Adamo mi parli di Fiori rosa fiori di pesco
di Battisti?
È un brano della coppia
Mogol/Battisti pubblicato in 45 giri etichetta
Ricordi l’8 giugno 1970 con retro Il tempo di
morire. È l’ottavo singolo da interprete di Lucio
Battisti. Con questo brano Battisti partecipò al
Festivalbar 1970 vincendo per la seconda volta in
consecutiva.
C’è un fatto curioso su
questo brano che riguarda Mina vero?
Mogol e Battisti, solo per avere un parere
“professionale”, ebbero la malaugurata idea di farla
ascoltare a Mina, la quale ne rimase a tal punto
colpita da volerla incidere a tutti i costi. Forte
l’imbarazzo di Battisti, che ovviamente desiderava
invece tenerla per sé, alla fine la convinse a
ripiegare su “Insieme” con la scusa che fosse un
brano più adatto alla sua voce.
Fu un
successo vero?
Fu inserita come canzone
d’apertura nella raccolta antologica “Emozioni”. Il
singolo rimase in classifica per ben 15 settimane e
fu il decimo disco più venduto in quell’anno.
Chi partecipò alla realizzazione del
disco?
Il pezzo fu registrato a Milano,
presso gli studi della Ricordi, tra il 13 ed il 14
maggio del 1970. Parteciparono, oltre ovviamente a
Lucio Battisti, musicisti del calibro di Franco
Mussida alla chitarra acustica, Andrea Sacchi alla
chitarra elettrica, Giorgio Piazza al basso, Franz
Di Cioccio alla batteria, Dario Baldan Bembo
all’organo, Flavio Premoli alle tastiere e i 4+4 di
Nora Orlandi al coro. In poche parole il meglio di
quello che offriva il mercato allora.
Di che parla?
Si tratta di un
tema svolto spesso da Mogol ovvero il tradimento. E’
passato un anno da quando si sono lasciati ““Fiori
rosa, fiori di pesco, c’eri tu… Fiori nuovi stasera
io esco, ho un anno di più…”, lui si rende conto che
senza di lei non riesce a vivere “Solo credevo di
volare e non volo”. Crede che tutto sia rimasto come
prima e si presenta a casa sua: “Stessa strada
stessa porta, scusa, se son venuto qui questa sera,
da solo non riuscivo a dormire perché di notte ho
ancor bisogno di te…”
Poi cosa
succede?
La prega di farlo entrare
“Fammi entrare per favore… solo… credevo di volare e
non volo, credevo che l’azzurro di due occhi per me
fosse sempre cielo non è, fosse sempre cielo non è…”
Subito dopo continua: “Posso stringerti le mani…
come sono fredde tu tremi… no, non sto sbagliando mi
ami… dimmi che è vero… dimmi che è vero…”. Ma si
deve ricredere perché trova la sua amata in
compagnia di un altro: “Scusa credevo proprio tu
fossi sola, credevo non ci fosse nessuno con te.” A
quel punto non può che scusarsi del suo
comportamento: “Scusa, credevo proprio tu fossi
sola, credevo non ci fosse nessuno con te. Oh
scusami tanto se puoi, signore chiedo scusa anche a
lei, ma io ero proprio fuori di me.” La tristezza,
la delusione mista al dolore è immensa.
Qual è la genesi della canzone?
Sembra che Mogol avesse avuto una storia con una
ragazza molto più giovane di lui e una sera entrando
in casa della ragazza e trovandola con un altro non
gli restò che battere in una imbarazzante ritirata.
Da lì scrisse quel magnifico testo.