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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
La donna dell’ombrellone 41
 





Fila 3, ombrellone 42. La spiaggia è un incanto, il mare della Toscana meraviglioso. Cascasse il mondo ogni anno dal primo al 31 agosto siamo qui, immersi nella pace e nella leggerezza di una vacanza da sogno. Abbiamo saltato solo un anno quando Giulia, mia moglie, aspettava Carlotta. Stiamo bene qui, conosciamo tutti e nel nostro appartamento con giardino fronte mare ci sentiamo come a casa nostra. Anche Giulia è entusiasta e devo dire che forse questa è l’unica cosa in cui andiamo completamente d’accordo.

Quest’anno per una mia dimenticanza ho prenotato in ritardo e purtroppo l’ombrellone 41 nella fila 2, il nostro preferito, è occupato. Quando arriviamo l’addetto ci assegna il 42, il primo della fila successiva e ci rendiamo conto che sostanzialmente non è poi male anche se stiamo distanti qualche metro in più dalla riva.
Dicevo il posto 41 è occupato da una nuova coppia e ovviamente prima di fare un bel tuffo in mare, per buon vicinato, ci avviciniamo per un saluto alla coppia che ha preso il nostro posto. I due sembrano socievoli, lei si chiama Manuela, lui Federico. Lei mora, sulla quarantina ben portati e già abbronzata, lui calvo con un forte accento romano e l’aspetto del classico impiegato in vacanza.

Dopo le presentazioni Giulia si lascia andare a qualche commento esaltando il posto, la gente del luogo, la buona cucina, il divertimento serale e il magico mercatino etnico e colorato del giovedì pomeriggio. Essendo nuovi del posto noto che i due la seguono con interesse, lei fa qualche domanda e lui annuisce. Dopo qualche altro convenevole non resisto, saluto la compagnia e mi tuffo in mare, Giulia mi segue.
Dopo il bagno ci ritroviamo tutti e quattro per una partita a racchettoni sulla riva, poi un aperitivo al bar della Capinera. Sembra una coppia simpatica. Hanno un figlio che studia a Barcellona e una figlia fidanzatissima che ha deciso di passare le vacanze in Grecia.

Poi parlando del più e del meno Giulia scopre che Federico è un suo collega. Stessa banca, ma di un’altra filiale. Iniziano a parlare della loro azienda e inevitabilmente scoprono di avere qualche conoscenza in comune. Manuela non sembra interessata mentre io mi godo il mio primo spritz della stagione.

La sera ceniamo insieme nel ristorante del residence e così anche la sera successiva e praticamente dopo tre giorni siamo già un gruppo affiatato. Di mattina lunghe nuotate, surf e canasta in spiaggia, pomeriggio riposo in riva al mare all’insegna di libri e buona cultura, poi shopping in paese e serate ai Ciclopi, un locale del posto molto alla moda frequentato da giovani.

Federico e Giulia sembrano conoscersi da sempre, il fatto che siano colleghi ha favorito una certa confidenza ed abbattuto le naturali diffidenza dell’effimera amicizia in vacanza. Tra me e Manuela, gioco forza è nata un’amichevole simpatia parlando di figli, incombenze e di vita in città.
Da quanto mi sembra di aver capito lei è una donna riservata con dei saldi principi all’insegna del buonismo, insomma tollerante con una punta di tradizionalismo. Lui invece mi sembra un ex farfallone che ha appeso da tempo le scarpe al chiodo, ma sempre pronto per buona compagnia alla battuta anche piccante.

Al quarto giorno di conoscenza, come ogni pomeriggio i nostri amati coniugi cominciano a parlare di lavoro non disdegnando di ricamare dei graziosi cappottini a qualche povero collega. Io e Manuela ci guardiamo sconsolati, del resto non conoscendo gli attori dei loro discorsi, non abbiamo nulla per cui ridere. All’ennesimo sospiro di insofferenza e dopo un chiaro segno di intesa le propongo una passeggiata verso Cala Marina, ossia una meravigliosa spiaggetta circondata da rocce dove la natura al tramonto disegna un incantevole paesaggio.

