Madame le sue origini?
Il mio nome vero era Aglaé
Joséphine Savatier e sono nata a Mézières da Marguerite Martin che
lavorava come lavandaia per il conte Louis Harmand d'Abancourt, mio padre
biologico, ma lui era sposato per cui fece sposare mia madre con il
sergente dell'esercito André Savatier. Dopo il matrimonio celebrato a
Parigi il 27 ottobre 1825 André mi riconobbe come figlia.
Lei trascorse la sua adolescenza a Parigi…
Studiai canto,
pianoforte e violino e dopo la scuola, visto che ero dotata di una voce
deliziosa, iniziai a cantare all'Opéra Garnier. Cambiai il mio nome in
Apollonie, molto meno insignificante e meno cattolico di Josephine. Al
tempo vivevo una vita senza legami e frequentavo le riunioni del Club de
Hashishins all’Hotel Pimodan. Mi feci conoscere in giro e divenni così
modella per pittori e scultori.
Poi conobbe l’industriale
belga Alfred Mosselmann…
Lui aveva dodici anni più di me e si
innamorò pazzamente tanto che mi comprò un lussuoso appartamento al 4 di
Rue Frochot, nel quartiere Bréda, famoso all’epoca per essere abitato da
artisti e cortigiane. Poi nel 1847 ci fu l’occasione della mia vita perché
posai per la statua Femme piquée par un serpent di Auguste Clésinger che
venne presentata al Salon du Louvre
Quella statua fece
scandalo vero?
Pensi che la statua era stata commissionata dal
mio amante Alfred. Comunque fece così clamore sia artistico che mondano
che diventai famosa. L’opera rappresenta una donna nuda che si contorce
perché morsa da un simbolico serpente attorcigliato al polso. Fece
scandalo per vari motivi: principalmente perché la donna rappresentata,
più che da un serpente, sembrava nella morsa di un orgasmo. Secondo perché
tutti sapevano che quella donna ero io e soprattutto perché Clesinger
utilizzò un calco di gesso sul mio corpo come testimonia la cellulite ben
visibile sulla parte alta delle cosce e riprodotta sul marmo!
Le cronache del tempo la descrivono come una donna affascinante…
Ero piuttosto alta e ben proporzionata. I miei capelli erano morbidi,
qualcuno diceva come seta. Avevo una bella pelle liscia e levigata e i
miei lineamenti erano regolari. Non seguivo la moda e vestivo a mio gusto
e fantasia.
Diventata famosa il suo salotto pullulò di
artisti famosi?
Ero soprannominata la Presidente e, grazie al
mio carattere gioviale e frizzante, in Rue Frochot vennero a trovarmi
tutti gli artisti del tempo da Gustave Flaubert a Victor Hugo, da
Baudelaire a Édouard Manet. Nel mio salotto l’atmosfera era confidenziale,
amichevole, si cenava, si giocava a charade e a volte si organizzavano
anche balli in maschera. Insomma era un salotto diverso dagli altri perché
avevo intuito quanto fosse importante lasciare liberi gli ospiti nella
conversazione. Ognuno poteva dire ciò che voleva ed esprimersi come meglio
credeva anche con un linguaggio sboccato, al contrario dei salotti più
dabbene che esigevano sempre una certa creanza di modi e linguaggio.
A proposito di Charles Baudelaire si parla di una vera e
propria relazione nonostante lei fosse impegnata con Mosselmann.
Amavo Charles tanto che gli scrissi: «Sono tua dal primo giorno in cui ti
ho visto. Ne farai quel che vorrai, ma sono tua nel corpo, nella mente e
nel cuore». Ma tra noi ci fu un solo incontro amoroso tra l’altro
piuttosto deludente. Rimanemmo comunque sempre ottimi amici tanto che lui
continuò per due anni a mandarmi lettere e poemi audaci alcuni dei quali
vennero inseriti nell’opera Les Fleurs du Mal.
Col suo
amante ufficiale invece?
Con Mosselmann la storia durò 14
anni, poi negli anni prese ad occuparsi di un’antiquaria di diciotto anni
più giovane di lui. Quando mi lasciò rifiutai di accettare la rendita che
mi aveva offerto, perché mi sentivo una donna libera e non avrei mai
sopportato di dover dipendere da un uomo che non amavo più.
Cosa fece dopo?
Stanca di quella vita organizzai una
grande asta mettendo in vendita tutto il mio passato. Iniziai a dipingere
miniature che furono esposte al Salon nel 1861. Nel frattempo mi ero
trasferita in un appartamento più piccolo e più caldo senza servitù. Pensi
che imparai anche a cucinarmi! Accettai comunque la corte di un baronetto
inglese, collezionista d’arte, Richard Wallace, e iniziai a viaggiare con
lui. Sul Lago di Como, in Italia, venni a sapere della morte di Charles
Baudelaire. Era il 31 agosto 1867.
Apollonie Sabatier fu
lungimirante e seppe amministrare bene le sue finanze, tanto che negli
ultimi anni della sua vita fu serena, tranquilla e visse dignitosamente.
Morì di influenza a Neuilly-sur-Seine il 3 gennaio 1890. Aveva 67 anni.
Ancora oggi, in qualche storico Caffè parigino, ci sono i segni dei
diamanti sugli specchi dove Apollonie provava la durezza e l’autenticità
delle pietre preziose che gli amanti invaghiti le donavano.
.
FINE