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GIALLO PASSIONE 
Il Delitto del Trapano
GENOVA 6 SETTEMBRE 1995
"Antonella" è stata uccisa il 6
settembre 1995 a Genova. La donna, prostituta quarantaduenne, è
stata trovata morta con la punta di un trapano elettrico conficcata
nella gola. Il delitto è tuttora un mistero insoluto.
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Siamo a Genova in vico Indoratori, un carruggio
stretto fra case a quattro piani, le cui facciate quasi
si toccano. Tra le stradine “dove il sole del buon Dio
non dà i suoi raggi perché ha già troppi impegni per
scaldar la gente d'altri paraggi” arriva una macchina
dei carabinieri.
È una mattinata di pioggia di
27 anni fa. Qualcuno chiama il 118 e con voce trafelata
dice che qualcosa è successo in vico Indoratori. La voce
femminile appartiene alla figlia della vittima, la quale
non vedendo sua madre da due giorni, dà l’allarme. Dice
che sua madre è un’infermiera e di aver già chiamato il
numero della donna assistita dalla madre, ma in realtà
lei non sa che dall’altro capo del telefono risponde,
invece, la proprietaria del “basso” dove lavora sua
madre.
I carabinieri arrivati sul posto, entrano
nel basso, praticamente un monolocale piccolo e
soffocante, diviso in due da una tenda che prende aria e
luce solo da una piccola finestra protetta da
un’inferriata. L’arredamento è misero: un televisore, un
video registratore, un letto e una sedia. I militari
sollevano la saracinesca e la scena è di quelle che non
si dimenticano. Il cadavere di una donna giace a terra
ai piedi del letto in un mare di sangue. Il sangue è
dappertutto: per terra, sulla tenda, sul piccolo divano
e nel lavandino posto accanto al letto. La donna indossa
dei leggings neri ed è nuda dalla vita in su, il corpo
presenta numerose ferite ed ha ancora la punta di un
trapano elettrico conficcata nella gola. Sul tavolino
c’è un pacchetto di MS, poi si accerterà che la donna
non fumava quella marca di sigarette, e tracce di sangue
non riconducibili a lei.
I carabinieri
analizzando la scena del delitto accertano che nel
videoregistratore è inserita una cassetta HVS con
materiale pornografico e che la Tv è stata spenta quando
il volume era al massimo. Nella stessa presa dove è
attaccata la spina della televisione c’è il filo
elettrico del trapano, ossia l’arma del delitto.
Il medico legale accorso sul posto trova tracce
organiche sotto le unghie della donna, il che significa
che Antonella ha lottato con l’aggressore, anche le
macchie di sangue nel lavandino non sono riconducibili a
lei. L’autopsia poi stabilirà che Antonella è morta
tra le 21:00 e le 23:00 della sera precedente.
Dalla ricostruzione della dinamica appare evidente che
la donna è stata inizialmente stordita con un colpo alla
testa, probabilmente con uno sgabello e poi, e poi
ancora agonizzante martoriata con dieci colpi di
trapano. Questo ha fatto ipotizzare che la donna sia
stata abbandonata agonizzante e che la morte sia
sopraggiunta dopo qualche ora e a causa di una ferita
vicino al cuore. L’assassino dopo averla uccisa si
sarebbe lavato le mani, quindi avrebbe rovistato nella
borsetta di lei e poi con grande freddezza sarebbe
uscito, tirando giù la saracinesca del piccolo locale,
chiudendola con un lucchetto e portando con sé soldi,
documenti e le chiavi del basso.
Partono
immediatamente le indagini e i carabinieri dopo aver
accertato l’identità della vittima vengono a sapere che
Antonella è vedova e madre di due figli ventenni, è
originaria di Iglesias e fa l’attività più antica del
mondo perché deve pagare dei debiti, tanti debiti
lasciati dal marito morto. Infatti l’uomo alla fine
degli anni ’80 abbandona il suo lavoro di magazziniere e
compra un bar pur non avendo i soldi necessari per
ristrutturarlo. Chiede un prestito e finisce nelle mani
di usurai senza scrupoli, poi muore d’infarto nel 1990
lasciando alla moglie un debito di 250 milioni di lire e
i figli da mantenere.
