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IL MESTIERE ANTICO
Viaggio nel piacere
Storia della Prostituzione a Milano
Le prime notizie della prostituzione a Milano
risalgono al XIV secolo e precisamente nel 1387 quando
Gian Galeazzo Visconti promulgò l’editto “Decretum
contra meretrices et lenones” nel quale si stabiliva
che le prostitute svolgessero il loro mestiere al
“Castelletto” nella zona dell’odierna piazza Beccaria.
La zona venne circondata da un recinto e nell’editto
si stabilì che era assolutamente vietato adescare
clienti per strada, pena l’arresto, e che i postriboli
dovessero avere le finestre chiuse. Successivamente il
recinto venne rimosso per far posto ad un muro con una
sola entrata, chiusa durante la notte e guardata a
vista da un custode pagato dalle prostitute. Si
stabilì inoltre che le cosiddette signorine pagassero
le tasse, vestissero con un mantello chiaro in modo da
essere ben riconosciute e che, per decenza pubblica,
non portassero le “coazie”, ossia trecce lunghe quasi
fino a terra, molto di moda al tempo.
Due
secoli dopo però l’arcivescovo di Milano Carlo
Borromeo, per salvaguardare i fedeli che si recavano
al Duomo, diede ordine di sopprimere l’edificio e le
case adiacenti, nel contempo fece costruire l’oratorio
di Santa Maria Immacolata, ma di certo non debellò la
prostituzione perché le signorine in questione si
sparsero per tutta la città. La prostituzione d’alto
bordo invece non fu mai toccata da questi
provvedimenti visto che si continuava a praticare
nelle case di lusso come il Casino dei Nobili e quello
degli Orfei dove all’apparenza si svolgevano
spettacoli musicali, ma in realtà ci si poteva
intrattenere dietro pagamento con bellissime signorine
del tempo, anche francesi.
Nel 1861, Cavour di
fatto legalizzò la prostituzione fissando addirittura
i prezzi delle prestazioni ovvero 5 lire nelle case di
Prima categoria, dalle 5 alle 2 in quelle di Seconda e
meno di 2 in quelle di Terza categoria. Urbano
Rattazzi l’anno dopo perfezionò la legge stabilendo
che le tariffe valevano solo per i primi venti minuti
di prestazione, chi avesse sforato avrebbe dovuto
pagare un extra. Solo nel 1891 vennero rese
obbligatorie le visite mediche periodiche per le
prostitute e a questo scopo si rese necessario un
censimento su tutto il territorio nazionale dal quale
risultò che le case di appuntamento erano 5.780 e le
prostitute schedate 335.817 collocando Milano tra le
città con più alta concentrazione del fenomeno.
Nella città lombarda se ne trovavano per tutti i gusti
e per tutte le tasche. Le frequentavano il poeta Carlo
Porta e lo scrittore Stendhal, ma l’età d’oro dei
bordelli milanesi fu quella tra le due guerre e fino
alla legge Merlin, entrata in vigore nel 1958. In
città le case chiuse si strutturavano sostanzialmente
in tre livelli: basso, medio e alto. Brera era il
quartiere più ricercato. Ciascuna casa aveva la sua
specialità e il prezzo della prestazione salì col
tempo fino a 20 lire. In alcune zone, come in via
Vittoria Colonna, si poteva arrivare fino a 50 lire,
ma con il pranzo incluso. Vi erano poi la Calusca,
dietro la chiesa di Sant’Eustorgio, e i bordelli
vicino le vie Disciplini, via Chiaravalle, San Pietro
all’Orto e vicino la chiesa di San Carlo.
Le
case di livello più alto offrivano anche servizi di
riservatezza vale a dire una cameriera guardava che
non ci fosse nessuno sulla strada mentre il cliente
usciva, così da escludere incontri compromettenti. I
politici, gli ufficiali in carriera, i prelati e gli
uomini d’alto rango di solito accedevano da entrate
secondarie. Le ragazze di queste case potevano
concedersi dei giorni di festa, a differenza delle
altre che invece lavoravano sette giorni su sette e
anche nelle festività comandate. In queste case era
proibito l’accesso ai minorenni e la maîtresse in
persona controllava i documenti. Veniva di solito
chiuso un occhio per i ragazzi minorenni alla loro
prima esperienza accompagnati dai propri genitori.
Alle ragazze veniva richiesta una media di circa
trenta marchette al giorno, ma nei bordelli infimi la
media saliva addirittura fino a sessanta.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
WEB REPORTAGE
© All rights
reserved FONTI
https://eresia.altervista.org/
http://www.storiadimilano.it/
https://milano.corriere.it/
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