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REPORTAGE

 

Lima
Le tante ombre della notte peruviana
Lima è senza dubbio una delle città più affascinanti di tutto il Sud America, è il cuore pulsante della cultura, dell’arte e della musica.


 
 
È sabato sera, sto girando senza meta, affascinato e sorpreso da quanta energia vitale possa correre su queste strade. La nightlife è concentrata soprattutto nei quartieri di Miraflores, San Isidro e Barranco, movimentati e chiassosi già a partire dal giovedì sera quando vicoli, strade e piazze si animano di gente che vuole solo divertirsi.

Tra una miriade di venditori ambulanti, mendicanti, giocolieri, perditempo, uomini d’affari più o meno affaccendati e le immancabili ragazze che offrono piacere come fosse una qualunque merce, cerco di gustarmi la maestosa movida peruviana.
Miraflores ad esempio offre tantissimi locali dove si fa musica dal vivo tra i quali il Coccodrillo Verde, dove si fa buon jazz e blues.
La movida di San Isidro è invece più raffinata, con numerosi bar eleganti e club di tendenza adatti a un pubblico più esigente. È il quartiere artistico e culturale di Lima, che di giorno mostra il suo fascino bohémien e di notte si trasforma in un vortice di persone, musica e folclore con i suoi salsadromos ossia sale da ballo dedicate alla salsa e al merengue. Ma il cuore della vita notturna della capitale è senz’altro Barranco, da sempre sinonimo di divertimento sfrenato. Qui è possibile rilassarsi nei tranquilli locali all’aperto con vista sull’Oceano, in particolare nei pressi del Puerte de los Suspirios.

Il sesso è parte integrante di questo folklore e qui in Perù come in Bolivia, Ecuador, Colombia, Cile, Uruguay e Venezuela la prostituzione è del tutto legale. La legge punisce il pimping ovvero lo sfruttamento della prostituzione fino ad una pena massima di sei anni di carcere raddoppiata in caso di minori, ma prostitute e clienti possono liberamente contrattare e consumare il servizio.
Ovviamente ci sono vincoli da rispettare tipo che tutte le ragazze devono essere di nazionalità peruviana e registrate, possedere un certificato sanitario ed avere più di diciotto anni, ma la maggior parte di loro sedute nei bar, nelle hall degli hotel o in piedi fuori dai locali lavora in modo clandestino e non è ufficialmente registrata.

A Lima ci sono bordelli legali e hotel con licenza, ma a differenza di altre capitali europee tipo Amsterdam qui non esistono quartieri a luci rosse. Insomma il mestiere più antico del mondo si pratica ovunque con la tolleranza della polizia che chiude un occhio su bordelli illegali, centri massaggi e night club con spogliarelliste che offrono qualsiasi tipo di spettacolo e servizio annesso. Negli alberghi è lo stesso addetto alla reception che mostra ai propri ospiti un catalogo con foto, prezzi e performance delle donne disponibili. Se l'ospite è interessato, troverà comodamente nella sua stanza, all’ora stabilita, la ragazza che ha scelto.

Le prostitute invece che battono la strada sono spesso minorenni e provengono da comunità contadine indigene dell’altipiano andino, a centinaia di chilometri dalla capitale. Povere e con poca educazione, costituiscono una facile preda per i trafficanti. Le ragazze sono reclutate con false promesse di lavoro e poi obbligate illegalmente a vendersi nei bar o sui marciapiedi. Spesso hanno trascorsi di violenza fisica e psicologica, e soprattutto di tossicodipendenza. La prostituzione di donne maggiorenni, se registrate, è invece totalmente legale e può portare a guadagni medi di 600 dollari al mese, più del doppio del salario minimo.

