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Adamo Bencivenga
La gallina dalle uova d’oro
Photo Sergey Ivanov
Nell’hotel BellaStar viene trovata morta strangolata Rosa Esposito.
L’ispettore di Polizia del commissariato del Rione Sanità convoca nel suoi
uffici Gennaro Russo, ex fidanzato della morta.
Jenny:
Commissa’ perché mi avete convocato? Io non l’ho uccisa a Lulù, e poi non
si chiamava Lulù, lei era Rosa, la mia Rosa!
Commissario:
Calmatevi e mettetevi seduto! Voi vi chiamate Gennaro Russo vero?
Jenny: In persona Commissa’, Gennaro Russo figlio di
Giuseppe, ma tutti mi chiamano Jenny.
Commissario:
Raccontatemi la vostra storia e come avete conosciuto Lulù…
Jenny: Io e Rosa siamo coetanei, nati nello stesso anno, i nostri
genitori erano dei poveri contadini e lavoravano un pezzo di terra vicino
a Torre Annunziata in località Madonna degli Umili. Il padrone del terreno
era don Peppino Piscopo e si faceva vedere solo a fine mese per riscuotere
l’affitto e caricarsi due camion pieni di frutta e verdura.
Commissario: Quindi voi e la ragazza siete cresciuti insieme…
Jenny: Esattamente Commissa’. Stavamo sempre insieme. Lei
era bella, bionda e con gli occhi azzurri, un vero angelo caduto in terra,
e a dodici anni ci siamo dati il primo bacio vicino al torrente. Sapete
Commissa’ di quei baci innocenti che si danno tra ragazzini, ma per me è
stato come toccare il cielo con un dito!
Commissario:
Lei era innamorata?
Jenny: Si, no, non so spiegare, ma
tutti e due seguivamo il destino… facevamo ogni santo giorno le stesse
cose, faticavamo e giocavamo, stavamo sempre insieme, era logico che un
giorno ci saremmo sposati. Nulla poteva far pensare il contrario.
Commissario: Ho capito, eravate come fratello e sorella
senza esserlo… e dopo quel bacio?
Jenny: Mi sono
dichiarato quando avevo circa quindici anni, anzi fu lei che alla festa di
San Gennaro, al mio onomastico, mentre ballavamo mi chiese: “Ma io e te
stiamo insieme?” Non ci ho visto più Commissa’, mi tremavano le gambe e a
quel punto l’ho abbracciata e l’ho baciata davanti a tutti.
Commissario: Poi cosa è successo, ma fatela breve Russo, non ho
tempo da perdere.
Jenny: È successo che più Rosa
cresceva e più si faceva bella, di una bellezza unica. Cominciò a
cambiare, parlava spesso di soldi, voleva diventare un attrice famosa. E
quando iniziò a mettere le sue prime forme qualcuno la notò.
Commissario: Chi?
Jenny: Don Peppino Piscopo!
Quando veniva le faceva sempre degli apprezzamenti piccanti. Le diceva:
“Cresci, cresci che prima o poi ti farò la festa!” Lei rideva, poi però un
bel giorno le fece davvero la festa. La fece salire nella sua bella
macchina nera. Lei era lusingata da quelle attenzioni, ma lui dopo averle
promesso di farle conoscere qualcuno importante che lavorava al cinema,
approfittò di lei.
Commissario: In che senso?
Jenny: Commissa’ fece quello che doveva fare… Proprio
vicino a quel torrente dove ci eravamo dati il primo bacio, la spogliò, le
tolse le mutandine e… Lei corse a casa piangendo, ma la frittata era
fatta. Don Peppino, non si scompose, ai genitori di Rosa disse che da quel
giorno a Rosa ci avrebbe pensato lui perché era di sua proprietà, come del
resto lo erano le mucche, le terre, la casa e tutto il resto. Dopo nove
mesi nacque Luca che aveva appena sedici anni meno della madre.
Commissario: E voi? Come ci siete rimasto?
Jenny: Io Rosa me la sarei presa anche così Commissa’, non più
come dire… illibata e con un figlio, anche se ormai era cambiata, si
truccava pesantemente, portava gonne corte e si atteggiava da futura diva!
Poi un bel giorno non l’ho più vista. Con la complicità dei genitori
scappò una mattina presto senza dirmi niente. Del resto Commissa’ io non
ero nessuno, ma non me la sono mai scordata a Rosa. Mi dissero che era
partita per l’America ma io non ci ho mai creduto anche perché suo figlio
Luca era rimasto con i genitori. Una madre che parte per l’America si
sarebbe portata suo figlio, vero Commissa’?
Commissario:
Non lo so ditemelo voi.
Jenny: Comunque l’ho cercata
per mari e per monti e alla fine mi sono dovuto arrendere. Piano piano me
la sono dimenticata a Rosa. Qualche anno dopo mi sono sposato con Carmela,
una brava ragazza di buona famiglia, figlia anche lei di contadini, e sono
diventato padre di due bei gemelli.
