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STORIE
Il testimone di nozze dello sposo
Cara redazione, in questi giorni di
confinamento in casa, ho rimesso mano ad un
mio vecchio racconto scritto il giorno del
mio matrimonio. Parla di me e della mia storia.
Vivo in un piccolo paesino del Nord Italia e
ovviamente i nomi sono inventati, ma la
storia è tutta vera…
Photo
Laurent Kace
Eh sì, una sera mentre
uscivo dal supermercato dove lavoravo come cassiera me
lo trovai davanti. “Ciao Giulio che ci fai qui?”
“Passavo di qui e mi sono ricordato che questo è il
supermercato dove lavori e allora ho deciso di
aspettarti…” In realtà mentiva, era venuto di
proposito. “Allora come vanno i preparativi per il
matrimonio.” Mi disse sorridendo. “Beh ormai manca
davvero poco, tre mesi e mezzo. Sto contando i giorni…”
“Sei emozionata?” “Emozionata ed apprensiva. Voglio
che sia tutto in ordine per quel giorno. Pensa che sto
andando dalla sarta a fare l’ultima prova del vestito.”
“Ti accompagno?” “Non mi sembra il caso.” “Allora
prendiamo qualcosa insieme, ti va?” Annuii, in fin
dei conti era ancora presto per l’appuntamento dalla
sarta.
Dopo qualche passo a piedi entrammo in un
bar, faceva freddo, lui scelse un tavolo in fondo alla
sala, piuttosto riservato. Entrambi per riscaldarci
prendemmo una buona grappa barricata. “Sai che sarò
il testimone di nozze di Simone?” “Certo che lo so e
mi fa piacere, del resto sei il fratello maggiore e
Giulio non poteva fare una scelta migliore!”
Alla
seconda grappa mi chiese: “Ma sei sicura di volerti
sposare con Simone?” Sorpresa risposi: “E perché mai
non dovrei sposarmi con lui?” “Non so, lui ha quasi
dieci anni più di te e tu del resto non hai avuto molte
esperienze in fatto di uomini.” “Senti, non credo che
la differenza di età sia un problema e poi lui è un uomo
pieno di amore e sinceramente per me è più che
sufficiente.” “Lo ami?” “Questa è una parola
grossa, diciamo che stiamo insieme da tempo e tra noi
c’è un rapporto perfetto.” “Da quanto mi ha detto
Giulio, lui è stato il tuo primo uomo…” “E con
questo?” Rimase un attimo in silenzio, poi disse:
“Secondo me prima del matrimonio avresti dovuto avere
qualche altra esperienza.” “Senti Giulio se ti
riferisci a quella cosa in particolare posso
tranquillamente affermare che tra noi il sesso va a
gonfie vele…” “E come fai a dirlo se non hai mai
provato altri…” Eravamo seduti accanto. Mi voltai e
lo fissai negli occhi… “E tra gli altri ci saresti
tu?” “Perché no? Del resto non sei ancora sposata per
cui saresti ancora in tempo…” “Non capisco, spiegami
un po’ questa teoria… Se si è fidanzati non si
tradisce?”
Sorrise ordinando un altro bicchiere
di grappa. Era al terzo mentre io mi centellinavo ancora
il primo bicchiere. Ripresi: “Comunque se il problema
è l’età, tu sei ancora più vecchio di tuo fratello.”
“Non mi riferivo a quello, ma al modo di fare l’amore…
alla sintonia mentale e fisica, al giusto dosaggio… sì
ok anche alle dimensioni, perché no? Alle volte si crede
di avere il massimo, ma…” “Mi stai dicendo che tutto
questo dovrei provarlo con te?” Sorrisi. “Che male
c’è? In fin dei conti siamo quasi parenti e tutto
rimarrebbe in famiglia…” “E tua moglie cosa ne
penserebbe? Glielo hai chiesto?” “Lei è più che
soddisfatta delle mie performance… anche se ora come sai
è incinta…” “Poverino, ti capisco, l’astinenza è una
brutta cosa…” Non colse la mia ironia. “Tu mi fai
un effetto incredibile…” “Giulio non mi dire… ma per
caso ci stai provando? Secondo me questa grappa non è
buona… ti ha dato alla testa!” “È la mia ultima
chance, come sai ti ho sempre desiderata e penso che
dopo sposata posso tranquillamente mettere da parte ogni
mia velleità…” “Se è per questo non mi hai solo
desiderata…” “È successo troppo tempo fa per
ricordarmelo… E comunque alle volte è bene rinfrescare i
ricordi…” Sì in effetti era successo prima che mi
mettessi con Simone, una sera ci baciammo dentro un
locale, ma nulla di più. Avevo sempre avuto un debole
per lui. Era davvero un bell’uomo, atletico e possente,
centravanti della squadra di pallanuoto del paese.
Insomma mi era sempre piaciuto, ma poi aveva conosciuto
la mia amica Caterina, l’aveva messa incinta e si era
dovuto sposare in fretta. Fu una gravidanza difficile.
Ora lei era al secondo figlio.
