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FASCINO E SEDUZIONE
"Io sono il
Reggicalze!"
Mistero, enigma,
seduzione
Le francesi mi chiamano:
“Porte-jarretelles”, le americane: “Garter
belt”, le inglesi “Suspender belt” o
familiarmente "Sussies", insomma chiamatemi
come volete perché sono da sempre il simbolo
del fascino e della seduzione…
Photo Massimo
Passalacqua
Le francesi mi chiamano: “Porte-jarretelles”, le
americane: “Garter belt”, le inglesi “Suspender
belt” o familiarmente "Sussies", insomma chiamatemi
come volete perché sono da sempre il simbolo del
fascino e della seduzione e non a caso sono, quasi
sempre, ornato da pizzi, volant, ricami, fiocchetti
e nastrini.
Per la mia conformazione nasco per
uno scopo puramente funzionale, ossia quello di
sorreggere le calze e per questo motivo, negli anni
Sessanta con l’apparizione dei pratici collant,
collassai come indumento di massa, ma rimasi nei
cassetti delle raffinate signore e riuscii comunque
a sopravvivere diventando una vera e propria icona
della femminilità, quella più spregiudicata e
seducente.
Sono diventato letteralmente un
simbolo, un emblema, un segno di femminilità,
sigillo di classe, marchio d’eleganza, etichetta di
benessere e seduzione di una donna che non poteva
fare a meno di indossarmi, ovvero di portare
l’accessorio principe della femminilità e del
fascino, di nome reggicalze, di cognome
raffinatezza, appartenente alla casta dello stile,
alla famiglia della distinzione, al culto
dell’essere e dell’apparire, alla specie rara della
signorilità. E poi negli anni sono diventato il
segno di una donna vezzosa, seducente ed
esibizionista, sinonimo di passionalità, di donne
particolari, che indossano le calze per esprimere la
loro vanità, per il proprio compiacimento e
l’orgoglio di possedere quel distinguo di sensualità
non comune a tutte le donne.
Anche al giorno
d’oggi non ho perso questi valori, e le donne che
decidono di indossarmi, sicuramente sono donne
sofisticate, dotate di grazia e una spiccata
eleganza, dalla mentalità aperta e con un
consapevole senso della seduzione e dell’erotismo.
Non per niente, sono tanti gli uomini che hanno
dichiarato di perdere facilmente la testa per una
donna che indossa il reggicalze, considerandomi il
feticcio principe delle loro fantasie più
trasgressive.
Non a caso mi ritengo sintesi
di stile, ricerca e sensualità. Un modo per farsi
notare, un tocco di gusto, trasgressione,
originalità, un pizzico di egocentrismo, uno
strumento di conquista. Indossandomi è indice di
personalità e sicurezza, un tocco di glamour, un
preciso carattere di donna e tutto trova il suo
essere e la sua dimensione in base all’occasione,
alla stagione, al vestito, alla calza, agli occhi,
alla serata, al desiderio, al corteggiamento.
Ed è proprio lì il confine tra donna e femmina,
come la imperiosa Malena che cammina consapevole e
piena di fascino e bellezza nel classico vedo e non
vedo, presentato in tutta la sua esponenziale
leziosità, quando la macchina da presa di Tornatore
indugia sulla gonna stretta e magicamente si
intravedono le forme dei miei ganci.
E
resisto. Resisto negli anni venti, quando la moda
proponeva nuove linee, e con l’avvento del rayon,
che acquisto immediatamente un sapore retrò e un
grande impatto erotico.
E resisto, resisto e
divento un emblema, resisto e sopravvivo alla calza
stessa. Resisto anche all’avvento del collant,
dell’autoreggente, perché affondo magicamente le mie
radici nella sensualità nell’erotismo compiacente.
Provoco desiderio, affascino e attiro lo sguardo.
Anzi lo calamito e lo porto inevitabilmente a
seguirne il suo sviluppo, la curva armonica del
movimento, la nota calda di un vibrato, seguendo la
sinuosità della cucitura della calza che si sviluppa
lungo le gambe fino ad immaginarmi sotto quella
gonna dove fibrillano fiocchetti, e merletti e ganci
con le decorazioni in stile barocco delle balze, del
pizzo di Cantù e del filetto goriziano.
L'occhio dell'uomo, amabilmente smarrito, segue
l’unico verso che la visione gli impone, come una
cometa per il viandante, un refolo di zeffiro per il
marinaio, e sale, e fa salire il desiderio e
attraverso il binario nove e tre quarti attiva nelle
parti intime, segrete e inaccessibili lasciando
all’immaginazione l’ultimo tratto del sentiero, il
paradiso, il circo, la giostra, la Porta di Ishtar,
le rose fresche dei Giardini pensili di Babilonia e
la regina Semiramide. Sono il trionfo della
lussuria, l’apoteosi della seduzione, l’esaltazione
del vintage, quasi inutile nel quotidiano, ma
fondamentale e indispensabile per le serate speciali
e romantiche.
