|
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
IL RACCONTO E'
ADATTO AD UN PUBBLICO ADULTO
I DIARI
LICENZIOSI DI VIOLETTE BERTIN
Marcel Bernard
"Histoire de
Juliette"
Photo © Sergei Skolkin
“Sicuramente “Histoire de Juliette”. Credo sia
un libro adatto a lei!" Mi aveva detto
maliziosamente Marcel Berdard, fissandomi negli occhi,
anche se poi non avevo avuto il tempo e il piacere di
chiedergli per quale motivo lo fosse. Per cui
incuriosita, nella tranquillità della mia stanzetta,
distesa sul mio letto, iniziai a sfogliare le prime
pagine…
Marcel Bernard Histoire de
Juliette
Personaggi Bartholomé Ferdinand Duca
de Meilly-Coulonge Clotilde Marguerite Catherine
Haynault, Marchesa de Montmélas Maurice Haynault,
Marchese de Montmélas, marito di Clotilde Juliette
Haynault, figlia di Clotilde Marianne, amante di
Maurice Haynault Louis, fratello di Marianne
2 September 1750, Mercredi Brissac-Quincé
Maine e Loira
Mia cara Marchesa, vi invio
questa mia a suggello del nostro primo incantevole
pomeriggio trascorso insieme. Vi prego di scusare la mia
temerarietà, ma ho dato precise istruzioni al mio
servitore di consegnarla questa mia esclusivamente nelle
vostre preziose mani. Ah le vostre mani! Mai, nella
mia vita, avevo avuto modo di apprezzare siffatta
morbidezza, mai quel velluto sulla mia carne addolcita
da un’unica inconsueta cedevolezza femminile. Madame,
la vostra fama era già ben nota in tutto il cantone
della Loira e la vostra eccellenza aveva di gran lunga
superato i confini della nostra amata terra,
avvolgendosi di un alone d’afrodisiaco mistero e
d’inusitato fascino. Mai avrei immaginato che quel
passaparola di bocca in bocca, d’albero in albero, di
fiore in fiore avesse riportato così fedelmente le
vostre doti, le vostre grazie così genuflesse e così
superbe al cospetto del nostro vizioso ardire nel fine
ultimo del solenne e appagante godimento reciproco.
Mentre vi scrivo mi par ancora di sentire le vostre
parole esperte, dissolute d’amore, i silenzi delle pause
sospese, il profumo licenzioso del vostro seno, le
essenze lascive dei vostri copiosi orgasmi al sapore
denso e corposo di frutta esotica.
Mia cara
marchesa, in questo preciso istante sto annusando i
miei polpastrelli, il dorso della mia mano alla ricerca
di tracce di quell’effluvio che, se non fosse un’uggiosa
giornata di inizio Settembre, crederei davvero di essere
tra i germogli ed i peschi in fiore di un Aprile alle
porte. Guardo dalla finestra e sembra di ammirare
ancora il vostro viso apparire, scontornato tra le
foglie delle grandi magnolie, degli arbusti umidi sempre
verdi che al vento cedono alle sfumature grigie
dell’orizzonte, alle moltitudini di tonalità di un tardo
pomeriggio, all’imbrunire. Seguo con il dito indice il
vostro profilo dolcemente increspato al piacere e mi
sembra impossibile averlo condiviso dietro queste tende
che ondeggiavano leggere alle carezze degli spiri
autunnali dentro questa alcova, sopra quella seta di
pelle e drappi di seta. Mi guardo allo specchio,
trattengo il respiro e non ho timore di dirvi che in un
impeto animalesco di maschio mi sento orgoglioso di
essere stato l’artefice di quei continui sussulti di
femmina lasciva che ancor ora riecheggiano distinti tra
queste pareti.
Mia cara marchesa, avverto un
impercettibile sgomento nel vostro cuore, non vi
preoccupate, i patti sono patti, e vi prego di credermi,
non mi sto innamorando di voi, ma non posso fare a meno
di pensare al prossimo incontro che, se dipendesse solo
dalla mia persona, sarebbe già avvenuto o quanto meno
prossimo, lungo queste ore che volgono all’incupire di
una sera che ahimè passerò in assenza della vostra
gradita compagnia. So bene che sono passate solo
alcune ore, come so che dovrò pazientare per riavervi,
perché altri contendenti sono già in tacita coda, muta e
fremente, in attesa di un vostro cenno, di un vostro
fugace capriccio che ne sentenzi e ne regoli l’umore e
le voglie.
