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GIALLO PASSIONE
 
 

Adamo Bencivenga
GLI AMANTI





Photo Lesia Kapinosova

 
 


 
A volte comincia così tra un’email e un foglio excel, oppure tra un’anamnesi e un referto tra le corsie di un ospedale, nelle redazioni dei giornali o uno studio d’avvocato, del dentista o dell’architetto. Loro non sanno che diventeranno amanti, perché agli inizi sono approcci acerbi e inconsapevoli che non hanno ancora una forma, simili a sintonie ravvicinate tra una scrivania e l’altra, che si inviano un buongiorno timido, ma piuttosto eloquente, che poi non è solo un buongiorno, ma l’augurio che ha nella propria essenza la richiesta smisurata di una nuova complicità, lo spazio infinito di qualcosa che potrebbe accadere…

Certo oggi, tra un’ora, davanti al distributore di caffè e merendine, nello scambio di email, nelle pause pranzo tanto desiderate, oppure in sala riunione, al bar sotto l’ufficio, o una telefonata apparentemente di lavoro dove si consumano modi di dire e battute per la voglia di farsi conoscere. E poi magicamente tutto cambia perché quelle battute, quel buongiorno diventano confidenze e insoddisfazioni, tutto compreso come il figlio stamattina che aveva qualche linea di febbre o il tacco che si è rotto sulla scala mobile della metro, ma poi passano i giorni e quelle confidenze diventano più intime, come la confessione del tradimento del proprio partner, un male incurabile, un passato da nascondere oppure l’astinenza dal sesso che dura da anni. Tutto compreso.

E allora sì che in quell’esatto momento non si è più colleghi, ma qualcosa di ancora non ponderato e tra quelle scrivanie si insinua il pensiero che potrebbe accadere, un qualcosa che dia vigore a quella noia secolare, l’emozione, il brivido, l’attesa, il desiderio inconfessato anche se stessi, e perché no, la scintilla del proibito, la trasgressione, il peccato. E allora sì che si cerca il momento, l’occasione, anche una pratica noiosa può diventare un pretesto, un’illuminazione, ma anche il dubbio, il forse, il “Dio mio… che sto facendo?” anche se entrambi o uno dei due ha qualcuno che a fine giornata l’aspetterà a casa.

Lei la sera nel letto con suo marito ci pensa, si sente ridicola, spegne la luce prima del solito e riflette: “Ma che vado a pensare?” Da moglie sempre fedele le sembra qualcosa di moralmente sporco, alla fine dorme, ma al mattino quella sfumatura di ombretto è più vivace del solito. Lui invece è più deciso, già assapora qualcosa di diverso, pensa al sesso sì e si cala nella parte e pensa già al luogo del primo incontro, ma può capitare anche al contrario perché il giorno dopo lei porta una camicetta trasparente mai indossata prima, lui un taglio di capelli più accattivante e allora l’eros divampa, incurante delle remore e dei dubbi del giorno prima e di ciò che potrà accadere si insinua tra quelle scrivanie, si districa tra quelle occhiate dai sorrisi stampati nonostante le rigide regole aziendali e i ritmi stancanti di lavoro. Travalica e corre impetuoso come un fiume in piena e nonostante le remore e i ripensamenti, i sospetti e le promesse, sarà impossibile fermare.

Sì ecco sono amori da scrivania, di corsie di ospedali, di studi professionali, di banche, giornali e ministeri, centri commerciali e negozi adiacenti. Ecco sì gli amanti, coloro che trasformano un luogo di lavoro in un’alcova, coloro che addolciscono le ore, sono sguardi furtivi ed ammiccanti, perché quando nasce un amore tutto diventa più roseo e dal sapore più intenso, ma sono anche figli di un Dio Minore, perché quell’amore non ha una casa propria, intimità e tempo proprio, ma solo gli ostacoli degli sguardi dei colleghi, dei figli da accompagnare a scuola, del dentista o la riunione con la maestra a scuola. Sono amori che devono sottostare, non hanno vita e luce propria e la loro linfa è dettata più dalla necessità che da una scelta volontaria.

Ma i giorni passano e lui continua a sedurre e lei ad affascinare, e allora lui diventa l’oggetto indiscusso del desiderio, lei la regina assoluta della propria brama, così diversa dalla propria moglie sempre in tuta e ciabatte, che si inalbera per un nonnulla. Così diverso lui dal proprio marito, senza più un’emozione, uno slancio, ormai diventato un essere informe mezzo uomo e mezzo divano! E la vita diventasa più leggera, la routine piacevole perché entrambi si svegliano senza fatica, si vestono per piacere, fanno attenzione al dettaglio, alla cravatta, al tacco alto, al ricamo del reggiseno, all’orologio, alla tonalità del rossetto, alla camicia nuova, alla calza velata. Eh sì certo sono quelli gli amori che nascono a volte inconsapevolmente senza che i due ne siano totalmente coscienti, anche se ne sono completamente avvolti e non fanno nulla perché non accada lasciandosi trascinare dall’impulso, dalla forza di vivere un’altra quotidianità, dal batticuore che rimbomba nei lunghi, asettici e grigi corridoi dell’ufficio.

Poi si accade, certo che accade, ovvio non autonomamente, ma il più delle volte dopo una discussione col proprio marito per via dei figli, un brutto voto a scuola, una delusione lavorativa, la perdita di un genitore… ecco sì è proprio lì che il destino beffardo prepara la rivincita tanto desiderata. E sicuramente è lì che avviene ciò che ipocritamente non si era cercato e allora sì che ci sarà un invito per un thè, una passeggiata in un parco, un passaggio in auto, un parcheggio di un centro commerciale, un bacio inatteso, sfiorato, bugiardamente non voluto e il gioco è fatto.

