|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
RACCONTI
Adamo Bencivenga
Stati d'animo in
Bassa Sassonia
Nebbia fitta dentro
un boccale, la Bassa Sassonia rintocca nella notte, anelli
di fumo sul collo di pelliccia, traboccano
locali di gente sola.
Fuori lungo i viali,
intorno alla stazione, lampioni battuti in
ferro, suonano a
freddo i tacchi del richiamo
Photo Stas Pushkarev
...
.S'addensano cumuli di nuvole gonfie, la Bassa
Sassonia me la ricordavo diversa, fili di ferro
arrugginiti e le case, pali di luce in fila di
corsa, sopra un treno che non fa più fermate. Sta
piovendo oltre il fiume di parole, sta coprendo
tutto intorno, di grigio e di scuro. Vorrei sentirmi
spirito libero, ma mi commuove vedere la mia faccia,
riflessa a spicchi dentro i vetri, sapendo che ti
cerco. Chissà poi perché lo faccio? Tre anni sono
tanti!
Sta piovendo sopra le mie mani, sopra
i miei sospiri: "Taci che ascolto questo fremito
sopra la mia pelle.” Questo mi dicevi. Sarà più roca
la tua voce? Ora, qualcuno, chiunque sia, tuo padre
che ti bagna, dentro, mi hai scritto. "A volte i
sentimenti ..." Ma cosa sto pensando, salgono
all'orizzonte cumuli bluastri, minacciano dentro il
sereno, ma piove cazzo, piove veramente.
Nebbia fitta dentro un boccale, la Bassa Sassonia
rintocca nella notte, anelli di fumo sul collo di
pelliccia, traboccano locali di gente sola. Fuori
lungo i viali, intorno alla stazione, lampioni
battuti in ferro, suonano a freddo i tacchi del
richiamo. Bionde come la Germania ai margini del
Reno, tra i boschi di betulle quando filtra un po'
di sole. Bionde dentro il cuore, tra le labbra il
dai e dai di rossetti scoloriti. Ti cerco,
m’avvicino. L'angelo si desta, l'ombrello che
ripara, rumori di zoccole e carrozze d'altri tempi,
bionde senza scrupoli, mentre il viale si riaccende.
Cammino e ti cerco. Lastricati di marmo riflettono
le sottane, loro lo sanno, ti offrono i fianchi al
prezzo di una birra, ti offrono l'anima mostrandoti
lo spacco, il merletto della calza, la pelle
consumata, il governo e l’ingiustizia, un ricovero
senza luce, due passi per un letto.
S’addensano rovine dentro le mie vene, sta piovendo
di nuovo e ti cerco. “Taci, non parlare.” Questo mi
dicevi. Tuo padre che ti bagna, dentro, mi hai
scritto. "A volte i sentimenti ..." Ma che dico?
Zoccole e carrozze scivolano sull’asfalto, puttane a
basso costo per via della crisi, e seni in bella
mostra sfacciati senza senso e cosce d’altri tempi
che si lasciano guardare. Cappelli e velette
s’affollano nell’attesa, mi offrono un viaggio
dentro labbra insaporite, che fumano e mi invitano
facendo il verso dell’amore.
Salto su taxi
senza pensare. Il tassista mi dice che non c’è
scelta questa sera. Lui conosce la più brava che
chiamano La Divina. Su e giù lungo il viale, su e
giù sotto le gonne sciupate per mestiere. Ma
qualunque a quest’ora dà riparo e un pasto caldo.
Senza luce m’ha detto. Mi indica un ombrello. Non
sei tu. “Col seno ci sa fare! Con la bocca è la
migliore!” Che importa se non è bella? Che importa
se è andata? “Di notte sono tutte puttane, e le
puttane sono belle.” A prescindere ha detto.
“Offrono un buco che scalda e ripara, e svuotano
birra anche quella buona.” Ride e si ferma. “La
vuole Signore? Costa quanto un biglietto per il
circo di Natale.” La guardo, resisto. Non sei tu. E
lui ride. Mi confida che è sua moglie. “Stanotte non
si lavora, la pioggia, il governo che ci spreme. La
tassa sull’amore.” Poi sconsolato riparte. Gli dico
di non offendersi, che sua moglie è bella, bella
come il pane quando si ha fame, ma sto cercando
un’altra donna che porto dentro il cuore.
