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REPORTAGE 
DUBAI
L’oro che non luccica e l’incontro con Maria
Sono circa le sette
di sera, seduto nella hall dell’albergo mi gusto un the bollente...

InterHotel Dubai. Sono
circa le sette di sera, seduto nella hall dell’albergo
mi gusto un the bollente e questa splendida vista con
piscina quando sono distratto da un gruppo di ragazze
alte e bionde. Camminano su tacchi altissimi, i loro
vestiti colorati riflettono sul marmo bianco, ridono tra
loro mentre guadagnano l’entrata del night.
Sto
scrivendo un articolo per il mio giornale dal titolo
“Cinque cose per le quali vale la pena di tornare a
Dubai”, ma faccio fatica. Sono distratto da quel gruppo
di ragazze e poi da un altro ancora, un fiume imponente
di bellezza e dall’aspetto inequivocabile. Non faccio
fatica a constatare che qui a Dubai il numero di
prostitute d’alto bordo è superiore a quello di tutta
Europa.
Dopo circa una mezz’ora mi si avvicina
un tipo strano, grasso e biondo, lo avevo già incrociato
in ascensore e ci eravamo salutati. Indossa una giacca
rossa e un paio di pantaloni celesti, le sue dita sono
piene di anelli. È ucraino, dice di chiamarsi Alex ed ha
un grosso Rolex al polso, vuole offrirmi da bere ed io
accetto. Mentre guardiamo lo sciame di ragazze mi dice
che qui la prostituzione è illegale, si rischia molto,
ma si fanno grossi affari. Lui di professione fa
l’organizzatore di eventi, ma in realtà da quanto
capisco la sua agenzia gestisce ragazze ucraine e russe
che desiderano trasferirsi da queste parti. Gli chiedo
che tipo di gestione, lui mi guarda e poi decide di
fidarsi e sottovoce mi dice che ogni ragazza rende in
media tra 100mila e 150mila dollari all’anno. I clienti
sono principalmente arabi, che arrivano a Dubai da altri
paesi della penisola arabica, ma non mancano europei ed
anche italiani!
Mi dice che a Dubai ci sono 1500
moschee per due milioni di abitanti, per cui va da sé
che non è concesso baciare una donna in strada, ma anche
tenersi per mano, oppure che una ragazza vada in giro in
minigonna o maniche corte, oppure bere alcolici in
pubblico, oppure esercitare il mestiere più antico del
mondo, pena multe salatissime e in alcuni casi settimane
di prigione, ma nel trionfo dell’ipocrisia la legge non
scritta consente tutto questo e altro dentro un hotel.
E in effetti la maggior parte dei bar e dei
locali notturni sono all’interno dei complessi
alberghieri, ovvero le uniche strutture che possono
servire alcolici. Sebbene sia severamente vietato il
consumo di alcolici per strada, è possibile bere in
libertà nei vari locali notturni. L’età legale per bere
è 21 anni ed alcuni locali consentono l’ingresso solo a
persone di età superiore a 25 anni. Per chi guida in
stato di ebbrezza la tolleranza da queste parti è pari
allo zero per cui si rischia di andare direttamente in
prigione.
Dubai è il primo paese al mondo per
immigrazione. Gli abitanti originari sono circa il 20%.
Tutto il resto immigrati e la maggior parte sono
indiani, pakistani e iraniani. C’è anche un gruppo
sparuto di italiani che aprono attività prendendo la
residenza per ragioni fiscali.
Qui c’è la
metropolitana più lunga al mondo, ben 75 KM senza
guidatore, qui c’è il centro commerciale più grande al
mondo, la torre più alta del mondo, dentro ci vive
un’intera città con alberghi, uffici, centri
commerciali, ma non è tutto oro quello che luccica.
Mi concentro sulle ragazze che continuano ad
entrare. Secondo i dati ufficiali, a Dubai sono circa
trentamila le donne che guadagnano soldi offrendo i loro
servizi sessuali nonostante la prostituzione sia un
reato punito con almeno quattro anni di reclusione, ma
come detto occhio non vede cuore non duole!
