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STORIE
Essere single ai tempi del coronavirus
Buonasera Redazione, scrivo a voi per la
vostra rubrica “Storie Vere”, però vi prego,
non consideratelo un racconto, ma semplicemente
uno sfogo. …
Photo Dmitriy
Tikhomirov
Ebbene mi presento, sono una professoressa di lettere di
cinquantacinque anni, dicono piacente e ancora giovanile. In effetti non
mi lamento del mio aspetto fisico, cerco sempre di vestire ricercata e per
quanto posso in modo elegante e sensuale.
Sono una single per
scelta, nel senso che non mi sono legata mai ad un altro uomo perché ho
sempre creduto che l’amore non è eterno e il piacere quello puro, quello
che ti scuote le membra e ti devasta la mente, non si possa trovare da le
quattro mura familiari e soprattutto vivere all’interno di una coppia.
Come tante altre donne sono del parere che il matrimonio o se volete la
convivenza siano la morte cerebrale del desiderio sessuale.
Insomma
vivevo la mia vita in completa libertà, fatta di occasioni estemporanee e
rapporti di conoscenza comunque senza impegno. Avevo qualche amica,
qualche amico, con i quali si andava a teatro, mostre, cene, ristoranti,
al mare, in montagna, insomma avevo diverse occasioni per uscire e non
stare mai in casa di giorno, ma poi la sera mi piaceva tornare nella mia
intimità e godermi i miei momenti in completa solitudine.
Tutto
bene finché strinsi un bellissimo rapporto con un mio collega, professore
di filosofia. Lui al tempo era sposato, ma in via di separazione.
Passavamo delle belle serate insieme finché ci accorgemmo di essere in
perfetta sintonia anche sotto quel punto di vista. Il nostro piatto forte
era la trasgressione per cui ci ritrovammo a fare l’amore nei posti più
impensabili, tipo nelle toilette dei cinema e dei ristoranti, dentro un
garage condominiale, all’autogrill e, non me ne vergogno affatto,
nell’aula di chimica della scuola dopo che i ragazzi e i bidelli erano
andati via.
Nei primi tempi del nostro rapporto abbiamo passato
anche un week end a Venezia e devo dire che è stato meraviglioso
abbracciarci, baciarci, strofinarci e toccarci di notte lungo quelle calli
che davano un tocco di mistero e di inquietudine. Quando la sera dopo
andammo al ristorante, misi una camicetta nera di pizzo leggero e
trasparente che non copriva niente. Quando tolsi il soprabito lui impazzì
nel vedere come mostravo il mio seno senza alcun imbarazzo agli sguardi
incuriositi di quella sala affollata. Quella sera mi disse più volte che
ero la donna più pazza e sensuale che avesse mai conosciuto!
Per il
timore di impigrire il rapporto non l’ho mai ospitato a casa, da convinta
single temevo l’amore in ciabatte o comunque il rischio che sarebbe potuto
succedere. Lui forse perché si stava separando non era dello stesso
avviso, anzi più di una volta sotto il mio portone mi confessò che gli
sarebbe piaciuto salire e dormire insieme. Comunque rispettava la mia
decisione, ma con la speranza in cuor suo che prima o poi il nostro
rapporto si sarebbe in qualche modo evoluto.
Ah dimenticavo, lui ha
circa venti anni meno di me, è giovane e bello, vigoroso e con un fisico
da atleta, e forse sarà stato anche perché lo consideravo un dono piovuto
dal cielo che inaspettatamente me ne innamorai pazzamente. E cosa che non
mi era mai successo finora iniziai ad avvertire qualche scricchiolio nelle
mie convinzioni percependo il bisogno fisico di stargli accanto. Forse
prima o poi avrei ceduto e lo avrei finalmente ospitato a casa ponendomi
come limite la sua separazione definitiva dalla moglie.
Ma fu
proprio quella separazione che determinò da parte sua un certo calo di
interesse nel nostro rapporto. Forse sarà stata la sua nuova condizione,
forse il richiamo dei sensi e il piacere prettamente maschile di correre
dietro ad altre gonne, sta di fatto che le nostre uscite diventarono più
rare e quando gli dissi che stavo seriamente ripensando alla mia decisione
di stare da sola lui mi fece capire che ero fuori tempo massimo. Mi
confessò che stava frequentando anche un’altra collega, della stessa mia
età, anche lei single, anche lei piena di bollenti spiriti, ma a
differenza di me molto più propensa a offrirgli quel calore familiare che
dopo la separazione stava ricercando.
