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Adamo Bencivenga
La vendetta è un piatto
che va servito freddo
Non ho un marito, ma sono ancora sposata, almeno fino a
quando lui si renderà conto che tra noi è finita e che
io, cascasse il mondo, non avrò mai alcun ripensamento.
Perché non occorre pensarci troppo quando scopri che tuo
marito se l’è spassata per un anno e più con la maestra
di tuo figlio, una ragazzina insignificante, né carne e
né pesce, magra come uno stecco e con una prima scarsa
al posto del seno! Mi rimpiombano nelle vene le sue
parole: “Ale, oggi vado io a prendere Matteo a scuola.”
Lui finto ed io scema: “Bene Enrico, grazie, mi togli un
peso, sei un amore…” Che scema davvero a non essermi
accorta subito della tresca, ma poi quando l’ho saputo:
Apriti cielo! Prima ho fatto fuoco e fiamme e poi l’ho
sbattuto via di casa con le valigie fuori dalla porta
piene dei suoi vestiti, cravatte, orologi, calzini,
pigiami e le tre racchette da tennis.
Certo non
è stato facile per me, i primi tempi sono stati
drammatici, sono stata dall’analista, mi sono imbarcata
in una crociera senza senso, ho pianto lacrime amare
sulle spalle a turno delle mie amiche, ma non ho
arretrato di un solo centimetro anche se sapevo
benissimo che non sarebbe finita. Infatti Enrico,
l’infedele marito, è tornato alla carica! E come un
cliché vecchio quanto il mondo si è sentito di colpo
perso, ha immediatamente troncato con la sciacquetta ed
io di colpo sono diventata per lui indispensabile come
l’aria tanto che da quel giorno non passa ora che non mi
chieda di tornare insieme.
Penoso e senza uno
straccio di dignità mi manda mazzi di rose rosse, mi
scrive poesie sdolcinate, mi dice che sono l’unica donna
al mondo che può farlo felice, si scusa, piange come un
neonato, si dispera, alle volte addirittura me lo
ritrovo fuori casa in ginocchio che mi aspetta.
Praticamente uno zerbino, ma per me quel rapporto è
chiuso, morto anche se interiormente covo ancora tanta
rabbia per essere stata ingannata e che prima o poi,
come il cinese sulla sponda del fiume, e ne sono sicura,
sfocerà in pura autentica vendetta.
Comunque ora
mi sento una donna libera e non invidio assolutamente le
mie amiche sposate, perché ora sono in grado di
scegliermi la compagnia, trascorrere la serata con chi
desidero e scartare gli insignificanti e i lagnosi, uno
dopo l’altro, con una semplice scrollata di spalle. Beh
sì è una specie di rivincita verso il genere umano
maschile e devo dire che non mi dispiace affatto per il
malcapitato di turno che mi vorrebbe tutta per sé e
sogna di infilarsi i miei maglioni e addormentarsi sul
mio divano davanti ad un bianco e nero di Gary Grant.
Certo gli uomini sono necessari almeno per il dopocena,
ma la cosa più importante è che non mi devo giustificare
e non mi sento in colpa se dopo quel dopocena non
accetto più altri inviti.
Davvero non credevo
che potesse essere così divertente e soprattutto godere
dell’infinito benessere di essere me stessa senza
ricatti morali e sotterfugi perché gli altri non possono
pretendere nulla da me, soprattutto perché non possono
offrirmi nulla oltre a una serata piacevole condita da
puro divertimento, passatempo e, perché no, sesso
soddisfacente, scopate in piedi e ciliegina sulla torta
un orgasmo sano, pieno, caldo, tonificante e passionale.
Nient’altro.
*****
Ora sono in bagno
mi sto facendo bella, ripasso le mie labbra di un rosso
accecante, mi guardo allo specchio, i miei occhi dicono
che sono uno schianto. Indosso un velo nero di calza
leggera, un top che lascia intravedere un seno generoso.
Eh sì oggettivamente mi sento una strafiga! Altro che la
prima scarsa di quella sciacquetta! Non mi do pace e mi
chiedo come cavolo avrà fatto a preferirla a me! Il
telefono squilla è ovviamente Enrico, il mio ex marito,
mi tormenta ai limiti dello stalking, è sabato sera e
vorrebbe uscire con me. Non tollera rimanere da solo e
soprattutto non crede che sia già sotto le coperte come
gli ho detto. La scusa era solo per togliermelo di
torno, ma lui sa benissimo che una come me non salta per
nessuna ragione al mondo un sabato sera!
Oddio
che pena! Mi tempesta di cuoricini, mi scrive AMORE
tutto maiuscolo, ma stasera mio caro sono impegnata e
non c’è trippa per gatti! Stasera esco e prevedo una
seratina piuttosto piccante. Il fortunato si chiama
Roberto, è un mio collega, scapolo per credo e
religione, che ogni tanto vedo nei fine settimana. Eh
già un altro uomo, uno dei tanti da quando sono tornata
single. Mi ha invitata per una cenetta di pesce sul mare
e poi sappiamo entrambi cosa ci prospetterà la serata
perché tra noi c’è un’intesa spaventosa e nessuno dei
due vuole rimanere a bocca asciutta.
Roberto mi
ha appena citofonato, aspetta, ed io sono maledettamente
in ritardo per via di questi messaggi del mio ex e per
questo trucco che allungo e sfumo ad ali di farfalla.
