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INTERVISTA IMPOSSIBILE
Sada Abe
La prostituta assassina



Geisha e prostituta è ricordata per aver strangolato il 18 maggio 1936 il suo
amante Kichizō Ishida al quale poi tagliò il pene e i testicoli
 
 (Tokyo, 28 maggio 1905 – 1970)
 


 
Madame le sue origini?
Sono la settima di otto figli di Shigeyoshi e Katsu Abe. Sono nata a Tokio nel quartiere di Kanda in una famiglia dell'alta borghesia. Sin dall’adolescenza venni incoraggiata da mia madre a prendere lezioni di canto e a imparare a suonare lo shamisen…

Quindi studiava da Geisha?
Guardi che all’epoca non c’era nulla di male! Le geishe erano amate, ricche e riverite ed io ero affascinata da quelle figure.

Ma c’è un episodio nella sua adolescenza che favorì quella scelta, vero?
Al tempo frequentavo ragazzi non troppo raccomandabili e fu proprio uno di questi, uno studente universitario, che mi violentò. Avevo quindici anni!

Finalmente nel 1922 all’età di 17 anni riuscì ad entrare in una Geisha House …
Precisamente in una casa di Yokohama, ma l’esperienza fu molto deludente, dato che venni relegata a mansioni più basse e umilianti, come l'intrattenere sessualmente gli avventori delle vere geisha. In pratica facevo la prostituta e contrassi la sifilide, per cui, dopo essere guarita, scelsi di entrare nel mondo della prostituzione, professione sicuramente meglio retribuita.

Siamo negli anni Trenta…
Lasciai Yokohama e iniziai a prostituirmi ad Osaka lavorando nei bordelli clandestini, ma nel 1933 morì mia madre e subito dopo mio padre per cui decisi di ritornare a Tokyo. Lavorai anche qui senza licenza, ma venni arrestata dalla polizia. Fui liberata grazie all’intervento di Kinnosuke Kasahara, un uomo con cui avevo instaurato una relazione sentimentale. Purtroppo questo rapporto si interruppe quando Kinnosuke, sposato, rifiutò di lasciare sua moglie per me.

Schedata dalla polizia come prostituta cosa fece?
Iniziai a lavorare nel locale Yoshidaya, gestito da Kichizō Ishida, un noto donnaiolo all'epoca quarantaduenne, e dalla moglie. Era decisamente un bel uomo e tra noi scoppiò subito la scintilla della passione. Pensi che il nostro primo incontro intimo avvenne in un albergo dell’amore e durò quattro giorni consecutivi, poi, non ancora sazi, ci spostammo in un altro albergo, dove continuammo a bere e fare sesso.

Ma Kichizō Ishida era sposato…
Già, purtroppo tornammo nel suo locale dopo circa due settimane di assenza. Per me fu una vera tragedia perché con lui avevo compreso cosa fosse l’amore vero e mi tormentava il solo pensiero che lui potesse fare sesso con la moglie e che comunque io e lui potessimo vederci solo saltuariamente.

Insomma era gelosa!
Gelosa è dire poco. Lo affrontai e lui mi disse che in caso mi avrebbe potuto sistemare in una “Casa da thè” dove avrebbe potuto farmi visita non appena avesse potuto. Io volevo ben altro per cui gli dissi che il mio desiderio era vivere con lui e che per nessuna ragione avrebbe dovuto fare l’amore con sua moglie minacciandolo con un coltello. Lui mi rise in faccia. Iniziai a considerare l’omicidio come la soluzione ai miei problemi.

A quel punto?
Continuai ad avere rapporti sessuali con lui, intimandogli che se mi avesse disobbedito avrei fatto in modo che lui non andasse più con nessun'altra donna.

Lui obbedì?
Era un donnaiolo incallito e mi resi conto che la mia rivale non era solo sua moglie, per cui divorata dalla gelosia e credendo che lui mi volesse lasciare, dopo due notti d’amore, la mattina del 18 maggio 1936, durante un orgasmo e all’apice del suo piacere lo uccisi soffocandolo con la cintura del pigiama.

Poi cosa fece?
Rimasi su quel letto per circa due ore, poi, per conservare una parte di lui, gli recisi pene e testicoli avvolgendoli in una carta di riso. Scrissi col suo sangue sulle lenzuola la frase: "Sada e Kichi” (Noi due). Poi mi vestii ed uscii dall’albergo dicendo al proprietario di non disturbare l’uomo. Tenni il pene e i testicoli con me per tre giorni.

Immagino venne arrestata…
Venni arrestata tre giorni dopo con l’accusa di omicidio, mutilazione e perversione sessuale. Quando venni a sapere di quest'ultimo capo di imputazione non lo accettai e pretesi una visita psichiatrica perché non ero affatto una pervertita sessuale!

Come andò a finire?
Il team di psichiatri mi diede ragione e il capo di imputazione venne trasformato in ijo-seiyokusha, ossia ero accusata di essere una ninfomane. Solo a quel punto ammisi la mia colpevolezza e dopo aver rischiato la pena di morte venni condannata a soli sei anni di prigione, che scontai solo in parte, circa quattro, in quanto venni rilasciata nel 1940 a seguito di un’amnistia generale per i festeggiamenti per i 2600 anni dall'ascesa al trono del primo imperatore Jinmu.

Uscita dal carcere cosa fece?
Cambiai nome, cercai di cancellare il mio passato e mi sposai, quando mio marito seppe della mia reale identità, divorziò immediatamente. Di nuovo sola fui ingaggiata da una compagnia teatrale per interpretare me stessa.

Abe morì nel 1970, all'età di 65 anni. La vicenda di Sada Abe entrò nella cultura giapponese, ispirando diverse opere tra le quali: i film “Abesada - L'abisso dei sensi” ed “Ecco l'impero dei sensi”




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L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:

FONTI
https://it.wikipedia.org/wiki/Sada_Abe
https://best5.it/post/5-donne-spregiudicate-nella-storia/
https://www.ohayo.it/cultura/storia-giapponese/abe-sada-la-prostituta-assassina/

FOTO GOOGLE IMAGE








 
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