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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Al quarantaduesimo piano
del One Word Trade Center

 


 
 


 
SONO LE SETTE E MEZZA DI SERA, L’UFFICIO DELLA EBC BROCASTING COMPANY È
VUOTO, LE SEGRETARIE SONO ANDATE VIA. DALLE VENEZIANE FILTRANO LE LUCI DI
NEW YORK. DONALD E MEGAN SONO SEDUTI NELLA STANZA DI LUI


DONALD: Quindi stai con lui?
MEGAN: Ci stavo… Ora sono libera di volare come un uccellino.
DONALD: Ci credo bene!
MEGAN: È stata solo un’avventura, uno sfizio, nulla di più, ma mi dispiace che lo sei venuto a sapere. È stato un momento di confusione e ho agito senza pensare…
DONALD: Smettila ti prego, non scusarti. Non voglio sapere niente, se ci scopavi e come ci scopavi… anzi puoi portarmi un drink?
MEGAN: Per quanto tempo andrai avanti così, Don sei ubriaco.
DONALD: Portami solo un drink.
MEGAN: Vuoi restare solo?
DONALD: Meglio stare soli. Cosa ci faccio di te? Non mi servi.
MEGAN: Non trattarmi male e comunque prima non dicevi così.
DONALD: Ti riferisci ad un secolo fa? Beh sappi Meg che le cose sono cambiate.
MEGAN: Lo credo bene… nel frattempo siamo anche invecchiati senza accorgercene. Il tempo è volato.
DONALD: Qui sembra che il tempo sia volato solo per me… Tu sei ancora una bella donna, curata ed affascinante.
MEGAN: Oh grazie, poi detto da te… Il tuo problema sono i Gin Tonic, dovresti smettere.
DONALD: Smetterò, ma non stasera… aver saputo che sei stata a letto con quel coglione mi fa semplicemente schifo.
MEGAN: E a te che importa scusa? Dove è scritto che devo darti conto a chi la do?
DONALD: Mi fa rabbia e basta. A meno che tu non abbia avuto un secondo fine.
MEGAN: Cosa stai insinuando? Non credere che ci sia andata per interesse.
DONALD: Sinceramente non ne vedo altro motivo, un direttore fa sempre gola e può aprire tante strade
MEGAN: Smettila, oltre ubriaco sei diventato anche un vero cafone.
DONALD: Ecco bene, ora lasciami solo, esci da questa stanza e vai a casa, prima però portami un drink. Le bottiglie sono nella stanza del tuo amatissimo Mark.
MEGAN: Lo so dove sono, ma non dirmi quello che devo fare e comunque niente drink, hai già bevuto abbastanza.

DONALD SI ALZA E GUARDA FUORI DALLA FINESTRA. MEGAN CERCA DI AIUTARLO.
DONALD: Non mi serve il tuo aiuto! Sono ancora in grado di camminare da solo.
MEGAN: Ah sì lo so, sono anni che stai da solo…
DONALD: Sei una donna Meg e con le donne ho chiuso…
MEGAN: Tu hai smesso di avere legami, ma le donne non ti mancano… da quanto so.
DONALD: Tu non sai un bel cazzo di me.
MEGAN: Ah sì vero, sono più di quindici anni che non ci parliamo, quindici maledetti lunghi anni… Non sai quante cose sono successe.
DONALD: Tipo che ti sei scopata mezzo ufficio?
MEGAN: Mark non è mezzo ufficio!
DONALD: E cosa avremmo dovuto dirci di tanto interessante io e te?
MEGAN: Almeno le ragioni perché tra noi non ha funzionato.
DONALD: Veramente non è neanche iniziata.
MEGAN: Beh io lo volevo e te ne ho date varie prove nonostante tutte le difficoltà… E poi perché dici che non è neanche iniziata?
DONALD: Perché non siamo mai andati a letto insieme…
MEGAN: Ah dimenticavo… hai ragione… per te scopare è la cosa più importante. Hai sempre confuso il sesso con il cuore.
DONALD: Se due non sono andati a letto, significherà qualcosa no?