Oh sì certo, non c’è bacio senza dubbio, non c’è abbraccio senza ripensamento, “mi sento in colpa”, “siamo solo amici”, “promettimi che non succederà più!” Frasi dette senza convinzione perché ormai il ghiaccio si è rotto, il sapore di quelle labbra ha distrutto quel muro invisibile e il più delle volte non si torna indietro. E allora sì, che lui e lei diventano gli amanti, beh sì non ve lo devo spiegare io cosa siano gli amanti, cosa significhi essere amanti, ma se proprio desiderate chiedetelo alle tante scuse che da ora in poi saranno il loro pane quotidiano, al traffico, all’ansia, ai ritardi, alle corse frenetiche, ma anche alle fermate degli autobus, alle stradine fuori mano dove si consumano baci, abbracci e strette di mano furtive, ai genitori anziani che si sono sentiti improvvisamente male o a qualsiasi altra scusa che abbia almeno un senso.

Oppure, perché tanto succede, chiedetelo alle stanze degli hotel, ai portieri di notte o ai taxi presi per non saltare un appuntamento, chiedetelo ai letti sfatti dei motel, ai pomeriggi dalle cinque alle sette, ai cigolii delle molle del letto, alle lampade soffuse per quel poco di cellulite, alle donne delle pulizie che disfano quei letti ancora caldi, alle docce fredde dopo l’amore. Oppure chiedetelo a quel ristorante fuori mano, dove non ci incontrerà nessuno e dove almeno una volta si è fatta la follia di cenare insieme, Dio quanto era bella e affascinante lei con quel tubino nero, attillato, Dio quanto lui, sportivo e divertente, così comprensivo, amorevolmente altruista. Forse sì quella sera non si farà sesso perché entrambi si sentono in colpa per aver sottratto tempo al coniuge, ai propri figli, e in questi casi la sola medicina è illudersi che effettivamente fosse una cena con i colleghi, anche se poi era uno solo, anche se poi quel bacio è stato bellissimo sotto il portone.

Poi tutto diventa più semplice e allora, perché no, chiedete cosa significa essere amanti agli ascensori, a quei baci brevi che durano un piano oppure agli specchi dove gli amanti si specchiano prima che si apra la porta per controllare se tutto sia in ordine. Chiedetelo ai muri bianchi di quelle case al mare, vuote, impolverate e fredde d’inverno, al seno di lei, fragile come un fiore, al vigore di lui, maschio fino all’impossibile. Chiedete agli orologi che avevano il tempo contato, a quelli delle stazioni, alle valigie fatte in fretta e disfatte nella malinconia di un saluto, ai sensi di colpa.

Chiedetelo allo sbuffo dei treni quelli locali che andavano al mare, al bigliettaio che un tempo apriva di scatto le porte degli scompartimenti e ancora ai marciapiedi delle stazioni, a quei cappellini alla moda agitati per un saluto e l’incertezza sempre presente di non rivederlo mai più. Oppure chiedetelo a quei telefoni sempre in tasca, sempre in mano, sempre muti, ma che alla minima vibrazione diventano il nutrimento delle ore distanti. Ecco sì allora capirete il bisogno di sentirsi vivi, di sognare e vibrare al solo pensiero.

Eh già gli amanti, vecchie figure retoriche che davvero credono che nessuno abbia intuito la loro relazione, che si nascondono tra i messaggi scrivendo in codice dietro a nomi fasulli, lei di un’amica, lui del meccanico che una volta gli ha riparato l’auto. Ecco sì gli amanti patetici e spesso malinconici che passano il tempo a nascondersi, che passeggiano mano nella mano lungo i parchi ai margini della civiltà, ristoranti improbabili di periferia, parcheggi deserti senza luce, messaggi clandestini, bollenti, assoluti e ricchi di mai e di sempre, telefonate interrotte di colpo, lunghe e interminabili notti a pensare cosa avesse voluto dire... Amanti che vivono nell’angoscia per aver incontrato per sbaglio quel parente o quel conoscente pregando che si faccia gli affari propri e non dirà nulla.

Chiedetevi davvero quanto amore serva per mantenere un rapporto così precario, dove tutto è provvisorio, dove tutto è un indizio, una prova, tracce di rossetto, profumi diversi al gelsomino, odori di sigaretta e un orecchino finito per sbaglio sotto il sedile dell’auto. Chiedete al Natale, alle ferie d’agosto, ai vostri compleanni. Oppure a quei corpi, che si cercano, si toccano pieni di desiderio, mai provato col proprio partner ufficiale. Chiedete cosa sia un amante a chi lo è stato davvero, vi dirà sicuramente quanto erotismo esce da quelle vene bollenti, quanto magnetismo da quei gesti complici, da quelle parole, sì certo anche sconce, perché quegli amori sono assoluti, unici che non ammettono repliche, di fatto trasgressivi, di fatto peccaminosi che si abbandonano nel vortice della passione più sfrenata. Ma vi dirà anche quanto amore sprecato corre e si consuma in quelle telefonate segrete e quanta pazienza si logora in attesa del domani che in quanto amanti non sarà mai insieme!

Ecco sì questi sono gli amanti, coloro che provano a costruirsi un paio d’ali per volare e se è troppo semplicemente per vivere.



 










Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale..
Il presente racconto è liberamente ispirato a:
https://www.lastampa.it/cultura/
http://www.maldamore.it/



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