Adamo mi parli di “Rimini” di Fabrizio De
André?
Il brano è la prima traccia
dell’album omonimo, il nono di inediti del
cantautore genovese, scritto per intero con la
collaborazione di Massimo Bubola. Fabrizio in questo
album, pubblicato il 2 maggio 1978 con etichetta
Ricordi, si discosta dalla musicalità della chanson
francese ed abbraccia un sound più pop americano. I
testi sono più oscuri e lirici che nei precedenti
album e sono presenti due brani interamente
strumentali: Folaghe e Tema di Rimini. Le tastiere e
gli Archi sono affidati a Gian Piero Reverberi.
De André descrive diversi personaggi
emblematici…
C’è Teresa, ingravidata da
un bagnino. C’è Andrea che si è perso o meglio dire
è stato ghettizzato dalla società per la sua
diversità. C’è Coda di lupo, “Sally”, una piccola
“Alice” mezza riminese e mezza svizzera, che si
distacca dall’autorità dei suoi genitori, ma cade
vittima di una realtà parallela, ovvero quella della
droga. Lei è circondata da personaggi poco limpidi
come Pilar che con due gocce di eroina si fa
addormentare il cuore, il re dei topi, un magnaccia,
che manda sulle strade le bambole per adescare i
signori. Il ritratto dei personaggi è spietato e
crudo, ma significativo.
Perché
l’album si chiama Rimini?
Perché è il
luogo simbolo, la terra promessa delle vacanze, dove
andava nel ’78 la piccola borghesia, per godersi le
ultime gocce di benessere prima della crisi
economica. Ed è proprio di questa classe di
droghieri, commercianti e impiegati, che Fabrizio ne
narra i falsi valori e i pregiudizi, e lo fa alla
sua maniera cantando di prostitute, di
tossicodipendenti, emarginati, ma anche di ragazze
madri, di aborto e omosessualità insomma di quel
mondo di diversi tanto caro al poeta.
Di cosa parla invece il brano in
particolare?
È la storia di Teresa, una
ragazza riminese figlia di una coppia di droghieri,
che spazia nel tempo con la fantasia, affascinata
più dai miti rivoluzionari diffusi da certa sinistra
che della sua "banale" vita reale. La canzone
affronta, in maniera poetica e felliniana, non solo
il tema dell'aborto, ma anche il tema di quella
gioventù di provincia romagnola che vive di turismo
e di amori che durano solo un'estate.
Realtà e sogno si intrecciano…
Teresa evade con la mente dalla Rimini estiva e
spazia nel mare, nel tempo e nello spazio fino ad
incontrare Cristoforo Colombo e a ritrovarsi a
Venezia. Entrambi navigano verso l’ignoto ed oltre
l’orizzonte per materializzare i loro sogni.
Entrambi però rimarranno delusi…
Colombo si pentirà presto della sua
creatura, ovvero l’America (“per un triste re
cattolico ho inventato un regno e lui lo ha
macellato”), così come Teresa, che fra gelati e
bandiere dell'estate riminese, scoprirà l'amara
realtà di essere in attesa del figlio del bagnino,
ma senza che il concepimento sia avvenuto per amore
con la conseguente dura realtà dell’aborto.