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STORIE DI ROMA

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Folkstudio
Storia della piccola cantina di Trastevere che ha fatto la storia della musica italiana
Passarono in quello stanzone umido perfetti sconosciuti come Venditti, De Gregori e un ragazzino di nome Bob Dylan di passaggio a Roma! Doveva andare a Perugia dalla sua fidanzata dell'epoca, Suze Rotolo
 


 
Adamo a proposito di Roma… cos’era il Folkstudio?

Era un locale di musica nato nel 1960 in una cantina in Via Garibaldi 59, nel rione popolare di Trastevere. Inizialmente era lo studio del pittore e musicista afroamericano Harold Bradley, nel quale si riunivano altri artisti, pittori e musicisti. Bradley, americano purosangue lo trasformò in un "circolo culturale" sui modelli del Village, con tre-quattro show men per serata e presto divenne un vero e proprio locale per ascoltare musica, prevalentemente rivolto alla musica popolare inizialmente folk, gospel e spiritual e quindi musica sudamericana, irlandese e africana, al jazz, alla canzone d'autore.

Chi era il proprietario?
Fino al 1967 Bradley, poi lui tornò in America a Chicago e la direzione del locale passò a uno dei suoi fondatori, Giancarlo Cesaroni, chimico e amante della musica folk (infatti il simbolo del locale, una mano bianca che stringe una nera, sta proprio a rappresentare il passaggio del testimone da Bradley a Cesaroni). Con la nuova gestione il locale intensificò la presentazione di nuove proposte musicali italiane di cantautori emergenti. Creò addirittura una propria etichetta discografica negli anni '70, la "Folkstudio", con cui debuttarono artisti come Corrado Sannucci e Mimmo Locasciulli.

Com’era il locale?
Era una specie di stanzone sotto terra, in cui c’era da una parte il bar e dietro a una tenda una sala con un palchetto alto sì e no 50 cm. Sul palco solo una sedia e un pianoforte contro il muro, si cantava così dando le spalle al pubblico, senza microfoni, senza amplificazione tanto la stanza non è grande, al massimo in sala ci potevano stare una sessantina di persone.

Proprio in quello stanzone umido e senza finestre nasce la canzone d’autore italiana…
Era molto semplice esibirsi, era sufficiente presentarsi di persona a Cesaroni e si chiedeva di cantare, al massimo due o tre canzoni. Lui in modo burbero rispondeva di ripassare la domenica pomeriggio successiva quando erano previste le esibizioni degli esordienti. Di solito aggiungeva: “Tu vieni, mi dai il tuo nome, io ti metto in scaletta e tu canti una canzone. Se piace alla gente, e se piace a me, ti faccio tornare, altrimenti se ti prendono a fischi arrivederci e grazie”. Tutto qui.

Passò di lì il meglio della musica romana…
Al tempo dei perfetti sconosciuti come Mario Schiano, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, Edoardo De Angelis, Renzo Zenobi, Stefano Rosso, Luigi Grechi, Mimmo Locasciulli, Sergio Caputo, Grazia Di Michele, Rino Gaetano, Corrado Sannucci, Riccardo Cocciante, Gianni Togni oltre a quasi tutti i protagonisti del Jazz Italiano dell'epoca e della canzone di protesta come Paolo Pietrangeli, Ivan della Mea, Giovanna Marini e tanti altri.

Ti sei dimenticato di un certo Bob Dylan…
Era il 5 gennaio del 1963 quando un giovane americano, Robert Allen Zimmermann, passato alla storia come Bob Dylan, decise di entrare in quel locale umido e malconcio di Roma per bere qualcosa e solo dopo ebbe l’idea di cantare. Praticamente un perfetto sconosciuto di passaggio a Roma! Doveva andare a Perugia dalla sua fidanzata dell'epoca, Suze Rotolo.

Si esibì tra l’indifferenza dei presenti…
Era all’inizio della sua carriera e nessuno tra quelle mura poteva mai immaginare quanto quel ragazzo con la chitarra sarebbe diventato famoso. Cantò qualche pezzo al termine della serata. Secondo Cesaroni, che era presente, quella sera in sala, mentre si esibiva quel ventunenne sconosciuto, non c'erano più di quindici persone, la maggior parte sedute al bar.

Tra i perfetti sconosciuti anche De’ Gregori e Venditti…
Venditti aveva solo due canzoni: “Sora Rosa” e “Roma Capoccia” che replicava ogni sera. De Gregori si esibiva insieme al fratello Luigi Grechi che al tempo si faceva chiamare Ludwig. Poi insieme a Bassignano e Lo Cascio formarono un gruppo chiamandolo proprio “I Giovani del Folkstudio”. Arrivavano tutti e quattro alle nove di sera, non più solo la domenica, a bordo della 850 special del padre di Lo Cascio e parcheggiavano praticamente davanti al locale. Si esibivano singolarmente ed ebbero un lungo periodo di gloria ed una rapida parabola discendente culminata in uno storico litigio con Cesaroni che accusò i quattro di essere essersi montati la testa. Si erano rifiutati di suonare di fronte a un pubblico pagante di tre persone! Comunque quella collaborazione portò all'incisione di Theorius Campus. Pensa che Francesco Guccini nel 1973 ci registrò il live “Opera buffa”!

Insomma il Folkstudio era diventato una vetrina importante…
Tutte le sere seduto in prima fila ad ascoltare quei giovani artisti scapigliati c’era Vincenzo Micocci, discografico e talent scout per l’etichetta It (quel “Vincenzo io ti ammazzerò” della nota canzone di Alberto Fortis).

Divenne un punto di riferimento per tutti i giovani che volevano ascoltare musica buona…
Non c’era studente o giovane del tempo che non fosse entrato anche una sola volta il locale di Trastevere! Poi però nel 1998 Giancarlo Cesaroni morì e il locale perse il suo fascino, fu sposato nella libreria "L'uscita", e poi continuò l’attività in via Sacchi e infine in via Frangipane, vicino al Colosseo. L'Associazione Folkstudio '88 donò tutto il materiale di archivio, tra cui locandine, fotografie, audiocassette e nastri con alcuni dei concerti registrati, alla Discoteca di Stato. Una piccola cantina ha fatto la storia della musica italiana.


 





 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Folkstudio
https://www.insidemusic.it/bob-dylan-folkstudio/
https://www.spagine.it/i-miei-amici-cantautori/dapprincipio-fu-il-folkstudio/
http://www.vagabondo.net/Storie/trastevere/
http://www.rimmelclub.it/folk/folkstudio.htm

FOTO GOOGLE IMAGE


 







 
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