DONALD SI RISIEDE SULLA SUA POLTRONA NERA, SI ACCENDE UNA SIGARETTA, MEGAN SI LASCIA ANDARE AI RICORDI.
MEGAN: Come quella volta al Garden, ricordi? Ti piacevo, mi hai riempito di complimenti, dicevi che ero sensuale con quel vestito nero trasparente. Era la prima volta in assoluto che mi invitavi a cena. Ecco lì ci ho creduto veramente, pensavo fosse fatta.
DONALD: Una cenetta intima, qualche candela romantica, ma niente di più.
MEGAN: No niente di più per volere tuo, hai iniziato a dire che eri sposato, che tradire è sempre complicato… Per tutta la serata hai parlato solo di tua moglie e mi hai bloccata.
DONALD: Ci stavamo per lasciare, era un momento critico per me…
MEGAN: Infatti mi faceva incazzare che stessi male per lei, avrei voluto per me tutte le tue sofferenze, ed invece no! Lei è stata per mesi l’unico nostro argomento di conversazione ed io per emulazione mi paragonavo a lei, comprando gli stessi vestiti, truccandomi allo stesso modo per piacerti. Ho anche cambiato colore ai capelli, ma credo tu non te ne sia accorto.
DONALD: Beh anche tu eri sposata al tempo.
MEGAN: Lascia stare Don, tu lo sapevi benissimo che avevo un debole per te, respiravo la tua aria, sarebbe bastato un tuo cenno per mandare a monte il mio matrimonio ed invece tu lì imperterrito a riattaccare i cocci del tuo.
DONALD: Ecco appunto vedi che sono successe tante cose?
MEGAN: La vita poi ci ha travolto, ma noi eravamo distanti. Comunque tu conoscevi la mia situazione.
DONALD: Beh poi anche senza di me hai trovato il coraggio di troncare…
MEGAN: Ma tu non c’eri più per me. E pensare che ci siamo andati molto vicini, eravamo ad un passo, un respiro.
DONALD: Meg stai esagerando, in fin dei conti ci siamo solo baciati.
MEGAN: Lo ricordo ancora, l’ufficio vuoto, le otto di sera, stessa situazione di adesso, io e te nella stanza delle fotocopie. Perché cavolo non sei andato avanti… In fin dei conti a me sarebbe bastato che ti dichiarassi ed invece sei sempre stato geloso dei tuoi sentimenti!
DONALD: Sinceramente non lo so. Il desiderio di te c’è sempre stato, lo sai. La nostra colpa, forse, è stata quella di essere troppo amici.
MEGAN: Ti sbagli Don, eravamo intimi, ci comportavamo come due amanti, qui in ufficio lo sapevano tutti e invece nulla. Mi faceva rabbia pensare che ci siamo coperti di pettegolezzi, ne fosse valsa la pena, almeno!
DONALD: A te faceva piacere che gli altri pensassero che fossimo amanti!
MEGAN: Ma io mi riferisco al dopo, quando sono venuta a sapere che ti stavi risposando e la fortunata ovviamente non ero io.
DONALD: Ma anche tu ti sei consolata presto.
MEGAN: Ora sono al punto di partenza, single, libera come una libellula…

MEGAN SI ALZA, FA UNA GIRAVOLTA SU SE STESSA E FA ONDEGGIARE IL VESTITO.
DONALD: Sei una bella donna non ti mancheranno i corteggiatori e comunque è inutile piangere sul latte versato.
MEGAN: Gli uomini per la strada non si fermano certo a guardare me.
DONALD: È questo che vorresti Meg? Essere il desiderio proibito di molti uomini?
MEGAN: Al tempo avevo solo un desiderio, ma non era corrisposto ed ora invece mi dà fastidio sentirti così distaccato, freddo.
DONALD: Al tempo non lo ero.
MEGAN: No non lo eri, anzi ero io la fredda, le parti si sono invertite…
DONALD: E perché lo eri?
MEGAN: Perché sei sempre stato sfuggente, non volevi impegnarti e il tuo obiettivo era solo quello di farti una scopata. Me lo hai anche detto!
DONALD: Tu eri e sei molto attraente, era naturale pensarlo.
MEGAN: Sì, ma tu pensavi solo a quello, mentre io avrei voluto almeno provare ad avere con te una relazione. Non avrei mai voluto essere trattata come le tue segretarie. Quante te ne sei portate a letto Don?
DONALD: Non vorrai darmi delle lezioni di morale
MEGAN: Tu lo hai fatto prima quando hai saputo che sono stata con Mark.
DONALD: Ti chiedo scusa, non dovevo, è stato un attimo d’ira.
MEGAN: Scemo, vedi che non capisci? Da te mi prenderei qualsiasi offesa. Anche puttana se ne valesse la pena per sentirmi tua complice.
DONALD: E se ora mi alzassi da questa sedia e ti alzassi la gonna? Già immagino cosa troverei…
MEGAN: Smettila!
DONALD: E se ti baciassi?
MEGAN: Oh Don il tempo è scaduto. Ci renderemo ridicoli.
DONALD: Perché mai?
MEGAN: È finito il tempo delle farfalle nello stomaco o quello di saltare la cena e non dormirci la notte. Saremmo solo due adulti patetici che vivrebbero all’insegna del tempo passato.
DONALD: Non lo dico per recuperare, quello che è stato è stato. Potrebbe essere un nuovo inizio, no?
MEGAN: A quest’età non si ricomincia, si conserva ciò che si ha.
DONALD: Cioè niente.
MEGAN: Beh questo è dipeso solo da noi.
DONALD: Tu almeno hai un figlio a cui pensare…