Lei accetta ed avverte suo marito, ma lui preso dalle battute di Giulia non le concede la benché minima attenzione. Passeggiamo lungo la riva, ma Manuela è di poche parole ed io mi domando se la nostra confidenza sia tale per chiederle del loro rapporto. Alla fine desisto e dopo un centinaio di metri arriviamo alle rocce. Purtroppo lei ha dimenticato le ciabatte ed io per attraversare quel piccolo sentiero che va verso la spiaggia l’aiuto a scendere.

Lei divertita ride e quando l’abbraccio per aiutarla nell’ultimo tratto è lei che mi prende la mano e la stringe ben oltre l’effettivo pericolo di cadere. Penso che sia solo una casualità e nel mentre la invito ad ammirare quello spettacolo della natura.
“Davide è un posto incantevole.” Mi dice effettivamente sorpresa da tanto splendore.

Due minuti e siamo distesi al riparo dal vento e dall’alta marea che inizia a salire. Forse sarà stato il mare, il tramonto, quel posto da sogno, quella stretta di mano molto confidenziale che inevitabilmente iniziamo a parlare di noi e delle reciproche insoddisfazioni. Così vengo a sapere che tra moglie e marito non corre buon sangue e che questa vacanza è l’ennesima prova per recuperare il loro rapporto che sta andando in pezzi. Lui è sempre impegnato con il lavoro e lei si sente una donna trascurata, non lavora e dedica tutto il suo tempo a disposizione ai suoi due figli lamentandosi di non avere una vita propria. E mentre il sole cala verso l’orizzonte anche lei viene a sapere delle mie insoddisfazioni e della monotonia che mi attanaglia. Lei è sorpresa, mi dice che non lo avrebbe mai creduto, dato che Giulia all’apparenza sembra una donna socievole e piena di iniziative e dolcezze.

Confessione per confessione le dico che è da tempo che sto pensando di avere una relazione extra, un passatempo piacevole e non compromettente, insomma qualcosa che mi faccia andare avanti per non peggiorare il mio rapporto con Giulia. Lei è sorpresa: “Fammi capire, per salvare il tuo matrimonio pensi di tradirla?”
Non avevo messo in conto che Manuela è una donna di sani principi per cui tento una specie di retromarcia assolutamente non credibile. Ma lei è già distante col pensiero da me, infastidita prende i suoi occhiali da sole, si alza, si dirige verso le rocce accusando un improvviso e diplomatico malessere. Questa volta non si fa aiutare mentre io mi chiedo perché mai abbia avuto quella reazione strana, come se in qualche modo si sentisse coinvolta o fosse un’idea contro la quale lei stessa stava lottando con tutte le sue forze.

Torniamo, ma i due sono ancora intenti a discutere sulle grandi strategie finanziarie della loro azienda. Svogliatamente io e Manuela decidiamo di giocare a carte. Durante il gioco tento di guardarla negli occhi, cerco di stabilire quel contatto che non ero riuscito a stabilire prima a Cala Marina, ma il suo sguardo è assente come se, in un certo qual modo, colpita dalle mie parole, stesse ripensando a quell’idea malsana.

La sera io e Giulia ceniamo da soli, solo dopo cena ci raggiunge Federico dicendoci che purtroppo Manuela ha accusato un leggero malessere ed ha preferito rimanere in camera. Ovviamente mi prendo tutte le colpe del caso anche se sinceramente non avrei mai creduto che la mia confessione le facesse questo effetto indesiderato, ma, vista la sua reazione, allo stesso tempo penso: “E se fossi io la sua tentazione?”

Il giorno dopo stesso cliché, Manuela sembra stare di nuovo in forma, ci facciamo una lunga nuotata in mare tutti e quattro, poi dopo pranzo Federico e Giulia non si lasciano sfuggire la loro chiacchierata noiosa. Noto che l’umore di Manuela è notevolmente cambiato tanto che questa volta è lei che si fa avanti e mi propone sottovoce una passeggiata verso Cala Marina e per non dare sospetti mi dice che si incamminerà prima di me e di raggiungerla solo dopo qualche minuto.

Accetto e memorizzo. Aspetto tre minuti e poi la raggiungo a metà strada. Finalmente soli cerco di scusarmi, dico che in un matrimonio le colpe sono sempre a metà strada, che ognuno cerca di risolvere le difficoltà a proprio modo, ma lei mi fa cenno di non continuare.

