i fianchi della donna, fermandosi appena sotto l’orlo della sua camicetta. Lei non si oppone, ma lo guarda con un’espressione che mescola sfida e curiosità. Lei si china di nuovo, questa volta con più decisione, e il bacio si approfondisce, diventando un intreccio di desiderio represso e audacia.

Improvvisamente, il telefono sulla scrivania squilla, spezzando l’atmosfera. Entrambi si bloccano, quasi sorpresi dalla realtà che irrompe nel loro mondo. Lei scoppia a ridere piano, un suono basso e divertito, mentre lui impreca sottovoce.

CARL: Dannazione, proprio ora.
ANNA: Forse è un segno. O forse è la tua segretaria che controlla quanto e come la stai tradendo.

Lui allunga una mano verso il telefono, ma poi si ferma, guardandola.
CARL: Non rispondo. Non ora.

La sua voce è ferma, decisa. Lei inarca un sopracciglio, come a volerlo sfidare ancora.
ANNA: Sicuro? Potrebbe essere importante.
CARL: Niente è più importante di questo momento.

Il telefono smette di squillare. Anna si alza lentamente, tornando in piedi davanti a lui. Con un gesto elegante, inizia a sbottonarsi la camicetta, un bottone alla volta, senza mai distogliere lo sguardo da Carl. Lui si sporge in avanti, ipnotizzato, le mani che fremono per toccarla di nuovo.
ANNA: Allora, avvocato, qual è la tua prossima mossa?

L’uomo si alza dal divano, la prende per la vita e la guida verso la scrivania. Le bacia il collo, lei tira indietro la testa e svenevole si concede al suo sguardo prima che le loro labbra si incontrino di nuovo, questa volta senza esitazioni, senza freni.
CARL: "Te lo mostro subito…"

La camicetta di lei cade a terra, accanto alla gonna. La stanza sembra restringersi attorno a loro, come se il mondo esterno avesse smesso di esistere. Lui la stringe con una forza che tradisce il desiderio trattenuto troppo a lungo, le sue mani che scivolano sulla pelle nuda della sua schiena, tracciando linee invisibili di fuoco. Lei risponde con uguale intensità, le dita affondate nei capelli di lui, tirandolo più vicino, come se volesse fondersi con lui.
Il bacio è famelico, un groviglio di labbra e respiri affannati, un misto di dolcezza e urgenza.
La donna si lascia sfuggire un gemito soffocato quando lui l’accarezza intensamente finché le sue mani trovano l’orlo delle sue mutandine di pizzo nero, esitando solo un istante prima di farla scivolare via, mentre gli occhi di lei brillano di una luce selvaggia, quasi trionfante.

ANNA: Non ti fermare.

Carl non risponde a parole. Le sue labbra scendono lungo il collo di Anna, lasciando una scia di baci umidi e ardenti, mentre le mani esplorano ogni curva del suo corpo. Lei inarca la schiena, offrendosi a lui, le dita che si aggrappano ai bordi della scrivania per sostenersi. Il legno scricchiola sotto il loro peso, ma nessuno dei due se ne accorge, persi come sono in quel vortice di sensazioni.
Lui si inginocchia, le mani accarezzano le cosce di lei, aprendole con delicatezza e decisione insieme. Lei trattiene il fiato, poi lo lascia andare in un sospiro spezzato quando la bocca di lui sfiora le sue labbra intime. Lei si morde il labbro, cercando di soffocare i suoni che le sfuggono, ma è inutile: ogni tocco, ogni bacio, ogni morso leggero, ogni movimento di lui la spinge oltre il confine del controllo.

ANNA: "Carl…"

Il suo nome le sfugge in un lamento, e lui rialza lo sguardo, gli occhi scuri e brucianti di desiderio. Si rialza lentamente, tornando a catturare le sue labbra in un bacio che sa di lei, del suo nettare abbondante, di loro, mentre le sue mani le sollevano i fianchi, allineandola a sé. Lei gli cinge il collo con le braccia, le gambe che lo avvolgono, tirandolo più vicino.
ANNA: "Scopami avvocato, scopami…"

Lui non ci pensa un attimo. Quando la prende è un’unione di corpi e intenzioni, un ritmo che cresce rapido e disperato. La scrivania trema sotto i loro movimenti, carte e penne cadono a terra in un disordine che nessuno nota. Anna si aggrappa a lui, le unghie che lasciano segni profondi sulla sua schiena, mentre lui affonda il viso nell’incavo del suo collo, il respiro spezzato contro la sua pelle.

Il culmine arriva come un’onda, travolgente e inevitabile. La donna si lascia andare con un grido soffocato, il corpo che trema contro quello di lui, e Carl la segue subito dopo, un suono gutturale che gli sfugge mentre si abbandona completamente. Restano così per un istante, avvinghiati, fusi, uniti, il fiato corto, i cuori che battono all’unisono in un silenzio che parla più di qualsiasi parola.
Poi, lentamente, si sciolgono l’uno dall’altra, gli sguardi che si incontrano di nuovo. Lei sorride, un sorriso sazio e malizioso, mentre Carl le accarezza il viso, quasi incredulo di ciò che è appena accaduto.

ANNA: Beh, avvocato, direi che hai vinto questa causa.
CARL: E tu sei stata una testimone… irresistibile.

Ridono piano, ancora vicini, ancora intrecciati, mentre il mondo fuori dalla stanza riprende a esistere, lontano e indifferente al loro segreto.
ANNA: Quindi avvocato darai il tuo assenso?

Lui non capisce, la guarda sorpreso.
ANNA: Carl parlavo di tuo figlio Martin, mi vuoi come nuora?
CARL: Ah sì giusto, l’assenso… che sbadato! Me lo ero dimenticato!








Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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