Madame le sue origini?
Il mio vero nome è Émilie
Louise Delabigne e sono nata a Parigi in una famiglia povera originaria
della Normandia. Avevo cinque fratelli.
Un’infanzia
difficile vero?
Mio padre era un alcolizzato facile all’uso
delle mani e mia madre invece faceva la lavandaia costretta a prostituirsi
per pochi spiccioli per mandare avanti la famiglia. All’età di dieci anni
già lavoravo in un negozio di dolci e poi in un negozio di abbigliamento.
A tredici anni è stata violentata per strada…
Da
un uomo anziano che probabilmente mi aveva notata nel negozio di
abbigliamento dove lavoravo. Ormai avevo perso la mia virtù per cui
iniziai a fare la modella per il pittore Corot che aveva lo studio proprio
nel mio quartiere e a lavorare come prostituta. Al tempo guadagnarsi da
vivere prostituendosi era una pratica ancora ampiamente diffusa per le
ragazze di basso rango. Facevo la Grisette ovvero il livello più basso
delle donne che si vendevano per strada e si trattava comunque di
un’attività clandestina, spesso facevo quei servizi nei portoni delle case
con il rischio di essere arrestata o di farmi rasare la testa come
umiliazione.
Poi però prese servizio in un elegante
negozio di lingerie…
Mi presero in quel negozio sul
Champ-de-Mars perché ero di bell’aspetto con occhi azzurri e capelli
rosso-oro ed entrai in contatto con gente facoltosa specialmente alti
ufficiali militari. Fu lì che mi innamorai del ventenne Richard Fossey,
dal quale, pur non essendo sposata, ebbi due figlie: Julia nata nel 1868 e
Valérie nata l’anno dopo. Visto il mio passato lui non ebbe mai il
coraggio di sposarmi. Poi un bel giorno, dopo circa due anni, mi lasciò e
partì per l’Algeria ed io giurai a me stessa che non mi sarei mai sposata,
ma che comunque mi sarei mantenuta facendo altro.
Poi cosa
fece?
Affidai le mie due figlie a mia madre ed assunsi il
soprannome di Valtesse che somigliava tanto a Votre Altesse… e modificai
il cognome in “de La Bigne” che sapeva tanto di aristocratico comunque
decisa a salire almeno un gradino della scala sociale e quindi da Grisette
diventai Lorette che nel gergo della categoria indicava quelle donne che
venivano mantenute da pochi clienti selezionati.
Poi arrivò
la grande occasione, vero?
Conobbi il compositore Jacques
Offenbach, che mi propose di recitare nelle sue produzioni. Ne divenni
l’amante frequentando i ristoranti alla moda come il Café Foy e il Café
Tortoni dove incontrai artisti come Zola, Flaubert e Maupassant. Mi elevai
così a livello delle Grandes Horizontales, cortigiane i cui favori erano
contesi da tutti quegli uomini che potevano permetterselo. Ben presto
divenni l’amante e musa ispiratrice di molti artisti come Edouard Manet,
Henri Gervex, Gustave Coubert, e altri pittori famosi, tanto che fui
soprannominata “l’Union des Peintres”.
Diventò ricca
immagino…
Dai miei amanti pretendevo abiti lussuosi e gioielli
preziosi, case, carrozze, viaggi, cene in locali prestigiosi. Ero così
ricercata che non ammisi nella mia camera da letto lo scrittore Alexandre
Dumas, troppo povero per i miei lussi e lo liquidai dicendogli "Caro
signore, non è nelle sue possibilità!" Pensi che Emile Zola, scrisse il
libro Nanà, che ebbe un enorme successo, ispirandosi proprio a me,
descrivendomi come la sirena che incantava e poi distruggeva gli uomini
che si illudevano di possederla.
Ormai era lanciata nella
sua carriera…
Lasciai Offenbach e spostai le mie attenzioni
sul principe Lubomirski, il quale si innamorò pazzamente di me regalandomi
un appartamento in rue Saint-Georges. Poi dopo di lui ci furono altri
amanti facoltosi come il principe de Sagan, insomma diventai così ricca
tanto da spostarmi per Parigi in una carrozza di mia proprietà e comprare
una sontuosa casa a Ville-d'Avray, che decorai con dipinti di Édouard
Detaille. Nel 1870 l'Imperatore Napoleone III mi nominò contessa, scrissi
una mia autobiografia che intitolai Isola e con le mie ricchezze divenni
proprietaria di una vasta collezione di opere d'arte.
Valtesse
fu abbastanza lungimirante da capire che la sua attività era legata
all’età, così si ritirò a vita privata, nella sua lussuosa dimora a
Ville-d’Avray, quando aveva poco più di 50 anni. Se ne andò il 29 luglio
del 1910 a 62 anni per un aneurisma. Fu sepolta con due uomini: il
comandante Louis Marius Auriac e uno sconosciuto. Lei stessa scrisse di
suo pugno l’annuncio funebre: “Bisogna amare un po’ o molto, seguendo la
natura, ma velocemente, in un istante, come si ama un canto degli uccelli,
che parla alla propria anima e che si dimentica con la sua ultima nota,
come uno ama i colori cremisi del sole nel momento in cui scompare sotto
l’orizzonte.”
FINE