Quando arriviamo oltre le rocce, in quella caletta riservata, noto che non c’è anima viva. Siamo soli! Per sondare il suo umore la prendo alla larga e dico: “Mi dispiace tanto per ieri, chissà ora cosa penserai di me?” Lei questa volta sorride: “Dai Davide non fingere, non sei credibile.”
Sorrido anche io e lei riprende: “Non credere che non abbia pensato anche io a quella soluzione e ieri eravamo così vicini che ho voluto evitare.”
A quel punto non mi faccio sfuggire l’occasione: “Anche oggi lo siamo, anzi il destino ci sta aiutando perché non c’è anima viva in giro.”
Entrambi ci guardiamo intorno e poi lei inaspettatamente mi getta le braccia al collo e mi dice: “Smettila, ti prego, sei una vera tentazione e tu lo sai…”
A quel punto cerco avidamente la sua bocca e ci baciamo. Sento le sue labbra morbide e vogliose. È un bacio intenso, voluttuoso, salato come se lo desiderassimo da sempre. Finiamo distesi sulla spiaggia dietro un grosso relitto di barca praticamente al riparo da eventuali scocciatori.
“È una pazzia vero?” Mi dice leccandomi il viso: “Tu lo sapevi che questa caletta sarebbe diventata il nostro segreto!” Non parlo, ho paura di rovinare tutto, lei sembra una bambina in cerca di attenzioni. La guardo e mi lascio rapire dalla sua bellezza. È fantasticamente bella, la osservo, le sue curve sono perfette, i suoi occhi di un verde profondo, il suo seno caldo. La sento predisposta: “Ci credi Davide se ti dico che non faccio l’amore da tre mesi?”

Ora è sopra di me, a cavalcioni, mi stringe le mani come per immobilizzarmi. “Sono completamente a tua disposizione.” Dico e sento il suo pube premere sul mio piacere, le sue cosce bollenti che si stringono a me. Il suo movimento è cadenzato, i suoi respiri profondi si trasformano in maliziosi gemiti, il suo seno ribelle esce dal costume, lo accarezzo, lo stringo, lo bacio. Sono in estasi, credo davvero che manchi poco, che tra meno di niente i nostri corpi si fonderanno nella passione più estrema.

Mi lascio andare, ora sono io sopra di lei, le dico che mai avrei creduto, che è bella, meravigliosa, un paradiso vivente, e istintivamente premo tutto il mio desiderio su quell'incavo accogliente. Lei apre le gambe e a me non sembra vero come in meno di 24 ore quel rifiuto si sia trasformato in una voglia morbosa e liberatoria, ma quando sto per scostarle lo slip del costume la sento irrigidirsi, poi ferma la mia mano e mi dice che non è ancora il momento.

Preso dalla voglia insisto, le dico che la nostra mente, i nostri sensi, i nostri corpi si desiderano e che sarà meraviglioso fare l'amore contro questo tramonto da sogno, soli io e lei, che un’occasione del genere non ci ricapiterà mai più, ma lei è irremovibile e mi dice che le sembra troppo presto. Alla fine desisto, accetto le sue ragioni o meglio i suoi dubbi, allora la bacio insistentemente, lei mi bacia e al culmine del mio piacere, tento l’impossibile e guido la sua testa verso la mia passione.

Lei non ha nulla in contrario, anzi mi sorride, mi fissa, apre la sua meravigliosa bocca e con maestria e dedizione mi dedica le sue labbra, il palato, la lingua e la sua saliva finché nel giro di qualche minuto ho il più bell’orgasmo della mia vita. “Ti è piaciuto?” Invitabile la sua domanda e altrettanto la mia risposta: “Sei stata sublime... Non me lo aspettavo sai… Tu mi sorprendi sempre, a volte sei così enigmatica che non capisco le tue intenzioni, altre ti lasci andare in questo modo.” Poi cerco di stringerla a me e di ricambiarle il favore, ma lei non vuole, vedo di nuovo quell’espressione contratta di prima. Alla fine prende le sue cose e mi dice: “Dai, è stato bello così Davide, davvero non voglio altro.”