La
maggior parte sono ragazze che provengono dai paesi
dell’est Europa. Il punto di raccolta per le ragazze del
sud est Europa è l’aeroporto di Tashkent, Uzbekistan,
una specie di riciclaggio come si fa con il denaro
sporco. Qualche ora di volo e, sempre sorvegliate,
atterranno qui con un semplice visto turistico e con la
promessa di un posto da cameriera o da ballerina. La
maggior parte vengono affidate a donne più esperte,
oppure vendute per 15.000 dollari che ovviamente
dovranno restituire con il proprio corpo. Quando si
rendono conto della situazione è troppo tardi. Per una
ragazza straniera è quasi impossibile ricevere
protezione dallo Stato. Vengono arrestate come
prostitute e alla meno peggio messe sotto tutela in un
rifugio protetto più simile ad un carcere che a una casa
dove ricevere supporto. Se si ribellano ai loro aguzzini
vengono picchiate e comunque costrette a lavorare.
L’unica via di uscita è conoscere un cliente che in
qualche modo possa aiutarle.
L’ucraino in giacca
rossa mi dice: “Qui non esiste la classe media per cui
puoi facilmente guadagnare soldi o fare la fame.
Nonostante l’apparenza qui c’è di fatto tanta povertà,
un tassista o un operaio guadagna in media 200 euro al
mese, ma di contro la tariffa di una prostituta arriva
anche a 15mila euro a sera! Ovviamente parliamo di top e
molto dipende dalla bellezza e dalla classe, le ragazze
per così dire normali prendono in media dai 200 ai 1000
dollari l’ora, niente male se la cifra viene paragonata
allo stipendio dell’operaio di prima!”
Poi
aggiunge: “L’approccio è di quelli classici, hotel,
drink, qualche sorriso e poi la fatidica richiesta «1500
dirham se vuoi passare la serata con me». Se non accetti
si alzano e ti salutano gentilmente. Sono ben vestite,
giovanissime, pelle chiara, truccate, appariscenti,
gonne cortissime, passano dal bancone del bar ai
tavolini con uomini soli con disinvoltura, per poi
saltare da una camera all’altra perché le richieste sono
tante e la notte è lunga.”
Alex, mi offre ancora
da bere, poi con fare ammiccante mi dice che gli sono
simpatico e che se voglio trascorrere la notte parlando
la mia lingua, in fondo alla sala, seduta con altre su
un divano, c’è anche una ragazza italiana di nome Maria.
Me la indica, è giovane, bella e si distingue dalle
altre perché è mora, non molto alta e dai modi
estremamente sensuali. Lui può metterci una buona parola
e il costo non andrebbe oltre una bottiglia di
champagne. Ovviamente rifiuto l’offerta, gli dico che
sono in partenza ed ho l’aereo per Milano Malpensa alle
sei di mattina. Dopo un attimo d’imbarazzo sorride e mi
dice che qui a Dubai la notte è lunga e da soli si
rischia di annoiarsi. Mi guarda strano come fossi un
alieno, poi si alza, mi dà la mano e mi dice: “Bravo
italiano!” Lo saluto con cortesia e riprendo a scrivere
il mio articolo.
Torno al mio taccuino, cercando
di concentrarmi sull’articolo. Le parole, però, non
scorrono e sembrano sfuggirmi. La hall
dell’InterContinental è ancora viva, un mosaico di luci
soffuse, risate lontane e il tintinnio dei bicchieri. La
piscina illuminata riflette bagliori azzurri sul
soffitto, e il mio tè si è ormai freddato.
Sto
scribacchiando una frase su Burj Khalifa: - con i suoi
829,81 metri è il grattacielo più alto del mondo, la più
alta struttura realizzata dall'uomo - quando una voce
morbida mi interrompe. “Italiano, vero?” Alzo lo sguardo
e la vedo: Maria, la ragazza che Alex mi aveva indicato.
Noto che è ancora più bella da vicino. I capelli castani
le cadono in onde morbide sulle spalle, i suoi occhi,
grandi e scuri, hanno un’intensità che cattura
all’istante. La squadro dalla testa ai piedi, indossa un
vestito nero aderente, elegante ma non vistoso, con una
scollatura appena accennata che attira lo sguardo senza
rivelare troppo. Ai piedi porta un paio di sandali dal
tacco impossibile tempestati da brillantini.