Ti
ritrovo tra i pali che corrono più in fretta, lungo
il viale a quest’ora stipato di calze a rete, pago
il tassista e scendo, non sei sorpresa di vedermi,
sorridi appena e mi dici di seguirti. Pochi passi e
saliamo le scale, tu davanti ed io cliente, tra le
stanze in affitto e le asole più strette,
rispecchiano paure che danzano in soffitta, ma non
posso abbandonarle, mi annegano il respiro, mi dici
che le rose profumano per mestiere. Mi chiedi come
ho fatto a ritrovarti, ma non rispondo. Entriamo. Il
letto è disfatto, viene da chiedermi quanti
stanotte. Dieci, venti? Ma sarebbe lo stesso se
fosse solo uno! Allora ridi, hai il rossetto che sa
d’amore, mi viene da mettere la mano in tasca. Te ne
accorgi e ridi. “Per te sono gratis come la
tristezza.” Poi ti spogli senza luce, t’infili
dentro il letto. Chiazze di umido sopra le lenzuola.
Oh sì certo, lo so che non sei sola, che qualcuno
conta il tempo, il denaro e il tuo piacere. E allora
il tempo è poco, mi chiedi di baciarti, ti respiro e
t’accarezzo. Sono passati tre anni! Ma a che serve
ricordare? Mi chiedi di mia madre. Dirti che è morta
che cambierebbe? È patetico ora pensare. Mi offri il
tuo seno, lo lasci calare, lo lasci succhiare. Lo
bacio, ma sa di mestiere, lo stringo ma sento altri
odori. Penso a quante bocche hanno gustato quel
sapore. Già tuo padre è stato il primo! Ti chiamo,
ma è vuoto il tuo nome, la mia voce non ti scalda,
il tuo cuore non mi sente. Mi dici di fare in
fretta, mi dici di scoparti, già sì proprio così mi
hai detto.
Tra gli specchi che deformano le
tue cosce, sei bella e mi sorridi. Ti ricordi? Le
ramblas di Barcellona, El Cortes Ingles, El Barrio
Chino. Il tuo cappello bianco, il mio dolore al
ginocchio. Già è patetico ricordare. Come patetico è
far l’amore. Ora, qui! Ti alzi, ti rivesti, è
ghiaccio il respiro, freddo il tuo bacio. Già ora
devi andare. Ti confondi a fosche tinte come un
cielo che ripiove, cerco di aggrapparmi ai fili dei
ricordi, mi s'intrecciano le voci è difficile
capire, come se amore non fosse amore, ma solo
qualcos’altro.
Tacchi di puttana scendono le
scale, vorrei prenderti sottobraccio ed annusare il
tuo profumo, ma so che non è possibile e allora
m’illudo che la tua anima abbia ancora un odore, che
nessuno mai l’abbia colto, nonostante la Sassonia,
nonostante il mestiere. Ti lascio dove ti ho
incontrata, mi saluti, chissà mai se ci rivedremo,
ma c’è un uomo biondo che ti sta aspettando, ci
parli e tratti per un’ora, poi ridi e acconsenti e
lui ti stringe i fianchi.
C’è ancora il
tassista che sta piazzando sua moglie, ora la offre
a metà prezzo per una notte intera, compreso un
bagno caldo e un letto fino all’alba. Ci penso, poi
salgo sul taxi e acconsento, lui è felice, mi dice
che non rimarrò deluso. E mentre parla, silenzioso
ti spio, discreto ti guardo mentre ti allontani,
dondoli sui tacchi e l’uomo biondo tocca il tuo
sedere, ti alza la gonna ed affonda la sua mano,
come fosse lui il padrone, come fosse lui il tuo
amante. Sei bella sì, mi chiedo a cosa sia servito
quando ti incontrai la prima volta, quando mi
parlasti di tuo padre ed io mi ripromisi di non
sciuparti i petali e la rosa. Già il tuo fiore.
“Ti ricorderai di me? Mi deriderai perché non
l’ho colto?” Ma ora è stupido ricordare. Venditrice
di fiori meglio di te nessuno, venditrice di te,
meglio di me, qualcuno.
.. .. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|