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AMARSI CHE CASINO
Fausto Coppi e
Giulia Occhini
Il Campione e la Dama bianca
L’amore scandaloso fra il campione e la
Dama Bianca dipinge bene l’Italia degli anni
Cinquanta, quando adulterio, abbandono del
tetto coniugale e concubinaggio
significavano, per una donna, la possibilità
di finire in carcere
INTERVISTA
IMPOSSIBILE A GIULIA OCCHINI
Buongiorno Madame, le sue origini?
Sono nata il 23
luglio del 1922 e sono famosa ahimè per aver avuto una relazione
sentimentale extraconiugale col campione di ciclismo Fausto Coppi.
Quindi lei era sposata vero?
Eravamo entrambi
impegnati, Fausto con Bruna (aveva anche una figlia: Marina) ed io avevo
sposato Enrico Locatelli, medico condotto di Varano Borghi in provincia di
Varese e appassionato tifoso di Fausto Coppi.
Quando
conobbe Coppi?
Lo conobbi durante il Giro d’Italia del 1948,
al termine della Tre Valli Varesine. Tutto ebbe inizio quando insieme a
mio marito andammo a chiedere un autografo al Campionissimo. Dopo
quell’episodio Fausto e mio marito iniziarono a frequentarsi. Ricordo che
una volta Fausto sollecitato da mio marito ci fece visita a Varese. Poco
tempo dopo ricambiammo la visita andando a Novi Ligure dove Fausto viveva
con moglie e figlia. Da quella volta tra me e Fausto iniziò una bellissima
relazione epistolare.
Cosa vi dicevate in quelle lettere?
Lui mi confessò che non amava più la moglie, l’aveva conosciuta da
adolescente e piano piano l’amore era finito. Del resto anche io vivevo
una relazione insoddisfacente. A poco a poco m’innamorai perdutamente di
lui, per le sue doti innate e per la possibilità di vivere una vita
elettrizzante e diversa da quella che avevo vissuto finora con mio marito.
Fui io ad inseguirlo, a cercarlo e lui con mia grande felicità ricambiò.
Quanto durò questo scambio di lettere?
Fino al
1953 quando dopo una vacanza a Capri decidemmo di uscire dalla
clandestinità in occasione della vittoria di Fausto al campionato del
Mondo di Lugano. Io ero sul palco e lui mi regalò il mazzo di fiori della
vittoria.
Tutti si accorsero che su quel podio, alle spalle
di Fausto Coppi, non c’era più la moglie Bruna, ma una bella e sorridente
signora, allora sconosciuta ai più…
Avevamo deciso di uscire
definitivamente dalla clandestinità, lasciare entrambi le nostre
rispettive famiglie (io avevo due figli piccoli) e di andare a convivere,
prima cambiando spesso albergo, e poi in una villa a Novi Ligure. Fausto
lasciò a Bruna la loro prima casa e cinquanta milioni, che allora erano
un’enormità. Comunque fu un vero e proprio scandalo. Ci accusarono di
essere troppo sfacciati e di sfidare il comune senso del pudore.
La vostra relazione fu fortemente avversata dall'opinione
pubblica…
In particolare dai tifosi di Fausto, ormai si
parlava più della nostra storia che dei meriti sportivi di Fausto anche
sui giornali sportivi. Ma ovviamente il peggio era riservato a me
colpevole di aver ammaliato il loro Campione, pensi che fui persino
destinataria di una pubblica reprimenda da parte di papa Pio XII. Fausto e
la moglie Bruna Ciampolini si separarono consensualmente nel 1954, mentre
mio marito mi denunciò per adulterio.
Data infatti la
notorietà del personaggio sulla vostra vicenda furono versati litri e
litri di inchiostro…
Eravamo su tutte le copertine dei
giornali e riviste, ma oltre allo scandalo e agli aspetti morali la nostra
storia portò prepotentemente alla ribalta in Italia quelli legali
dell'adulterio, in quanto al tempo in Italia il divorzio non era ancora
permesso.
Lei in particolar modo si tirò dietro le critiche
dell’Italia bigotta.