Fate attenzione Madame, anche se so
che la vostra proverbiale accortezza non ha bisogno di
consigli! In giro ci sono molti millantatori che si
vantano di ricchezze, titoli e terre che non hanno mai
posseduto, ma per avervi, per portarvi fra le loro vane
lenzuola, sono disposti a giocarsi l´onore e la
reputazione. Conosco le vostre momentanee difficoltà
finanziarie e sarei onorato di poter accettare ogni
vostra richiesta. Perdonatemi se ne faccio cenno, ma
sappiate che il vostro corpo, la vostra sensualità
valgono molto più dei mille Luigi d’oro pattuiti e che
volentieri raddoppierei per farvi comprendere tutto il
mio interesse. So che siete sposata, che siete madre
della marchesina Juliette poco più che adolescente e nel
mio cuore immagino quanto ogni giorno vi spendiate
affinché la conoscenza della vostra condotta non
travalichi quei letti che magicamente scaldate.
Vi prego di rispondermi a breve e di avanzare per
lettera la richiesta di quel favore, solo accennato per
mancanza di tempo, e sarò ben lieto di esaudire ogni
vostra preghiera, voglia o capriccio che sia.
Vostro Bartholomé Duca de Meilly-Coulonge
**********
2 September 1750, Mercredi
Montsoreau Maine e Loira
Caro Duca de
Meilly-Coulonge, quelle ore le ricordo ben
volentieri, ma, mi perdoni, non è una missiva che possa
suggellare quell’incontro. Spero a breve di rendermi
nuovamente disponibile in modo da fortificare nelle
nostri carni quelle sensazioni ancora vive. Anche la
vostra fama era giunta alle mie orecchie e piacevolmente
ho avuto modo di riscontrare le vostre doti amatoriali
davvero inconsuete in tutto il Cantone della Loira.
Come voi ben sapete, i doveri di madre e la cura
maniacale dell’etichetta di mio marito Maurice non mi
consentono di essere pienamente libera di muovermi
mirando ad esaudire esclusivamente le mie sole esigenze.
La tacita e fremente coda a cui avete maliziosamente
fatto cenno non sarebbe un ostacolo ed i vostri generosi
doni renderebbero vani la maggior parte dei miei impegni
in modo da dedicarmi unicamente ai vostri desideri.
Guardo anch’io fuori dalla finestra la sterminata
landa uggiosa e sento tangibile l’odore delle grandi
magnolie e della nebbia che penetrava leggera nella
vostra stanza che magicamente faceva da culla alle
nostre effusioni in balia della nostra passione.
M’illudo di scorgere oltre la grande siepe il vostro
castello e la finestra di quella stanza dove a breve,
non temiate, saprò essere nuovamente il vostro desiderio
fatto di carne e di forma, fatto di femmina che tanto e
tanto avete magicamente e sorprendentemente apprezzato
nonostante la mia età sia di gran lunga più esperta
delle tante fanciulle che allietano i vostri giorni.
Mi sembra ora di vedere il vostro ghigno di
disapprovazione, ma non temete mio caro Duca, sono io ad
essere orgogliosa per aver potuto conoscere la vostra
meravigliosa dimora, la discreta e zelante servitù e
soprattutto la vostra euforia al cospetto della mia
persona. Sarà ben difficile dimenticare la vostra
espressione di giubilo alla vista delle mie trasparenze
e l’impazienza delle vostre mani incredule e bramanti
che indugiavano sulla mussolina e il pizzo.
Ho
notato anch’io quell’intenso coinvolgimento che andava
oltre i nostri ruoli ed il mio impegno di moglie, ma vi
posso assicurare che non ci sarà pudore da parte mia,
chiamarlo amore o comunque voi vogliate. Non c’è
indecenza sentirlo sussurrare dalle vostre calde labbra
se, mio caro Duca, è inteso come desiderio di essere
irresistibilmente anelati oltre qualsiasi convenzionale
morigeratezza. Voi lo avete fatto ed io ripagherò presto
la vostra esuberanza, l’abbondanza dei vostri gesti,
ricchi e dotti d’esperienza vissuta.