Ecco la donna elegante e
raffinata con una gonna longuette al ginocchio con
vita alta, o sopra una classica camicia bianca e un
cardigan, possibilmente corto in vita. E scarpe con
tacchi vertiginosi, nere e senza dettagli
particolari. Perché io voglio il mio spazio, il mio
palcoscenico e la mia platea, le mie quinte di una
cena galante, una terrazza sul mare di autunno
inoltrato, un pianista, una musica, “Cameriere
Champagne”, ed eccola lì, lei che mi indossa, che si
lascia trasportare dal suo cavaliere fasciata da un
tubino chic dal sapore bon ton, ad una gonna plissé
oppure a ruota che fa tanto anni ’50. Le donne lo
sanno, coprire ed ammiccare significa conquistare.
Sono croce e delizia del genere maschile.
Non c’è che dire! E la donna indossandomi si riveste
di nuova sensualità, e di un potere erotico
infinito, autonomo e consapevole, proponendo una
figura che guarda al futuro con un occhio
nostalgico, regalando un pizzico di eros che rompe
gli schemi della contemporaneità e si arricchisce di
un sapore di antico retaggio, di miele d’acero e
pane messo a lievitare. Appunto! Seduzione e potere
dal sapore retrò e dal fascino ineguagliabile. Ed io
svolgo la mia funzione senza per altro essere
scomodo, per chi sa apprezzarmi divento una
piacevole costrizione, e di certo, in quei momenti
magici, precedenti l’amore, tolgo dall’imbarazzo le
meravigliose signore che non devono assolutamente
procedere con quell’antipatica operazione di
togliersi il collant. Ecco con me le belle signore
sono già pronte specie se hanno avuto l’accortezza
di indossare le mutandine sopra le mie stringhe.
Ma il monito è sempre lo stesso: guai a scadere
nella volgarità. Devo rimanere un desiderio
malizioso per chi adora giocare con la sensualità,
perché rimango per sempre un simbolo di seduzione,
indossato per ammaliare, stregare, incantare,
sedurre ed illudere o semplicemente come strumento
di richiamo, immortalato nei tanti film non
necessariamente erotici. Celebre la scena del film
L'angelo azzurro con Marlene Dietrich nel ruolo
della cantante Lola Lola. E come dimenticare la
sensualità della matura Anne Bancroft nel Laureato
che seduce il ragazzino Dustin Hoffman? Oppure
l’affascinante Catherine Deneuve in Belle de Jour
nel mestiere più antico del mondo? Nella cinecittà
nazionale c’è l’imbarazzo della scelta. Tra le tante
sicuramente Sophia Loren in Ieri, oggi, domani con
un imbarazzatissimo Marcello Mastroianni. Come si fa
a non citare Laura Antonelli sulla scala in Malizia
oppure la passeggiata di Monica Bellucci nel già
citato Malèna di Giuseppe Tornatore?
La
leggenda attribuisce la mia paternità a Gustave
Eiffel, ma già nel 1876 il merciaio Fereol Dedieu mi
ideò come prototipo per ragioni medico-sanitarie;
infatti, le mie antenate, le giarrettiere,
comunemente usate al tempo dalle donne, causavano
problemi di circolazione sanguigna. Il prototipo fu
però giudicato inestetico e poco seducente. Quando
la moda impose il corsetto dotato di laccetti per
sostenere le calze, furono le inglesi ad adottarmi
per prime a partire dal 1893.
Effettivamente
nasco intorno al 1910, dal grande sarto Paul Poiret
in concomitanza alla decadenza del busto e a favore
di un intimo più leggero. La Seconda guerra mondiale
e la conseguente ristrettezza economica posero un
freno alla mia diffusione. Dopo la guerra, dagli
Stati Uniti iniziarono ad arrivare le calze in
nylon. Michel Rochas creò la guepière. La moda stava
cambiando e purtroppo presi una cattiva reputazione,
diventando un segno di riconoscimento delle
prostitute. Per questo motivo, con l'accorciamento
delle gonne, giacqui per anni nei cassetti delle
belle signore. Solo alla fine degli anni settanta,
la stilista Chantal Thomas, reintrodusse la
biancheria sexy e sofisticata per le donne eleganti
e in quel momento tornai ad essere indossato sotto
le gonne delle belle signore le quali riconobbero in
me il potere si sentirsi di nuovo Femmine. Questo
era il mio compito principale, compito che credo di
avere assolto meravigliosamente nel tempo! |
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
FOTO GOOGLE IMAGE
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