La scelta di Antonella a
quel punto è obbligata, senza dire nulla a nessuno
prende in affitto da un ex prostituta il basso nei
Carruggi e inizia a prostituirsi. Infatti i figli
ignorano completamente l’attività della madre, sanno che
fa l’infermiera a domicilio, ma in realtà ogni mattina
quando esce da casa la donna si reca nel suo basso di
vico Indoratori.
Antonella ha 42 anni, è minuta,
capelli neri a caschetto, non bella ma si veste in modo
appariscente con magliette scollate e gonne corte, e si
trucca pesantemente. Il suo modo di fare però è molto
accattivante e accomodante e secondo le testimonianze
raccolte sul posto Antonella è molto ricercata sia
perché si presta a giochi erotici insoliti, tipo
rapporti a tre, e sia perché esercita senza
preservativo. Questo le permette di alzare la sua
tariffa a 50 mila lire a prestazione, a fronte di un
prezzo medio della zona di circa 20mila.
Dicevamo la clientela è molto numerosa tanto che per
segnalare di essere occupata, Antonella era solita
lasciare accesa la luce rossa sopra la porta del basso
per segnalare di essere occupata. Lavora dodici ore al
giorno, dalle 10 di mattina alle 10 di sera, ed è così
in grado di far fronte alle spese ricorrenti ovvero
mantenere i figli, pagare 2 milioni di affitto ogni mese
e di versare fino a 500mila lire al giorno agli usurai.
La notte, a volte, subaffitta il basso a un travestito
per centomila lire.
Dalle colleghe di Antonella i
Carabinieri vengono a sapere di un certo Sergio, un uomo
sulla cinquantina e cliente assiduo di Antonella. Viene
visto pranzare con lei il giorno stesso del delitto. Le
colleghe sospettano che sia qualcosa di più di un
cliente assiduo. Rintracciato, i carabinieri accertano
che si tratta un ex infermiere che spesso accompagna
Antonella sul posto di lavoro, ma per quella sera ha un
alibi di ferro facilmente riscontrabile.
Pochi
giorni dopo entra in scena un elettricista di 52 anni,
sposato con due figli che aveva fatto diversi lavori nel
basso. Interrogato l’uomo si contraddice più volte.
Prima nega di essere il proprietario del trapano, poi
ammette che lo aveva lasciato lì mesi prima perché
avrebbe dovuto completare il lavoro. Dice inoltre di non
aver più avuto contatti con Antonella, ma poi, incalzato
dagli inquirenti, ammette di averla sentita per telefono
il pomeriggio stesso del delitto. Comunque lui nega
disperatamente, dice di avere una malattia alle gambe
che gli impedisce quasi di camminare e che, di fatto,
negli ultimi tempi, lo ha tenuto inchiodato al letto. I
suoi familiari confermano, ma la loro parola non basta.
A quel punto gli inquirenti credono di essere sulla
pista giusta anche perché l’uomo non ha un alibi solido
per quella sera, dice di essere stato in casa a guardare
un film con la moglie, ma non ricorda né il titolo e né
la trama e poi presenta sul corpo dei graffi che non
riesce a giustificare e sugli abiti ci sono tracce
biologiche sospette. Viene quindi iscritto sul registro
degli indagati e richiesto l’esame del DNA. Il povero
elettricista si trova improvvisamente indagato e
scaraventato sulle prime pagine dei giornali come
possibile omicida. Per lui è una vergogna insopportabile
e l’ipotesi del carcere lo sconvolge, parla con il suo
avvocato che cerca di tranquillizzarlo, ma inutilmente.
