Adamo mi parli del brano “Io vivrò
(senza te)”
È il quarto singolo da
interprete di Lucio Battisti, coautore insieme a
Mogol, pubblicato in Italia nel 1968 come lato B del
45 giri “La mia canzone per Maria”. Gli
arrangiamenti sono curati da Detto Mariano e dallo
stesso Battisti. Il pezzo venne inserito anche nel
33 giri “Lucio Battisti” l’anno successivo.
Quando fu pubblicata non era una canzone
inedita vero?
No, era già conosciuta, in
quanto qualche mese prima era stata incisa su un 45
giri dei Rokes e risulterà essere l’unico brano del
duo Battisti-Mogol interpretato dai Rokes. Ebbe un
buon successo anche perché trainato dal lato A del
45 giri "Lascia l'ultimo ballo per me" (una cover di
un successo del '62 dei Drifters "Save the last
dance for me"). Alle registrazioni del gruppo
inglese aveva partecipato lo stesso Battisti
all'organo. Fatto curioso è che nella canzone dei
Rokes non è presente il primo verso: Che non si
muore per amore è una gran bella verità perciò
dolcissimo mio amore ecco quello, quello che da
domani mi accadrà…
Fu un successo?
Direi proprio di no. Il 45 giri non andò
bene. Ci voleva Sanremo e la sua Avventura per
imporre al grande pubblico Battisti, ormai notissimo
come autore, come cantante.
Comunque
un capolavoro…
Uno dei tanti della
musica pop italiana, nati grazie alla straordinaria
collaborazione tra Lucio Battisti e Giulio Rapetti.
Altre cover?
Esiste una
splendida versione eseguita da Mina, e che si trova
nell’LP “Del mio meglio” del 1971.
Di che parla?
Ascoltando il brano si
respira tanta malinconia dovuta ad una dolorosa
separazione. L’uomo è stato lasciato dalla propria
compagna ma non riesce ad accettare la nuova
situazione di profonda solitudine che sta vivendo.
Nei primi tempi reagisce, prova a far finta che
nulla sia accaduto: “solo continuerò e dormirò, mi
sveglierò, camminerò, lavorerò, qualche cosa farò…”
ma poi crolla e sprofonda nella consapevolezza: “se
ritorni nella mente, basta pensare che non ci sei,
che sto soffrendo inutilmente, perché so, io lo so,
io so che non tornerai...” fino al pianto drammatico
e consolatorio; “qualche cosa di sicuro io farò:
piangerò”. Il pathos che trasmettono musica e testo
è incredibilmente forte e coinvolgente.