Madame lei è famosa per essere stata una delle più belle
cortigiane nella Venezia del Cinquecento.
Grazie alla mia
bellezza iniziai a frequentare gli uomini più in vista e benestanti di
Venezia sin dall’adolescenza.
La storia dice che fece
innamorare diversi patrizi.
Fui l’amante di Cipriano Malipiero
che mi mantenne per diversi anni e poi di Piero da Molino. Erano entrambi
mercanti e sposati ed essendo molto ricchi si potevano permettere di avere
più donne a disposizione.
Divenne molto ricca vero?
La mia attività era molto redditizia, pensi che quando decisi di sposarmi
portai in dote al mio futuro sposo, Andrea Michiel, figlio di Francesco,
circa 1000 ducati, una bella cifra visto che era l’equivalente di dieci
anni di stipendio di un onesto medico. Mi sposai nel 1520 con una
bellissima cerimonia celebrata in S. Giovanni in Torcello.
Perché si sposò?
Beh non era più giovane e la concorrenza al
tempo si era fatta agguerrita e spietata. Pensi che all’epoca i salotti
veneziani erano frequentati da circa 210 cortigiane tra le quali Giulia
Lombardo, Bianca Sarandon, Angela Dal Moro (detta la Zaffetta), Angela
Serra, Gaspara Stampa e la famosissima Veronica Franco. Tutte signore
estremamente sensuali e dotate di un’ottima capacità amatoria.
Donne bellissime…
Belle e affascinanti, ma soprattutto
donne libere dispensatrici di compagnia, donne di cultura, ognuna con le
proprie caratteristiche. C’era chi sapeva comporre versi poetici, oppure
suonare uno strumento, oppure solo intrattenere, parlare e conversare,
eleganti nel vestire e lascive nel comportamento.
Ma
soprattutto dispensatrici di piacere…
Siamo nella Venezia del
‘500 e la prostituzione prosperava fiorente ovunque, nei palazzi dei
nobili sul Canal Grande, nelle case d’altro censo, nelle ville del
Palladio, dove noi cortigiane d’alto bordo ostentavamo la nostra bellezza
tra lo sfarzo e il lusso pomposo occupando una posizione sociale alla pari
di una nobildonna.
Com’erano le vostre uscite?
Passeggiavamo per le calli e per ponti seguite da paggi e garzoni,
ingioiellate e guarnite da sottane di raso, lunghe e sontuose, con i
capelli arricciati biondo rossastri, rossi Tiziano, raccolti in retine
d’argento e di oro. Alle volte per pura esibizione ci univamo alle
straniere malmesse vicino al "Ponte delle Tette" e ci offrivamo alla vista
dei passanti focosi, di parole oscene e prezzi e denaro, esponendo parte
della nostra merce migliore, come al Mercato del Pesce a Rialto.
La vostra attività era tollerata dalle autorità vero?
Direi addirittura incentivate e coccolate dal governo per distogliere gli
uomini “dal peccare contro natura”, perché l'omosessualità era molto
diffusa a Venezia ed ogni venerdì i colpevoli di sodomia venivano
impiccati nelle due colonne della piazzetta di San Marco e poi bruciati.
C’è un episodio in particolare che la riguarda da vicino…
Ah sì, nel 1514 i canali di Venezia si stavano interrando ed impedivano la
navigazione per cui si rese necessario togliere il fango, ma non c'erano
denari a sufficienza per cui l’allora Provveditore dell’Arsenale, il
patrizio Girolamo Contarini, invece di tassare i ricchi mercanti, ebbe la
bella idea di proporre al governo una tassa su tutte le cortigiane e
meretrici che esercitavano a Venezia. La proposta venne accettata e si
iniziò a censire tutte le prostitute stilando un elenco con tanto di nome
e cognome, tariffa e guadagni settimanali.
Voi immagino non
foste d’accordo.
Assolutamente no, in particolare ci rimasero
male le abitanti delle Carampane e
del Castelletto di San Matteo,
ossia le contrade dei due bordelli più frequentati di Venezia. Allora mi
presi la briga di redigere un manifesto di protesta ed affiggerlo sul
Ponte di Rialto. Purtroppo fui scoperta e ricevetti una multa di 40
ducati.
Cosa aveva scritto su quel manifesto?
Contarini per cavae li fondai de l'arsenal
ha proposto di tansare
de le pute al cavedal
se rebella carampane e San Matteo
che far mal
a cortesane vol ben dir essere castrà.
FINE