Adamo mi parli del brano “Verranno a
chiederti del nostro amore” di Fabrizio De André?
Il brano è inserito nell’album “Storia di
un impiegato”, sesto album d'inediti pubblicato il 2
ottobre 1973. Gli arrangiamenti e la direzione
d'orchestra sono di Nicola Piovani. Il brano in
realtà si intitolava in origine “Lettera alla donna”
e venne composto per l'allora fidanzata Roberta, la
stessa protagonista di Giugno '73, anche se il
figlio Cristiano ha sempre sostenuto che il brano fu
composto per sua madre Enrica "Puny" Rignon.
Di cosa parla?
Prima di
tutto occorre inquadrare il contesto nel quale nasce
il brano. Il protagonista è un impiegato trentenne,
il quale si chiede per quale motivo dei ragazzi poco
più giovani di lui, invece di adagiarsi ad una vita
cosiddetta normale e con un posto di lavoro sicuro,
si siano lanciati in una rivolta così feroce e,
quasi certamente, condannata alla sconfitta. Quindi
si rende conto, di essere dall’altra parte della
barricata dovuto alla sottomissione automatica che
il potere impone quando tu lo accetti. Insomma in
quel mondo di piccolo borghese che gli studenti
stanno combattendo.
A quel punto cosa
succede?
Prende coscienza e cerca di
ribellarsi al potere e comincia ad immaginare un
modo per farlo, e per "farcela da solo". Comincia a
sognare di mettere una bomba in un ballo mascherato
dove sono radunati tutti quei personaggi che, nella
storia, hanno simboleggiato un potere, una bandiera,
un'ideale, ma dopo una serie di vicissitudini decide
di agire e mettere una bomba vera.
Ci riesce?
Siamo all’ottava traccia
dell’album, il penultimo atto. L’impiegato ha visto
fallire il suo progetto eversivo ed individualista.
La bomba da lui piazzata non ha colpito i centri
nevralgici del potere, bensì un umile chiosco di
giornali e lui, sconfitto, viene tratto in arresto e
condotto in galera.
Siamo arrivati a
“Verranno a chiederti del nostro amore”
Dal carcere ripensa al rapporto che ha avuto con la
sua compagna: «digli pure che il potere io l’ho
scagliato dalle mani, dove l’amore non era adulto e
ti lasciavo graffi sui seni» e si rivolge alla sua
donna in una specie di preghiera. Ora che sono
separati dal carcere l'impiegato la vede vittima di
un bombardamento mediatico e teme per il suo futuro.
Quasi rassegnato le chiede di fare le proprie scelte
in autonomia. E lo dice con amarezza, consapevole
che la donna amata non abbia resistito al richiamo
della società borghese, concedendosi, ora che lui è
in carcere, al primo uomo che la mantenesse.
È la storia di un amore profondo…
Per la verità l’amore di cui parla questa
canzone non è infatti quello di un rapporto di
affetto incondizionato infatti chiede alla consorte
di non esporsi eccessivamente parlando del loro
rapporto: «un amore così lungo tu non darglielo in
fretta», dandolo in pasto: «a quella gente consumata
nel farsi dar retta» e poi ancora: «non spalancare
le labbra ad un ingorgo di parole, le tue labbra
così frenate nelle fantasie dell’amore». Si rende
conto che i “sempre” e i “mai” sono solo false
ipocrisie di cui si nutre l’amore scoprendo
inevitabilmente che lui e lei sono sempre stati
diversi e con differenti aspirazioni sociali e
personali. Lui pseudo rivoluzionario e lei
tendenzialmente una donna borghese, moderata. Ed è
per questo che alla fine le dice: «non sono riuscito
a cambiarti, non mi hai cambiato lo sai».
Si accenna anche ad un velato tradimento…
Beh sì, lui esorta la sua donna a mostrarsi
con un trucco affascinante, tanto da indurre la
platea a stupirsi: «che tu non mi bastavi», ovvero
che lui si intratteneva con altre donne. Anche lei,
tuttavia, non era evidentemente da meno, perché
anche lei dopo le sue storie finiva per ritornare:
«digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre,
come fiori regalati a maggio e restituiti in
novembre». Anche se poi l’autore ci fa capire che
pur essendo consapevoli entrambi dei loro tradimenti
finivano per non confessarli esplicitamente: «gli
occhi troppo stanchi per non vergognarsi, di
confessarlo nei miei, proprio identici ai tuoi».
Praticamente un addio?
I
condizionamenti esterni hanno spezzato
definitivamente il loro rapporto: «sono riusciti a
cambiarci, ci son riusciti lo sai» e si domanda
quale sarà il futuro di lei: «dimmi senza un
programma dimmi come ci si sente». Si chiede se
amerà davvero, se farà l’amore: «per amore o per
avercelo garantito». Chiedendole in ultimo:
«continuerai a farti scegliere o finalmente
sceglierai»