Senza aspettare un mio invito si siede accavallando le
gambe con quella grazia italiana di chi sa valorizzare
ogni dettaglio. Non è alta, forse poco più di un metro e
sessanta, ma la sua figura è proporzionata e le sue
gambe, tornite e lisce, sono fasciate un paio di calza
nera velata, dalla trama sottile come un soffio.
“Sì, italiano,” rispondo, un po’ spiazzato e confuso.
“Come lo sai?” Dico tanto per dire. “Qui le voci girano
in fretta. E poi, sembri un po’ fuori posto, con quel
taccuino in mano mentre tutti si divertono.” Le
sorrido, cercando di nascondere l’imbarazzo. “Sto
scrivendo un articolo. Cinque motivi per tornare a
Dubai. Ma non è facile con tutto questo… movimento.”
Lei ride. “Dubai è così. Ti travolge. Però stasera è
calma, anzi troppo… Nessun cliente, niente da fare. Mi
annoio.” Fa un gesto vago verso la sala, dove il gruppo
di ragazze bionde di prima continua a chiacchierare e
ridere. “Loro trovano sempre qualcosa di divertente, io
invece… boh, forse sono troppo schizzinosa.”
Mi
guarda, forse si aspetta un complimento. Il suo viso è
un vero magnete. Non ha la bellezza fredda e scolpita di
certe modelle, ma un calore che ti fa venir voglia di
guardarla ancora e ancora. La sua pelle è chiara, con
una leggera spruzzata di lentiggini sul naso che le dà
un’aria vagamente infantile, in netto contrasto con la
sensualità del suo portamento.
In quel mentre si
avvicina il cameriere, un gin tonic per lei, un whisky
liscio per me. Maria inizia a parlare. Noto che ha
una parlantina sciolta, un accento del Nord Italia,
forse Veneto, con quella cadenza musicale che ti fa
sentire a casa. “Sono qui da due anni,” dice,
mescolando il ghiaccio nel bicchiere. “Prima lavoravo in
un ufficio a Venezia, sai, robe noiose, contratti,
scartoffie. Poi un’amica mi ha detto che a Dubai si
guadagnava bene, che c’è un altro mondo. E aveva
ragione.” “E com’è questo mondo?” chiedo, curioso e
felice di avere qualche notizia fresca direttamente da
chi fa questo lavoro. La vedo rilassarsi, forse
compiaciuta che qualcuno si stia interessando a lei
oltre l’aspetto fisico. Si appoggia allo schienale e
guardandomi dritto negli occhi dice: “È un gioco. Bello,
pericoloso, tutto insieme. Qui faccio la “Ragazza della
notte”, come ci chiamano da queste parti. Insomma
accompagno uomini ricchi a cene, feste, locali. A volte
è solo compagnia, a volte… se la situazione lo richiede
faccio anche altro. Ma decido io, sempre. Nessuno mi
costringe.” “E i soldi?” Chiedo. Lei sorride:
“Quelli tanti. Più di quanto guadagnerei in dieci anni
in Italia facendo lo stesso mestiere. Ma non è per
sempre, sai? Ho un piano. Risparmio, torno in Italia,
apro qualcosa di mio. Magari un piccolo bistrot sul mare
dalle parti di Jesolo.”
C’è una sincerità
disarmante nel modo in cui parla, come se non avesse
bisogno di giustificarsi. Eppure, nei suoi occhi,
intravedo una sfumatura di nostalgia. Mi rendo conto che
i soldi non sono tutto e mentre continuiamo a
chiacchierare il tempo scivola via. Quel drink diventa
doppio, poi triplo e la serata si fa calda, non solo per
l’alcol, ma per quella chimica che immancabilmente si
sta creando tra noi.
Maria ha un modo di
guardarmi che mi fa sentire unico, e io, che di solito
mantengo le giuste distanze, mi ritrovo a ridere, a
scherzare, a raccontarle di Milano, del mio lavoro, di
quella volta che avevo quasi perso un volo per aver
scritto fino all’ultimo minuto. Sento chiaramente il suo
profumo di vaniglia quando avvicinandosi mi sussurra:
“Sai, stasera non ho voglia di stare sola. E tu non
sembri uno che vuole solo scrivere di Dubai.” Mi sfiora
la mano.