Ovviamente accusai il colpo,
ma quando ci vedevamo non mancava mai di dirmi che ero più bella e
sensuale di lei, che il nostro rapporto non aveva nulla a che vedere con
l’altro, e che avevo le tette più sode, le cosce più tornite, le labbra
più vellutate e che tra le mie gambe trovava ogni volta quel paradiso
bollente che l’altra si sognava di avere. Sì ok, pian piano mi abituai
all’idea di doverlo spartire con un’altra, ma allo stesso tempo lo sentivo
mio anche quando mi rivelò, dopo alcuni giorni, che era andato a vivere
con lei. Non dissi nulla, lui continuava a darmi tutto ciò che chiedevo ed
io andavo fiera delle mie convinzioni che pur traballanti e nella
difficoltà evidente alla fine erano rimaste ferme e fedeli ad un’unica
priorità ovvero quella di rimanere single a vita.
Tra me e me
pensavo che quello era il giusto compromesso, accontentandomi del meglio
che niente. E il meglio era vederci segretamente dall’altra, una volta a
settimana, e soddisfare senza limiti i nostri bisogni. Tutto bene finché
da un mese a questa parte tutto è cambiato, tutto si è interrotto. In
trenta giorni ci siamo sentiti solo qualche volta. Lui ha 35 anni, poco
più che un adolescente, ha tanto tempo di fronte a sé, mentre io ne ho
venti in più e questo tempo che passa, reclusa in casa, lo sento come una
condanna. Lui mi ha detto di non preoccuparmi che tutto tornerà come
prima, ma io ho la maledetta paura che quando potrò uscire da casa sarò
vecchia e lui non mi vorrà più. Abbiamo anche provato a far l’amore in
chat e al telefono, ma non è la stessa cosa, io devo sentirlo, devo essere
sua anche fisicamente per potermi abbandonare del tutto, insomma devo
sentire il suo entusiasmo, il suo vigore e la sua consistenza di maschio
giovane che mi prende facendomi impazzire.
Oh sì lo so che fuori
di qui c’è un ecatombe e dovrei solo ringraziare il Cielo per il fatto di
stare bene e non avere nulla, ma sto vivendo male questo periodo pensando
che lui è a casa della collega e può fare l’amore con lei in qualsiasi
momento della giornata. E cosa ancora più incredibile per me, mi sono
sorpresa ad invidiarla, pensando a quando cucina per lui o quando si
prepara e si veste provocante per le loro cenette intime e magari a lume
di candela. Certo lo so anche prima vivevo sola, ma almeno avevo la
certezza e la speranza dell’attesa, di alzarmi la mattina e pensare cosa
indossare per i suoi occhi, si ok anche una camicetta come scusa per farmi
vedere le tette o quelle calze autoreggenti col bordo alto di pizzo che
ama tanto. Invece ora è tutto proibito, come sono proibiti i suoi
baci, le sue carezze, il suo modo di toccarmi, di farmi sentire giovane,
la sua capacità di abbattere i tanti anni tra noi. Ora mi è vietato tutto,
anche uscire la sera, anche fare l’amore addosso ad un pilone di un garage
condominiale, come andare dall’estetista, dal parrucchiere, in profumeria
con il solo unico obiettivo di essere bella per lui, come del resto mi è
proibito camminare lungo questo lago, che vedo dalla finestra, alla
ricerca di un cespuglio fitto o anche passeggiare per Venezia e mostrare
le tette in un ristorante per farlo impazzire.
Lui ora è
irraggiungibile e chissà per quanto lo sarà, mi chiedo davvero se quando
tutto sarà finito avrà ancora il desiderio di vedermi e di fare l’amore
con me. Però in fondo in fondo una cosa l’ho capita ossia nella prossima
vita non resterò da sola, non sceglierò una vita da single, perché aldilà
della scelta ora capisco che è più reale scendere a patti ed offrire una
parte della propria libertà, così per ogni evenienza, perché tanto, prima
o poi, ci sarà un altro corona virus in agguato che costringerà a chi vive
sola ad essere ancora più sola.
LETTERA FIRMATA
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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