Due giorni dopo nell’ora in cui si sarebbe dovuto
sottoporre al un altro interrogatorio verso le 18,30
viene visto camminare sulla sopraelevata, di fronte alla
Lanterna, scavalcare le protezioni e buttarsi di sotto.
Morirà dopo due ore di agonia al S. Martino. Nelle sue
tasche vengono trovate cinque lettere di addio scritte
di suo pugno: per la moglie, per i familiari, per
l’avvocato, per il Maresciallo che lo ha interrogato ed
uno per gli amici, in cui ribadisce la sua innocenza e
la sua totale estraneità al fatto. I fatti gli daranno
ragione perché 8 giorni dopo la prova del DNA lo
scagiona. Gli esami infatti stabiliscono che c’è una
possibilità su 1.226.000 che il sangue trovato sul
lavandino del basso sia dell’elettricista suicida mentre
sui suoi abiti non c’è alcuna traccia del sangue della
vittima.
Ma allora, chi ha ucciso Antonella? Per
gli inquirenti siamo punto e accapo. Decidono di lasciar
perdere la pista del cliente che uccide in preda a un
raptus omicida e concentrarsi nel mondo dell’usura.
Pensano ad una lezione per insolvenza finita male ad
opera di non uno ma due killer professionisti i quali
resisi conto di averla uccisa, avrebbero inscenato un
delitto a sfondo sessuale. Sembra l’unica spiegazione
perché nessuno mai ucciderebbe una persona che sia pure
con fatica riusciva a sostenere dei pagamenti, ma
l’ipotesi non dà risultati per cui setacciano altre
piste: il mondo della prostituzione e quello della
droga. A quanto pare Antonella, per la sua numerosa
clientela, era invidiata dalle colleghe e tra le altre
cose avrebbe fatto un uso saltuario di cocaina. Certo
nessuna delle ipotesi si può escludere a priori, ma
entrambe sembrano poco verosimili.
Sta di fatto
che sei mesi dopo sempre in quella zona vi è un altro
inquietante episodio ossia la strana morte della
proprietaria del basso dove Antonella si prostituiva. La
cinquantaseienne ex prostituta viene trovata morta in
casa sua. Ha ingoiato una confezioni di barbiturici. Si
è suicidata oppure è stata eliminata perché sapeva
qualcosa che non doveva sapere in merito alla fine di
Antonella? Nessuno riesce a dare una risposta. Il caso
si chiude come delitto irrisolto.
Ma non è finita
qui! Come in tutti i misteri che si rispettano vi è un
altro ultimo colpo di scena. Infatti nell’agosto del
2004, ossia quasi dieci anni dal delitto di Antonella,
in procura arriva una lettera: “Sono io il mostro del
trapano. Anni fa ho compiuto un omicidio, non sono mai
stato preso. Ho paura di finire per sempre in galera, la
mia vita sta cambiando.” La missiva viene ritenuta
attendibile perché contiene particolari che solo
l’assassino può conoscere. Sul francobollo non c’è
traccia di saliva e l’identità dell’anonimo reo confesso
resta tutt'ora un mistero.
Una vicenda fatta di
tre tragiche storie, tutte finite con la morte:
Antonella, l’elettricista e la proprietaria del basso.
Tre vittime e tante ipotesi, ma con una sola unica
certezza: l’assassino non è mai stato trovato.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://genovaquotidiana.com/2015/09/25/
delitti-irrisolti-lomicidio-del-trapano/
https://www.scenacriminis.com/delitti-biografie-criminali/delitto-
del-trapano-luigia-antonella-borrelli-viene-uccisa-a-genova/
https://www.ilsecoloxix.it/genova/2014/12/09/news/antonella-
borrelli-vittima-del-delitto-del-trapano-1.37717018
https://www.lavocedigenova.it/2020/10/24/leggi-notizia/argomenti/
rubriche-10/articolo/lomicidio-del-trapano-di-vico-indoratori-
un-delitto-avvolto-nel-mistero-del-centro-storico-di.html
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