Adamo cosa successe il 26 agosto del 1986 al Central
Park di New York City?
Alle 6 e mezza della mattino
un ciclista, mentre attraversava il parco dalla parte della
Fifth Avenue, dietro al Metropolitan Museum of Art, scoprì il
cadavere seminudo di Jennifer Levin disteso nell’erba.
Come si presentava il corpo della poveretta?
Era coperto di tagli e presentava varie contusioni,
lividi e diversi morsi sul collo. Era a seno nudo con la gonna
arrotolata ai fianchi. Il medico legale, intervenuto
immediatamente, stabilì che la povera ragazza era stata
strangolata. La biancheria intima di Jennifer fu trovata a circa
50 metri di distanza.
Immagino che partirono
subito le indagini…
Per la polizia fu un gioco da
ragazzi identificare il presunto assassino. Furono ricostruiti
gli ultimi momenti della ragazza quella notte e venne fuori il
nome di Robert Chambers dalle testimonianze dei titolari ed
alcuni avventori del Dorrian’s Red Hand nell’Upper East Side, un
locale alla moda per ricchi americani dove i due avevano
trascorso la serata insieme.
Cosa era successo in
quel locale?
Robert Chambers e la sua fidanzata
Alexandra avevano deciso di passare la serata in quel locale,
poi però, forse per il troppo alcol, avevano litigato e lei gli
aveva fatto una scenata davanti a tutti sbattendogli alla fine
un pacchetto di preservativi in faccia e urlandogli che avrebbe
potuto benissimo usarlo con altre.
Poi?
Lui rimase lì seduto e poco dopo si avvicinò la povera
Jennifer. I due si conoscevano da tempo ed erano già stati
insieme. Lei ne era innamorata, o quasi, per cui quella sera
decise di accettare le avances di lui. Parlarono, scherzarono e
all’alba uscirono insieme da quel locale.
La
polizia rintracciò Chambers immediatamente quindi…
Lo trovarono a casa, si era fatto una doccia e si era messo a
dormire. Poche ore dopo bussarono alla sua porta gli
investigatori, i quali avrebbero voluto semplicemente ascoltarlo
essendo stata l’ultima persona ad aver visto la ragazza viva.
Lui era un ragazzo di buona famiglia per cui non si aspettavano
di trovarsi davanti un omicida.
Invece?
Invece la polizia si insospettì perché il viso e le
braccia del ragazzo presentavano degli evidenti graffi. Si
giustificò con gli agenti affermando che era stato il suo gatto.
Poi confuso cambiò più volte versione. Disse che era stato
aggredito la notte in strada da dei malviventi dopo aver
salutato la povera Jennifer Levin.
Beh immagino
che la polizia non credette a questa versione…
Incalzato dagli agenti disse di non sapere cosa avesse fatto
Jennifer quella notte perché si era separata da lui per comprare
delle sigarette, ma poi venne fuori che Jennifer non aveva mai
fumato in vita sua. Per cui messo alle strette cambiò di nuovo
versione e disse che all’uscita del bar Jennifer gli aveva
chiesto “sesso violento”. Lui aveva accettato e lei gli aveva
legato le mani con le sue mutandine. Durante il rapporto però
lei era stata così violenta da ferirlo ai genitali e
provocandogli forte dolore. A quel punto lui, poverino, per
difendersi e liberarsi da lei l’aveva spinta con forza
uccidendola accidentalmente.
Fammi capire, si
giustificò dicendo che era stata lui la vittima e la vittima
l’aggressore?
Esattamente così. Durante la
confessione ripeteva che Jennifer era pazza. Che lui poverino le
chiedeva di fermarsi mentre lei invasata di sesso, chiedeva
“rough sex” e continuava a torturarlo. Secondo la sua versione
si accorse che la ragazza non respirava più solo quando le
chiese di rivestirsi ed andare via.
Immagino i
titoli dei giornali il giorno dopo…
Lo
soprannominarono The Preppy Murder, ovvero Il Fighetto
Assassino. Dalle interviste degli amici uscì fuori che essendo
Robert perennemente sballato era difficile stabilire se quel
tipo di atteggiamento violento fosse dovuto alla sua personalità
o all’effetto della droga!
Chi era Robert
Chambers?
Un ragazzo difficile buttato fuori da
tutti gli istituti. Aveva cominciato a fare uso di cocaina a 14
anni. Era cresciuto con sua madre, un'infermiera emigrata
dall’Irlanda. Rispetto ai suoi compagni di scuola non era ricco
e si manteneva con piccoli furti visto che sua madre non poteva
permettersi di pagare le tasse scolastiche private. Aveva
frequentato la Boston University, ma dopo sei mesi era stato
costretto a lasciare a causa di una carta di credito rubata.
Quell’estate era scappato da un centro di disintossicazione in
Minnesota
Quindi venne arrestato…
Prima di condurlo in carcere gli fu permesso di incontrare il
padre al quale disse: “Quella fottuta stronza… perché non mi ha
lasciato in pace?” Poi arrivò trafelata la sua ragazza
Alexandra, non riusciva a credere che il suo fidanzato fosse un
assassino. Appena entrata nella stanza, osservò sulla scrivania
pile di giornali con le foto di lui in prima pagina. Gli disse:
«Beh, almeno hai ottenuto quello che hai sempre voluto: adesso
sei famoso». Poi se ne andò senza mai voltarsi indietro.
Il processo?
Il caso arrivò in tribunale
nell’autunno del 1987. La difesa cercò di rappresentare la
ragazza come una donna promiscua che teneva un "diario del
sesso", ma in realtà non esisteva nessun diario. Jennifer teneva
un piccolo quaderno che conteneva i nomi e i numeri di telefono
dei suoi amici e le annotazioni degli appuntamenti ordinari. Ma
la strategia era chiara: infangare Jennifer, il suo passato, la
sua vita sessuale, la sua presunta “disinvoltura” con il sesso.
Come andò a finire?
La giuria rimase
bloccata per nove giorni. Nonostante le prove evidenti, i
giurati rimasero in camera di consiglio senza riuscire a
scegliere tra incidente e omicidio volontario. Temendo che il
processo venisse annullato, la procuratrice si consultò con la
famiglia di Jennifer e cedette al patteggiamento. Robert
Chambers si dichiarò colpevole di omicidio colposo di primo
grado: ovvero del crimine minore e gli venne inflitta una pena
di soli 15 anni.
Quindi Robert Chambers, ora ha
scontato la pena…
È uscito dalla prigione di Auburn
il 14 febbraio 2003, ha scontato l’intera la pena a causa del
comportamento indisciplinato tenuto durante la detenzione. Ci è
tornato 5 anni dopo, nel 2008, per spaccio di cocaina. Pensa che
in quell’occasione gli fu inflitta una condanna più severa, 19
anni, di quella ricevuta per aver ucciso quella povera ragazza.