I DUE SI FISSANO INTENSAMENTE.
MEGAN: Sai che ti dico Don? Con quindici anni di meno troverei piacere a farmi spogliare da te, a farti vedere quello che porto sotto la gonna, ma mi rendo conto che ora potrei offrirti sola la mia lingerie perché tu il mio corpo non te lo sei goduto quando ne valeva la pena!
DONALD: Sei tu che ora vivi di ricordi, per me sei bella ed attraente anche ora... come allora…
MEGAN: Don lascia stare, che te ne fai di una vecchia? Ci sono tante belle fanciulle qui e fuori di qui… Perché proprio ora, dopo tanti anni di slalom vincenti, vorresti complicarti la vita?
DONALD: Giuro che andrei oltre quel bacio.
MEGAN: Lo so, ma sento anche che stai vivendo la nostra storia come un rimpianto, come se non avessi colto l’occasione e ora vuoi rifarti… lo sai meglio di me che sopra i rimpianti non si costruiscono legami solidi.
DONALD: Meg io vivo solo da quasi cinque anni, le donne non mi interessano più, mi interessano le persone e tu sei una persona speciale.
MEGAN: Non lo sono più, dopo la fine del mio matrimonio, mi sono sentita tremendamente sola e mi sono data Don a chiunque mi abbia dato un minimo di accortezza, alle volte è bastato un complimento, altre volte meno. Altro che speciale! Il più delle volte mi sono sentita una merce usata.
DONALD: Bisogna pur vivere no?
MEGAN: Ho vissuto per non morire.

DONALD GUARDA L’OROLOGIO.
DONALD: Ascolta Meg sono quasi le otto, ti va se ordiniamo due pizze e due birre?
MEGAN: Qui? Mi sembra una pazzia cenare in ufficio.
DONALD: Invece lo considero un posto molto intimo a quest’ora. Tu hai qualche impegno?
MEGAN: Te l’ho detto sono libera di volare di fiore in fiore.
DONALD: E se al posto del fiore ci fosse un divano rosso come questo qui?
MEGAN: Tu non vuoi solo la cena a te interessa il dopo e vorresti che io cedessi…
DONALD: Non so quello che potrà accadere dopo, ma so che mi andrebbe di passare la notte con te in nome della nostra amicizia.
MEGAN: Ecco vedi? Non mi sbagliavo… Gira che ti rigira il fine è sempre lo stesso.
DONALD: Non fraintendere, passare una notte in ufficio non significa fare sesso. Diverso sarebbe stato se ti avessi proposto di andare a casa mia.
MEGAN: Meglio di no, domani mattina ti lamenteresti del mal di schiena e te la prenderesti con me… E poi qui è triste, anziché essere due amici speciali saremmo solo due colleghi.

LUI NON ASCOLTA, SI ALZA, LE PRENDE LA MANO E LA GUIDA VERSO IL DIVANO.
DONALD: Possiamo dormire mano nella mano?
MEGAN: Don ti prego, smettila, non siamo più due ragazzini.
DONALD: Un bacio come ai vecchi tempi.
MEGAN: Te l’ho detto sei fuori tempo massimo, fare l’amore con te significherebbe farlo con un tir di ricordi, di aspettative, di delusioni, di fallimenti e rinunce che tornerebbero tutte insieme come fantasmi nella mia mente.
DONALD: E invece potrebbe essere il sapone che lava tutto.
MEGAN: Sai cosa mi fai pensare? A quando rimasi incinta di mio marito, ecco, quando entravo qui in ufficio, portavo quel figlio in grembo come una colpa.
DONALD: Ma io non ti ho mai detto nulla!
MEGAN: Lo so Don, ero io, solo io ad avere i sensi di colpa, lo sai bene che avrei voluto solo che la causa del mio stato fosse stata il tuo seme e non quello di mio marito.
DONALD: Lo so.
MEGAN: Lo sai perché te l’ho anche detto. “Don voglio un figlio da te. Sarà un nostro segreto, nessuno saprà mai che è tuo.” Ero pazza vero?
DONALD: Non sei mai stata pazza.

DONALD LA STRINGE, LA BACIA. LEI NON SI DIVINCOLA.
MEGAN: Non molli mai l’osso tu!
DONALD: Mi fai impazzire…
MEGAN: Dai Don, ti prego, non fare così, sei anche ubriaco.
DONALD: Ti voglio.

DONALD SLACCIA DUE BOTTONI DELLA CAMICETTA DI MEGAN E INIZA AD ACCAREZZARLE IL SENO.
DONALD: Sei mia.
MEGAN: Fai piano.
DONALD: L’ho sempre desiderato. Sei fantastica Meg.
MEGAN: Spegni la luce.
DONALD: Perché? Sei bellissima.
MEGAN: Te l’ho detto l’alcol ti fa vedere cose che non esistono.