Ebbene sì stasera voglio davvero apparire come una dea!
Sono quasi pronta, infilo un decolté rosso col tacco 12.
Mi guardo, fianchi, sedere, tutto splendidamente in
ordine! Rispondo: “Ciao, dammi ancora due minuti.” So
che vorrebbe salire, ma qui in casa mia non sale
nessuno, sono io che scendo! Appoggio il soprabito sulle
spalle e vado.
Sulle scale arriva un altro
messaggio di Enrico: “So che non sei sotto le coperte…
Sei ancora a casa vero? Con chi esci stasera?” Beh ha
intuito, peggio per lui. Come vorrei che fosse qui sotto
casa e mi vedesse uscire dal portone come una dea,
sarebbe una meravigliosa e appagante vendetta! Del resto
è il tipo e potrebbe farlo. Difficile, ma non
impossibile. Immagino i suoi occhi quando vedrà le mie
gambe fasciate da un velo di calza nera e una gonna che
non copre praticamente nulla! Una magnifica preda, ma
non sarà lui il cacciatore!
Esco dal portone.
Roberto mi sta aspettando appoggiato alla sua bella auto
nera giapponese, mi viene incontro, mi dice che sono
splendida, mi cinge i fianchi e leggero mi accompagna
alla macchina. Mentre camminiamo con la coda dell’occhio
vedo l’auto di Enrico ferma a una decina di metri di
distanza. Eccolo lo sapevo! Lui non molla la presa, ma
sono soddisfatta! Mi dico che non poteva iniziare meglio
questo sabato sera! Mi chiedo se da quella distanza
abbia potuto ammirare il mio seno. Ora starà crepando di
invidia, si mangerà le mani per avermi tradita e
preferito quella sciacquetta anoressica!
*****
Salgo in macchina. Roberto stasera ha
scelto un ristorante discreto e intimo con veduta mare.
La serata è piacevole, non fa per nulla freddo, la radio
manda canzoni anni sessanta ed io mi chiedo se Enrico
sconsolato sia tornato a casa oppure ci stia seguendo.
Mi volto, vedo due fari a poche decine di metri. Sono
certa che sia lui, anzi lo spero! Ci starà seguendo ed
io mi sento bene, mi sento desiderata dall’uomo che ci
segue e da questa mano che ora s’infila sotto la mia
gonna e si accorge che non porto le mutande. Schiudo
leggermente le gambe e la gonna si solleva appena. La
sua mano prende un ritmo piacevole ed io l’agevolo con
un leggero movimento del bacino. La macchina prosegue a
velocità da crociera ed io mi chiedo se il sale della
mia smisurata eccitazione abbia desistito oppure è
ancora incollato dietro di noi. Ora per nessuna cosa al
mondo vorrei che rinunciasse e desidero con tutta me
stessa che si goda lo spettacolo che ho in mente.
Roberto ovviamente è ignaro di tutto e la cosa non
mi disturba. So quello che devo fare. Inizio a gemere,
gli dico di continuare, di farmi salire la voglia fino
alla testa. Lui obbedisce, la mano si insinua, due dita
mi penetrano. Ho paura che si stanchi, che mi dica che
il gioco è troppo rischioso perché sta guidando, allora
apro la camicetta, uno, due, tre bottoni, ora il mio
seno è libero. Lui guarda la strada, ogni tanto si
volta, mi dice che mi desidera e che non può aspettare
il dopocena. E come avevo previsto alla fine non
resiste, accosta l’auto e si ferma sulla corsia
d’emergenza. Dopo un secondo la macchina che ci seguiva
ci sorpassa e rallenta, mette la freccia a destra e si
ferma poco più avanti.
Sono maledettamente
eccitata. Roberto mi bacia, stringe il mio seno, dice
che sono fantastica, è al culmine dell’eccitazione,
vorrebbe farlo lì, all’istante, ma lo fermo. Gli prendo
le mani, gli copro la bocca e gli dico di non parlare
perché stasera voglio qualcosa di meravigliosamente
eccitante, qualcosa di unico, che entrambi non
dimenticheremo mai. Ma in realtà sto pensando ad altro,
penso che ho l’occasione giusta e non voglio farmela
scappare! Mi dico: “La vendetta è un piatto da servire
freddo.”
Allora apro lo sportello, scivolo fuori
dall’auto e gli dico di lasciare i fari accesi. Lui non
capisce, ma mi segue. Faccio due passi verso la macchina
ferma e scelgo il posto più adatto dove possa vedermi.
Mi fermo vicino ad un pino e dico a Roberto di fare in
fretta. Ora appoggiata al tronco punto i tacchi e mi
alzo la gonna fino ai fianchi, i miei seni sono in bella
mostra, il mio sesso nudo lo reclama, allargo le gambe.
Roberto non mi resiste, dopo meno di un attimo è dentro
di me, lo sento, affonda, è caldo, bollente, eretto,
maschio, gli grido che sono sua, di prendermi oltre la
misura del suo pene. Oh sì il piacere mi devasta, sto
quasi godendo, sono convinta che dentro quella macchina
davanti a noi c’è Enrico, che ora mi sta guardando dallo
specchietto retrovisore, che ora sta ascoltando le mie
urla di piacere e allora godo, godo, godo… .
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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