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Adamo Bencivenga
Sold out
Photo Sora Lee
...
.Scorre
la sera, scorre buia e cupa la sera, penso ai giorni che
verranno e mai ci vedranno insieme, penso al silenzio e
sono pure felice. Scorre, scorre la sera e t’ amo e
t’amo infinitamente, mi sento addirittura in colpa. Ti
rendi conto? Sono qui seduta, un filo di luna illumina
il mio viso. Ho le gambe stanche, le penso sfinite da un
altro uomo. È quello che vuoi, vero? Per liberarti
definitivamente di me.
Scorre
buia la sera, non ha forma e colore, né voce, ma la
guardo e l’ascolto sapendo ugualmente che esiste là
fuori, oltre il vetro senza persiana verso
quell’altrove dove a me non sarà più concesso di
andare. Siedo ormai immobile da tempo su questo
divano, ma mi convinco che è solo questione di ore
per morire, per fare all’amore, chissà cosa mi
aspetterà prima?
Io ti amo penso, ti ho
sempre amato. Ti annullo nel sogno in altri uomini e
mi ubriaco di baci diversi e di vino. Temo di
diventare folle. Ma tu lo vuoi, tu imperterrito,
uomo testardo. Tu, dolcissimo sorriso di traverso.
“Non ti cercherò più!” mi dico, ti dico. Ma ti cerco
lo stesso in altri baci, in altre carezze. Mangio
poco, pochissimo. In compenso bevo, come mai era
accaduto.
Sai cosa penso? Non credo che tu
stia meglio di me, non lo credo affatto, ma forse
sarai distratto, non ti sento da un anno, sette mesi
e quattro giorni, tua madre mi ha detto che sei
andato via per lavoro, in un’altra città, ma non so
quale, forse tu le hai detto di non dirmelo. Chissà
cosa starai facendo, forse un’altra donna, che
magari mi assomiglia, che porta le mie stesse gonne,
le mie stesse calze di seta nera, ma non ci voglio
pensare, non è per nulla divertente, anche se a
volte penso che sia tutto uno scherzo, altre che tra
breve ti rivedrò, entrerai da quella porta come se
non fosse successo nulla, come se non sia passato
tutto questo tempo. Oh sì che ci credo! Poggerai le
chiavi sul mobile in ingresso e chiamerai il mio
nome come facevi di solito, perché io sarò in cucina
a preparare la cena o in bagno a farmi più bella
oppure semplicemente qui dove sono ora. Ti vedrò
sorridere ed avrai in mano un mazzo di rose gialle,
quelle a gambo lungo che tu mi regalavi ad ogni
compleanno.
Il tuo assegno arriva
regolarmente ogni fine mese dentro una busta bianca,
ma non c’è altro, non so, un biglietto, un petalo di
rosa. Vorrei dirti di non mandarlo più, ma non so
come fare, forse è solo un tuo modo di lavarti la
coscienza, ma quanto costa la tristezza? Quanto il
dolore e la colpa di avermi lasciata sola? Sono
sincera, spero davvero che tu ti stia divertendo,
che un’altra donna ti abbia fatto dimenticare
l’inferno che trovavi qui dentro, dentro questa
casa, tra queste mie cosce ormai rinsecchite. Se
vieni non aspettarti niente, non sono più quella di
prima. Se vieni fai finta di niente, promesso?
Ascoltami, ma lei è bella vero? Come porta i
capelli? La immagino vestita elegante con i capelli
raccolti, sì tipo chignon. Penso al suo seno, di
sicuro più grande del mio, beh del resto non ci
vuole poi tanto… La prendi per mano o camminate
sottobraccio? È stupido pensarlo lo so, mi fa solo
male, e allora dai vieni, apri quella porta, so che
hai conservato le chiavi di questa casa, la tua… Dai
vieni, un anno, sette mesi e quattro giorni, non
pensi che sia abbastanza? Che se davvero mi reputi
la sola responsabile di questo fallimento, abbia
scontato la mia pena? Non farti pregare dai vieni.
Sai ogni giorno alle cinque preparo due tazze di thè
bollenti allo zenzero, a me non piace, ma tu lo
gradivi molto e non si sa mai, potresti venire senza
avvisarmi.
Che faccio mi preparo? Mi alzo e
metto un po’ in ordine. Sai ogni giorno viene una
signora a fare le pulizie, lei è gentile, mi parla
in un italiano buffo, mi dice che devo uscire,
prendere un po’ d’aria, ma io non ho voglia, io
penso a te.
Dai vieni, faccio sparire queste
bottiglie vuote, lo so cosa mi dirai, che non devo
bere, che l’alcol brucia prima di tutto l’anima.
Certo m’illudo che riempia questo vuoto, ma alle
volte credo davvero di essere bucata, comunque
risponderei al tuo sorriso, non voglio che tu mi
veda così disperata. Che faccio mi cambio? Metto il
vestito nero?
Forse ti chiederei come stai e
cosa hai fatto e quanto tempo è passato e quanti
chilometri hai percorso per venire da me. Te la
ricordi la strada vero? Fai attenzione a quella buca
prima dell’incrocio, è ancora lì, nessuno si è
degnato di ricoprirla. E poi sicuramente ti
chiederei il motivo, o forse no quello non te lo
chiederei, mi basterebbe che tu sia qui, che per
venire almeno hai pensato anche un istante a me, ma
aspetterei comunque una tua risposta, anche se non
ti chiederò niente.