In quanto donna e madre ricevetti
soprattutto critiche e ingiurie dalle stesse donne. Quando uscivo a fare
la spesa, le donne sputavano a terra in segno di disprezzo. Ero
considerata “l’altra donna” ovvero l’incarnazione della minaccia, l’amante
che poteva rubarti il marito e quindi, visto che pochissime donne al tempo
avevano un lavoro, l’unica fonte di guadagno e sopravvivenza.
Suo marito era a dir poco furibondo…
Per lui era una
questione d’onore e la legge italiana al tempo era dalla sua parte. Dopo
la denuncia i Carabinieri fecero un’irruzione nella nostra villa alle due
di notte. Bussarono e chiesero di entrare. Erano imbarazzatissimi ma la
procedura li obbligava a cogliere sul fatto l’eventuale tradimento.
Ovviamente non ci facemmo beccare a letto insieme. Fausto li accolse in
vestaglia. Quindi non avendoci colto in flagranza di reato il brigadiere
fu costretto ad eseguire cosiddetta prova del “letto caldo” tastando le
lenzuola per verificare che fossero ancora calde e quindi prova provata
della consumazione amorosa.
Cosa successe?
Venni arrestata e portata al carcere di Alessandria dove venni trattenuta
per 4 giorni. Al processo penale fummo condannati per adulterio e
abbandono del tetto coniugale rispettivamente a tre e due mesi. Entrambe
le condanne furono poi sospese dalla condizionale. Comunque dovetti
scontare un periodo di domicilio coatto ad Ancona, a casa di mia zia,
mentre a Coppi venne ritirato il passaporto.
Dopo la
condanna cosa accadde?
La persecuzione continuò, non solo
dalle pagine dei giornali, tutta l’Italia era contro di noi, ma io non mi
arresi mai e continuai a lottare per ottenere il diritto di rivedere i
miei figli nati dal matrimonio con il mio ex marito. Pensi che dovetti
attendere ben cinque anni, ma alla fine riuscii ad incontrarli.
Poi però vi sposaste…
Tra molte difficoltà ci sposammo
in Messico (matrimonio mai riconosciuto in Italia). Quando scoprii di
essere incinta nacque un nuovo problema: nostro figlio non poteva nascere
in Italia in quanto mio marito si rifiutava di disconoscerlo e quindi
legalmente non sarebbe mai stato figlio di Fausto. L’unica soluzione fu
quella di partorire all’estero, in Argentina, in modo da evitare ulteriori
noie legali. Il 13 maggio 1955 diedi alla luce Angelo Fausto Coppi detto
Faustino, nato a Buenos Aires. Per la legge italiana prese il cognome
Locatelli, per quella argentina Coppi. Solo nel 78 quando Coppi non c’era
più, gli fu riconosciuto anche in Italia il cognome del padre.
La vostra felicità durò poco…
Fausto mi lasciò il 2
gennaio del 1960, quando per una diagnosi sbagliata da parte dei medici,
credevano fosse influenza, morì di malaria contratta in Africa, dove era
andato per una battuta di caccia. Lui, da morto, diventò leggenda. Io
invece, da viva, rimasi una rovinafamiglie. Per me non ci fu mai il
perdono, ero e rimasi per sempre e per tutti “La Dama Bianca”. Solo più
tardi conobbi l’industriale Stefano Azzaretti, l’ultimo compagno della mia
vita, che mi rimase accanto anche nel dolore immenso per la morte della
mia primogenita, Lolli, colpita da tumore.
Giulia Occhini muore
il 6 gennaio 1993. Dopo quasi un anno e mezzo di coma, spirò all'Ospedale
San Giacomo di Novi Ligure in seguito alle lesioni subite in un incidente
automobilistico avvenuto proprio davanti a Villa Coppi in frazione
Barbellotta di Novi Ligure il 3 agosto 1991 a bordo di una Fiat Tipo.
L’auto venne colpita da una Volkswagen Golf GTI con a bordo due giovani. È
sepolta nel cimitero di Serravalle Scrivia, sulla lapide è indicata col
nome di Giulia Occhini Coppi; accanto a lei riposa la figlia Loretta
"Lolli" Locatelli, morta nel 1981 di leucemia.
FINE
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© All rights
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https://www.pourfemme.it/
https://it.wikipedia.org/
http://faustocoppi.altervista.org/
https://lanfrancocaminiti.com/
https://www.150anni.it/
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