Mio caro
Duca, i mille Luigi d’oro erano il giusto dono per
entrare nelle mie grazie, conosco bene l’ammontare dei
compensi che i numerosi gentiluomini elargiscono per
aggraziarsi i favori segreti di altrui mogli non più
giovanissime, ma voi ben sapete che la mie esigenze
hanno premure più impellenti e più considerevoli.
Orbene, vista la delicatezza dell’argomento, sarà mia
cura spiegarvi in sintesi la mia richiesta, rimandando
ad un successivo incontro la cura dei dettagli. Per ora
consegnerò al vostro servitore queste poche righe.
Seguirà altra mia.
Con affetto Clotilde
Marguerite Catherine Haynault, Marchesa de Montmélas
**********
2 September 1750, Mercredi
Brissac-Quincé, Maine e Loira
Mia cara marchesa
Clotilde, anche a me fa piacere chiamarlo amore
perché noi siamo certi che l’amore che vantiamo come la
causa dei nostri piaceri, non è in realtà che il
pretesto per l’abbandono delle nostre carni, desiderose
di una coltre di sentimento che veli la vera essenza
dell’istinto e rechi con sé quella leggiadria che
effimera ci investe ogni qualvolta la passione arma la
mano dell’attrazione. E non ci sono vittime e carnefici
quando la chiarezza del letto scontorna le ambiguità
della sfera affettiva lasciando all’impulso l’intero
campo di battaglia.
Chiedo il vostro perdono
madame, se mi sono lasciato andare a questa breve
riflessione che libera il campo da qualsiasi altra mira
se non gli altri mille Luigi e la voglia del maschio di
nuovo intatta. Non vi nascondo che ora, al cospetto
della penombra di questo meraviglioso giorno ormai alla
fine e in barba all'effervescenza di qualsiasi altra
giovane donna, la tensione del mio corpo prende la sola
direzione di sud-ovest e con euforica vigoria si ferma
al primo piano della vostra incantevole casa, le vostre
colonne classicheggianti, i vostri appartamenti
affacciati sulle conifere sempreverdi, dove ora credo
voi stiate scrivendo.
Domani sarà luna nuova e
dalla mia terrazza vedo nitidamente l’alone che tondo
ospiterà notte dopo notte le vostre biancastre forme
morbide e sensuali. Ecco madame, seppure dovessi
aspettare ventotto giorni, mi accontenterei di una sua
parola che marcasse sul nostro calendario la certezza di
un giorno. La certezza del vostro seno lussureggiante,
della vostra bocca voluttuosa che esperta ha adempiuto
ai doveri ossequiando il rito dell’amore e
trasformandolo in qualcosa di vera magia. Oh sì ricordo
bene il vostro sesso! Il profumo di viola selvatica e
quelle labbra simile a foglie di tiglio che
s’arricciavano al piacere e inumidendosi incantevolmente
si aprivano alla voglia del maschio già pronto. Madame,
perdoni il mio ardire, anche se, seppur scomodo, dà la
misura di quanto vi desideri in questo preciso istante.
Aspetto con impazienza vostre nuove. Con
smisurata devozione Vostro Bartholomé Duca de
Meilly-Coulonge
******
4 September 1750,
Vendredi Montsoreau Maine e Loira
Caro
Bartholomé, perdonatemi questa licenza di chiamarla
solo per nome. Ho letto e riletto le ultime righe della
vostra lettera che conservo gelosamente da due giorni
tra la morbidezza del mio seno. Ebbene, il solo contatto
mi fa rivivere quelle vostre maschie irrequietezze e le
nostre effusioni corrisposte di baci e carezze lungo le
nostre sete. E’ inutile negarvi che mai prima d’ora
m’era accaduto di serbare nella mia mente e nel mio
corpo il pensiero fisso di un solo pomeriggio. Vi prego
non trasalite, ma ora sarebbe per me un privilegio
essere sollazzata nelle mie parti intime dal vostro
turgido vigore e nel contempo essere alcova e ricovero
del vostro piacere abbondante. Ancora sorpresa dalla
vostra resistenza e dalla vostra forza di maschio credo
sia necessario rivedervi al più presto sempre che il
Cielo sia benevolo e gli avvenimenti possano offrirci
l’occasione sperata. Nonostante mio marito Maurice
sia sempre indaffarato e molto lontano dai miei
appartamenti, non credo sia ragionevole e saggio
invitarvi qui nel mio salotto, nonostante apprezzi con
tutta me stessa la vostra esuberanza e l’arsura d’amore
nonché la temerarietà che noto nella vostra missiva.
