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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Pegno d’amore



 
Photo Jaroslav Monchak



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.Immagina una donna, una tra le tante che hanno riempito il tuo passato e che ora incontri quasi ogni giorno, ma tu neanche vedi. Sì certo la ricordi bella, con gli occhi di mare e i capelli di grano e immaginala ora seduta in macchina accanto alla tua quando fermo al semaforo impaziente aspetti che diventi verde. E lei è lì a due metri da te che vezzosa ripassa il rossetto sulle sue labbra e lo spalma, spalma per chissà quale desiderio. Poi veloce la matita, il fard o non so cosa mentre pensa al lavoro, all’ufficio, alla riunione, a sua suocera, a suo marito, a suo figlio da parcheggiare all’asilo. Ecco sì immaginala anche se tu non l’hai neanche vista assorto come sei nelle tue proverbiali delusioni.

Ecco immagina l’altra, signora affascinante tra i quaranta e i cinquanta, certo non sai darle un’età precisa, ma è ben curata, chissà forse ora avrà un altro amante, magari sta andando da lui, si nota da quel decolté troppo scollato, da quel pizzo nero che appena si vede, da quelle unghie troppo lunghe, ma ora è lì sulla metro che legge un libro per non pensare alla notte trascorsa ad aspettare suo figlio che fa sempre più tardi quando i suoi occhi diventano pesanti e le parole una macchia confusa.

Oppure immagina quella collega con cui ha avuto una storia passeggera, ora in fila davanti a te alla mensa aziendale, si proprio quella che non ha mai riso alle tue battute, che tanto sono sempre uguali, da anni sempre le stesse, perché quello è il tuo modo di fare la corte, sempre lo stesso lo stesso da anni. Ecco lei è lì, indecisa chiede insalata e stracchino per via della dieta, per via di quelle analisi sballate e ripensa alla lista della spesa che ha dimenticato a casa, perché all’uscita l’aspetta un supermercato e tu neanche adesso la vedi.

Ora immagina una donna, una tra tante, che torna a casa la sera, ha l’aria di una vecchia canzone di Fabrizio de André, che ora a mente ripeti, perché sarà la prima che incontri per caso, perché l’atmosfera è la stessa mentre lei galleggia e barcolla su un paio di scarpe con i tacchi tremendamente alti, elemento essenziale per il suo tailleur stretto grigio fumo, con quella la gonna corta che va bene in ufficio, ma non ora che ha le mani piene di sacchetti pesanti ed un bimbo aggrappato alla giacca che urla e che piange e vuole il suo snack preferito.

Sì proprio lei, quella del quarto piano, sì lei che ha un marito, che torna tardi la sera o non torna affatto perché da sempre in trasferta, una volta affettuoso ora riservato, scontroso, piuttosto malinconico, ma tu neanche la vedi perché stai ascoltando quel tempo che inesorabilmente passa, la solita vita, le donne, le meteore e quelle con le quali hai avuto storie importanti. Le ripassi a mente e ti accorgi che non sono state poche, tutte uniche, ma nessuna fondamentale. Eccole lì in fila tra i tuoi pensieri, quella che ti ha dato tutta se stessa in poche ore, quella a cui non sei riuscito a sfiorarle il cuore, quella che hai sposato, quella invece che ha preferito pensare alla propria vita piuttosto che correre il rischio di viverla veramente. Sì proprio lei che ora è qui davanti a te e forse sta ripensando alle sue scelte, mentre tu neanche la vedi. Lei ti saluta con un sussurro, sai già a che piano va e ti offri di aiutarla.

Ecco ora sì che ti accorgi che il mondo è fatto ancora ed anche di altre donne, e allora la guardi, è bella come le altre di prima che non hai visto, ha i capelli di grano e gli occhi di cielo, un profondo decolté e la gonna sopra il ginocchio, ha l’aria triste, ma di una tristezza sensuale e per un attimo pensi che con lei potresti ricominciare ad aver fiducia, a fare pace col mondo. Ci pensi e pensi che, se solo non ci fosse suo figlio, in quel piccolo ascensore forse potresti farti avanti, dirle almeno che erano anni che non appoggiavi i tuoi occhi su una donna così. Già così, bella come un bisogno, sensuale come quel pizzo nero di prima, e allora ti metti a fantasticare, convinto che crollerebbe tra le tue braccia, preda di una improvvisa e fortissima tentazione, perché in fondo lei come tutte non ha mai dimenticato di sognare e tu di sperare. Vi guardate intensamente mentre i piani scorrono, sorridi e speri che lei faccia altrettanto, la fissi negli occhi, ma lei abbassa lo sguardo, sei rapito da un vortice di sensazioni, ma nulla succede perché ancora non è il momento, perché il tuo pensiero è veloce come un piano di ascensore. Lei scende un piano prima del tuo e lascia uscendo uno strascico del suo profumo e tu di rimpianto.