MEGAN HA UN ATTIMO DI SMARRIMENTO, ACCAREZZA LA TESTA DI LUI E LA STRINGE A SE’. LUI LA TRASCINA VERSO LA PARETE. SPEGNE LA LUCE, POI LE ALZA IL VESTITO E SI INGINOCCHIA.
MEGAN: Sì tesoro sì, non sai quanto ho aspettato questa bocca, questa saliva. Notti insonni ad immaginare come sarebbe stato. Quando lo facevo con mio marito, quando non lo facevo affatto. Mi fai felice, ma forse è troppo.
DONALD: Non è troppo voglio solo farti godere.
MEGAN: Dai baciala, addomesticala, lo vedi che è ancora ribelle?
DONALD: Oh sì tesoro… Desidero il tuo nettare.
MEGAN: Ti piace il sapore?
DONALD: Mai assaggiato di meglio.
MEGAN: Neanche quello di Sandy, la tua segretaria attuale?
DONALD: Non ti sminuire ti prego.
MEGAN: Ma lei è giovane, bella e sensuale.
DONALD: Meg, smettila, voglio farti godere tutte le notti che il buon Dio ci permetterà di vivere.
MEGAN: No Don non parlare così, non ho più vent’anni e non voglio essere illusa. Ci ho creduto per troppo tempo.
DONALD: Ma io lo penso davvero.
MEGAN: Oh certo ti conosco, so che ti innamori facilmente degli istanti per poi smentirti subito dopo. Il tuo difetto è la costanza, lo sappiamo bene entrambi.
DONALD: Sono sincero!

MEGAN SI DIVINCOLA DALLA STRETTA DI LUI, SI COPRE E RIACCENDE LA LUCE.
MEGAN: Basta così tesoro.
DONALD: Perché?
MEGAN: Perché non voglio più soffrire, rivivere ciò che ho già vissuto, ora voglio andare a casa e non pensarci più.
DONALD: Dai rimani, giuro che mi comporto bene. Se non vuoi non facciamo nulla, ma solo tenerti per mano.
MEGAN: Don non sei tu il problema, in caso sarei io.
DONALD: Cioè?
MEGAN: Non mi accontenterei né di un bacio, né di dormire mano nella mano…
DONALD: Lo so che anche tu vuoi… ti devi solo lasciare andare e per abbandonarsi occorre vivere il presente senza futuro e tantomeno il passato.
MEGAN: Parli bene tu! Ma io ho sempre desiderato ciò che credevo mi appartenesse, mi sbagliavo. Ed ora che so che potrei averlo non mi fa più nessun effetto.
DONALD: Ti rendi conto? Questa è l’occasione giusta, anzi l’ultima. Tra qualche anno ripensandoci ci pentiremo amaramente. Per una vita abbiamo fatto l’amore con uomini e donne senza provare il minimo affetto e ci rimarrà solo l’amaro in bocca per non aver fatto l’amore con l’unica persona che avrebbe meritato il nostro amore.
MEGAN: Don è andata come è andata. Davvero non me la sento.
DONALD: Sei bella Megan.
MEGAN: Mi dici così perché ti ricordi di com’ero, ora sono sfiorita e con il mio aspetto sono appassiti anche i miei sentimenti. Non riuscirei più a provare qualcosa per qualcuno.
DONALD: Ma io non sono qualcuno.
MEGAN: No, non lo sei, ma si arriva ad un certo punto dove è necessario staccare la spinta, anzi è la vita stessa che avendoti spremuta ben bene non ha più nulla da offrirti.
DONALD: Non parlare così, lasciati andare.

MEGAN PRENDE LA SUA BORSA, SI ALLONTANA E VA VERSO LA PORTA.
MEGAN: Hai ragione tu, tu sei l’uomo in assoluto che ho amato nella mia vita. Ti prego non rovinare tutto ora. Lasciami andare ora.
DONALD: Cosa farai?
MEGAN: Quello che ho fatto finora. Ora esco, prendo la metro, mangio qualcosa davanti alla tv e mi addormento sul divano. Vivo i ritagli della vita Don senza pensare al domani e senza più grilli per la testa. A cosa servirebbero alla mia età?
DONALD: E se tra questi particolari ci fossi anche io?
MEGAN: Tu non sei mai stato un particolare e neanche l’intera tela, tu sei stato, nonostante tutto, la cornice che ha abbellito il mio quadro.
DONALD: Nonostante tutto?
MEGAN: Buona serata Don…

MEGAN ESCE DALLA STANZA E CHIUDE LA PORTA. DONALD GUARDA FUORI DAL QUARANTADUESIMO PIANO DELLA ONE WORD TRADE CENTER LE LUCI DI NEW YORK.

 


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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.
Photo  Sergey Fat

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