Orbene mio Duca, vengo ai fatti, mio marito Maurice
ha perso la testa per una sguattera da quattro soldi,
perdonatemi il termine, ma non trovo altra parola che
descriva e sintetizzi fedelmente la sua condizione e il
mio giudizio. Dicevo, mio marito non trova di meglio che
passare con questa signorina, figlia del popolo, le sue
ore migliori. Lei accetta volentieri la sua corte e
ahimè chissà quant’altro, ottenendo in cambio ori,
vestiti, cavalli e perfino una carrozza. Da qualche
tempo i due rasentano l’impudicizia facendosi
tranquillamente vedere in pubblico offrendo ai più la
vista dei loro baci ardenti e l’oscenità del loro
ardire. Ebbene, mio Duca, ho saputo che la prossima
domenica voi avete organizzato una caccia alla volpe
nelle vostre terre mettendo a disposizione degli
invitati la vostra stupenda scuderia equestre e la
famosissima muta di Beagle. La signorina Marianne
accompagnerà mio marito. Ed ecco la mia umile richiesta
mio caro Bartholomé... Visto che in qualità di
padrone di casa deduco che non possiate partecipare alla
gara, dovreste avvicinare questa figlia del popolo e
lasciarvi andare ad una conversazione piacevole
mantenendo sempre chiaro l’obiettivo ovvero quello di
distogliere mio marito da quel patetico cruccio. E’
inutile ripetervi che si tratta esclusivamente di
etichetta nel preciso intento di mantenere sempre in
alto il buon nome del mio casato. Vi scongiuro non
pensiate che sia mossa da un’effimera gelosia, me ne
guarderei bene! So che vi sto chiedendo un favore
incommensurato, so che sedurre una giovinetta del popolo
è per voi motivo di disagio e seccatura al confronto dei
vostri innumerevoli e altrettanto piacevoli incontri con
donne dell’alta aristocrazia, ma so anche che potrò
sdebitarmi al più presto e assecondare ogni vostro
inconsueto desiderio.
Con affetto Clotilde
Marguerite Catherine Haynault, Marchesa de Montmélas
**********
4 September 1750, Vendredi
Brissac-Quincé, Maine e Loira
Cara amica,
conosco la signorina in questione ed ho avuto modo di
apprezzarla alcuni mesi orsono al ricevimento della
Festa di Primavera negli splendidi giardini di
Versailles. Marianne, anche in quell’occasione, era
accompagnata da vostro marito e da suo fratello Louis.
Sfoggiava un importante decolté oltre ogni lecita misura
ottenendo il doppio scopo di far rabbrividire le
numerose ospiti ed accentrare su di sé sorrisini,
pettegolezzi e attenzioni varie. Evito di riferire i
commenti succulenti e piuttosto diretti delle signore
presenti e dei loro rispettivi consorti. Ricordo lo
stupore mio e dei miei conoscenti alla vista dell’anello
che ingentiliva la mano della ragazza oltre a un
meraviglioso collier di antica fattura e dal valore
inestimabile. Ben inteso sia il collier che l’anello
erano di raffinata lavorazione, ma le movenze goffe
della signorina, direi consone al suo ceto sociale, la
facevano apparire, come dire, più una di quelle che una
ricercata concubina. Mia cara, come potrei mai non
rispondere ad una vostra richiesta di aiuto? Sarà per me
un onore servirla confidando un risultato positivo
avendo dalla mia parte, rispetto al vostro caro marito,
il dono, mai trascurabile dell’età. Inavvertitamente ero
a conoscenza dei fatti e vi giuro in varie occasioni, se
non fosse stato per le nostre riservatezze, ero sul
punto di riferirvi ogni particolare. Se voi vorrete, e
se il mio ardire non infrange l’etichetta dei nostri
confini, sarò lieto di farne oggetto di conversazione
nel nostro prossimo incontro, tra i piaceri della carne
ed i diletti dell’intrigo. Dunque madame, ogni
vostro desiderio è un ordine, per cui mi attiverò sin da
ora, inviando un telegramma di invito diretto alla
signorina Marianne in qualità di gradita ospite, anziché
di accompagnatrice di vostro marito.