Lei è in piedi ed io ancora disteso che chiedo spiegazioni. Dopo vari giri di parole mi dice che quello che abbiamo fatto non lo considera affatto un tradimento e invece lo sarebbe stato se avesse continuato fino all’orgasmo. Strana teoria, ma l’accetto. Lei per giustificarsi aggiunge che è una donna osservante e non farebbe mai nulla per un effimero divertimento o per appagare i suoi sensi: “Davide ci vorrebbe ben altro per farmi cedere, anche se razionalmente penso che mio marito se lo meriterebbe eccome!”

“Quindi tra noi non ci sarà mai un futuro?” So che è una domanda precipitosa e imbarazzante, ma in fin dei conti vorrei tanto sapere cosa mai mi potrò aspettare semmai ci fosse tra noi una relazione. “Davide sono sposata, come lo sei anche tu del resto, ma so che gli uomini sono diversi… Per questo non ti giudico anzi come vedi sono stata al tuo gioco.”
Al ritorno sembra quasi scusarsi, senza averglielo chiesto mi dice che mai finora si era lasciata andare e che sono il primo uomo a cui concede almeno parte di se stessa, naturalmente oltre suo marito. “Che buffo! Ma ti rendi conto? Dovevo aspettare 42 anni per fare una cosa del genere e sentirmi di nuovo desiderata. Certo non lo sono stata fino in fondo, ma sono sicura che tu apprezzerai lo stesso i miei sforzi.”

A quel punto le chiedo perché mai l’abbia fatto. “Sai volevo mettermi alla prova, sentire l’emozione di quando ero una ragazzina e spero di essere stata brava, anche se ora ho dei grandi sensi di colpa.” Poi mi chiede se le altre donne si lasciando andare in quel modo. Rispondo di non essere esperto. Lei sorride e chiosa: “Ti conosco mascherina!”

Siamo di nuovo sulla spiaggia, zigzagando tra gli ombrelloni gialli e prima di tornare dai nostri rispettivi partner mi dice sottovoce che nutre un rispetto incondizionato per suo marito e che ciò che abbiamo fatto non vuole assolutamente che si ripeta. “Sai Davide, non sono una bigotta, ma non desidero essere io la causa del mio fallimento.” Io non parlo.

Quando torniamo ai nostri ombrelloni Giulia mi dice che la sera stessa, d’accordo con Federico, avremmo cenato tutti insieme nel giardino del nostro appartamento. Barbecue a base di pesce fresco e un gelato rigorosamente alla frutta. Le chiedo se sia il caso. Lei ovviamente non può capire: “Cos’hai, non sei dell’umore giusto?” E me lo chiede cercando con gli occhi Manuela sotto l’ombrellone numero 41.

Non rispondo. Decido di farmi una lunga nuotata rilassante. Stasera avrei preferito non incontrare Manuela almeno alla presenza di Giulia e Federico. Ho un dubbio atroce, se lei avesse acconsentito di fare l’amore la serata sarebbe scivolata leggera nel segno del divertimento, ma il suo rifiuto è stato per me una forte calamita che minuto dopo minuto sta trasformando quella passione in sentimento. Eh già, lo confesso, ho paura di essermi preso una bella e devastante sbandata che sinceramente non avevo previsto.


*****

Stasera mia moglie è più bella che mai, di una sensualità insolita. 41 anni portati da Dio. Vestitino leggero nero e sandali d’argento. Noto la sfumatura rosso accesa del suo nuovo rossetto, i capelli biondo cenere raccolti e la malizia del bianco della pelle del seno che si intravede dalla sua profonda scollatura in un magico vedo e non vedo.
Mi viene da pensare che si sia vestita così per me e che abbia intuito qualcosa. Del resto mi conosce come le sue tasche per cui non vorrei mai che questo pomeriggio non fosse passata inosservata la mia assenza, guarda caso contemporanea a quella di Manuela.

Ceniamo con un sottofondo di musica di salsa e merengue e un buon vivo fresco frizzante. Federico si lascia andare a dei ricordi della sua adolescenza e di quando faceva il calciatore professionista, Giulia ride, non perde una parola e si versa più volte il vino. Amo questa sua leggerezza del resto non è mai stata una donna problematica.
Manuela invece non parla, con l’aria rabbuiata rimane in silenzio per tutto il tempo. Ha voluto prendere posto dall’altro capo della tavola per cui non c’è modo di comunicare. Beh sì la capisco, forse deve ancora elaborare ciò che è successo e se davvero fosse stata la sua prima volta non è facile dimenticare. Io mi godo i postumi di quel piacere intenso e di quella conquista inaspettata. Chi mai se lo sarebbe immaginato! In dieci anni è la prima volta che mi concedo una scappatella in vacanza.