Nel mio albergo vicino a Plaza de Armas incontro Mirna, lei è seduta su un divano di velluto rosso, intuisce che sono straniero e mi dice subito che è regolare con tanto di certificazione sanitaria. Tira fuori dalla sua borsetta di finto Trussardi, alcuni documenti e mi invita a leggerli. Dice di avere 21 anni, anche se all’apparenza ne dimostra qualcuno in più, dice che studia cosmesi e il suo sogno è quello di aprire un negozio di estetica: “Quando avevo sedici anni mio padre è stato arrestato per droga, mia madre rimasta sola ha iniziato a portare a casa uomini, ma dopo circa un anno si è ammalata di tubercolosi ed ha cominciato a picchiarmi, tanto che sono stata costretta a fuggire. Sono arrivata qui a Lima tramite una ragazza più grande di me che credevo mia amica, con il suo compagno mi ha ospitata a casa sua. Il mio sogno era diventare estetista, ma dopo un po’ di tempo mi ha spinto a bere alcolici, a fare sesso col suo compagno e a darmi droga. Alla fine sono finita per strada e mi sono prostituita illegalmente, quello che guadagnavo andava tutto nelle sue tasche e in quelle del suo compagno. Ma io non volevo sottostare a quel tipo di vita, troppo pericolosa, sono stata arrestata due volte dalla polizia, per cui quando ho conosciuto il mio attuale compagno, tramite lui, che ha un amico che lavora in polizia, sono riuscita a farmi registrare legalmente come prostituta.”
Si interrompe, cerca nella borsa e tira fuori la foto di suo figlio: “Abbiamo un bambino insieme, ma lui non ha una paga fissa per cui quando non lavora sono io ad uscire di casa la sera. Ora lavoro solo negli alberghi, ma lo faccio solo per il mantenimento di nostro figlio e per vivere dignitosamente. Non mi interessa il lusso e d’accordo con il mio fidanzato, continuo gli studi e faccio praticantato fino a quando potrò realizzare il mio sogno ed aprire un negozio tutto mio."

Mirna in un certo senso si sente già realizzata, del resto lavorare come prostituta legale porta dei vantaggi, ma quando parla del suo futuro del centro di estetica le brillano gli occhi. Per il resto la sua storia è comune a tante altre. Mi dice: “Guarda che se vieni con me, non rischi nulla…” Di nuovo mette la mano in borsa e tira fuori il suo prezioso documento. Le dico che non sono qui per questo. “Non ti piace il mio seno? Le mie gambe?” È quasi sorpresa.

Le faccio i complimenti, è davvero una bella mora, formosa al punto giusto, indossa un body in latex dove sono bene in vista le sue forme del suo seno generoso, ma quando le dico che sto solo facendo un reportage, lei cambia espressione, considera il mio rifiuto come un affronto. Per trattenerla le dico che per l’intervista le pago il corrispettivo di una prestazione completa, ma evidentemente per lei la mia rinuncia è pari ad uno sgarbo e quindi si alza: “Amico, io non ho tempo da perdere.”

Poi però ci ripensa e decisa a conquistarmi si sposta leggermente sul divano di velluto rosso e con un gesto quasi teatrale accavalla le gambe con un movimento lento e studiato, lasciando che il body catturi la luce e sottolinei ogni curva del suo corpo. Il tessuto lucido si tende sul suo seno prosperoso: “Sai, non sono come le altre. Io so cosa vogliono gli uomini, e so come farli sentire speciali. È un’arte, capisci? Non si tratta solo del corpo, ma di come lo usi, di come fai sentire qualcuno desiderato.”

Si avvicina leggermente, il suo profumo dolce e intenso riempie l’aria. “Guarda,” continua, posando una mano sul mio braccio, “io sono orgogliosa di quello che faccio. Non tutte possono dire di essere brave come me. Quando un uomo è con me, si dimentica di tutto: dei problemi, della moglie, del lavoro. Io gli faccio vivere un momento di paradiso. E tu non ti devi sentire in colpa, non sei tu che mi compri, ma sono io che mi vendo. Sono io che sfrutto te e non il contrario!”

Sorride, mostrando i suoi denti bianchi perfetti, e il suo sguardo si fa più audace. “E il mio corpo? È il mio strumento. Ogni curva, ogni linea… tutto è pensato per piacere. Non è solo natura, è lavoro, cura, attenzione. Io mi prendo cura di me stessa per loro, per farli impazzire.”
Poi, per timore che non abbia ancora visto abbastanza, si alza dal divano e in piedi davanti a me, dice: “Vedi questo?” indicando con un gesto elegante il suo décolleté. “Non è solo un seno, questo è felicità, paradiso, perdizione. Io so come usarlo e come offrirlo. È il mio potere.”

Torna a sedersi, questa volta più vicina, le sue ginocchia quasi sfiorano le mie. “Non devi sentirti in imbarazzo,” sussurra, inclinando la testa e guardandomi dritto negli occhi. “Con me, non c’è giudizio. Vuoi sapere perché sono così brava? Perché mi piace. Mi piace sapere che un uomo mi desidera, che perde il controllo per me. È come… una danza. Io guido, e tu ti lasci andare.”

Tira fuori di nuovo il suo documento dalla borsetta, quasi come un trofeo, e lo sventola con un sorriso. “E tutto questo è legale, sicuro, professionale. Non sono una di quelle ragazze di strada. Io sono Mirna, e sono la migliore.”
Le sue parole sono cariche di un orgoglio che va oltre la semplice sicurezza. È fiera di essersi ripresa la sua vita, di aver trasformato una situazione disperata in qualcosa che, per lei, è una forma di controllo. “Non è solo per i soldi,” aggiunge più seria. “È per il rispetto che mi guadagno. Gli uomini mi guardano, mi vogliono, e io decido. Io scelgo come, quando e dove. E quando sono con loro, sono io quella che comanda il gioco.”

