Madame le sue origini?
I miei genitori su
suggerimento dell'ostetrica volevano battezzarmi come Milva, ma il parroco
di Goro, don Appiano si oppose perché non avrei avuto alcuna santa
protettrice per l'onomastico per cui optarono per Maria Ilva.
Inizia giovanissima la sua carriera…
Iniziai a cantare
nelle balere del basso ferrarese con il nome d'arte Sabrina, e lì venni
notata per la mia voce e mi consigliarono di partecipare ad un concorso
per voci nuove della Rai. Era il 1959 ed arrivai prima tra 7600
partecipanti.
Poi cosa successe?
Cominciai ad
incidere per la Cetra, la casa discografica di Stato, e nel 1961
partecipai al Festival di Sanremo. In quell’edizione arrivai terza con la
canzone Il mare nel cassetto in coppia con Gino Latilla.
Pensi che tre mesi prima del festival mi dovetti operare alla gola, tutto
andò bene ma lo spavento di non riuscire a salire su quel palco fu tanto!
Per lei si aprirono le porte del successo…
I
giornalisti dell’epoca dissero che era arrivata la nuova Nilla Pizzi,
comunque feci molte serate ed iniziai a guadagnare i primi soldi (circa
200 mila lire a serata). L’anno successivo sempre a Sanremo presentai
Tango italiano in coppia con Sergio Bruni, arrivai seconda ma soprattutto
acquistai un’enorme popolarità arrivando prima nella classifica dei 45
giri più venduti.
Nel 1961 si sposa…
Sposai il
regista Maurizio Corgnati che aveva 22 anni più di me. Ci eravamo
conosciuti negli studi della Rai di Torino. Insieme concepimmo nostra
figlia Martina, nata nel 1963. Lui è stato l'uomo più importante della mia
vita anche se il nostro matrimonio durò appena otto anni e fui io a
lasciarlo. Con lui ho acquisito la consapevolezza delle mie capacità ed
una importante evoluzione artistica e culturale. Mi spiace di averlo fatto
tanto soffrire, ma al cuore non si comanda e mi ero innamorata di un altro
uomo. Ero giovane, avevo 28 anni e presi la mia bambina e me ne andai di
casa.
Quell’uomo era l’attore Mario Piave vero?
Fui attratta da lui perché era un mio coetaneo ma la relazione fu
burrascosa e durò solo quattro anni. Litigavamo spesso e lui tentò per due
volte il suicidio. Purtroppo morì tragicamente qualche anno dopo, ucciso
da cinque colpi di pistola nella sua auto alle porte di Roma.
Ci saranno altri uomini nella sua vita…
Nel tempo mi
legai sentimentalmente al paroliere e filosofo Massimo Gallerani,
era bello, intelligente e speciale ma nel 1989 mi abbandonò per una donna
più giovane. Un evento che vissi come un lutto e caddi in depressione. Poi mi
legai all'attore e doppiatore, Luigi Pistilli, considerato uno
dei migliori interpreti delle opere di Bertolt Brecht. Luigi una sera a
cena dopo che avevamo finito di recitare insieme la Lulù di Wedekind, mi
fece una dichiarazione come si usava una volta. Io candidamente gli
risposi: «Forse non dovrei dirlo, ma non potevi muoverti prima?» Fui io a
lasciarlo e lui purtroppo non resse al trauma tanto che si tolse la vita,
impiccandosi nella sua casa di via Mozart a Milano poche ore prima di
apparire nell’ultima replica di «Tosca ovvero prima dell'alba» di Terence
Rattiga al Teatro Nazionale.
Torniamo alla sua favolosa
carriera. Dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo 1962 cosa
succede…
Venni chiamata da Bruno Coquatrix, e debuttai
all'Olympia di Parigi. La mia dimensione internazionale mi permise di fare
delle scelte più impegnate e di avvicinarmi ad un repertorio più ricercato
registrando due LP Le canzoni del Tabarin (1963) e Canti della libertà
(1965), dove incisi la prima versione di Bella ciao.