Mi ricordo, semmai me lo fossi
dimenticato, che il mio volo per Milano Malpensa è alle
sei del mattino e l’orologio segna già le dieci passate.
Ma c’è qualcosa in lei, nel suo modo di essere così
viva, così reale in mezzo a quel mondo di apparenze, che
mi fa perdere la razionalità. “Ok. Niente solitudine
stasera.” Dico sorprendendomi di me stesso.
Lei
sorride io dico al cameriere di mettere i drink sul
conto della mia stanza, poi ci alziamo, la sua mano
trova facilmente la mia mentre ci dirigevamo verso
l’ascensore. La notte è lunga, come aveva detto Alex, ma
non mi sento più un alieno. Mi sento vivo, travolto da
Dubai e da Maria, sapendo che quella scelta avrebbe
potuto compromettere il mio ritorno in Italia e costarmi
l’intero biglietto del volo low cost.
Quando
l’ascensore si ferma al mio piano, Maria mi guida con
una sicurezza che ha qualcosa di magnetico. Il corridoio
dell’InterContinental è silenzioso, il tappeto rosso e
soffice sotto i nostri passi e le luci soffuse creano
un’atmosfera intima. La mia stanza, al diciottesimo
piano, ha una vista mozzafiato sullo skyline di Dubai,
ma il vero spettacolo è lei.
La osservo come per
non perdere nulla di lei, i suoi dettagli sono vere
opere d’arte come le sue unghie curate di un rosso scuro
che richiamano il rossetto. Il trucco impeccabile, un
velo di fondotinta che uniforma la pelle, un ombretto
leggero, dai toni neutri con una sfumatura dorata che fa
risaltare i suoi occhi. Le sopracciglia, ben definite,
ma il rossetto è il vero protagonista, un rosso intenso,
profondo, che disegna le sue labbra piene con una
precisione quasi pittorica. Quelle labbra, morbide e ben
delineate che sembrano fatte per sorridere, baciare e
soprattutto sussurrare promesse.
Lei si toglie le
scarpe con noncuranza e si avvicina alla finestra,
osservando la città. “È sempre così bella da quassù…”
Mormora, prima di voltarsi verso di me. Il suo sorriso è
un misto di malizia e dolcezza, come se sapesse
esattamente cosa succederà subito dopo. Del resto lei è
un’escort esperta e lo si capisce dal mondo con cui
aspetta, dal controllo che ha su ogni gesto, ogni
sguardo. Eppure, non c’è nulla di meccanico in lei.
Sembra genuinamente intrigata da me, come se la mia
goffaggine da scrittore distratto sia per lei una novità
rispetto agli uomini che incontra di solito. “Vieni
qui,” dice tendendo la mano. Mi avvicino, e lei mi tira
piano verso di sé, posando le mani sul mio viso. Il suo
tocco è caldo, sicuro, ma non invadente. “Rilassati, mio
bel giornalista,” sussurra con una risata leggera. “Non
sei al lavoro ora, ma se vuoi scrivere un articolo fallo
su di me.” Ora tutto sembra lontano anni luce anche il
reportage su Dubai, anche il volo.
Lei si
allontana per farsi guardare e io rapito non posso non
obbedire. Le calze nere, velate e leggermente lucide,
aderiscono alle sue gambe come una carezza, e il
reggicalze, nascosto sotto il vestito, si materializza
nel gioco del vedo e non vedo come un tocco di classe
invitante e allo stesso tempo inaccessibile. Le sussurro
che è bella da morire. Ma di una bellezza che non è solo
la somma delle parti del suo corpo, ma il modo in cui
tutto si combina, proprio di chi conosce il proprio
potere e lo usa con grazia, senza mai trasformare
l’essenza di donna in merce. E questo la rende unica,
anche in una città come Dubai, dove la bellezza sembra
essere la moneta di scambio più comune.