Dopo cena parliamo di un po’ di tutto, della situazione politica, di un cantante rap morto per overdose, di un incidente spaventoso sulla litoranea, ma stasera la conversazione non decolla, sento qualcosa di strano nell’aria.
Dopo cena Federico e Giulia si alzano dal tavolo e iniziano a ballare, Federico chiede qualcosa di più lento e allora lo accontento subito con una playlist soft di musica spagnola.

Fisso Manuela e ripenso al pomeriggio a Cala Marina. Sento ancora le sue labbra morbide, la sua dolcezza infinita e allo stesso tempo quell'ardore trasgressivo e liberatorio. Non so, vorrei ringraziarla, ma non penso che sia il caso. Decido comunque di sedermi accanto a lei. Lei fa per alzarsi. Poi ci ripensa: “Davide torna al tuo posto ti prego.”
Sono sulle spine: “Dimmi cos’hai… Che ti sta succedendo?”
Lei sospira: “Ah non lo sai? Me lo domandi pure? Ti rendi conto cosa abbiamo fatto oggi?”
Non so che dire, vorrei tranquillizzarla: “Abbiamo fatto ciò che entrambi desideravamo, è stato un atto d’amore.”
“Ah sì e quello lo chiami amore?” Poi si guarda intorno, Federico sta ballando con Giulia e aggiunge: “Stasera prima di venire qui stavo per chiamarti, ho deciso di dire tutto a mio marito.” Mi dice senza guardarmi. “Ma sei matta?” Le dico sottovoce quasi urlando.

Poi cerco di persuaderla con frasi senza senso. Quasi preso dal panico le afferro la mano, poi sotto il tavolo le stringo la gamba. Ho paura che stasera scoppi uno scandalo e allora perso per perso con la mia mano cerco di arrivare al centro del suo piacere, vorrei che lei capisse che alle volte i sensi sono un toccasana, molto più efficaci di mille parole e che l’abbandono è la risposta necessaria alla trascuratezza.

Lei mi toglie la mano e mi guarda: “Non sono la donna che tu pensi. Quello che ti ho detto oggi è la verità più assoluta e non vivrei mai nell’inganno!”
Rispondo tutto di un fiato: “Il matrimonio è così, porta all’indifferenza, ognuno cerca i propri spazi di libertà, le proprie soddisfazioni e tutto ciò che non può avere all’interno della coppia. Il male assoluto è costringere il proprio partner a fare quello che non vuole. Ma davvero credi che Federico e Giulia non pensino la stessa cosa?”
“Questo non lo so, credo di no, ma comunque sia non voglio essere io la prima a rompere quel patto.”
Le riprendo la mano e chiedo: “E se non fossi la prima?” Ci pensa, poi sottovoce dice: “Sarebbe un lasciapassare…”

Noto che la mia domanda l’ha alquanto incuriosita, allora senza aspettare un mio cenno si alza di scatto. Mi chiede dove sia il bagno poi si dirige verso casa. Mi accorgo che all’interno la luce ora è soffusa e solo adesso mi rendo conto che i nostri consorti stanno ballando da mezz’ora con il sottofondo della stessa canzone: "Yo sé, que no vendrás, Por eso ya, Tanto la olvido, Dejar un nuevo amor, Tanto mejor, Ay como el mío, Dejar y la vive, Ay! de este mundo, de tristeza, Dejar y la vive…" Scorgo due ombre fuse nella penombra, sto per dire a Manuela di non entrare, ma lei è già in casa...

Non passano che dieci secondi e vedo Manuela tornare. Mi viene vicino e la sua espressione questa volta non è affatto triste: “Tu lo sapevi?” La guardo e rispondo fissandola negli occhi: “No, ma conosco la vita.”
A quel punto con un’espressione quasi sollevata si siede e mi sorride: “Avevi ragione, Davide! La realtà è davvero complicata, ma a volte la soluzione è semplice e soprattutto a portata di mano.” Poi mi prende la mano e sotto il tavolo la guida tra le sue belle cosce morbide: “Dove eravamo rimasti?”












 








Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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