Vostro
Bartholomé Duca de Meilly-Coulonge
**********
4 September 1750, Vendredi Montsoreau Maine e
Loira
Mio caro Duca, non avevo dubbi che voi,
uomo sopraffine e di mondo, ne foste a conoscenza,
sapendo addirittura i dettagli intimi. Vi ringrazio
anticipatamente per la intrigante proposta con il
dichiarato obiettivo di trasformare quei dettagli da
oggetto di cruccio a stuzzicante materia di piacere.
Adoro il vostro ardire e sinceramente credo che le
nostre anime abbiano avuto modo di incontrarsi molto
prima di quando sia successo realmente ed abbiano avuto
in sorte la medesima educazione al diletto del piacere
effimero. Vi prego mio Duca, non vi irrigidite (è
consentita la diretta allusione nonché il vostro
sardonico sorriso), so che quando si parla di anime si
entra in un terreno paludoso, ma mi sento in obbligo di
rassicurarvi… i patti sono patti. A presto
Clotilde
Ps. Aspetto con ansia vostre nuove. Vi
prego di scrivermi sin da domenica sera dopo la caccia
alla volpe. In assenza di mio marito passerò tutta la
giornata in compagnia di un amico. Da dopo l’imbrunire
metterò a disposizione un servitore per il recapito
della mia missiva.
**********
4
September 1750, Vendredi Brissac-Quincé, Maine e
Loira
Madame, perdonate il mio ardire, so ben
chiaramente che a quest’ora non dovrei mai scrivervi ed
è assolutamente sconveniente farvi recapitare questa mia
dal servitore, ma dopo due ore di passeggiate nel parco
non ho potuto fare a meno di farlo. Orbene madame, il
mio stato d’animo mi impone di farvi partecipe e dirvi
senza tanti giri di parole, che la presenza di un altro
uomo, nonché l´assenza di riferimenti, mi rendono
inquieto, impedendo soprattutto alla mia mente di vagare
su ali più sicure. Spero con tutto il cuore che
l’amico in questione faccia già parte di quella coda
muta che aspetta pazientemente il turno e che non sia
una nuova conquista.
Vi prego Clotilde non me ne
vogliate, ma dopo quel pomeriggio mi assale, quando
penso a voi, un senso impellente e irrefrenabile di
possesso di carne e d’anima. In questi casi, come
ritengo voi sappiate, l’esclusiva è una componente
imprescindibile. Come un fedele servitore, ho
giustappunto esaudito il vostro desiderio, pur sapendo
che le vostre attenzioni in quel momento saranno dirette
verso altri occhi ed altra muscolatura che spero bene
siano all’altezza della vostra meravigliosa sete e delle
vostre incommensurabili grazie. Orbene, Marianne
scrive che si sente onorata per l’invito diretto e che
si rammarica di non poterlo estendere al fratello Louis,
precedentemente occupato in altri impegni non
prorogabili.
Quindi come da vostri ordini Madame,
la signorina sarà oggetto delle mie più calde e
minuziose attenzioni.
Vostro George
Ps.
Comunque andrà, desidero sappiate che vi volevo ancor
prima di conoscervi, lo esigeva la mia presunzione.
Tutte le volte che ci siamo visti e voi eravate
immancabilmente accompagnata da vostro marito vi
desideravo oltre misura ed alla vostra vista mi sentivo
ogni volta dominato dal mio desiderio. Il vostro seno,
il vostro sorriso, perfino il vostro ventaglio non sono
mai e poi mai passati indifferenti ai miei occhi. Ora
posso dirvi senza alcun timore di apparire ridicolo, che
mai ho provato a limitarmi quando il pensiero di voi mi
accoglieva nel mio letto solitario.
“Violette… Violette!” La voce di mia madre mi distolse
da quella storia intrigante e mi riportò alla realtà.
Immediatamente chiusi il libro nascondendolo sotto il
cuscino e tolsi la mano dalle mie mutandine prima che
lei sopraggiungesse.
FINE |
TUTTI I RACCONTI DI
VIOLETTE BERTIN
Il racconto è frutto di fantasia. Ogni riferimento a
persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale.
©
All rights reserved Adamo Bencivenga Il
presente racconto è tutelato dai diritti d'autore. L'utilizzo è
limitato ad un ambito esclusivamente personale. Ne è vietata la
riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|