Ci
baciamo, i suoi baci sono morsi leggerissimi, lenti,
profondi ed esperti che sanno stuzzicare e promettere ed
accendono immancabilmente la scintilla. Ma sento anche
una dolcezza inaspettata e mi lascio andare, incuriosito
da lei, dal suo mondo, da questa notte che sembra
sospesa fuori dal tempo. Le mie mani trovano i suoi
fianchi, e lei risponde premendo il suo corpo morbido e
caldo contro di me. Mi guida verso il letto, si siede
sul bordo, e tirandomi giù inizia a sbottonarmi la
camicia. “Sei diverso,” dice guardandomi negli occhi.
“Non so, c’è qualcosa di… sincero in te.” Mi chiedo se
sia una frase che usa spesso con gli altri clienti, ma
in quel momento ci credo, mi abbandono, perché anche io
sento qualcosa verso di lei.
L’amore che segue è
un intreccio di passione e scoperta. Maria è maestra nel
suo mestiere ed ogni suo movimento è studiato per dare
piacere, per creare un’intimità, un sincronismo profondo
d’amore che sembra impossibile in una notte sola. Sa
quando accelerare, quando rallentare, quando sussurrare
qualcosa di provocante o quando lasciarsi andare. Ma
sento che non è solo tecnica. C’è altro, qualcosa che sa
di fragile e nel contempo di familiare, nei sospiri che
le sfuggono, nei momenti in cui i suoi occhi cercano i
miei. Lei mi guida in una danza dove io conosco i passi,
ma mi lascio ugualmente trasportare rispondendo con un
desiderio che cresce a ogni tocco, a ogni bacio. Già,
Maria non è solo bella, Maria è l’altra faccia della
donna che ho sempre desiderato, e piacevolmente stordito
affondo in quel mare di sensi per possederla avidamente
fino a quando esplodendo insieme a lei sento il suo
orgasmo vero e reale.
Quando ci sdraiamo,
esausti, la stanza è avvolta dal silenzio, rotto solo
dal solo ronzio lontano dell’aria condizionata. Maria si
accoccola su di me, la sua testa sul mio petto, e per un
attimo sembra solo una ragazza, non la donna che vive di
notti come quella. “Sai,” dice piano, “a volte vorrei
solo fermarmi. Ma poi penso che questa vita mi ha dato
tanto. Anche momenti come questo.” Ancora perso nella
meraviglia di ciò che è appena successo dico: “È stata
una notte che non dimenticherò mai.” Mi accorgo di
pensarlo davvero perché non è solo il piacere fisico, ma
il modo in cui ci siamo trovati, due estranei che per
qualche ora avevano condiviso qualcosa di autentico. Lei
ride piano. “Bravo giornalista…” Dice con un tono caldo
e complice. E mentre la Skyline di Dubai continua a
brillare fuori dalla finestra, mi rendo conto di quanto
il mio volo sia a rischio, ma non riesco a
preoccuparmene. Questa notte con Maria, vale ogni
secondo.
Mi guarda, il suo sguardo ha qualcosa di
diverso: un’ombra di riflessione, come se stesse
cercando le parole per dire qualcosa di importante. Alla
fine sospira, la sua voce è tremendamente genuina e
confidenziale: “Non è sempre così, sai, le notti, le
stanze, gli uomini anche quando sono gentili, mi
lasciano solo una voragine dentro, un vuoto che non
riesco a spiegarti.” Poi si ferma, giocherellando con
una ciocca di capelli riprende: “Sono stufa, davvero.
All’inizio sembrava un sogno: soldi facili, lusso, Dubai
che ti fa sentire una regina invincibile. Ma ora? Sento
che mi manca qualcosa.”
Mi giro verso di lei,
incuriosito. “Cosa ti manca?” Sospira: “L’Italia,
tanto per cominciare. Non Venezia, non proprio, ma… non
so, il mare, il profumo del caffè la mattina, le
chiacchiere con le amiche senza dover fingere di essere
qualcun’altra. Qui sono Maria, la ragazza che sorride e
fa girare la testa, ma a volte mi dimentico chi sono
davvero.” Fa una pausa, poi aggiunge con un sorriso
amaro: “E poi, questa vita… non è per sempre. Ho 27
anni, ma tra cinque? Dieci? Non voglio finire come certe
ragazze che vedo, ancora qui a inseguire qualcosa di
effimero che non ha alcun valore.” “Vorresti
tornare?” Chiedo, cercando di capire meglio. “Sì,”
rispose, senza esitazione. “Voglio tornare in Italia.