E capita a volte, solo a volte succede, che il sogno si avveri, e a lei sta capitando davvero che le arrivi una mail, anche se a me piace pensare sia una lettera vera, di carta romantica, rosa profumata, trovata tra la reclame e le bollette di casa in un giorno normale. Ecco immaginala la stessa sera, per nulla diversa dalle altre, ha già raccontato la fiaba ai suoi bimbi, sempre la stessa perché a loro piace sentire sempre quella, ed ora è lì che attraverso la porta socchiusa intravede suo marito che naturalmente non si accorge di lei, neanche la vede, assorto com’è, con fare nervoso nel suo studio, a pigiare sui tasti del suo computer, chissà avrà del lavoro arretrato e il giorno dopo deve partire, Milano, Venezia, tre giorni in trasferta.

Immagina lei che si avvicina per augurargli la buonanotte, ed è quasi un sussurro tanto lo sa che lui non risponde perché il più delle volte neanche la sente. Lei indossa la sua camicia da notte nera, la sua preferita, dalla seta si intravedono i suoi capezzoli, sono turgidi ma non è il freddo! Sì certo, se lui facesse il primo passo non direbbe di no, ma lui non lo fa, semplicemente si alza e con fare distratto e quasi assente le fa una carezza, le augura la buonanotte, e nello sfiorarle il viso tocca per un momento il suo orecchino…

Dicevamo dell’email che la donna ha ricevuto, certo sei stato tu ad inviarla, ma è stato un errore, un banale scambio di persona, perché il suo indirizzo è nel tuo elenco, tra la lista dei condomini, ed invece di inviare il messaggio ad una tua amica che non vedi da tempo, confondi l’indirizzo, del resto lei ha lo stesso nome, si chiama Giovanna come la tua amica. Ti accorgi subito dell’errore ma ormai è andata e del resto nel messaggio avevi semplicemente scritto: “Vorrei incontrarti di nuovo.” Lei non può immaginare che sia uno sbaglio e allora aspetti…

Ecco ora immagina lei che guarda la posta sul suo telefono, lo fa tutte le sere prima di coricarsi, sta leggendo il messaggio, è sorpresa, ma sorride, dall’indirizzo riconosce chi sei, sei quel bell’uomo del quinto piano, quel signore con qualche anno in più, sempre gentile e sorridente, separato da appena tre mesi che solo qualche ora prima si era offerto di aiutarla a portare i sacchetti della spesa. Sì certo, in ascensore, i vostri sguardi per un attimo si erano incrociati, ma mai avrebbe pensato che… Incredibilmente decide di risponderti, certo è solo una faccina che sorride, ma significa molto per te, tanto che non perdi tempo, certo sei fatto così, ti ripeti che “ogni lasciata è persa” per cui senza pensarci due volte, le mandi un saluto, un grazie, e osando la foto di un albergo, un posto romantico in riva al mare a due passi da Roma scrivendole che non ci sarebbe luogo migliore per coronare il tuo sogno.

Ecco ora immagina lei il mattino dopo, le solite corse, i bambini da preparare, da portare all’asilo, il traffico, il trucco, l’ufficio, il supermercato, di nuovo i bambini, la casa, suo marito a Milano, la solita telefonata con sua madre. Ma guardala, ora ha una energia diversa dalla solita perché sta pensando a quella strana mail trovata nella sua casella di posta e scuote a tratti la testa come per dire che non è più una ragazzina, che è una donna sposata e madre di due figli e queste cose sono fatte per le adolescenti, ma non riesce a togliersi dalla mente quella foto, l’invito ricevuto è chiaro, non lascia dubbi anche a lei che suo marito considera ingenua e sempre con la testa tra le nuvole. Non può fare finta e non sa cosa rispondere anche perché quel bel signore del quinto piano, separato senza figli, che poi saresti tu, la mattina le ha inviato un’altra email con una data e un orario preciso. Tutto chiaro no? Una serata d’amore in un albergo con quella vista romantica sul mare proprio in uno dei quei giorni in cui suo marito è fuori per lavoro. Certo è strano, si guarda allo specchio e si chiede perché proprio lei?

