Madame le sue origini?
Mi chiamo Giulia Beneni, “La Barucci”
era il mio nome d’arte. Vivevo a Roma in una famiglia di origini umili, ma
ero giovane, bella e ambiziosa, dai capelli e occhi grandi neri, per cui
decisi di partire per Parigi in cerca di fortuna e feci di tutto per
entrare a far parte del demi-monde parigino allo scopo di ottenere
celebrità, fama e soprattutto ricchezza.
Cosa fece nella capitale
francese?
Conobbi Madame de Danne, lei mi prese sotto la sua protezione
e mi introdusse nella mondanità parigina. Spesso l’accompagnavo nei
ristoranti più esclusivi e in quelle occasioni mi pregava di indossare i
suoi vestiti. Lei era molto ricca ed allora decisi di emularla.
Compiuto il suo debutto cosa fece?
Divenni una famosa cortigiana,
ricercata anche perché mettevo dedizione nel mio lavoro. Mi ripetevo
spesso “Io non faccio la cortigiana, ma io sono una cortigiana”. Amavo
definirmi la “Venere di Milo”, ma ovviamente con le braccia!
Dicono
di lei che fosse una donna senza pudore…
Forte della mia bellezza
italiana avevo una personalità disinvolta e spavalda che mi permise di
arrivare dove le mie colleghe non sarebbero mai arrivate. Trattavo i miei
amanti alla pari senza avere alcuna soggezione anche perché a differenza
delle mie colleghe oltre ad essere un’amante passionale ero anche amica e
fedele confidente.
Accumulò ben presto un vero e proprio patrimonio
di inestimabile valore.
Accumulai un’immensa fortuna. Pensi che
possedevo collezioni inestimabili di preziosi che tenevo nella mia
cassaforte rigorosamente divisi per tipo: diamanti, smeraldi, anelli, fili
di perle, braccialetti di oro massiccio. Il mio tesoro all’epoca era
stimato oltre un milione di franchi. Ma la cosa più preziosa era riposta
in una ciotola di porcellana accanto al caminetto ovvero numerosi
biglietti da visita e carte che portavano i nomi di quasi tutti gli uomini
dell'alta società al tempo.
Dove riceveva i suoi amanti?
Per i
miei incontri mi servivo di un appartamento al n. 124 degli
Champs-Élysées. Qui ricevevo i miei amanti più facoltosi, in particolare
aristocratici e membri delle famiglie imperiali europee. Ma ero anche
molto generosa e quella casa a volte la prestavo alle donne di mondo per i
loro incontri clandestini.
Si parla di una casa molto lussuosa…
Era un appartamento molto sontuoso con una grande scala bianca e le
balaustre ricoperte di velluto rosso. Ai piedi della scalinata vi era un
basamento in marmo con impresse la lettera N e la corona imperiale
testimonianza della notte d’amore che avevo trascorso con l’imperatore.
Sopra il letto avevo una copia dell’affresco di Raffaello: “La vergine
delle rocce”.
Dicono che si divertiva anche ad organizzare feste…
Tutto era finalizzato al mio lavoro e a soddisfare la mia vanità. Le mie
cene erano all’insegna dello sfarzo. Dopo le serate all’Opera invitavo gli
amici a casa e la mia governante Sidone provvedeva alla cena
apparecchiando la tavola con salviette in pizzo. Di solito in quelle
occasioni mostravo le mie parure più preziose tra le quali una collana con
15 giri di perle.
C’è un episodio rimasto famoso con il Principe
del Galles…
Edoardo VII amava viaggiare in tutta Europa, e spesso si
fermava a Parigi. In uno di questi viaggi volle incontrarmi. Mi fu
raccomandato di comportarmi con decoro e di essere puntuale. Come al
solito feci ritardo, oltre 45 minuti, e appena lo incontrai le dissi che
le cortigiane, come i maghi, non sono mai in ritardo; arrivano proprio
quando intendono.
Edoardo cosa disse?
Il principe era
totalmente irritato e allora per farmi perdonare, senza alcun pudore, mi
voltai con grazia, e con un movimento improvviso lasciai cadere a terra il
mio vestito, mostrandogli quello che avevo di più prezioso. Il principe
apprezzò e non poco. Quando in seguito fui rimproverata, dissi che mi ero
comportata in modo corretto nei confronti di sua Altezza Reale perché:
“Gli avevo mostrato il meglio che avevo e tra l’altro era anche gratis!”
Si è mai innamorata, madame?
Non avevo tempo per i sentimenti, ma
le poche volte che è successo, il mio cuore italiano non dava tregua ai
miei amanti, ero follemente gelosa e non lasciavo loro un momento di
libertà.
Giulia Beneni Barucci da quel mondo ne uscì soltanto
quando, ormai malata, si ritiro a vita privata in completa solitudine.
Morì di cancro nel 1870 all’età di 33 anni.
berg.
FINE