Madame le sue
origini?
Sono nata nel 1911 nell'odierna
Istanbul, allora chiamata Costantinopoli. I miei
genitori erano Policarpo D'Oriano, un musicista
italo-levantino di Smirne originario di Pozzuoli, e
Aida Caruana. Ero la prima di cinque figli.
Come fu la sua infanzia?
Mia
madre, colta e severa, desiderava che i propri figli
parlassero un italiano fluente. Vista la professione
di mio padre, viaggiavamo molto; poi all’età di
dieci anni quando mio padre decise di avviare
un’azienda di strumenti musicali ci stabilimmo
definitivamente a Marsiglia.
Lei
oltre allo studio delle lingue adorava il canto
vero?
All'età di 17 anni e avendo
acquisito la conoscenza di ben cinque lingue:
l’italiano, il francese, il russo, il turco e il
greco, partii per Parigi per tentare la carriera di
cantante, ma i tentavi di diventare cantante non
ottennero il successo sperato, quindi tornai a
Marsiglia.
E cosa fece?
Conobbi Emil Fraunholz, un cittadino svizzero
fuggito dal suo paese per evitare il servizio
militare. Ci sposammo a Marsiglia il 18 agosto 1931
acquisendo automaticamente la cittadinanza svizzera.
Com’era suo marito?
Emil
era una figura enigmatica. Cercava sempre il modo
per far soldi, ad esempio prendeva denaro per
smistare lettere provenienti da soldati che
combattevano sul fronte africano. In seguito ci
trasferimmo a Grasse, nelle Alpi Marittime, dove
aprimmo una drogheria. Nel giro di due anni ebbi due
figlie: Renée e Anna.
Però il ruolo
di moglie e madre le andava stretto…
Emil si rivelò un marito troppo geloso e possessivo,
mi toglieva letteralmente l’aria e alla fine per
avere un po’ di libertà tornai dai miei che nel
frattempo si erano trasferiti a Nizza. Lui mi seguì,
ma una notte di primavera del 1935 presi la drastica
decisione di abbandonare di nascosto la casa
coniugale. Sapevo benissimo che non avrei più
rivisto le mie figlia. Emil disperato e furibondo
tornò nella natia Svizzera, a Bottighofen, il paese
in cui era cresciuto.
Nel 1938 la
troviamo ancora a Parigi…
Ero in cerca
di lavoro, speravo di guadagnare abbastanza soldi
per continuare a coltivare la mia passione del
canto. Nel frattempo mi adattai a fare vari lavori
tra cui la rappresentante di cappelli e la
dattilografa presso un'azienda edile.
Tuttavia la situazione per lei non era
facile…
La guerra si stava avvicinando e
di denaro ne girava davvero poco, tra l’altro
essendo straniera cominciai ad avere problemi con i
permessi di soggiorno. Arrivò il 10 giugno del 1940,
data in cui Mussolini entrò in guerra e la Francia
si arrese sia alla Germania sia all'Italia spaccando
il paese in due, controllata dai nazisti a nord e
dal governo di Vichy del maresciallo Philippe Pétain
a sud.
E quindi cosa fece?
Fui costretta ancora una volta ad abbandonare Parigi
e mi riparai a Nizza, ma il permesso di soggiorno
era scaduto per cui sarebbe bastato un normale
controllo della polizia per essere arrestata.
Conobbi un certo Daniel Pétard che mi diede lavoro
come dattilografa nella sua coltelleria. Fu lui a
presentarmi ad un certo Simon Cotoni che faceva
parte della "Défense du territoire" ed legato
clandestinamente all'intelligence britannica.
Fu davvero così facile diventare una
spia?
Ma scherza assolutamente no!
Premesso che ancora non sapevo chi fosse quel tizio,
venni sottoposta a un fitto interrogatorio durante
il quale mi chiesero notizie sulla mia vita private,
cosa ne pensassi della situazione politica, se fossi
disposta a collaborare con loro, quante lingue
parlassi e se tra queste ci fosse il tedesco, ma io
non parlavo questa lingua. Poi mi chiesero se avessi
cibo a sufficienza per la mia sussistenza, a quel
punto mi diedero 300 franchi e mi dissero che si
sarebbero occupati loro di preparare tutti i
documenti.
Nella primavera del 1941
la sua prima vera missione…
Mi vennero
consegnati i documenti della mia nuova identità da
quel giorno mi chiamai Louise Fremont detta
“Loulou”, di professione cantante e ballerina. Poi
partii per Bordeaux ed ebbi l'incarico di monitorare
i movimenti dei sommergibili italiani e informare i
miei capi tramite delle cartoline che inviavo al
Little Hotel di Tolosa scrivendo delle frasi
apparentemente innocenti. Il destinatario era un
certo Monsieur Sabloirolle.