Alla quarta grappa
si lasciò andare. “Vuoi sentire l’effetto che mi
fai?” “Ma tu sei matto!” “Non immagini quanto sia
eccitato ed è tutto merito tuo…” “In caso non sarebbe
un merito ma una colpa…” Risposi piccata. “Ti
sottovaluti!” “Comunque non ho fatto niente…”
“Dici?” Disse fissandomi la scollatura. “Ho sempre
desiderato il seno morbido e abbondante…” Cercai di
coprirmi. “Non farlo ti prego.” Mi supplicò. Poi mi
strinse con forza la mano e la portò sotto il tavolo sui
suoi pantaloni. “Stringilo dai, senti quanto è duro e
quanto ti desidera.” Ero imbarazzata, ma incuriosita…
“Giulio ci potrebbero vedere…” “Pensa a lui ora.”
In effetti non mentiva. Era davvero grande. “Lo
vorresti vedere vero?” “Tu sei pazzo!” “Dai non ti
distrarre, apri la lampo.” Ero praticamente
paralizzata, anche se avessi voluto non sarei stata in
grado di muovere la mano. “Dai ti prego… Allora
davvero sei inesperta…” Mi guardai intorno, nel
locale c’era solo una coppia seduta a poca distanza da
noi. Alla fine dissi. “Giulio non qui!” “E dove?”
“Dove vuoi, ma a un patto, lo vedo soltanto ed a
distanza.” “E che gusto c’è?” “Me lo hai detto tu
che sono inesperta e mi devo rendere conto di altre
dimensioni…” Sarà stato il suo orgoglio oppure la
possibilità che da cosa nasca cosa, sta di fatto che non
se lo fece ripetere due volte. Si alzò di scatto, pagò
le cinque grappe e poi mi fece cenno di alzarmi ed
uscire.
Per il timore di essere visti, mi disse
di camminare a distanza. Rallentai non perdendolo
d’occhio. Saranno state le cinque grappe oppure
l’emozione, ma barcollava vistosamente. A destra, poi a
sinistra, poi un lungo una stradina alberata, finché da
lontano mi fece cenno di essere arrivato indicandomi la
porta di una cantina all’apparenza in disuso. Appena
arrivata all’altezza della cantina, mi prese un braccio
e mi tirò dentro. “Ma che cos’è questo posto?”
“Tranquilla, è di un mio amico. Qui non ci disturba
nessuno.”
Dentro regnava uno squallore
incredibile con del legname accatastato, un vecchio
motorino, una sedia di paglia sbilenca, delle damigiane
vuote, mattonelle rotte, calcinacci ovunque e tutto
coperto da un velo spesso di polvere. Per la fretta
trafficò non poco con la lampo. Dopo qualche secondo
disse: “Dai non rimanere impalata, datti da fare! Lo
vuoi vedere o no?” Certo non era assolutamente un
invito romantico, ma posai la borsa sul pavimento
sporco, mi tolsi il cappotto e inginocchiandomi lo
aiutai. Quando riuscii nell’impresa mi allontanai e
lui lo tirò fuori compiaciuto: “Che te ne pare?”
“Oddio Giulio ma è enorme!” “Te lo avevo detto… è
tutto merito tuo! Dai vieni qui…” “I patti sono
patti. Ora che l’ho visto possiamo andare.” “Dai un
attimo ancora…” Guardai l’orologio: “Mi fai fare
tardi, devo andare dalla sarta.”
Ma non feci in
tempo a finire la frase, mi prese da dietro stringendomi
i fianchi. Praticamente m’immobilizzò, poi in un attimo
mi ritrovai senza camicetta e senza reggiseno. Rimasi a
seno nudo e lui non perse tempo. Mi infilò una mano
sotto la gonna, mi scostò le mutandine e mi strinse
forte. “Ma sei eccitata! Cavolo come sei bagnata!”
Beh in effetti non ero rimasta indifferente a quella
visione. Mi ritrovai sbattuta contro la parete. Mi
baciò indemoniato i seni, poi scivolando con la lingua
lungo i fianchi, lentamente scese e mi leccò tra le
cosce. “Oddio sai di buono!” Mi disse con la bocca
impastata dei miei umori.
Ero allibita non tanto
per la sua veemenza, ma per la mia totale disponibilità.
Di fronte a tanto vigore non avevo posto alcuna
resistenza. Non perse tempo, mi sollevò di peso e
ordinandomi di appoggiare le mie cosce sui suoi fianchi
mi prese. Fu un attimo, lo sentii entrare come una lama
in un burro, una spada nel suo fodero, scivolava e
saliva nelle mie pareti intime come se conoscesse già il
tragitto, come se ci fosse sempre stato. Lo sentii
ovunque, oltre quanto avrei mai potuto pensare o quanto
il mio sesso ne potesse contenere. Solo a quel punto
mi resi conto della cosa: stavo scopando col fratello
del mio fidanzato! Lui non si risparmiò. “Chiara sei
meravigliosa.” I suoi colpi erano decisi e profondi. Il
suo sesso saziava ogni mio ardore e riempiva ogni minimo
centimetro della mia pelle. Ero in estasi: “Giulio ti
prego non fermarti.” “Urla ti prego! Fammi sentire
che hai bisogno di me!” Poi per eccitarsi ancora di
più disse: “Mi sto facendo la futura sposa di mio
fratello!” Ed io: “Sì ancora sì, sei magnifico…”
“Non credevo davvero che fossi così calda. Ho fatto bene
ad insistere vero?” “Sarebbe stato un peccato se non
lo avessi fatto.” “Sarai sempre la mia troia vero?”
