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GIALLO PASSIONE
L’omicidio di
Alessandro Pieri
La donna misteriosa
19 gennaio 1995
Doveva recarsi all’appuntamento con l’amico
Salvatore per andare poi a pranzo assieme in
una tipica trattoria romana a Porta Portese,
ma il pensionato Alessandro Pieri, ex calciatore
dell’Alba Roma, nonsi presenterà mai a
quell’incontro
..Doveva recarsi all’appuntamento con l’amico Salvatore,
rivenditore di accessori auto a Porta Portese, per
andare poi a pranzo assieme in una tipica trattoria
romana da quelle parti, ma il pensionato Alessandro
Pieri di 78 anni ottimamente portati, ex calciatore
dell’Alba Roma negli anni Trenta, non si presenterà
mai a quell’incontro.
Dopo un’onorata carriera fino
ai semiprofessionisti della serie C Alessandro aveva
appeso le scarpe al chiudo ed era stato assunto
tramite un concorso pubblico come autista nel Servizio
Affissioni del Comune di Roma. Trasteverino doc nel
quartiere era soprannominato Bisigato per via della
sua somiglianza con un ex bomber della Lazio tra le
due guerre.
Sempre gentile, ben vestito, una
specie di buontempone nel suo stile sobrio e
impeccabile, Alessandro si era sposato presto, poi
rimasto vedovo aveva avuto una nuova compagna per poi
tornare a vivere da solo nella sua casa al primo piano
di via Morosini a due passi da piazza San Cosimato.
In quell’inverno del 1995 Vasco Rossi canta Senza
parole e Gianna Nannini la sua immensa Meravigliosa
creatura e quel giovedì mattina del 19 gennaio,
l’amico Salvatore che lo attende invano si preoccupa,
chiama a casa dell’amico, ma nessuno risponde, allora
cerca di rintracciare il nipote, del resto Alessandro
era un tipo puntuale e preciso, non sgarrava mai
quell’appuntamento che era diventato una specie di
rito, e mai gli avrebbe dato buca senza avvertirlo
prima.
Salvatore pensa subito che gli sia
successo qualcosa, allora dà immediatamente l’allarme,
partono le prime ricerche, una pattuglia di
Carabinieri si presenta in via Morosini, salendo al
primo piano gli agenti notano la porta di casa semi
aperta. Entrano, chiamano ad alta voce Alessandro, ma
nessuno risponde. In casa non ci sono segni di
effrazione. In sala da pranzo però fanno l’orrenda
scoperta. Alessandro è riverso in salotto sul divano.
Sembra che stia dormendo, il corpo è integro senza
alcun segno di violenza, ma purtroppo è privo di vita.
La storia si tinge di nero. Alessandro è
conosciuto nella zona. Sotto casa si formano
capannelli di giornalisti, reporter, amici, curiosi e
uomini delle forze dell’Ordine. Si pensa ad un
suicidio, ma dai primi accertamenti gli inquirenti
scoprono che Alessandro non era né malato, né depresso
e non aveva problemi finanziari. Anzi la vita gli
sorrideva. La porta semi aperta comunque insospettisce
i carabinieri, sospettano che qualcuno abbia lasciato
quella casa di fretta. Sul tavolo ci sono ancora due
bicchierini di liquore mezzi pieni e un vassoio di
pasticcini. Nel portacenere qualche sigaretta di due
marche diverse.
È evidente che qualcuno sia
stato con lui negli attimi che hanno preceduto la sua
morte e il magistrato di turno non ci impiega molto a
dare un sesso a quella persona perché su quei filtri
di sigaretta schiacciati nel portacenere nota segni di
rossetto. Stesse tracce vengono rilevate anche su uno
dei bicchierini di liquore sul tavolo.
Gli
elementi compositi della scena del delitto fanno
pensare ad un incontro galante. Ma chi è la donna del
mistero? Si pensa ad una delle tante false assistenti
sociali che girano nel quartiere in cerca di
pensionati. La quale, carpendo la buona fede di
Alessandro, sarebbe riuscita ad intrufolarsi
nell’abitazione per poi versare il sonnifero nella
bevanda dell’anziano. A quel punto avrebbe agito
indisturbata, ma il colpo era stato davvero magro
ossia un anello d’oro con la testa di Nettuno e una
banconota da 100 mila lire, niente più.
Partono le indagini, ma qualcuno ha dei dubbi sulla
tesi dell’Assistente sociale conosciuta poco prima e
fatta entrare in casa, ed in effetti gli inquirenti
non si spiegano il fatto che qualcuno abbia comprato
quei pasticcini nella migliore pasticceria di
Trastevere. Quindi un incontro concordato? Alessandro
conosceva la donna? È stata lei a portare il vassoio
di paste oppure lui? Partono gli interrogatori,
vengono ascoltati gli inquilini del palazzo, qualcuno
parla di una femme fatale, una signora ben vestita, ma
non ci sono riscontri. La donna si è volatilizzata e
nessuno riesce a darle un volto.
Sta di fatto
che la Squadra Mobile e i Carabinieri indagano per
alcune settimane per poi arrendersi. La morte di
Alessandro, il trasteverino, finisce così nell’elenco
dei casi irrisolti romani.
. .. |
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
WEB REPORTAGE
© All rights
reserved FONTI
https://roma.corriere.it/
https://www.ilsussidiario.net/
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