Non era
una missione facile…
Entrare nella base
BETASOM era praticamente impossibile, però era molto
facile incontrare dei soldati in città. Durante un
bagno in piscina, riuscii a conoscere un addetto
alla manutenzione dei sommergibili, quindi ottenni
quello che mi serviva. Quella missione durò in
totale due mesi e per quel lavoro venni ricompensata
con 4000 franchi.
Poi una nuova
missione…
Mi fu assegnato l’incarico di
segnalare l’esatta ubicazione delle navi e ciò che
avveniva nei cantieri dei porti di Genova e Napoli.
Accettai la missione, anche perché nel frattempo la
mia famiglia si era trasferita a Roma, e mi vennero
forniti documenti con un'altra falsa identità, ossia
quella di Laura Fantini.
Che fece
Laura Fantini?
Nella notte tra l'11 e il
12 dicembre 1941 attraversai il confine
italo-francese a piedi presso il passo del
Monginevro direzione Genova. Alloggiai presso una
casa privata (avevo una lettera di presentazione da
consegnare a una certa Maria Talla). Il 14 dicembre
spedii la mia prima lettera di segnalazioni. Poi
partii in treno verso Napoli.
Era
sorvegliata vero?
Qualcuno aveva
informato il controspionaggio italiano dell’ingresso
di una spia dalla Francia con destinazione Genova.
Pertanto i Carabinieri erano già pronti a pedinarmi.
Ma non conoscendo la mia vera identità si limitarono
a seguirmi ed a intercettare le mie lettere che
venivano decifrate e alterate.
Quindi
non l’arrestarono subito…
Il
controspionaggio italiano era solito non arrestare
gli agenti nemici appena individuati, ma
inizialmente si limitava a seguirne le tracce per
spiarne il comportamento e ottenere maggiori
informazioni. Poi, al momento opportuno, il
malcapitato veniva catturato e gli venivano
prospettate due opzioni: o si faceva reclutare nel
controspionaggio italiano come double agent, oppure
veniva arrestato e condannato a morte
Quindi lei ignara raggiunse Napoli…
La mattina del 15 dicembre 1941 raggiunsi Napoli
prendendo una stanza in una piccola pensione. Il
giorno seguente salii su un tram dove abbordai un
giovane della milizia ferroviaria e la sera conobbi
in un cinema un sottufficiale della Marina. Da
entrambi raccolsi le informazioni che stavo
cercando.
Poi cosa fece?
Il 17 dicembre ero a Roma e per necessità, ero
rimasta senza soldi, feci un errore imperdonabile
per una spia, ovvero mi recai all'abitazione di mia
madre. A quel punto il controspionaggio non ebbe più
dubbi sulla mia vera identità. Rimasi da mia madre
fino a Santo Stefano poi dopo aver spedito da Roma
le lettere con tutte le informazioni raccolte partii
nuovamente per Napoli in treno…
Ma
alla stazione di Littoria, l’odierna Latina, cosa
successe?
Vanni fermata e fatta
scendere. Non opposi resistenza. L'indomani venni
condotta nel carcere femminile Le Mantellate di
Roma. Poi tradotta nuovamente a Torino per essere
interrogata. Rimasi in custodia cautelare per più di
un anno. Mio padre, che nel frattempo si era
separato da mia madre, cercò di liberarmi in ogni
modo anche interessando il governo svizzero, ma
nessuno mosse un dito.
Come si
comportò durante gli interrogatori?
Diciamo estremamente strategico in quanto tentai in
tutti i modi di minimizzare le mie responsabilità, i
contatti e le azioni, lasciando fuori ogni
motivazione ideologica, ma non feci alcun nome e fu
essenzialmente questo il motivo della mia condanna.
Immagino che ci fu un processo…
Ebbe luogo a Roma il 15 gennaio del 1943.
Comparsi in aula abbandonata da tutti. Per me non
mossero un dito né gli inglesi, né i francesi e
tantomeno gli svizzeri, nonostante la cittadinanza
acquisita. Tra l’altro non potevo permettermi un
avvocato e quindi mi venne assegnato uno d'ufficio.
Confessai tutto quello che c’era da confessare ma
purtroppo era un Tribunale speciale di guerra per
cui la sentenza arrivò dopo un solo giorno: In
mancanza di elementi che possano comunque
autorizzare la concessione di circostanze attenuanti
venni condannata a morte per mezzo di fucilazione.
Alle ore 6.15 del 16 gennaio 1943 la
D'Oriano incontrò un sacerdote che la confessò.
Pochi minuti dopo venne condotta a Forte Bravetta
davanti al plotone di esecuzione. Alle 7.07 venne
eseguita la fucilazione. Aveva trentuno anni. Laura
D'Oriano venne sepolta in forma anonima in una fossa
comune. Solo nel 1958 il suo corpo venne
identificato da suo padre che riuscì a darle così
una degna sepoltura nel cimitero del Verano, a Roma,
dove egli stesso fu sepolto nel 1962, accanto alla
figlia.