Madame lei venne definita cortigiana onesta…
Le
cortigiane dette “oneste” erano chiamate così non per la loro rettitudine,
ma perché onorate e rispettate. All’epoca vi erano molte cortigiane a
Venezia, pensi che agli inizi del Cinquecento se ne contavano ben
dodicimila su trecentomila abitanti. Noi cortigiane oneste per
distinguerci dalle altre di bassa lega indossavamo soprabiti eleganti di
velluto con i bottoni d’oro, le pellicce di scoiattolo, le sottane di raso
lunghe fino a terra.
Donne di alto rango quindi…
Con il nostro lavoro avevamo conseguito uno stato sociale degno di una
nobildonna. Percorrevamo le calli e ponti seguite da paggi e servitori e
indossavamo gioielli preziosi. Di solito portavamo i capelli ricci e li
tingevamo di biondo veneziano. Ma oltre l’aspetto e la bellezza noi
cortigiane oneste dovevamo saper leggere, scrivere, essere colte in molte
discipline, dalla musica alle lettere, dalla danza alla politica e
intrattenere ad arte l’ospite.
Ospiti illustri immagino…
Alcune di noi furono muse di uomini di lettere, ma anche di diversi
pittori, i quali, per la nostra bellezza ci utilizzavano come soggetti per
dipingere figure femminili, anche sacre, addirittura la Vergine Maria. La
cosa ci faceva molto piacere perché attraverso i quadri che ci
raffiguravano, accrescevamo la nostra fama.
Tra voi
cortigiane oneste c’era molta concorrenza, vero?
Premesso che
al tempo la prostituzione era favorita sia dal Doge che dal Vescovo sia
per favorire il turismo e per ridurre l’omosessualità dilagante, molte di
noi eccellevano nelle Arti di vario genere, tra le quali ricordo Gaspara
Stampa nata a Padova e trasferita a Venezia, la voce femminile più
autentica e spontanea della poesia erotica italiana. Si innamorò del conte
Collaltino di Collalto, ma il suo grande amore rimasero le composizioni,
le sonate e le sestine. Ricca e importante fu anche Tullia d’Aragona,
famosa per essere l’autrice del “Discorso dell’infinità d’amore”. Come
anche Bianca Cappello che divenne addirittura Granduchessa. Figlia di
Pellegrina Morosini e del nobiluomo Bartolomeo Cappelli, si dette alla
vita di cortigiana, poi conobbe un tale Pietro Bonaventura, fuggì con lui,
e si sposò a quindici anni. Insieme andarono a Firenze dove conobbero il
Granduca Francesco I De Medici, che si innamorò di lei, e le fece una
corte travolgente. Il Bonaventura venne trovato morto in circostanze
misteriose e il Granduca sposò Bianca.
Anche lei venne
chiamata “Meretrice sumptuosa” vero?
Il termine di solito
veniva associato a cortigiane dotate di conclamate capacità amatoriali e
che esercitavano il mestiere con estrema bravura e solerzia. Per quanto mi
riguarda dedicavo alla mia attività tutta me stesse al punto da sembrare
di non avere eguali e che ogni cosa che facessi fosse fatta nel migliore
dei modi.
Lei era famosa e ricchissima…
Grazie
a vescovi e sacerdoti importanti riuscii a fare una carriera veloce e
brillante. Divenni così famosa che nessuno mai avrebbe potuto mancarmi di
rispetto. Pensi che quando venni minacciata, a mano armata, da alcuni
sgherri, il Consiglio dei X in data 9 maggio 1522 mise immediatamente una
taglia su quegli aggressori. Taglia che poteva essere riscossa da chiunque
avesse aiutato le autorità a scovare i mascalzoni.
Famosa e
ricchissima grazie ai rapporti con la Chiesta Giulia riposa ora accanto
all’altar maggiore della chiesa di S. Francesco della Vigna a Castello.
ati.
FINE