Prova a insistere ancora. “Dai, non dirmi che non sei curioso. Non vuoi vedere come Mirna ti fa dimenticare tutto il resto? Se sei sposato ti faccio dimenticare la tua donna, se sei single te la faccio desiderare.”
I suoi occhi brillano di una sicurezza quasi magnetica, e il suo corpo, così vicino, sembra emanare un’energia che rende difficile distogliere lo sguardo.

Io scuoto la testa, gentilmente, ma con fermezza, ripetendo che non sono interessato. Lei si ritrae appena, ma questa volta non sembra offesa. “Va bene,” dice, con un sorriso che non perde il suo fascino. “Ma se cambi idea, sai dove trovarmi. Mirna non delude mai.” Si alza, sistemandosi il body con un gesto rapido, e si allontana con un’andatura provocante, lasciando nell’aria il suo profumo e l’eco della sua sicurezza incrollabile.

La seguo con lo sguardo, sopra i suoi tacchi vertiginosi guadagna il centro della sala e quasi senza rendermene conto, mi alzo. Ogni suo passo è un invito e nonostante la mia contrarietà al sesso a pagamento, c’è qualcosa in lei che mi attira: non solo la bellezza, ma quella forza, quell’orgoglio che trasuda da ogni suo gesto. Attraversiamo il corridoio dell’albergo, il suono dei suoi tacchi sul pavimento di marmo scandisce il ritmo, e io mi sento come un naufrago che segue una sirena.

Arriviamo in un angolo più tranquillo del salone, vicino a una porta che conduce a una saletta privata. Mirna si ferma e si volta, un sorriso trionfante sul volto. “Sapevo che non resistevi, italiano,” dice, con quella voce bassa e vellutata. I suoi occhi brillano di soddisfazione, come se avesse previsto ogni mio passo. “Non puoi nascondermelo, ti vedo come mi guardi.”

Prima che possa rispondere, una figura si avvicina. È una donna, più bassa e meno appariscente, con lineamenti duri e un’aria stanca. Indossa un vestito semplice, un po’ sgualcito, e i suoi capelli sono raccolti in una coda disordinata. Mirna me la presenta come sua sorella. “Questa è Rosa.”
Rosa mi guarda con gli occhi spenti e rassegnati. Non ha nulla del fascino magnetico di Mirna: il suo viso è segnato dalla fatica, il suo corpo appesantito dalle difficoltà di una vita che immagino durissima. Mi saluta con un cenno, ma non dice nulla.

Mirna si avvicina, posando una mano sul mio braccio. “Mi desideri vero?” Sussurra. “Lo sento, lo vedo nei tuoi occhi. Ma so anche che la tua morale è più forte del tuo desiderio. Sei uno di quelli che vuole sentirsi a posto con la coscienza, allora ascoltami ti propongo uno scambio.”
Gesticola con una mano mentre l’altra resta sul mio braccio. “Rosa ha quattro figli da mantenere. Quattro bocche da sfamare, e non è come me. Non ha il mio… talento... Se vuoi possiamo fare un patto, tu aiuti lei, le dai qualcosa per i suoi bambini e io sarò tua per tutta la notte. Tutta per te, italiano. Così fai beneficenza, ti senti a posto con la tua coscienza, e hai me. Non è un affare perfetto?”

Rosa, in silenzio, abbassa lo sguardo, senza dire nulla. Mirna, invece, è raggiante, il suo orgoglio intatto. “Io non ho bisogno di nessuno,” continua, “ma Rosa sì. E tu, tu hai l’occasione di fare l’amore con me come una normalissima coppia, come due anime che si sono incontrate per caso in questo albergo e nello stesso tempo fai qualcosa di buono. Non è solo sesso, è… un gesto nobile, no?” Ride di nuovo, ma i suoi occhi sono fissi nei miei, attenti, come se stesse misurando ogni mia reazione.

Mi sento intrappolato, non solo dal suo fascino, ma dalla sua logica contorta, che trasforma un desiderio in un atto di carità. “Allora, italiano, cosa scegli? La tua morale… o me?” Il suo sorriso è una sfida, e Rosa, in silenzio, resta lì, testimone di un gioco che sembra già deciso.


 




ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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https://it.gevgelija-tourism.com/blog/
https://www.peru4you.it/
https://it.insideover.com/donne/
http://www.vita.it/it/
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