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INTERVISTA IMPOSSIBILE
Beatrice Portinari
“Donna gentile e tanto onesta, pare”
Tutti la conoscono semplicemente come Beatrice,
ma Beatrice Portinari in vita fu molto di
più: fu la musa, e il vero amore, di Dante
Alighieri, tanto che il poeta, dopo la sua
morte prematura, la rese immortale
trasformandola in una figura angelica nel
Paradiso della Divina Commedia
(1265 - 1290)
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Madame le sue origini?
Sono nata nel 1265 e sono
figlia di Folco Portinari, mio padre era un banchiere molto famoso, nel
1282 rivestì anche il ruolo prestigioso di Priore di Firenze e fondò
quello che tutt'oggi è il principale ospedale nel centro cittadino, ossia
l'ospedale di Santa Maria Nuova. La nostra famiglia era molto numerosa,
avevo cinque sorelle, da Fiesole ci trasferimmo in centro a Firenze in una
casa vicino a quella di Dante, pressappoco dove oggi si trova Via del
Corso.
Quando incontrò Dante?
Lo vidi per la
prima volta quando venne a casa nostra in compagnia di suo padre per la
festa del Primo Maggio. Eravamo solo due bambini: lui aveva nove anni,
mentre io otto.
Cosa si festeggiava il primo Maggio?
Il primo giorno di Maggio a Firenze era tradizione festeggiare la
giovinezza eterna della vita. Era il giorno del risveglio primaverile e
dei giovani innamorati. Era un giorno molto importante e non c’era
fiorentino che non si sentisse coinvolto e contagiato dal desiderio della
festa.
Dante però ne fu subito colpito e non la
dimenticò mai…
Oh sì, ma poi sposò nel 1285 un’altra donna,
Gemma Donati, proveniente dalla nobile casata dei Donati e dalla quale
ebbe tre figli e una figlia.
Anche lei si sposò…
Sposai ancora giovanissima, appena adolescente, Simone de Bardi detto
Mone, uno degli uomini più influenti della città. Apparteneva a
un’importante famiglia di mercanti banchieri: la compagnia dei Bardi aveva
filiali in tutta Europa, ed era deputata alla riscossione delle decime
pontificie. Simone ricoprì più volte la carica di podestà e di capitano
del popolo e fu coinvolto in numerose missioni militari e di pace.
Con Dante eravate vicini di casa…
Le nostre
famiglie possedevano entrambe una villa estiva fuori dalle mura di
Firenze, vicino alla collina di Fiesole.
Il vostro fu un
amore platonico e romantico.
Pensi che ci rincontrammo nove
anni più tardi in modo inaspettato. Ero vestita di bianco e passeggiavo
sul Lungarno in compagnia della mia amica Vanna ed un’altra persona di
famiglia. Quando lo vidi, sul Ponte Santa Trinità, mi voltai e lo salutai.
Dante però scappò via senza dire una parola.
Quindi è vero
quello che si dice, ossia che non vi scambiaste mai parola…
Sì è vero ma ho saputo in seguito che quel saluto lo riempì di gioia, che
si ritirò nella sua stanza a pensare a me. Così facendo, si addormentò e
fece un sogno che sarebbe poi diventato il soggetto del primo sonetto de
La Vita Nuova. Comunque ci rincontrammo altre due volte: uno nella chiesa
di Santa Margherita dei Cerchi e uno ad un banchetto di nozze.
Beatrice Portinari morì tre anni dopo il suo matrimonio, il 19
giugno 1290, ad appena ventiquattro anni, a causa del parto del suo primo
e unico figlio. Venne sepolta nella chiesa di S. Margherita dei Cerchi,
dove i Portinari avevano una cappella.
La sua scomparsa prematura
fece sprofondare Dante nel dolore. Disperato, studiò la filosofia e si
rifugiò nella lettura di testi latini, scritti da uomini che, come lui,
avevano perso una persona amata. La fine della sua crisi coincise con la
composizione della Vita Nova (intesa come "rinascita"). Nella Divina
Commedia, invece, la figura di Beatrice subisce un processo di
spiritualizzazione e viene vista come creatura angelica rappresentando la
Fede e la Sapienza, che accompagna le persone in Paradiso.
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