Nessuno mai mi aveva detto quella parola, ma in quel
momento, nel pieno dell’incoscienza gli dissi: “Sarò
sempre tua, anche dopo sposata…”
Al culmine
dell’eccitazione ebbi un barlume di coscienza.
“Giulio non venirmi dentro, ti prego. Non prendo la
pillola!” Ma ormai era troppo tardi. Sentii il suo
liquido bollente inondare il mio piacere infinito e poi
colarmi tra le cosce. Gli dissi ancora di non smettere
quando con lui ancora dentro esplosi cacciando un urlo
simile ad un rantolo di liberazione. Lui mi baciò,
ma solo a quel punto la ragione prese il sopravvento e
pensai che mi aveva scopata senza il mio volere,
praticamente ero stata violentata, ma invece di
rimproverarlo e di urlargli contro quanto si fosse
comportato da stronzo, lo ringraziai ammettendo che
aveva ragione e che sarebbe stato un delitto non
provarlo! A quel punto si inginocchiò e iniziò a
leccarmi: “Fatti pulire, voglio che ritorni vergine,
bella e candida per mio fratello.” Cercai di
distoglierlo, era davvero tardi, ma quella bocca calda
mi provocò dei brividi incontrollati e allora gli presi
la testa con la mano e lo guidai. Avvertii un piacere
ancora più intenso di quello di prima. Mi sciolsi di
nuovo e gli venni in bocca.
*****
Passai quei tre mesi e mezzo con le spine nel
fianco. Ci rivedemmo altre volte sempre in quel
seminterrato sporco come l’amore che ci aveva invasi e
stravolti. Continuammo a fare sesso come la prima volta,
mi prendeva in piedi e mi faceva impazzire, da maestro
esperto di sesso mi insegnò tecnicamente le posizioni
per soddisfarlo al meglio di bocca ed accoglierlo
ovunque. Insomma ero diventata il suo giocattolo, il suo
oggetto di desiderio ed a me faceva impazzire pensare di
esserlo, finché dopo tre settimane di ritardo feci il
test. Ero incinta! Mancavano ormai meno di due mesi al
matrimonio e mi crollò il mondo addosso. Che fare?
Lo chiamai: “Giulio devo assolutamente vederti!” Lui
mi rispose: “Puttanella non resisti più vero?”
“Giulio non scherzare, non è per questo che ti chiamo,
purtroppo è una cosa seria.” Ci vedemmo e tra le
lacrime glielo dissi. Lui non fece una piega, anzi mi
tranquillizzò. “Il mese scorso hai fatto l’amore con
Simone?” “Sì due volte.” “Pensi che i tempi
possano coincidere?” “Credo di sì.” “E allora che
problema c’è? Di cosa ti preoccupi? Te lo avevo detto,
rimane tutto in famiglia… Io e Simone ci assomigliamo
come due gocce d’acqua!” Mi disse che la nostra era
una meravigliosa storia di sesso e che assolutamente non
dovevo rovinarla. Alla fine mi convinse a non dire
nulla.
*****
Ecco ora sono qui,
con mio padre che mi sta portando all’altare, la chiesa
è gremita, vedo da lontano, in completo bianco, Simone
che mi sorride. È davvero uno sposo perfetto. Dio se
sapesse! Non sa ancora che porto in grembo una nuova
vita. Mi dico che sono ancora in tempo, che potrei dire
tutto e far saltare questo matrimonio. Ci penso. Ho un
attimo di sbandamento, dico a mio padre di fermarsi.
L’organo suona la marcia nuziale. Sono impietrita. Ecco
questo è il momento. Mio padre mi sorregge e quando mi
volto vedo Giulio in completo scuro poco distante da
Simone. Mi convinco che davvero si somigliano, nessuno
mai potrà scoprire il mio, il nostro segreto. Alla fine
vado, cammino con fatica, ma cammino verso l’altare tra
due file di invitati decisa a pronunciare quel fatidico
sì.
Mille pensieri mi frullano in testa. Lo
fisso di nuovo poi guardo Caterina con la pancia grossa.
Mi chiedo se le due dolci creature che portiamo in
grembo sapranno mai di essere sorelle. Ma i miei occhi
sono solo per Giulio. Mi domando come lo dovrò
considerare, padre oppure zio di mia figlia, cognato o
semplicemente mio amante. Ecco ora sto pronunciando quel
fatidico sì. Mi faccio forza. Di certo non so quello che
succederà domani, anzi forse lo so, cerco di non
pensarci, ma per ora lui è soltanto il testimone di
nozze dello sposo. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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