Commissario:
Lavoravate sempre la terra?
Jenny: La terra non era
più quella di una volta e non sfamava più tutta la famiglia. Noi eravamo
una famiglia numerosa, io ero il più grande di quattro fratelli e tre
sorelle. Allora a quel punto ho imparato il mestiere di falegname e con
l’aiuto di mio padre mi sono aperto una piccola bottega qui vicino nel
rione Sanità.
Commissario: E quando l’avete rivista
Lulù?
Jenny: L’ho rivista dopo cinque anni. L’hotel
BellaStar mi chiamò per fare dei lavoretti di restauro. Non sapevo che
fosse un bordello, credevo fosse un vero albergo, ma quando entrai lì vidi
tante signorine belle e svestite, e allora capii. Il giorno dopo, mentre
stavo restaurando una cassapanca antica incrociai Rosa per il corridoio.
Non ci ho visto più Commissa’. Era bellissima, una vera e propria visione.
La chiamai.
Commissario: Era cambiata?
Jenny: Altroché! Non la vedevo da quasi cinque anni, era
diventata una gran signora sofisticata. Anche se aveva smesso di sognare
si atteggiava sempre da grande diva!
Commissario:
Quindi non era diventata un’attrice, ma… Voi le avete chiesto spiegazioni
immagino… E lei cosa vi disse?
Jenny: Mi disse che non
faceva affatto quello che pensavo, insomma pur vivendo in quel bordello
non faceva la prostituta, ma alloggiava in una stanza di quell’albergo di
proprietà del suo uomo Don Peppino Piscopo. Insomma faceva la mantenuta.
Commissario: Voi ci avete creduto?
Jenny:
No signor Commissario, era come credere agli elefanti che volano, anche
perché quando la sera stessa tornai nel bordello e prenotai un’ora con
lei, Madame Giselle, la tenutaria, non mi fece nessuna obiezione. Puttana
o non puttana, l’importante era averla ritrovata e quindi salii col fiato
in gola nella sua stanza.
Commissario: E lei cosa
disse?
Jenny: Solo a quel punto mi disse la verità che
poi non era la verità. Mi raccontò che frequentava un altro uomo, Don
Sabino il barese, un ricco mercante di tessuti pregiati. E che lui per non
farla andare con gli altri clienti della Casa la prenotava per sei ore al
giorno, praticamente la metà dell’orario di apertura del bordello.
Commissario: Fatemi capire questo Don Sabino spendeva
tutti quei soldi per stare con lei?
Jenny: Ma il
realtà non ci stava perché lei non ci faceva l’amore. Era solo un
innamorato pazzo vedovo e praticamente dilapidava tutto il suo patrimonio
per amore di Rosa.
Commissario: E allora voi cosa
avete fatto?
Jenny: Io la volevo riconquistare e per
non essere da meno la prenotai per le sei ore rimanenti. Ero sicuro di
riconquistarla in nome del nostro vecchio amore.
Commissario:
E cosa facevate in quelle ore?
Jenny: Beh signor
Commissario non vi nascondo che avrei voluto possederla, in fin dei conti
io e lei non avevamo mai fatto l’amore insieme, ma non ci fu verso. Lei
non voleva, mi diceva che ci sarebbero stati tempi migliori, ma che in
quel momento non se la sentiva. Che dovevo fare signor Commissa’? Mi
accontentavo di starle accanto, tutto qua. Del resto lei mi giurava che
anche con l’altro non ci andava a letto.
Commissario:
Quindi fatemi capire, Lulù aveva solo due clienti… voi e Don Sabino, con i
quali, a quanto mi dite, non ci faceva l’amore?
Jenny:
Esatto. Tenete conto che oltre a pagare le mie ore non andavo mai a mani
vuote. Credevo davvero di riconquistarla tanto che ad un certo punto gli
dissi di scappare con me e lasciare perdere l’altro.
Commissario: E lei?
Jenny: Lei era nata
povera e il suo sogno era quello di diventare ricca, diceva che lo faceva
per suo figlio, e che quindi non avrebbe rinunciato all’altro. Ma io
insistevo, la volevo solo mia e quando mi disse che anche io ero sposato e
che quindi non potevo pretendere nulla ci rimasi molto male.
Commissario: E cosa avete fatto?
Jenny: Fu a
quel punto che una sera tornai a casa e dissi per sempre addio a mia
moglie ed ai miei figli. Presi un alloggio davanti all’albergo, ma poi i
soldi cominciavano a scarseggiare per cui iniziai a dormire nella mia
bottega.
