Adamo di cosa stiamo
parlando?
Del brano scritto da
Battisti-Mogol cantato da Lucio Battisti, ma
eseguito anche da vari artisti tra cui Bruno Lauzi,
Mina, Raffaella Carrà, Johnny Dorelli, Mietta, Iva
Zanicchi, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia,
Jean-François Michel, Enrico Ruggeri, Raf e tanti
altri.
Il primo a cantarla fu Bruno
Lauzi però…
Era il giugno del 1970
quando con l’etichetta Numero Uno fu presentato come
Lato B del 45 giri Mary oh Mary con l'arrangiamento
di Gian Piero Reverberi.
Come nacque
la canzone?
Tra storia e fantasia si
racconta che il testo e la musica venne fuori
casualmente in 19 minuti durante un viaggio in
automobile sull'autostrada Milano-Como in cui, a
bordo di una vecchia Seicento Fiat, Mogol suggeriva
il testo pressoché improvvisando e Lucio Battisti
canticchiava la linea melodica annotando il tutto su
un foglietto di carta.
Poi immagino
venne rielaborata…
Beh fu affidata per
la versione finale ad artisti del calibro di Franz
Di Cioccio alla batteria, Damiano Dattoli al basso,
Flavio Premoli al pianoforte, Andrea Sacchi alla
chitarra, Mario Lavezzi alla chitarra, il tutto
condito dall’arrangiamento e la direzione
d'orchestra di Giampiero Reverberi.
E
Battisti quando decise di cantarla?
Due
anni dopo la inserì nell’album Umanamente uomo: il
sogno, un disco che conteneva capolavori come I
giardini di marzo o Comunque bella, ma prima di lui
ci fu una meravigliosa interpretazione di Mina che
la pubblicò in uno dei suoi tanti album nel 1971.
Ci furono anche delle versioni straniere
vero?
Mina e Iva Zanicchi ne hanno
inciso due versioni differenti in spagnolo,
Jean-François Michel in francese, Ajda Pekkan in
turco, Svetlana Tchernykh in russo Мысли о тебе,
Johnny Dorelli e Tanita Tikaram in inglese.
Di cosa parla il testo?
Sostanzialmente è una canzone triste che ripete come
un mantra “E penso a te” del protagonista che
combatte contro l’opprimente assenza della persona
che ama e che cerca di dimenticarla accettando
l’incontro di una sera con un’altra donna, ma il suo
pensiero, nonostante la piacevole compagnia, non si
schioda dal suo passato: “Io lavoro e penso a te.
Torno a casa e penso a te. Le telefono e intanto
penso a te.”
Sono curioso… come va la
serata con l’altra donna?
Lui è
distratto cerca continuamente con gli occhi la sua
donna, ma si rassegna: “È troppo grande la città.
Per due che come noi. Non sperano però si stan
cercando, cercando” La serata si svolge
frettolosamente, perché lui pensa a lei. Poi al
termine accompagna la donna a casa consapevole di
essere rimasto svagato tutta la sera («non son stato
divertente»), perché appunto pensava a lei.
Finalmente si ritova a casa da solo, al buio, ma non
ha sonno. L’unico pensiero dopo aver chiuso gli
occhi, infatti, è sempre e solo… lei: “Sono al buio
e penso a te. Chiudo gli occhi e penso a te. Io non
dormo e penso a te.”
Una canzone
nostalgica quindi…
Nonostante lei sia
lontana, quell’assenza occupa totalmente la mente di
lui. L'effetto emotivo è amplificato dalla
ripetizione della frase “E penso a te” e dal coro
finale, che si chiude con un diminuendo in cui tutti
gli strumenti si ammutoliscono in dissolvenza,
lasciando solo la voce.
Quindi la
protagonista principale è l’assenza…
Esatto, non si conosce nulla di lei, non si sa chi
sia, una donna incontrata per caso, un colpo di
fulmine o l’amore di una vita, ma è totalmente
presente al punto da imprigionare e logorare
l’amante: “Non so con chi adesso sei, non so che
cosa fai ma so di certo a cosa stai pensando.” Anche
incontrare un’altra donna non serve! “Come stai? E
penso a te. Dove andiamo? E penso a te. Le sorrido,
abbasso gli occhi e penso a te.”
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