Il
passo verso la recitazione fu breve…
Feci la gavetta nel
teatro leggero accanto a Gino Bramieri e David Riondino, per poi passare a
Giorgio Strehler, che divenne per me una figura chiave. In particolare, mi
specializzai nel teatro brechtiano. Alle canzoni di Bertolt Brecht dedicai
ben quattro album e innumerevoli recital teatrali.
Ma non
lasciò mai la canzone…
Parallelamente al teatro continuai la
mia carriera come cantante anche perché avevo stabilito un accordo con la
mia casa discografica, la Ricordi, grazie al quale mi era consentita la
pubblicazione di lavori di grande spessore impegnandomi nel contempo a
lavorare su una produzione più leggera e popolare, partecipando ai vari
festival e note trasmissioni televisive.
Quali furono i
suoi maggiori successi popolari?
Sicuramente “Milord”, canzone
tratta dal repertorio di Édith Piaf, che incisi per la prima volta nel
1960; “La filanda”, cover della più grande cantante portoghese Amália
Rodrigues interprete del fado; “Alexander Platz” scritta da Franco;
“Canzone” di Don Backy, presentata al Festival di Sanremo 1968, dove mi
classificai terza; senza dimenticare “La Rossa” di Enzo Jannacci e “Dicono
di me” cover di “To the Unknown Man”
Negli anni ottanta
l'incontro con Battiato…
Nel 1981 iniziai il sodalizio con
Franco Battiato con quello che sarà il mio più grande successo commerciale
“Milva e dintorni”. Il brano di punta fu “Alexander Platz”, un capolavoro
dalle atmosfere fassbinderiane. Fu un vero e proprio cavallo di battaglia,
che riproposi in tutti i miei concerti e in varie raccolte in Italia,
Germania e Giappone, divenne inoltre la title track della versione
francese dell'album, Milva Alexander Platz, e lo incisi anche in tedesco
con il titolo Menschen an der Macht. Nel secondo album che registrai con
Battiato non posso non ricordare “Una storia inventata”, brano d'apertura
dell'album, intenso e malinconico.
Malata da tempo,
Milva è muore il 23 aprile 2021 all'età di 81 anni nella sua casa di via
Serbelloni a Milano.
Dieci anni prima Milva spiegava le ragioni del
proprio ritiro: «Ritengo che proprio questa speciale combinazione di
capacità, versatilità e passione sia stato il mio dono più prezioso e
memorabile al pubblico e alla musica che ho interpretato e per quello
voglio essere ricordata. Oggi questa magica e difficile combinazione forse
non mi è più accessibile: per questo, dato qualche sbalzo di pressione,
una sciatalgia a volte assai dolorosa, qualche affanno metabolico; e,
soprattutto, dati gli inevitabili veli che l'età dispiega sia sulle corde
vocali sia sulla prontezza di riflessi, l'energia e la capacità di
resistenza e di fatica, ho deciso di abbandonare definitivamente le scene
e fare un passo indietro in direzione della sala d'incisione, da dove
posso continuare ad offrire ancora un contributo pregevole e sofisticato».
La sua statura artistica è stata ufficialmente riconosciuta dalle
repubbliche italiana, francese e tedesca, che le hanno conferito alcune
tra le più alte onorificenze; è l'unica artista italiana ad essere
contemporaneamente: Ufficiale dell'Ordre des arts et des lettres (Parigi,
1995), Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di
Germania (Berlino, 2006), Commendatore dell'Ordine al Merito della
Repubblica Italiana (Roma, 2 giugno 2007) e Cavaliere della Legion d'onore
della Repubblica Francese (Parigi, 2009).
Per il colore dei suoi
capelli era anche nota come La Rossa (titolo di una famosa canzone scritta
per lei da Enzo Jannacci); il colore caratterizzava anche la sua fede
politica di sinistra, rivendicata in numerose esternazioni.