Sarei paziente se ne avessi
tempo, ma non ne ho! Non ne ho più, ma non voglio
annoiarti, questa sera sarà diversa, vorrei che
fosse senza ieri e domani, una serata unica, come
quelle dei ricordi senza un prima e un dopo. Dai
vieni sarà la nostra sera, daremo solo il meglio di
noi stessi. Ho deciso metterò il vestito rosso e i
tacchi alti, quelli che mettevo solo per fare
l’amore, te li ricordi vero? Tu impazzivi e mi
dicevi bella ed io ci credevo, ci ho sempre creduto!
Questa volta però non ti chiederei di dirmi la
verità, ma solo di farmi stare bene, sì certo
accetterei ogni tua bugia, anche se fuori quella
porta ci fosse un’altra donna ad aspettarti, con
l’ombrello in mano e l’aria insofferente. Ma non
andartene via subito ti prego, lasciala aspettare,
come fosse un cane che docile aspetta, e mi
raccomando lascia il suo profumo di fuori, bussa
alla porta se non vuoi usare le chiavi, e chiamami
se non t’apro, non perché non ti abbia sentito, ma
perché non vorrei che pensassi che tu sia l’unico
uomo della mia vita e che sto aspettando solo te
adesso. Oh sì certo lo sei, tu l’artista e il
padrone che modella la mia creta, che slarga e
stringe le mie cosce, l’acqua che bagna e sale che
addensa, per essere il tuo vetro che prende la
forma, per essere sabbia che si sgrana in un pugno.
Sì certo riderò e mi truccherò, ma penso che ti
accoglierò nuda, sì ho deciso, niente vestito nero o
rosso, fingerò di non star male, ti dirò che non è
niente, che passa come un male di stagione anche se
non è vero, anche se tu lo sai, perché so che tua
madre te lo ha detto. Ma ti dirò che è stato un
miracolo, che il buon Dio mi ha fatto la grazia
anche se tu sai che non ci ho mai creduto.
Vieni dai, sarà solo una notte, ma niente a che
vedere con le tante che passano perché bisogna pur
vivere. Già la sento la tua voce calda che sussurra
parole indicenti come indecente sentirti dire che mi
ami, ma io ci crederò anche se fuori ci sarà lei
impaziente che ti aspetta.
Ascolta hanno
aperto un bar proprio davanti casa, è molto
grazioso, ecco falla aspettare lì. Dille che devi
fare una visita di cortesia, inventati qualcosa, non
so, una nonna, una prozia. E poi entra ed io mi
alzerò da questo divano, certo ce la farò, te lo
giuro! E ti verrò incontro ridendo, forse non
parlerai, perché avrai poco tempo, giusto il tempo
per fare l’amore. Sì lo sappiamo tutti e due, non
c’è bisogno di parole e per fare in fretta mi amerai
in ingresso, come due adolescenti mi farai tornare
bambina, e di sicuro mi bacerai, perché non sei mai
stato avaro di baci buoni sul collo, sul mio seno,
tra le mie cosce accoglienti.
Mi vedrai
truccata come un pagliaccio, perché sia mai che tu
veda la mia sofferenza, sarò la tua maschera, il
clown e il buffone che fa ridere per mestiere anche
se il mio cuore starà lacrimando, perché voglio che
tu stia bene. Certo, sarò patetica, ma voglio che tu
mi veda diversa, lontana mille miglia da quella
donna che hai lasciato.
Anche se non lo
penserai mi dirai che sono bella vero? Che hai fatto
un grosso sbaglio ad andartene, che se ci fosse
ancora tempo faresti di tutto per tornare da me. E
allora ti farò un regalo perché ti sei meritato
l’unica cosa che ancora posso offrirti, e tu
assaggerai il mio nettare di resina e miele, la
prenderai nuda e umida, perché sia pronta ad ogni
tuo desiderio, aperta al tuo piacere, perché sia mai
che un leggero fastidio, un banale pezzo di stoffa,
possa interrompere il tuo percorso.
Farò ridere
il tuo cuore vedrai, ti farò sentire leggero, perché
davvero sarò il tuo giullare, il tuo canale
preferito, il tuo teatro d’autore e il tuo palco
d’avanspettacolo, il tuo circo da bambino, lo
zucchero filato e gli acrobati nani.
Amore
vieni, giocheremo spensierati come un tempo ed io
sarò la ballerina di quarta fila, la soubrette che
arrotonda dietro le quinte e tu l’impresario seduto
in camerino, tra lo specchio e il lavandino, il
manifesto ed un secchio, l’amante e la sposa, il
padre e la figlia, l’attore e la sciantosa.
Lo so sì, era la nostra canzone e se vorrai, se
avrai tempo, se lei in quel bar sarà paziente, io
velerò la luce e la canteremo insieme ed ballerò
nuda per te. E allora sarò la tua ombra cinese e la
tua fata morgana, ti farò sorridere vedrai e tu,
esattamente in quell’istante, tra l’incoscienza e la
passione, non potrai fare a meno di dirmi che m’ami
davvero. No, no, non dovrai ripeterlo, perché mi
basterà così, perché sarà unico e assoluto.
Oh sì per favore vieni, vieni da me, vieni per
favore, accomodati in prima fila e goditi lo
spettacolo, guardami per favore come fossi ancora la
tua stella, come fossi la cura dei tuoi
risentimenti, l’amante e l’altra donna, ti prometto
che darò il meglio di me stessa, dai fai in fretta
lo show sta per cominciare e stanotte finalmente
sarà il nostro unico Sold Out.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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