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AMARSI CHE CASINO

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Malta
Storie di prostituzione dal tempo
dei Cavalieri ad oggi
Da Margherita Virau a Domenica Cutelli, alla ragazza di Mqabba fino alle russe, ucraine e cinesi di oggi



 
 
Paceville è un distretto di Malta, ad ovest di San Giuliano, trae le sue origini tra gli anni venti e trenta quando un facoltoso avvocato maltese, Giuseppe Pace, si mise in testa di costruire delle residenze sulla spiaggia, conosciute come 'il-Qaliet'. Ma è a partire dal 1960 che Paceville inizia la sua trasformazione in attrazione turistica, quando lo Sheraton e l'Hilton hotel iniziano a costruire alberghi a cinque stelle nell'area. Oggi è largamente popolato da nightclub, bar, pub, ristoranti ed è divenuto così il centro nevralgico della vita notturna dell'isola e meta turistica per giovani e meno giovani in cerca di divertimento. Praticamente un luogo di perdizione, sembra essere in un girone dell’inferno con locali che sputano fuori musica ad altissimo volume ed è frequente di notte imbattersi in gruppi di giovani ubriachi pronti a far scatenare una rissa e donne con modi piuttosto decisi che invitano ad entrare nei night.

All’esterno invece le strade, i bar all’aperto sono affollati di belle ragazze che non disdegnano la compagnia degli stranieri, ovviamente a pagamento. Del resto la prostituzione e l’adescamento sessuale in quest’isola è di per sé legale, di contro sono vietate alcune attività ad essa collegate, come la gestione di un bordello, lo sfruttamento, la tratta di donne importate o altri abusi. Si tratta dello stesso modello adottato dalla gran parte degli Stati dell’Europa occidentale, compresi Città del Vaticano e Italia. Alcuni reati sono punibili con pene fino a due anni di reclusione. La legge prevede altresì pene fino a 6 anni per il coinvolgimento di minori. Nonostante queste restrizioni il mercato del sesso a Malta è spartito equamente tra le donne del sud-est asiatico che lavorano come lavoratrici domestiche, le cittadine cinesi che lavorano nei saloni di massaggio e le donne dell'Europa tipo russe e ucraine che lavorano nei locali notturni.

Malta è famosa per la sua prostituzione storica, in effetti già nel 1530 al tempo dei Cavalieri Ospedalieri il porto di Vittoriosa conteneva molti bordelli. Oltre alle maltesi, c'erano prostitute provenienti da Grecia, Italia, Spagna e Nord Africa. Nel 1551 il geografo del re francese, Nicholas de Nicolai, rimase colpito dal numero di prostitute per le strade quando visitò Vittoriosa. All'epoca le prostitute erano facilmente riconoscibili in quanto indossavano una camicia bianca legata sotto il seno e un mantello bianco. La storia narra che le donne dedite a questa pratica fossero così tante che 1565, furono presi accordi per evacuare le prostitute del paese in Sicilia.
Nel 1784 la legge maltese impedì alle prostitute straniere di entrare nel paese ponendo nel contempo delle restrizioni alle prostitute maltesi. Non potevano aprire le porte tra l'alba e il tramonto e non potevano entrare nelle taverne e nei locali pubblici. Tra le altre cose vennero introdotte visite mediche obbligatorie. Ovvero tutte le prostitute dovevano essere esaminate da un medico di polizia tre volte al mese. Se veniva scoperta un'infezione, la prostituta veniva portata in ospedale e tenuta lì fino alla guarigione.

Esistono racconti ben dettagliati di quel periodo raccontate dalla studiosa Christine Muscat nel suo libro Public Women – Prostitute Entrepeneurs in Valletta. Sono donne pubbliche dai profili tra loro molto diversi, ma accomunate da un forte istinto di indipendenza. Sono donne che, oltre a possedere arte e talvolta beni di lusso, fanno anche donazioni alla Chiesa e vengono considerate degne affidatarie di bambini indigenti, sono ritenute testimoni affidabili in tribunale, sono parte integrante dell’economia della Valletta.

Storie come quella di Margherita Virau, prostituta che accumulò tanta ricchezza da arrivare a chiedere ai suoi clienti di pagarla in opere d’arte piuttosto che in denaro, o di Domenica Cutelli, che con un cliente guadagnava quattro volte quello che una serva guadagnava spaccandosi la schiena per un giorno intero. Poteva permettersi di comprare dieci chili di pane al giorno e l’attività di prostituta le offriva un reddito di gran lunga superiore ad altre forme di lavoro femminile.
O tipo la storia della ragazza di Mqabba, villaggio del sud di Malta, che nel maggio del 1771, fuggì di casa per allontanarsi dal padre oppressivo e si recò alla Valletta. Si mise a fare la prostituta con tredici clienti documentati. In giro per taverne a bere a mangiare dolci ben dopo la mezzanotte ebbe la possibilità di assaporare per un breve periodo il gusto della libertà. Il padre, offrendo 10 scudi a chiunque gli fornisse informazioni sulla figlia riuscì a rintracciarla e a costringerla a sposare un uomo di Żejtun, altro villaggio del sud. I tredici clienti vennero costretti a pagare una multa che andò ad alimentare la dote della ragazza.

Col passare dei secoli, sia durante la dominazione francese che in quella britannica, la prostituzione aumentò notevolmente a causa del numero di marinai e soldati di stanza. Molte donne sposate lavoravano come prostitute, d’accordo con i propri mariti, a causa delle difficoltà economiche. La Valletta 's Strait Street, conosciuta localmente come "Gut", divenne il centro della prostituzione dal 1830 in poi e attualmente l'area Mello di Gżira è conosciuta come un quartiere a luci rosse.

Una nuova legge del 1898 vietò i bordelli e non più di una prostituta poteva vivere nella stessa casa a meno che non si registrasse presso la polizia. La legge proibiva anche alle prostitute di vivere al piano terra, a meno di 50 metri da un luogo di culto o adiacente a locali autorizzati.

Oggi come detto esiste una normativa piuttosto blanda che favorisce attività di vario genere. In effetti oltre alla prostituzione, Malta è di per sé un paradiso fiscale con attività collaterali legate alla droga, alle scommesse clandestine e al traffico di esseri umani, tra l’altro un posto molto semplice da raggiungere: non ci sono dogane da superare e ci si può arrivare, con una valigetta carica di contanti, in un paio d’ore partendo dal porto di Pozzallo. Un gioco da ragazzi!
Gli affari delle mafie, i soldi da riciclare arrivano nell’Isola dei Cavalieri senza alcun problema. Soldi ripuliti e reinvestiti nell’economia legale, fatti fruttare grazie anche ad una tassazione molto bassa, con il vantaggio di trovarsi in un Paese dell’Unione Europea, con la stessa moneta: l’euro. Attualmente sull'isola ci sono più di trecento casinò virtuali che ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, lavorano su centinaia di migliaia di giocate.


 
 



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 A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://en.wikipedia.org/
http://moltomalta.tgcom24.it/tag/prostituzione/
https://www.facebook.com/475863492444984/
http://moltomalta.tgcom24.it/2019/10/24/
https://www.agi.it/cronaca/malta_mafia-3992548/news/2018-06-05/
https://www.corrieredimalta.com/cronaca/attualita/
https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews


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