Non so bene cosa farò, però. Non ho un piano preciso,
non ancora. Magari gestire un bar, come ti dicevo, o
qualcosa di piccolo, qualcosa di mio. Ma è difficile.
Qui guadagno tanto e non ho responsabilità, là… boh, si
riparte quasi da zero. E poi c’è la paura di non
farcela, di tornare e scoprire che non riesco più a
vivere una vita normale.”
La guardo, sdraiata
accanto a me, così vulnerabile. Non è più l’escort
esperta che mi aveva guidato con sicurezza poche ore
prima. È semplicemente una donna che cerca un’ancora di
salvataggio, un motivo per credere in un futuro diverso.
“Sembra che tu ci stia pensando da un po’…” Dico per
stimolarla. “Ogni giorno…” Ammette. “Ma stasera,
parlando con te nella mia lingua… non so, mi sento
diversa, come se avessi riscoperto i sapori di casa. Tu
sei diverso. Non mi guardi come se fossi solo un bel
corpo o un’ora di divertimento. Mi ascolti. E mi fai
venir voglia di credere che potrei davvero farcela e che
non tutti gli uomini sono solo clienti.”
Le sue
parole mi colpiscono, e per un attimo mi sento quasi in
soggezione. “Non so se sono così speciale…” Dico,
sorridendo per alleggerire l’atmosfera. “Sono solo un
tizio che scrive articoli e perde i voli per Malpensa.”
Lei ride, un suono caldo che spezza la tensione. “Forse,
ma sei un tizio che mi piace. E se tu… non so, se tu mi
aiutassi, magari questa serata potrebbe davvero
diventare qualcosa di speciale. Non dico che devi
salvarmi, non sono una damigella in pericolo, ma un
amico, qualcuno con cui parlare, qualcuno che mi ricordi
che c’è di più là fuori… potrebbe fare la differenza.”
Mi prende la mano, intrecciando le dita con le mie,
e in quel gesto sento tanta sincerità che mi fa quasi
tremare. “Aiutarti come?” chiedo, anche se una parte di
me già immagina la risposta. “Non lo so ancora.
Magari scrivendo di me, ma non come una escort, come una
persona. O magari solo restando in contatto, dandomi un
motivo per non lasciarmi risucchiare da Dubai. O… boh,
venire a trovarmi in Italia quando ci torno, e vediamo
cosa succede.” Sorride, ma i suoi occhi sono seri, pieni
di speranza e paura insieme.
La guardo, e per la
prima volta sento che questa notte non è solo una storia
da raccontare nel mio articolo. È qualcosa di più
grande, più reale. “Ok.” Dico, sorprendendomi della mia
stessa determinazione. “Ti aiuterò. Non so come, ma ci
proverò. E quando sarai in Italia, verrò a cercarti.
Promesso.”
Maria mi guarda. La vedo che ha voglia
di chiedermi qualcosa di molto personale, allora l’aiuto
anticipandola e, togliendola dall’imbarazzo, dico: “No,
no tesoro, non sono sposato. Ho solo una storia di poco
conto…” Lei sorride, sembra sollevata, poi si avvicina e
mi bacia, un bacio lento, diverso da quelli di prima,
pieno di una tenerezza che sembra sigillare un patto.
“Grazie…” Sussurra tra le mie labbra.
Restiamo
lì, abbracciati, mentre Dubai continua a scintillare
fuori dalla finestra. Il mio volo per Milano è sempre
più a rischio, ma in quel momento non ha nessuna
importanza. C’era Maria, c’è la sua voglia di
ricominciare, e la possibilità, fragile ma reale, che
insieme possiamo costruire davvero qualcosa di speciale.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.perdavvero.com/diogoalves/
https://en.wikipedia.org/wiki/Diogo_Alves
https://www.nerocrime.com/la-testa-di-diogo-alves/
https://www.ivg.it/
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