Ecco immagina da sola nel silenzio della casa, i bimbi a letto, che continua a pensare. Sì certo pensa al destino che sta facilitando quell’incontro, ci pensa più volte, è perplessa, ma così incuriosita decide di accettare quell’appuntamento. Del resto non è un incontro al buio, decide di fidarsi perché conosce quell’uomo e la sua gentilezza. Vorrebbe mettere le mani avanti, scrivergli di non farsi illusioni, che accetta l’invito a cena e nient’altro, ma poi lo sa che non è vero, sa che accentando gli sta dando il permesso, almeno di provarci, allora evita scrivendogli un semplice ok.

Ecco immaginala ora mentre organizza l’uscita, deve inventare una scusa per sua madre, lasciarle i bambini e poi prepararsi con cura, ma senza destare sospetti, immagina quanta inquietudine, la violenza dei sentimenti che si scatenano in lei, immagina che mentre le barriere della cautela e del senso comune crollano travolgendo il suo equilibrio lei si senta finalmente di vivere a pieno la vita, anche se per una sera, anche se lui non le ha detto nulla di romantico, ma solo che desidera conoscerla. Certo sì l’albergo è un segno evidente, ma dentro un hotel si può anche solo cenare, guardare il mare e poi tornarsene a casa.

Ma ormai ha deciso, se quell’incontro non sarà come lo immagina, andrà bene lo stesso, la delusione fa parte della vita, sono l’indifferenza, l’anonimato e la noia i veri mali del proprio vivere. Ecco allora immaginala mentre in auto sta andando verso il mare con l’aiuto del navigatore, è sera sì, è la prima volta che percorre quella strada al buio, ha paura di sbagliare, di fare tardi, che possa succedere qualcosa di imprevisto, che suo marito la chiami proprio ora, che lui non si presenti, ma finalmente nell’oscurità spunta l’insegna luminosa, ecco ora immaginala sollevata che entra in quell’albergo in riva al mare.

Lui la sta aspettando, puntuale come la pipì al mattino, invitante come un circo, seduto su un divano della hall. Lui non crede ai suoi occhi, perché lei è un incanto, elegante, vestita con un tubino che le fascia i fianchi e i capelli raccolti. Lei cammina verso di lui, sorride, ma non riesce a essere disinvolta, le gambe tremano, l’ansia sale, ma lui la saluta con un calice di champagne e lei volentieri accetta, ora si siede, si rilassa, respira profondamente, accavalla le gambe e disinvolta mostra il suo essere femmina, la sua grazia, il suo splendore, certo sì anche il vedo e non vedo della sua calza velata. Oh sì vero non pensa più a cosa succederà, perché ora sta vivendo il presente, e quando si vive intensamente l’attimo, il dettaglio, non c’è bisogno di futuro, ma solo di passione.

Poi si sa, le cose vanno come devono andare, cenano in terrazza, piatti di pesce, calici di buon vino, lui è affabile, lei disponibile ad ogni battuta, poi salgono in camera, è la loro prima volta insieme e si amano come se fosse l’ultima, succede sempre così! Entrambi sanno che non ci sarà un’altra volta, del resto non si sbaglia l’indirizzo email per due volte consecutive, come il destino non sempre spedisce un marito a Milano nell’esatto momento in cui si riceve un invito. Stavolta è successo e allora si baciano fino all’ultima goccia che la passione consuma. Sì certo lui la spoglia e lei si fa spogliare, certo sì fanno l’amore, ma noi sorvoliamo, discretamente ci allontaniamo e lasciamo loro nell’intimità.

Torniamo più tardi quando lei si sta rivestendo, la vedi? È una donna di classe, sensuale anche dopo l’amore! Poi si salutano con un bacio e senza nessuna promessa. È stato bello così! Ecco la vedi? Senti i suoi passi? Lei sta lasciando l’albergo, sale in auto, si guarda nello specchietto retrovisore, guarda le sue labbra sgualcite d’amore, sorride poi mette il navigatore, mezz’ora ed è di nuovo nella penombra della sua casa, come se non fosse mai uscita, come se avesse rubato un qualcosa che sarà comunque sempre e tutto suo, ecco ora si sta spogliando in bagno, quando si accorge di aver dimenticato un orecchino. Sì lo stesso orecchino che suo marito aveva solo sfiorato, mentre il suo amante, come pegno d’amore, l’aveva fatto scivolare nella sua tasca.



 












Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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