Madame le sue origini?
Il mio nome è Edith Minturn
Sedgwick, provengo da una famiglia molto ricca e sono la settima di otto
fratelli, mio padre era un allevatore e scultore ed ho passato la mia
infanzia in un ranch nei pressi di Santa Barbara.
Come è
stato il suo rapporto con suo padre?
Lui era un narcisista e
un accentratore. Pensi che nessuno dei miei fratelli è mai andato a
scuola, eravamo praticamente isolati dal resto del mondo. Lui tradiva mia
madre apertamente e in più di un’occasione l’ho visto fare sesso con una
delle sue tante amanti.
Si parla di percosse e
maltrattamenti…
Più di una volta mi ha schiaffeggiata ed ha
anche tentato di molestarmi a cominciare da quando avevo sette anni.
Queste vicende si ripercossero sulla sua salute, vero?
Soffrivo di disturbi alimentari e alla fine diventai anoressica. Mio padre
addirittura mi fece ricoverare presso il Silver Hill un ospedale
psichiatrico. In quel periodo ebbi una breve relazione con uno studente di
Harvard, rimasi incinta ed abortii.
A vent’anni perse due
dei suoi fratelli.
Francis Jr. e Robert morirono entrambi a
distanza di 18 mesi. Tutti e due avevano avuto rapporti conflittuali con
papà e soffrivano di disturbi mentali. Francis alcolizzato già a quindici
anni si suicidò mentre Bob si schiantò con la sua moto.
A
21 anni abbandonò la sua famiglia.
Ricevetti un fondo
fiduciario di 80.000 dollari da mia nonna materna e mi trasferii a New
York per intraprendere la carriera di modella. Nel marzo 1965, incontrai a
una festa l'artista e regista d'avanguardia Andy Warhol e iniziai a
frequentare The Factory lo studio d'arte di Andy.
Divenne
una icona della Pop Art…
Per alcuni fui l'alter ego femminile
di Andy Warhol per altri ho rappresentato l'incarnazione della New York
degli anni Sessanta, il simbolo dell'eccesso, ma anche un'anoressica, una
drogata, una ninfomane. Iniziai ad apparire su tutti i giornali, posai per
Life e per Vogue e con Andy girai una serie di film. Al tempo mi bastava
indossare una semplice maglietta o un cappello per fare tendenza.
Di contro vivere insieme ad Andy Warhol era un’impresa…
Il rapporto con Andy si fece sempre più intimo e profondo: non si trattava
della classica relazione musa-artista, ma di qualcosa di più intenso,
interiore. Lui mi adorava, ero per lui il giusto mix di innocenza e
sensualità, di modernità e sofferenza, di raffinatezza e mistero, ma per
essere al suo fianco ci voleva una forte dose di personalità nonché
l’abuso di alcol e droghe varie.
Era gelosa vero?
Andy, nonostante il suo orientamento sessuale, di donne intorno ne aveva
tante e continuamente cercava nuove ispirazioni proprio dalla bellezza
femminile. Però quando conobbe Nico, la sua nuova musa, io fui messa ai
margini. Se io ero hot, Nico era cool. Se io ero solo una ragazzina ricca
e viziata lei era una donna.
Quindi cosa fece?
Cominciai a spendere in modo incontrollato tutta l’eredità della famiglia
che avevo ricevuto, comprai un lussuoso attico a Park Avenue e iniziai a
dare feste e ad abusare di qualsiasi cosa. La Factory ormai era solo un
ricordo ed approdai nel clan di Bob Dylan. Desideravo continuare la mia
carriera di attrice, ma le promesse di lui e del suo agente rimasero solo
promesse.
Ci fu una relazione sentimentale tra lei e Bob?
Dylan l’ha sempre negata, ma le sue canzoni parlano chiaro da "Like a
Rolling Stone" a "Just Like a Woman". Fui io la vera ispiratrice di quei
brani! Poi lui nel novembre del 1965 si sposò a mia insaputa con la sua
ragazza di sempre Sara Lowndsnel.
Delusa da Dylan
intreccia una storia burrascosa con il suo amico Bobby Neuwirth…
Flirtammo per alcuni mesi poi lui mi lasciò perché mi accusava di essere
incapace di gestire la mia follia e la mia dipendenza dalle droghe. Caddi
nel tunnel dell’eroina ed a poco a poco tutti mi voltarono le spalle
perché tossicodipendente. Alla fine tornai in California dalla mia
famiglia.
Il suo stato di salute si aggravò e venne
ricoverata più volte in vari ospedali psichiatrici.
Nel
reparto psichiatrico del Cottage Hospital conobbi Michael Post con cui mi
sposai il 24 luglio 1971. Ero convinta che lui mi avrebbe fatto
dimenticare le luci di New York e quella vita troppo spericolata. Ma non
fu così…
Sarà il marito a ritrovare il corpo di Edie la mattina del
16 novembre 1971, morta soffocata nel proprio vomito in seguito ad una
overdose di barbiturici. Alla notizia della morte di Edie, Andy Warhol
reagì come se fosse accaduto qualcosa su un altro pianeta.