Madame le sue origini?
I Morosini sono un’antica famiglia
del patriziato veneziano anche se le origini sono incerte, c’è chi dice
che discendano da Attila, altri che la famiglia sia originaria di Mantova,
sta di fatto che i Morosini parteciparono all’elezione del primo doge
Paolo Lucio Anafesto.
Sin dall’XI secolo foste coinvolti
nella vita pubblica veneziana…
La famiglia di mio marito diede
quattro dogi alla Serenissima, uomini valorosi e prelati tra i quali tre
cardinali e il patriarca cattolico di Costantinopoli.
Ma
lei non era veneziana vero?
Il mio nome alla nascita era Anna
Sara Nicoletta Maria Rombo, detta Annina. Sono nata a Palermo il 30 luglio
1864 da Agostino Rombo di origini genovesi e da Carolina Thorel. Qui ho
vissuto gli anni della fanciullezza tra lussi e opulenza degni di una
famiglia aristocratica d’alto rango.
Poi cosa successe?
Purtroppo le mie due sorelle maggiori morirono in giovane età a pochi anni
di distanza, Sofia a undici anni per difterite e Sonia a diciannove di
tisi, per cui mia madre cadde in una profonda depressione e riversò su di
me, la sua unica figlia rimasta, tutte le sue aspettative.
A quel punto la famiglia si trasferì a Venezia…
I
primi anni furono a dir poco pesanti, in casa aleggiava un’atmosfera densa
di tristezza, e fu in quel periodo che fortificai il mio carattere e
sviluppai una forte personalità giurando a me stessa che avrei fatto del
mio meglio per soddisfare a pieno le ambizioni e le aspettative di mia
madre.
Dicono fosse molto bella…
Avevo la pelle
chiara, i capelli scuri e gli occhi verdi che cambiavano tonalità con
l’intensità della luce, ero abbastanza alta e devo dire molto aggraziata
nel portamento.
La sua bellezza incantò i suoi pretendenti…
Alcuni di loro si appostavano tra le calli per incontrarmi, ma la mia
scelta cadde sul conte Michele Morosini, discendente di una delle famiglie
più antiche e importanti delle Serenissima, che contava appunto quattro
dogi.
Quando avvenne il matrimonio.
Ci sposammo
nel 1885, avevo ventuno anni, fu un matrimonio a dir poco spettacolare al
quale partecipò l’intera nobiltà veneziana. Andammo a vivere in uno dei
più bei palazzi della città, la Ca' d'Oro. Dall’unione nacque mia figlia
Morosina, ma purtroppo l’idillio fu breve, mio marito dal carattere
difficile e riservato non resse a lungo a quel tipo di mondanità e decise
di trasferirsi da solo a Parigi.
Lei rimasta sola cosa
fece?
Oh di sicuro non ebbi il tempo per annoiarmi, del resto
ero la donna più viziata e corteggiata di Venezia e non solo. Come prima
cosa lasciai la Ca' d'Oro per trasferirmi sempre sul Canal Grande nel più
confortevole Palazzo Da Mula.
Venne chiamata la Dogaressa…
Sola e libera da legami partecipavo attivamente alla vita mondana della
città divenendo ben presto il punto di riferimento di ogni salotto e
organizzando a mia volta feste leggendarie. Famosi erano i miei balli in
costume a Capodanno e alla festa del Redentore durante i quali si
esibivano le migliori orchestre europee.
Ma al centro
dell’attenzione c’era sempre lei…
Mi comportavo da perfetta
padrona di casa e ricevevo attenzione e complimenti da tutti gli ospiti
tra i quali lo Scià di Persia e i sovrani di tutta Europa.
Al cospetto del suo fascino si inchinarono uomini importanti tra i
quali primeggiarono l’imperatore di Germania Guglielmo II e Gabriele
D’Annunzio.
Il Kaiser lo conobbi nel 1894 quando lui, di
passaggio a Venezia per incontrare Re Umberto I, mi scorse affacciata al
balcone della Ca’ D’Oro dal suo panfilo.
E cosa fece il
Kaiser?
Fece fermare il corteo ufficiale, scese dal panfilo e
mi venne a far visita. Mi disse: “Io m’inchino al sole” sbattendo i
tacchi. Poi, incurante del corteo in attesa si soffermò a lungo a parlare
con me. Da quel giorno il Re venne spesso a Venezia e puntualmente mi fece
visita.
Gabriele D’Annunzio invece?
Incontrai
il Vate nel 1896. Rimase così affascinato che mi definì “Bellezza
vivente”. Ci legò una profonda amicizia che durò fino alla morte. Gabriele
ebbe per me una ammirazione sconfinata e per lunghi anni mantenemmo una
fitta corrispondenza affettuosa.
Ci racconta l’incontro
con la Marchesa Casati?
L’incontro avvenne in un fresco
pomeriggio autunnale nella Casetta Rossa di Gabriele D’Annunzio. Con la
Casati, pur vicine di palazzo, non avevamo mai avuto modo di incontrarci.
Quando Gabriele ci presentò la marchesa, più giovane di me di almeno
vent’anni, disse: “Quand’ero bambina mio padre mi parlava già della tua
famosa bellezza”. Al che replicai sorridendo: “Senza andare così indietro,
mia cara, tuo marito, ogni sera, mi parlava della tua”.
Il
che dimostrava quanto lei fosse bellissima fino a tarda età…
Il mio segreto era trascorrere ventiquattro ore a letto in completo
digiuno un giorno alla settimana. Comunque ebbi la fortuna di concedermi
numerosi amanti per tutta la vita nonostante i segni del tempo. Del resto
il mio narcisismo non avrebbe potuto farne a meno. Passarono sotto la mia
attenzione giovani ufficiali, nobili, letterati, artisti. Ma devo
ammettere di rado mi lasciai coinvolgere sentimentalmente. Quello che
adoravo di più era il gusto della conquista e l’essere corteggiata da
uomini affascinanti.
Quando la vecchiaia la raggiunse fece vita
riservata, Le imposte di palazzo da Mula si chiusero per sempre e non si
mostrò più al mondo.
Nell’aprile del 1954 la sua cameriera personale
la trovò riversa sul letto colpita da un ictus, l’agonia di Annina durò
quasi una settimana, in cui non proferì più parola, né riconobbe nessuno,
nemmeno la figlia. La donna più bella di Venezia, la Dogaressa, si spense
il 10 aprile, a ottantanove anni. La contessa Annina Morosini riposa nella
cappella Rombo-Thorel nell’isola di San Michele.