Commissario: A quel punto, voi eravate libero
e lei non aveva più scuse…
Jenny: Me lo ricordo ancora
quel giorno, contento, mi presentai con un mazzo di 24 rose rosse, ma
quando glielo dissi lei non si sorprese anzi mi disse che era il minimo
che potessi fare per lei e che comunque anche Don Sabino era libero e che
se avesse voluto avrebbe già potuto essere sua definitivamente. Allora me
ne andai, ero deluso, per due giorni non andai da lei, al terzo giorno mi
fece recapitare una lettera dove diceva che mi amava e che non sarebbe mai
andata con Don Sabino. Mi chiese solo tempo e di continuare a farle visita
promettendomi che un giorno sarebbe venuta a vivere con me. Da quel giorno
diventò più affettuosa.
Commissario: Sì ma comunque
senza darvela…
Jenny: Ci scambiavamo qualche bacio, si
faceva toccare, ma quando eravamo sul punto di… mi diceva che non era
ancora il momento e dovevo pazientare perché si sentiva come una vergine
avendo fatto l’amore solo quella volta quando era nato suo figlio Luca.
Commissario: E voi ci avete creduto?
Jenny:
Mi prometteva che il giorno dopo sarebbe stato diverso, che prima o poi si
sarebbe abbandonata a me e che io dovevo solo aiutarla.
Commissario: Insomma vi teneva sulle spine… del resto non avrebbe
mai rinunciato alle due rendite tra l’altro senza sottoporsi ad alcuna
pratica amorosa senza per altro disonorare il suo uomo.
Jenny:
Commissa’ io ero innamorato pazzo e allora pensai che il mio ostacolo non
era Rosa, ma Don Sabino e allora forte della sua promessa d’amore decisi
di andare nel negozio di Don Sabino e parlargli chiaramente. Gli feci
leggere la lettera e gli mostrai l’anello di fidanzamento che Rosa mi
aveva regalato quand’eravamo ancora ragazzi. Volevo in qualche modo farlo
desistere dall’impresa.
Commissario: E lui come la
prese?
Jenny: Andò su tutte le furie, ma poi mi disse
che non avrei mai potuto competere con lui perché era più ricco di me e
anche lui aveva ricevuto la stessa promessa. A quel punto aprì un cassetto
e mi fece vedere gli anelli che aveva comprato per il matrimonio. Io di
contro gli dissi che avrebbe sposato me. Tutti e due in preda alla gelosia
come due galletti cominciammo ad urlarci contro, venimmo anche alle mani e
lui mi diede un pugno in faccia avendo la meglio. Poi mi scaraventò fuori,
chiuse il negozio e iniziò a correre verso il bordello.
Commissario: Solo a quel punto vi rendeste conto entrambi di
essere stati ingannati.
Jenny: Sì mi aveva
imbrogliato ed io ci ero cascato con tutte e due le scarpe! Ormai senza
moglie, figli, casa, Rosa e soldi mi resi conto di avere toccato il fondo.
Allora mi rialzai con le ossa rotte e a fatica andai al bordello con
l’intenzione di fargliela pagare, giuro che avrei voluto vendicarmi!
Durante il tragitto passai in bottega e presi un coltello ben affilato, ma
quando arrivai trovai Rosa già morta con accanto Don Sabino che piangeva
lacrime amare. L’aveva strangolata.
Commissario: Lui
ha fatto quello che avreste voluto fare voi, in un certo qual modo vi ha
salvato perché non ci sono leggi per punire le intenzioni, e la vostra
fortuna è stata quella di arrivare un attimo dopo.
Jenny:
Commissà’ ve l’avevo detto che non l’avevo ammazzata io a Rosa… Ora mi
credete?
Commissario: Sì ma siete entrambi colpevoli,
vi siete lasciati ammaliare da una donna che non sarebbe mai stata vostra.
Lulù nelle ore che non stava con voi, riceveva di notte altri due clienti,
un magistrato e un medico, con la soddisfazione di Madame Giselle, che
guadagnava la sua percentuale anche nelle ore di chiusura del bordello.
Jenny: Questo non lo sapevo… Ma non ci faceva l’amore,
vero Commissa’?
Commissario: La madre dei cretini è
sempre incinta, Russo! Il vostro rivale non era di certo Don Sabino, o il
magistrato o chiunque fosse, ma Peppino Piscopo, il quale ormai caduto in
disgrazia, con vari precedenti e qualche anno di galera, aveva trovato la
sua gallina dalle uova d’oro. Insomma lui non poteva più mantenere Lulù,
quindi lei d’accordo con il suo uomo, aveva escogitato quel modo di fare
soldi. Del resto Lulù o Rosa come la chiamate voi, non avrebbe mai deciso
tra voi due, perché quello era il suo lavoro e la sua decisione l’aveva
presa quando aveva quindici anni e sarebbe stata per sempre la donna del
padre di suo figlio ovvero Don Peppino Piscopo.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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