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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Le note dei sensi





Photo Alexey Kartashov


   


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.Sai che sono bravo a cucire parole, ad imbastirle ogni sera coi fili di luna che sfilacciata si mostra come un’amante leziosa, incontrata per caso su un marciapiede di notte. E si fa la coda e la treccia per essere bella, sotto una pioggia fitta di foglie che si posa leggera sul cappello di raso ed io col mio ago ci attacco l’amore.

Sai che sono bravo a ricamare le note di una musica nuova su una spiaggia lontana ed ogni volta mi chiedo come sarebbe un incontro, perché quello che scrivo è solo mestiere, e fuori di qui non c’è la stessa poesia, non c’è quell’amore che dico e poi scrivo, non ci sono quei tetti, le antenne ed i gatti, le chiome dei pini che scorrono storti, lungo le strade che portano altrove.

Sai che sono bravo a ricamarti più bella, su uno sfondo che rosso ti indora la pelle e poi darti un nome, un volto gentile, che dondolo e cullo sfiorandolo appena. E poi muto ne seguo l’incanto che cresce, come se il mio silenzio ne raccontasse di cose, come se l’attesa fosse un gioco sottile, che dilata il mio vuoto e lo riempie d’amore.

Sai che sono bravo a cucire parole, ad imbastire le note oscillando nell’aria, stuzzicandomi i sensi, tormentandomi il cuore, come api operose che mi girano intorno, come grano di polline dolce e fecondo. Sono le note dei sensi che rispondono all’eco, di un lungo sospiro, liberandosi incerte, poi sempre più libere, volteggiano curve e danzano ad onde sospese nel vuoto. A scale ed a crome si lasciano andare nei giochi infiniti e visioni segrete, e rincorrono sogni non ancora vissuti, e richiamano canti mai prima ascoltati.

Le note dei sensi si ricompongono miti per poi riprodursi come cloni di suoni e riportano storie ormai consumate, in una sensuale miscela di un crescendo di suoni. E in questo vortice di note e passione, in cui da sempre mi cerco e ti trovo, come lo specchio del mio lago profondo, come le gocce, di lampadari e cristalli, che tintinnano al valzer di saloni di marmo, d’un violino tzigano, di una polka viennese, dame e monsieurs che si sfiorano appena, e si danno del voi senza guardarsi negli occhi.

Sai che sono bravo a cucire le note, adornarle con i seni del tuo presente che offri, una riga che corre sotto la gonna, ed io che ti guardo e noto il dettaglio, il merletto che esce, il seno che ammicca, e tu nell’attesa schiudi la bocca, per dissetarti al vapore delle stesse mie note, che cucio e ricamo e faccio l’orlo all’amore,

Sai che sono bravo a cucire parole, ad imbastirle ogni giorno coi fili del sole e coloro le gonne con una punta di giallo, e le faccio danzare aiutate dal vento, come uno sciame d’odori, un ballo all’aperto, ed io col mio ago ci attacco l’amore, perché tu ti lasci cullare dal sogno, che ora è ocra poi oro arrossato al tramonto, la luce che sfuma sul tuo viso perfetto, come un’amante che bacia e ti fa femmina bella.

 












Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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