Madame le sue origini?
Sono nata nel 1422, da una
famiglia della piccola nobiltà di provincia, al servizio della nobiltà
angioina. Miol padre era Jean Sorel, signore di Coudun nei pressi di
Compiègne, e mia madre era Caterina di Maignelais, castellana di
Verneuil-en-Bourbonnais.
Dove trascorse la sua
adolescenza?
In Piccardia ricevetti una buona educazione
presso il castello di Maignelay-Montigny nell'Oise, dove studiai per
rivestire a corte l'incarico di damigella di compagnia di Isabella di
Lorena, moglie del re di Napoli, Renato d'Angiò.
Dicono
fosse molto bella… e viene descritta come donna assai intelligente,
coltissima, affascinante e dolce
A corte fui presto notata dal
re Carlo VII e nel 1444 passai dal rango di damigella d'onore d'Isabella
di Lorena a quello di prima donna ufficiosa del regno di Francia.
Dicono che fu lei a fare uscire il re da una profonda depressione.
Portai nella sua vita una ventata di novità ed ebbi lo statuto di favorita
ufficiale del re, il che era una grossa novità a corte, poiché fino ad
allora le amanti dei re di Francia dovevano rimanere nell'ombra.
Carlo VII però aveva anche altre amanti… Si parla di una sorta di
harem
Ben presto rimasi la sua unica favorita oscurando
persino la regina. A lui piaceva il mio modo di pormi, le mie stravaganze
e l’arte di vivere. Pensi che fui la prima donna ad abbandonare veli e
pettorine inventando la scollatura a spalle nude.
Quelle
scollature provocarono scandalo a Corte, vero?
Ben presto
altre donne mi seguirono e diventarono di moda anche se vennero definite
troppo licenziose e segno di dissolutezza. Vi fu anche l’intervento
dell'arcivescovo di Reims, Jean Juvénal des Ursins, il quale consigliò al
re di correggere la moda delle "aperture frontali attraverso le quali si
vedono i capezzoli e i seni delle donne".
Carlo era
innamorato di lei…
Solo nel primo anno della nostra relazione
mi regalò gioielli per un valore di ventimila e seicento scudi, tra i
quali il primo diamante tagliato noto in quel tempo. Divenni la miglior
cliente di Jacques Cœur, grand'argentiere del re e mercante internazionale
di preziosi.
Dicono che fosse molto abile nello sfruttare
la sua influenza sul sovrano…
Imposi al re numerosi amici come
consiglieri a corte. Riuscii a farmi concedere dal re i feudi di
Beauté-sur-Marne, Vernon, Issoudun, Roquecezière e Loches.
Ma non era benvoluta da tutti…
Il Delfino, futuro Luigi XI,
non mi sopportava e sosteneva che il mio comportamento e la mia presenza
schernissero sua madre. Un giorno addirittura m'inseguì, spada in pugno,
per gli appartamenti reali, tanto che riuscii a sfuggirgli solo
rifugiandosi nella camera da letto del re. Seccato da tanta impertinenza,
Carlo VII scacciò il figlio da corte, inviandolo a governare il Delfinato.
Diede quattro figlie al re…
Ero felice di servire
sua Maestà e la patria. Quasi alla fine della quarta gravidanza, mi
trasferii vicino al re, che combattendo contro gli inglesi, aveva
stabilito il suo quartier generale a Rouen. Mi stabilii nell'abbazia di
Jumieges, vicino a Rouen, ove diedi alla luce mia figlia, la quarta, nata
prematura.
Pochi giorni dopo il parto Agnese venne colpita da
un "flusso di ventre", e dopo poche ore morì di febbre puerperale
raccomandando la sua anima a Dio ed alla Vergine Maria. Ebbe solo il tempo
di lasciare in eredità i suoi numerosi gioielli al re Carlo VII. Desolato,
il re dispose l'esecuzione di due splendide tombe in marmo: una,
contenente il cuore di Agnese, a Jumiège, l'altra, contenente il corpo, a
Loches.
La rapidità del suo decesso fece credere che si fosse
trattato di un avvelenamento.
Solo nel 2004 si è fatta luce su questo
giallo storico; è stata eseguita dall’Ospedale universitario di Lille
un’autopsia sui resti e ne é emerso un avvelenamento da sali di mercurio.
In poche parole fu l’ingestione di questo metallo pesante a provocare la
morte. Fra i principali indiziati si trovano soltanto persone a lei molto
vicine: ovvero il Delfino Luigi, sua cugina Antonietta di Maignelais, che
tre mesi dopo la sua morte ne prese il posto nel letto del re e il Medico
Robert Poitevin, cui andò una parte della sua eredità.