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SANREMO CENSURA ANCORA
La canzone “Puttana” di Madame diventa “Il bene e il male”



 

All’ultimo minuto il titolo della canzone di Madame è diventato “Il bene e il Male”. Si doveva chiamare Puttana e puzza di censura visto che il comunicato ufficiale dice: «è stata una scelta artistica dell’ultimo minuto condivisa con la direzione artistica» Tradotto in soldoni: CENSURA!
La parola rimane del testo ed è imprescindibile perché parla di una prostituta che si innamora di un uomo, ma lui la vede solo come un errore e quella parola nel contesto suona semplicemente come una dolce offesa.

A 55 anni dalla pubblicazione di Bocca di Rosa di Fabrizio De André non pare vero interrogarsi ancora oggi se artisticamente la parola puttana è lecita, scomoda, volgare o inopportuna. Penso solo a quanto potesse essere scomodo per Amadeus pronunciare quella parola in sede di presentazione magari nell’ufficialità ruffiana del tg1. Quindi meglio depennarla dal titolo!

Certo la storia del Festival è piena di censure o per meglio dire variazioni in corsa più o meno volontarie “concordate” con l’artista di turno. È vecchia quanto il festival visto che già nel 1959 gli organizzatori fecero cambiare il verso a Jula De Palma da “Tua sulla bocca tua, dolcemente mia” a “tua ogni istante tua, dolcemente tua”. Per le canzoni più recenti mi viene in mente il compianto Giorgio Faletti che su “consiglio” di Pippo Baudo fu obbligato a togliere dal titolo della canzone “Signor tenente” la parola “Minchia” pur lasciandola ripetutamente nel testo. Oppure Vasco Rossi in "Vado al massimo" che trasformò “Vado in Messico, voglio andare a vedere se come dice il droghiere, laggiù masticano tutti foglie intere” in “laggiù vanno tutti a gonfie vele”.
A Federico Salvatore invece nel brano “Sulla porta” gli fu “consigliato” di sostituire “Sono un diverso, mamma, un omosessuale” con “Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male”.
Penso a Loredana Bertè che nel 1997 dovette cambiare il verso “Vaffanculo Luna” con l’aberrante “Occhiali neri, Luna”.


Anche Lucio Dalla subì una bella sforbiciata già dal titolo di “4/3/1943” (data di nascita del cantautore) che avrebbe dovuto chiamarsi Gesù Bambino. Il brano che narra di una ragazza madre che ha un figlio da un soldato rimasto ucciso in guerra verrà cambiato anche nel testo. Infatti il verso “Giocava alla Madonna, con il bimbo da fasciare” diventò “Giocava a far la donna” e ancora “adesso che bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino” fu edulcorato con “adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto sono Gesù Bambino”.

Nello stesso anno i Nuovi Angeli vennero addirittura scartati dalla selezione in quanto nel loro brano “Donna Felicità” candidamente cantavano: “Scommettiamo che lo so a chi darà la rosa” e “La divertiremo noi col gioco delle noci intorno al fuoco”. Ovviamente il pezzo scritto da Vecchioni divenne un successo, arrivando seconda al Festivalbar e vendendo oltre un milione e mezzo di copie in tutto il mondo.

Nel 1972 toccò a “I giorni dell’arcobaleno” di Nicola Di Bari. La ragazzina tredicenne di colpo diventò sedicenne e il verso “giacesti bambina, ti alzasti già donna” divenne “tu eri bambina ti alzasti già donna”. (la canzone comunque vincerà il Festival).

Ma anche per le canzoni distanti da Sanremo non andò meglio. Ad esempio nel brano di Domenico Modugno Vecchio frac il verso “Ad un attimo d'amore, che mai più ritornerà” fu cambiato in “Ad un abito da sposa, primo ed ultimo suo amor”, in quanto non era possibile citare, in una canzone, un attimo d'amore. Nelle incisioni della canzone realizzate anni dopo, il cantautore pugliese utilizzerà poi il testo originale senza problemi.
Nel 1957 la canzone Resta cu'mme sempre di Domenico Modugno è censurata dalla RAI per il verso "Nun me 'mporta d'o passato, nun me 'mporta 'e chi t'avuto... per l'evidente contrasto con la morale dell’epoca che attribuiva grande valore alla verginità della donna.
Lu primmo ammore di Toni Santagata fu bloccata dalla censura in quanto contenente la parola "corna". Sarà trasmessa dalla RAI solo dieci anni dopo.
Nel 1967 Se io fossi un falegname dei Dik Dik è censurata per la presenza della parola "Maria" vicino a "falegname"; "Maria" viene quindi cambiato in "signora". Guardo te e vedo mio figlio, scritta da Lucio Battisti e Mogol e interpretata dai Dik Dik, è censurata perché il protagonista della storia vede una donna e già progetta di avere figli.
Dio è morto, scritta da Francesco Guccini nel 1965 e incisa dai Nomadi, per un equivoco riguardo al titolo (che rimanda a Nietzsche), fu censurata dalla RAI, ma fu trasmessa da Radio Vaticana.
A seguito di una censura imposta da parte della Rai durante la classifica radiofonica condotta da Lelio Luttazzi, che non può nemmeno nominare il titolo del singolo Je t'aime... moi non plus, cantato da Serge Gainsbourg e Jane Birkin, per motivi di oscenità. Il disco è sequestrato dai negozi e dal magazzino del distributore, dove ne vengono tuttavia trovate solamente 569 copie, essendo la maggior parte già state vendute grazie alla pubblicità involontaria fornita dallo scandalo. La censura non sarebbe mai stata revocata. In seguito a ciò il prezzo del disco, che continua a circolare clandestinamente, passa dalle 750 alle 3.000 lire.

Nel 1971 Dio mio no, scritta e interpretata da Lucio Battisti su testi di Mogol, è censurata perché contiene i versi "la vedo in pigiama e lei si avvicina / vicina vicina vicina vicina / Dio mio no, Dio mio no / cosa fai che cosa fai".
Anna Identici dovette cambiare dal testo del suo brano "Era bello il mio ragazzo" la frase "con un buco nella testa", considerata troppo truce, con "col vestito della festa".
Nel 1985 nella canzone Bollicine di Vasco Rossi, contenuta nell'album omonimo, è censurata la frase «Coca chi, Coca cosa, Coca chi non Vespa più e si fa le pere» e deve cambiare l'ultima frase in «chi non Vespa più e mangia le mele», anche se in molti album si trova la versione originale.
Al Festival di Sanremo del 1990, i Pooh dovettero sostituire "perduti nel Corriere della Sera" con "perduti nei giornali della sera" dal testo del loro brano "Uomini soli", non essendo consentita alcuna pubblicità al Festival, il disco invece uscì con il testo originale.
Insomma, la “Puttana” di Madame è soltanto l’ultimo cambio repentino di testi e titoli al Festival di Sanremo ovviamente voluto dall’artista!!!







 





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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Censura_nella_musica_in_Italia
https://www.open.online/2022/12/18/sanremo-2023-perche-madame-cambio-titolo-brano-puttana-censura-rai/
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/brano-quot-puttana-quot-madame-soltanto-rsquo-ultimo-336226.htm
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