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LIBRI
INTERVISTA A
KATIA GARZOTTO
AUTRICE DI “OLTRE L’IMPOSSIBILE”
"Oltre l'impossibile"
è molte cose: un'autobiografia, un atto d'accusa
contro la malasanità, è lo sfogo di una
madre che ha molto sofferto, è un grido.
Aurora, la figlia di Katia, nasce con una
malformazione che la rende invalida e lotta
insieme ai neogenitori una battaglia
durissima per la vita, tra incapacità,
incompetenze, incuria. Per fortuna non è
così dappertutto, c'è anche chi si prende a
cuore con amore. Qui non c'è lieto fine, qui
si piange davvero. Perché dunque scrivere?
Per accusare? Ormai il danno è fatto e nessuno
cerca vendetta o rivalsa. Per informare,
quello sì, perché accadrà di nuovo
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Katia ci parli del suo libro e la motivazione
che l’hanno spinta a scriverlo
Ho scritto OLTRE L'IMPOSSIBILE per rendere pubblico
tutto l'orrore che mia figlia e io abbiamo vissuto in
ospedale.
È un libro autobiografico
vero?
Decisi di scriverlo appena nacque
mia figlia, ma non avevo messo in conto il mio stato
emozionale, non ce l'ho fatta a scriverlo in quel
periodo perché stavo troppo male, sono stata in cura
per tre anni, mi mancava troppo mia figlia, avevo
continuamente l'immagine di lei sofferente. A distanza
di anni mi sono fatta coraggio e sotto consiglio di
una persona conosciuta in un gruppo di lettura ho
iniziato a scrivere, ci ho messo due anni per finirlo,
mi dovevo fermare spesso, sono ritornati gli attacchi
di panico che avevo quando mia figlia mi ha lasciata,
ma alla fine ci sono riuscita.
Anche un
atto di accusa contro la malasanità…
La
mia vuole essere una dichiarazione di rabbia per tutto
quello che è successo, una rabbia tutt'ora più forte
che mai. Le mamme devono leggere queste storie per
aprire gli occhi e difendersi da medici incompetenti.
Cos’è per lei la sofferenza?
La sofferenza provata non andrà mai via, dopo la
mia Aurora ho avuto altri due figli che grazie a Dio
stanno bene, mi hanno ridato la vita, ma non riesco a
viverli serenamente, ho il terrore di vederli star
male, anche una febbre influenzale per me è una
tortura.
Durante questo doloroso
cammino ha incontrato anche persone che hanno preso a
cuore la sua vicenda, vero?
Grazie a Dio
ho trovato anche medici che hanno fatto della loro
professione una missione d'amore. Ci sono stati medici
che mi sono stati vicino e hanno trattato mia figlia
con amore.
Cosa significa per lei la
condivisione di un dolore?
La condivisione
di un dolore per me è confrontarmi con altre mamme che
hanno vissuto la stessa tragedia, loro sanno quello
che hai nel cuore perché provano la stessa cosa. Mi
rendo conto che adesso che tante persone conoscono la
storia di mia figlia, che le vogliono bene, ne parlano
facendo girare e conoscere la sua storia, è come
renderla sempre viva, e forse è questo il mio fine
ultimo, rendere mia figlia viva oltre l'impossibile.
Qual è il fine ultimo? Esorcizzare una
sofferenza? Informare perché non accada ad altri? Un
manuale di autodifesa?
Il libro è
senz'altro una testimonianza per informare, perché non
deve succedere più che un medico non si accorga delle
malformazioni di un feto, che medici e infermieri
facciano il loro lavoro con professionalità e amore.
Il mio libro è UN URLO CONTRO LE INCOMPETENZE DI
MEDICI E INFERMIERI, UN URLO DI DOLORE.
Questa è la sua prima esperienza di
scrittrice? Scriverà ancora?
Questo è il
mio primo libro, mi piacerebbe scrivere ancora.
Katia Garzotto è una mamma di Roma, madre
di due figli, ha deciso di sospendere il lavoro per
dedicarsi ai figli. Ha raggiunto la serenità per
riuscire a raccontare la storia della sua prima
bambina con il libro OLTRE L'IMPOSSIBILE.
FINE
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